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Autore: Martyx1988    17/12/2010    4 recensioni
Sviluppo della One-Shot "La dea dell'amore"...la solarità di Ayame, la freddezza di Hyoga, la lotta tra due dee, la scoperta del vero nemico e del vero amore, più divino della stessa dea che lo comanda...mescolate il tutto con un pizzico d'azione e un assaggio di comicità e...buona lettura!
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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A divine love
(sviluppo della One-shot "La dea dell'Amore")

Capitolo 26 - Redenzione

L'eco dello scontro che si stava svolgendo poco sotto di lui raggiungeva a sprazzi le sue orecchie, alternata al fruscio delle foglie sotto i suoi piedi veloci e allo schiocco dei rami che si spezzavano al suo rapido passaggio.
Ogni urlo, ogni colpo, ogni tonfo sordo accresceva in Hyoga il desiderio di fare dietro front e andare ad aiutare i suoi compagni. Ma poi si ricordava che loro stavano combattendo per permettergli di raggiungere sano e salvo la cima del vulcano e che, se fosse tornato indietro, avrebbe rischiato di farsi uccidere e di rendere tutto vano.
Per questo motivo, ad ogni urlo, ad ogni colpo, ad ogni tonfo sordo, Hyoga accelerava il passo della sua corsa, portando al limite il suo corpo, fin quasia volare.
Il sentiero lo portò davanti ad un fiume di lava contornato da un colonnato cangiante e attraversato da una passerella di pietra lunga abbastanza da permettere di arrivare dall'altra parte. Hyoga si domandò se quella lastra fosse anche abbastanza resistente da impedirgli di sprofondare in quel fiume di fuoco.
Come aveva fatto Ayame non molto tempo prima, poggiò cauto un piede sul lastrone. Questo sprofondò di qualche millimetro, ma dimostrò di saper resistere la suo peso. Allo stesso modo si comportò lungo tutto il percorso, finchè Hyoga non raggiunse il lato opposto del fiume.
Le colonne rosse, finito il fiume, adesso fiancheggiavano una grezza scalinata ricavata direttamente dalla roccia e pervasa dal potere di Efesto. Efesto che era lassù, assieme ad Ayame.
Non gli servirono altri incentivi per iniziare a salire la scalinata.
In breve si ritrovò avvolto da una densa nebbia impregnata di zolfo che gli impediva di vedere ad un palmo dal suo naso e che lo costrinse a rallentare la corsa. Si accorse che la salita era terminata quando, sollevato un piede per salire l'eventuale gradino successivo, non trovò l'appoggio di quest'ultimo e si sbilanciò in avanti. Riacquistato subito l'equilibrio, allertò tutti i sensi nella speranza di percepire un eventuale attacco a sorpresa da parte di Efesto.
Il caldo che avvertiva su quell'altopiano risultò difficilmente sopportabile, soprattutto per lui, padrone delle energie fredde. Presto il sudore gli impregnò tutti gli abiti e alcune gocce caddero dalla fronte sui suoi occhi, annebbiandogli la vista già compromessa dalla nebbia.
Nonostante tutto, Hyoga continuò a procedere, tra svuffi di vapore e passi falsi in buche incandescenti, finchè la nebbia non iniziò a diradarsi e a permettergli di vedere tutt'attorno. Una sagoma indistinta si stagliò contro il bianco del vapore. Sembrava seduta e si muoveva energicamente, come a voler liberare qualcosa che si era incastrato da qualche parte.
Hyoga socchiuse gli occhi nel tentativo di distinguere qualcosa di più e mosse gli ultimi passi che lo portarono fuori dalla coltre di nebbia. Ciò che vide gli fece esplodere il cuore di gioia e rabbia allo stesso tempo.
Ayame era seduta su un trono dorato, ad esso legata da un etereo nastro che le circondava il polso destro. Il suo cosmo divino era tornato potente, anche se non nella sua pienezza e in parte aiutato da quello di Atena.
La ragazza continuava a forzare il laccio, ma tutti i suoi sforzi si risolvevano in un inutile spreco di energie. Fu lei per prima ad accorgersi della presenza di Hyoga. Come lui, sembrò felice e scontenta allo stesso tempo.
"Hyoga! Cosa ci fai qui?"
Il Cavaliere accorse da Ayame, sordo all'allarmismo della dea, e tentò di afferrare il nastro attorno al suo polso. Le sue dita, però, si chiusero a vuoto sul nulla.
"Non puoi fare niente per liberarmi" spiegò amareggiata Ayame, stringendo il pugno ancora chiuso di Hyoga con la mano libera.
Il Cavaliere sollevò su di lei uno sguardo contorto dalla rabbia che gli suscitava il sentirsi impotente.
"Solo con la caduta di Palemone sarò libera"
"Palemone cadrà molto presto" promise solenne Hyoga "Ed Efesto a seguire"
Prese tra le sue la mano di Ayame e se la portò alle labbra. "Torneremo a Tokyo insieme, te lo prometto"
Afroidite sorrise, commossa da tanta determinazione, ma tornò subito seria.
"Allora và via da qui" ordinò a Hyoga, che la guardò sorpreso.
"Cosa?"
"Devi andare via oppure Efesto ti ucciderà"
A quelle parole, il Cavaliere si alzò in piedi e prese ad espandere il suo cosmo.
"Che vanga pure. Io sono pronto"
"No, tu non capisci" insistette però lei, riportandolo alla sua altezza tirandolo per un braccio "Uccidere te è un desiderio di Josuke, non di Efesto. E' l'ultimo ostacolo per la completa simbiosi tra i due. Finchè ciò non avviene le nostre possibilità di vittoria restano buone. E, a parte questo, non sopporterei di vederti morire senza poter fare niente"
Di fronte al silenzioso pianto di Ayame, Hyoga non potè fare altro che sorridere intenerito e sfiorare le labbra umide della ragazza con le sue.
"Io sono un Cavaliere di Atena, Ayame" riprese poi lui, ancora più risoluto "Scappare non è una parole che appartiene al mio vocabolario. E da quando ti ho conosciuta, non lo è neanche morire"
Hyoga si rialzò in piedi, senza  mollare la presa sulla mano di Ayame.
"Se ci sarà da affrontare Efesto, lo farò. E resisterò finchè Palemone non sarà sconfitto e tu libera di prendere il mio posto per sconfiggerlo definitivamente"
"Un proposito onorevole, Cavaliere"
La voce melliflua di Efesto li raggiunse dalla sinistra di Hyoga. Questi si voltò verso il nuovo interlocutore senza il minimo accenno di timore. Efesto stava avanzando, armato e coperto dalla sua armatura, con un sorriso spavaldo sul viso.
"Tuttavia mi sembra arduo da mantenere, non trovi?"
"Non lo metto in dubbio, ma non sarà questo a fermarmi"
Hyoga lasciò il confortevole tocco di Ayame per andare ad affrontare il dio.
"Prevedevo che avresti risposto qualcosa del genere. Dopotutto, ho imparato una cosa in questi giorni sul tuo conto"
Un bagliore infuocato passò rapido negli occhi di Efesto e Hyoga venne sbalzato via, molto oltre il trono su cui siedeva Ayame.
Il tono di Efesto, da mellifluo, divenne di colpo duro.
"Solo la morte è in grado di fermarti"

Una vibrazione sotto i suoi piedi avvertì Galatea che una nuova colonna di lava stava per emergere dal terreno. Fece un balzo all'indietro appena in tempo per vedere il fluido infuocato solidificarsi davanti ai suoi occhi. Non potè, però, contare mentalmente fino a uno che la roccia si frantumò, lasciando Palemone libera di colpirla. Poco servirono le sue braccia incrociate davanti al viso, la forza che il Ciclope aveva messo nel pugno la spedì contro il tronco di un albero, che si spezzò al duro impatto con la schiena di Galatea e cadde rumorosamente, imprigionando la Sacerdotessa.
Palemone non ebbe il tempo di gioire che si trovò a dover fronteggiare nuovamente Shiryu. Si sorprese della tenacia di quell'uomo, ancora desideroso di combattere nonostante Palemone gli avesse dimostrato più e più volte, in quell'alternarsi di scontri contro lui e Galatea, che Shiryu era lungi dall'essere alla sua altezza.
Schivò con facilità il colpo segreto del Cavaliere, che cadde in ginocchio subito dopo averlo lanciato, esausto.
"Sul serio vuoi continuare a combattere in quelle condizioni?"
Nel tono del Ciclope Shiryu avvertì divertimento misto a sorpresa, ma non ci badò.
"Ho buone ragioni per farlo" ansimò il Cavaliere, rimettendosi a fatica in piedi "Tutti noi le abbiamo"
"E' ammirevole da parte vostra , dico davvero" ribattè Palemone, senza sforzarsi di mascherare lo scherno nelle sue parole "E lo comprendo benissimo, perchè ne ho una anch'io, di buona ragione per farvi fuori"
"Già, ed è talmente egoistica da far ribrezzo persino agli dei stessi" sibilò Galatea alle sue spalle, ancora schiacciata dal peso dell'albero. Palemone non reputò il suo intervento degno di risposta, ma, nonostante questo, la Sacerdotessa continuò.
"Avevi tutto, Palemone. Una famiglia che ti amava, una casa e un letto su cui dormire la notte e un fuoco per scaldarti quando faceva freddo. Ma soprattutto avevi una vita, donatati da quegli dei che con uno schiocco di dita possono toglierla a chiunque desiderino. E tu cos'hai fatto?"
"Lo so cos'ho fatto!" urlò allora Palemone, voltandosi verso la sorella "Non c'è bisogno che me lo ricordiate ogni volta. Tu, Afrodite, Efesto, tutti. Ma che cosa ne potete sapere di me? Del perchè ho fatto quello che ho fatto? Dimmi, sorellina, pensi che quegli dei che tanto veneri si meritino l'immortalità? Sono egoisti, frivoli e lunatici, danno e tolgono la vita a loro piacimento, esattamente come hai detto tu. E chiamano noi a morire per loro, noi che consideriamo la vita come qualcosa di prezioso ed inestimabile. Ti sembra giusto tutto questo? A me no. Oggi come allora penso di meritare l'immortalità come e più di tutto l'Olimpo messo assieme"
Nel crescendo delle parole di Palemone, il Ciclope aveva caricato l'Esplosione Vulcanica nascente sul palmo della mano con tutta la rabbia che covava in cuore. Alla fine della sua invettiva, scagliò la sfera di fuoco contro la sorella.
L'esplosione sollevò un gran polverone che annebbiò la vista a tutti quanti e al suo fragore si sovrapposero i richiami allarmati di Cavalieri e Sacerdotesse verso Galatea.
Quando polvere e fumo si furono diradati, Palemone potè finalmente osservare il risultato del suo scatto d'ira.
"Ma cosa?" esclamò sorpreso e ancora più furibondo, quando vide il disco d'oro dello scettro di Atena posto a protezione della sorella, nuovamente libera dopo che l'esplosione aveva sbalzato l'albero che la teneva prigioniera.
Sulla radura cadde il silenzio. Poseidone e Sorrento, subito dietro a Saori, aiutarono la Sacerdotesse ad alzarsi e si posero ai lati della dea, che fissava inespressiva Palemone.
"Come avete osato intromettervi?" la aggredì Palemone in preda alla collera "La questione non vi riguarda"
"Tutto ciò che coinvolge i miei Cavalieri mi riguarda" replicò lei calma "Inoltre sono qui per darti le risposte che cerchi, o almeno per provarci"
"Risposte?" rise lui con scherno "Le ho già avute le mie rispose e non me ne servono altre"
"Quelle sono le risposte che ti sei dato tu, non quelle delle divinità che tanto disprezzi e che non hai mai osato chiedere ad Efesto. Io sono qui, davanti a te, in rappresentanza dell'Olimpo"
"E che cosa ha da dire l'Olimpo a sua difesa?" fu allora l'affronto lanciato da Palemone.
"Che hai ragione"
La risposta di Atena spiazzò tutto l'uditorio, Palemone compreso, il quale si sentì subito preso in giro. La dea riprese a parlare prima che potesse replicare.
"Noi dei siamo meschini e capricciosi e, quando ci è concesso dal fato, decidiamo delle vite degli uomini. C'è solo una cosa, però, di cui non hai tenuto conto, Palemone. Esattamente come voi uomini, anche noi dei possiamo imparare, e abbiamo imparato che senza voi uomini, noi non esistiamo. Non sto parlando solo di chi, come i Cavalieri, ha votato la propria vita a servire gli dei, ma anche della gente comune, che si appella a noi per ogni seppur minima richiesta, dando così un significato alla nostra esistenza. Consci di tutto ciò, alcuni di noi hanno capito che era sbagliato decidere delle vite degli uomini in base ai nostri piaceri, perchè, proprio come hai detto tu, quelle vite sono ciò che di più prezioso possiedono.
Da allora ci siamo impegnati a conoscere e comprendere gli uomini, a partire da quelli che a noi erano più devoti. Posso assiurarti che conosco i cuori e gli animi di ogni mio Cavaliere, e lo stesso Afrodite e Poseidone. E sono inoltre convinta che, se anche Efesto lo avesse fattol non ti avrebbe mai chiesto di schierarti contro tua sorella, facendo perno sul tuo orgoglio e sulla tua voglia di eccellere"
"Che cosa volete insinuare?" domandò con voce insinuante il Ciclope.
"Che sei stato ingannato dal tuo stesso dio" rispose Atena serafica "Si è approfittato di te e del tuo desiderio di divenire immortale per soggiogarti totalmente al suo volere. Probabilmente sapeva che non saresti riuscito a fermare tutti i Cavalieri, o che saresti morto nel tentativo. In questo modo sarebbe riuscito a toglierti di mezzo senza sporcarsi le mani, liberandosi così della seccatura che riteneva tu fossi"
"Non è vero!" urlò iracondo il Ciclope, scagliando una potente Esplosione Vulcanica contro la dea.
Neppure stavolta. però, il colpo andò a buon fine, poichè incontrò un muro d'avorio sul suo cammino. Dall'altra parte dei frammenti che caddero a seguito dell'impatto, Palemone incontrò lo sguardo limpido di sua sorella Galatea. A Palemone sembrò di non vederle quell'espressione in volto da tempi immemori e si scoprì stranamente felice di ritrovarla di nuovo addosso a Galatea.
"Io ti consco, Palemone" esordì dolce la Sacerdotessa "E so che non sei il Ciclope spietato che ci vuoi far credere di essere"
"Taci" sibilò lui, ma Galatea non gli diede retta.
"No, voglio che tu mi ascolti" continuò "Atena ti sta dando la possibilità di scegliere da che parte stare, mentre io sto cercando di convincerti a scegliere la nostra parte"
"Se pensate che questo possa liberare Afrodite dal trono, vi sbagliate" obiettò lui "Solo la mia morte può farlo, perciò cosa ne verrebbe a voi?"
"Un alleato potente per la nostra causa" rispose Atena.
"Riavrei mio fratello al mio fianco" aggiunse commossa Galatea, mentre si liberava dall'armatura pezzo dopo pezzo "E non dovrei più combatterci contro"
"E, se lo vorrai, io potrò affiancare a Sorrento un nuovo Generale degli Abissi" concluse Julian, intervenendo per la prima volta nella conversazione.
Palemone guardò il dio dietro Atena sconcertato, ma a poco a poco l a sia espressione si contrasse nuovamente in una smorfia furibonda.
"Tu menti" lo accusò, puntandogli il dito contro "Ciò che mi dici è improponibile, non si può spezzare un giuramento fatto ad un dio per servirne un altro. Volete solo ingannarmi, tutti quanti"
"No, Palemone, non è così" prese parola Galatea, avanzando verso il fratello. Questi la scacciò in malo modo, ma la Sacerdotessa non cedette. "E' vero, non si può spezzare un giuramento fatto ad un dio, ma, una volta sconfitto Efesto, potrai scegliere il tuo destino, come guerriero al servizio degli dei o come uomo libero. Quella di Poseidone è soltanto una delle tante alternative che ti si porranno davanti. Adesso, invece, che opzioni hai? Uccidere o essere ucciso. E, qualunque sarà la tua sorte, ad Efesto importerà ben poco. Per lui saranno solo un leggero vantaggio o un piccolo inconveniente a seconda"
"Pensi che a qualcun altro importi di più, invece?" replicò il Ciclope, testardo.
"A me sì, perchè sei pur sempre mio fratello. E ti voglio bene, nonostante tutto"
Alla fine della battaglia più estenuante della sua vita, Palemone rimase senza parole per ribattere, con un gran vuoto dentro e una miriade di domande in testa. Tuttavia sapeva che gli bastava alzare lo sguardo per riempire in gran parte quel vuoto che lo rendeva così simile alla statua che fu e che, in quel momento come allora, poteva ridargli la vita.
Guardò gli occhi ricolmi di lacrime della sorella e si sciolse assieme a lei, le cui candide braccia andarono subito a circondargli il collo. Quell'abbraccio gli riportò alla memoria innumerevoli e piacevoli ricordi che aveva inspiegabilmente represso, accecato dall'odio verso gli dei. No, verso uno solo di loro.
Si scostò gentilmente da Galatea e caricò un'Esplosione Vulcanica sul palmo della mano.
"Cosa vuoi fare?" domandò Galatea, restando all'erta come tutti i presenti.
Palemone scagliò il colpo sulla gabbia di roccia che teneva prigionieri gli altri guerrieri, rendendo loro la libertà. Non badò poi molto alle esclamazioni di sorpresa che seguirono al suo gesto. La sua attenzione fu subito rivolta alla cima del vulcano. Là avrebbe compiuto la sua ultima azione da Ciclope.




Ooooooooook è da Pasqua che non continuo questa storia, gesto imperdonabile da me e da tutti voi. Il fatto è che è stato un periodo che definirlo stressante è fargli un complimento, ma durante il quale, tuttavia, ho studiato molto per questo capitolo, che alla fine, come al solito, non p venuto come avevo pianificato all'inizio.
E' che a Palemone, alla fine, mi ci sono pure affezionata e mi spiaceva sacrificarlo, ecco. Alla fine sono riuscita a trovare un modo per farlo rimanere in vita, spero sia non tanto chiaro ma quanto meno convincente :)
Risponderò ai commenti via posta, nel frattempo ringrazio chi continuerà a leggere questa storia, chi la segue, chi l'ha inserita fra le preferite e chi l commenta in generale :)
A presto, spero!

   
 
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