Solo il ricordo di un sogno
In una tranquilla cittadina dell’Australia settentrionale, un’anonima coppia lì da poco trasferitasi stava trascorrendo una sera come tante. Monica Wilkins lasciò il marito addormentato sulla poltrona del salotto e, sorridendo della sua buffa espressione, si avviò verso la cucina. Voleva una bevanda calda e, senza pensarci troppo, preparò un the. La sua vicina di casa le aveva chiesto più di una volta perché, al momento di fare la spesa, sceglieva sempre una marca britannica. Monica aveva sempre risposto in maniera evasiva, ma lei per prima non sapeva come spiegarlo. Erano tante le cose a cui non riusciva a dare risposta, tante le tessere mancanti nel puzzle della sua mente, come.. come se mancasse qualcosa, ma cosa?
Con la tazza fumante tra le mani, si adagiò sul dondolo nel portico. Si coprì con una coperta e, sorseggiando con calma la bevanda, si mise ad osservare le ombre della sera. Chiuse gli occhi e, inspirando il profumo del the, mischiato all’odore dell’erba tagliata, si abbandonò ad uno strano assopimento. Senza volerlo, tornò con la mente -o con il cuore?- ad una sera di fine estate di cui non aveva veramente memoria.
Stava pazientemente
lavorando a maglia, mentre sua figlia, accanto a lei, leggeva un libro.
Aspettavano entrambe che l’uomo di casa tornasse dal lavoro.
Il traffico di
Londra era infernale e probabilmente era quello il motivo del suo
ritardo. Quando
il campanello suonò, la bambina si precipitò ad
aprire. Sentì i passi delle due
figure tornare verso di lei, ma quando alzò gli occhi,
aspettando di vedere il
marito, rimase interdetta.
«Mamma,
questa signora dice che sono una strega. Dice che è
per quello che sono scoppiati i vasi quando ho litigato con Christine!
Ed è
saltata la luce quando piangevo perché non trovavo il mio
orsacchiotto la
settimana scorsa.
»
Immediatamente Monica
si alzò, allarmata dalla sconosciuta che si aggirava per il
suo salotto.
«Mi
scusi, ma proprio non capisco chi lei sia.
» esordì Monica
con fare autoritario.
«Oh
si, cara è normale, non si preoccupi. Fra poco
arriverà
la lettera per la sua bambina e sarà tutto più
chiaro. Il gufo dovrebbe essere
qui a momenti. Oh, ecco, sì.
» disse, indicando un volatile che si stava
avvicinando
alla finestra aperta.
«Prenda
pure la busta attaccata alla zampa!
» la incitò la
nuova venuta con fare rassicurante, quando la creatura si
fermò sul davanzale.
Non senza qualche
difficoltà prese la lettera e, dato che era indirizzata alla
bambina, gliela
porse dubbiosa. Esistevano davvero addestratori di gufi? Non
l’avrebbe mai
detto. La bimba la lesse ad alta voce, tentennando nel pronunciare
parole che
non aveva mai sentito prima. Si parlava di una Scuola di Magia, con
vere e
proprie lezioni per imparare a destreggiarsi tra pozioni e incantesimi.
Alzò
gli occhi e constatò che l’espressione della
piccola era attonita, come la sua.
Sua figlia era..una strega? Un conto era ricordarle che era speciale
dopo una
brutta giornata a scuola, un altro era scoprire che faceva parte di un
mondo
magico di cui lei non conosceva neanche l’esistenza. Entrambe
le Babbane si
voltarono verso la figura singolarmente vestita, la quale riprese a
parlare,
dilungandosi in dettagli, spiegazioni e piccole dimostrazioni magiche.
Quando, dopo
un’oretta, la porta si chiuse dietro quella si era scoperto
essere la
professoressa di Erbologia della Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts,
entrambe si sedettero sul divano, frastornate dalle informazioni
ricevute. La
piccola alzò lo sguardo e incontrò quello della
madre che la stava osservando.
Dopo un attimo di smarrimento scoppiò inaspettatamente a
piangere.
«Mamma,
non so se ci riuscirò da sola!
» disse la bambina
terrorizzata. Ci fu uno sbalzo di corrente che le fece sussultare
entrambe,
aumentando il pianto della bimba.
«Non
sarai sola, ci sarò sempre io con te.
» disse allora la
donna stringendo a sé la piccola, cercando di
tranquillizzarla. In un modo o
nell’altro sarebbe comunque stata al fianco della sua
Hermione.
Si svegliò da quello stato di dormiveglia con un’angosciante percezione di vuoto e abbandono, in testa quella bambina: Hermione.
“Chissà chi..”disse fra sé e sé. Tutto si interrompeva con quel nome: c’era solo un muro bianco e la sensazione di aver dimenticato qualcosa di importante.
Rabbrividì e, dandosi della sciocca, tornò in casa, in fondo era solo il ricordo di un sogno. Ma allora perché provava dolore?
Ciao a te! :)
Grazie per aver letto!
Cosa ne pensi? Me lo scrivi in una recensione? Anche poche parole, ma sarebbero importanti per me :) Una tua opinione, appunto o critica mi aiuterebbero a migliorare.
Grazie,
Michela