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Autore: ada90thebest    18/12/2010    3 recensioni
Un giorno speciale per Nessie che si sveglia pronta per festeggiare come ogni anno questo giorno. Da bambina ingenua però non capisce cosa succede intorno a lei e così cerca in tutti i modi di salvare il suo natale e di vedere felici i suoi genitori , Edward e Bella. Ma non tutto va come programmato.[OS scritta per il contest di Natale di "Twilight Fanfic Contests"]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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VOLEVO UN NATALE

Questa OS nasce grazie al contest "Twilight Fanfic Contests" dove ho partecipato e mi piaceva l’idea di aggiungerla anche qui! Buona lettura!

VOLEVO UN NATALE...

Mamma dice che questo è un giorno importante, è un giorno in cui non solo si festeggia la nascita di Gesù, ma è un giorno importante e significativo per ogni famiglia. Dice che in questo giorno le famiglie si riuniscono e stanno davanti ad una grande tavolata a mangiare e a divertirsi. Allora perché non c’è nessuno accanto a me? Perché la tavola è vuota ? perché il camino non è acceso? Perché la nonna non porta la cioccolata calda? Perché non ho ancora scartato il mio regalo e ricevuto il bacio da papà come ogni anno?e la mia nuova sorellina dov’è?

Ma non mi fermo per così poco e salgo le scale per raggiungere la camera di mamma, sono tante e faticose ma appena raggiungo la camera, sono contenta di essere arrivata al mio traguardo. Lei è ancora sul letto, è da giorni che è così, gli ho detto che è pigra e che non prenderà pesci se continua a stare a letto, me lo dicono sempre a me quando non voglio andare a scuola, ma con mamma non funziona, rimane a letto e non mi guarda, rimane a guardare la finestra come se non esistessi.

Nemmeno papà, non mi ha più sorriso o abbracciato e mi mancano i suoi abbracci, la mattina quando vado a scuola, a pranzo quando rientro e sono stanca, e poi tutti i momenti in cui mi guarda e mi dice che mi vuole bene abbracciandomi stretta, mi manca il suo profumo e il suo calore, mi sento protetta tra le sue braccia, è il mio papà.

Ma ora a scuola mi porta la nonna, a me va bene comunque, mi compra sempre la merenda al supermarket e contiene sempre tanta cioccolata, ma la merenda bruciata di mamma non era poi così male, se toglievi il pane nero, poi era tutto buono. Una volta Jessica mi aveva preso anche in giro per la mia merenda bruciacchiata, ma io andavo fiera di quello che la mamma mi preparava, lo faceva per me, non come sua madre che gli comprava sempre cose già pronte, non c’era amore in quelle merende. La mia mamma sarebbe migliorata ed ero comunque contenta, lo diceva anche il papà, mentre ogni mattina mi sistemava lo zaino sulle spalle, mi sussurrava “Vedrai che una mattina di queste il panino non sarà bruciato!” E sono sicura che sarà così.

Papà mi guarda mentre cerco di salire sul loro lettone, ma non mi aiuta come fa di solito, non dovrei stare qui, lo so bene me l’hanno sempre detto in questi giorni “Esci Renesmee non è il momento” oppure “vai via Nessie”, “Nessie vogliamo riposare”, e non capisco perché, ho fatto i compiti e ultimamente finisco anche tutte le verdure, per cui salgo sul letto e appena sono sdraiata accanto a loro prendo la mano della mamma, calda e liscia come sempre.

“Buon Natale” urlo felice, sicura che tutto da quel momento diventi magico come ogni Natale, ma non è così. Il papà mi da un bacio in fronte e mi sussurra “Buon Natale Nessie”e non era quello che volevo ma lo stringo forte a me, anche se la barba mi da fastidio e mi pizzica tutta.

La mamma invece si alza dal letto e va in bagno senza dire niente, è dimagrita da quando di corsa è andata a trovare a lavoro nonno Carlisle. Una volta dalla tv ho sentito che alcuni bambini dimagriscono perché non mangiano, forse anche la mamma avrà fame? È da tanto che non mangia, dato che papà è ancora a letto, la devo preparare io la colazione e sarà anche la prima volta.

Sarà la mia sorpresa per loro.

Arrivo in cucina e scopro che non c’è niente, ma il preparato per i pancake è in frigorifero e fino al microonde posso arrivare, anche se la mamma di solito accende la piastra, userò quella “scatola” per preparare la colazione.

I contenitori sono messi un po’ troppo alti per me, infatti, i primi due cadono a terra, ma riesco a recuperarne due e versare dentro il preparato. Il microonde non so usarlo ma tocco due pulsanti e un ticchettio parte, quando è papà a scaldare il latte, di solito, dopo un paio di ticchettii è tutto pronto. I contenitori non girano ma sono sicura che stiano cuocendo, quindi prendo il latte e due tazzine, le tazze grandi non provo nemmeno a prenderle, la mamma ogni volta chiede al papà.

Mentre il latte cade ancora sul pavimento, la mamma e il papà entrano e sono ancora in pigiama, per un attimo spero che non si arrabbino per il casino, ma che anzi siano contenti di vedermi vestita, perché l’ho fatto da sola, anche le calze le ho messe da sola senza che loro mi aiutassero e sono stata felice quando davanti allo specchio mi sono vista in questo vestitino rosso.

Invece mi guardano e ridono e mi è mancato quel suono.

“Nessie ma che combini?” la voce della mamma è più dolce di quanto ricordassi. Li guardo e vorrei piangere, vorrei chiedere perché non mi parlavano, perché erano sempre in camera, perché quando non riuscivo a dormire ero sola, perché mi hanno fatto piangere, ma il regalo che papà ha in mano mi cattura completamente .

E’ enorme, gigantesco, megagalattico e mi chiedo, dove l’hanno nascosto per tutto questo tempo. Corro verso di lui e prendo il regalo per poi andare verso l’albero di natale in soggiorno, che non è decorato del tutto. E’ stato mentre lo preparavamo che la mamma è corsa dal nonno, il puntale era troppo alto e la mamma non arrivava nemmeno a metà albero, così aveva preso la sedia per farlo mettere a me, ma qualcosa è andato storto e la mamma ha detto che doveva andare dal nonno e che forse andava a prendere Antoinette. Ma Antoinette non era con lei al ritorno.

La mamma e il papà mi seguono lentamente e mi raggiungono, per guardarmi scartare il regalo e non scattano foto come hanno sempre fatto, mi guardano in piedi e non fanno niente.

“Mamma ma cos’è?” chiedo non riuscendo a capire cosa la scatola contenga e troppo curiosa di sapere. “Papà aiutami”, le mani forti di papà arrivano da dietro e mi aiutano a strappare e strappo dopo strappo, scopro un triciclo.

Un bellissimo triciclo rosso, blu e bianco è quello che ho chiesto, ormai sono grande quindi non ho scritto una lettera e il papà ha detto “Nessie, riferiremo a Babbo Natale” come se non sapessi. Di slancio abbraccio forte mamma e papà, che sono tornati tristi, come pochi minuti primi.

Ritorno al mio triciclo ma, “I pancake!!!”,urlo ricordandomi la mia prima sorpresa per loro. Prendo il contenitore dei pancake ma non sono nemmeno caldi “cavolo non sono pronti!”, il microonde deve essere rotto e mi dispiace, la mamma con la colazione sarebbe stata più brava, ogni volta che il papà gli porta la colazione e poi si chiudono in camera lei esce sempre fuori con uno strano sorriso e poi è felice, il papà anche lo è, per questo avrei voluto fargli una buona colazione.

Torno al salotto e sono ancora lì, sul divano abbracciati, gli porto il latte freddo che sono riuscita a versare e corro in camera a prendere il loro vero regalo .

Il giorno prima, dopo che papà mi aveva sgridato per aver chiesto della sorellina, mi sono chiusa in camera e ho fatto un disegno, un disegno con noi, io, la mamma, il papà e la piccola Antoinette, sopra ho scritto “la mia famiglia”.Mi piace disegnare, disegno ogni cosa che mi viene in mente e soprattutto mi piace attaccare i miei disegni in cucina e nello studio di papà, in questo modo si ricordano di me. Prendo il disegno e lo porto a loro gridando ancora “buon Natale!”, come se quella frase potesse in qualche modo portare via tutta questa tristezza.

Gli mostro il disegno ed entrambi stanno fermi, la mamma sta piangendo, “Ti piace mamma?” chiedo quando lo prende e lo mette sulle gambe, per poi portarsi le mani alla pancia e il papà mi prende in braccio stringendomi forte. Lo faccio anch’io quando mi sgridano, con Jack il mio peluche, lo stringo forte a me e tutto passa. Ma non capisco, non gli piace? “Non vedo l’ora di giocare con Antoinette!” dico, è da tanto che aspetto di conoscerla.

Il papà mi gira verso di lui e mi guarda serio, come quella volta che avevo detto alla mamma una bugia, “Nessie, Antoinette è in un posto migliore, non la potrai conoscere, ma sta bene”. La mamma singhiozzando ci stringe entrambi, quasi non riesco a respirare, ma sto bene.

“Non so cosa significa, ma se Antoinette sta bene, va bene!” dico dopo l’abbraccio “Ci sarà qualcuno a giocare con lei vero mamma?”, la mamma mi risponde che ci sarà sicuramente, quindi contenta, li afferro per mano e li porto alla finestra, sotto il vischio che zio Emmett ha messo qualche giorno fa, ma loro non ci fanno caso, così glielo ricordo io “ Hey, vi dovete baciare!”, non mi è mai piaciuto vedere nei film gli adulti baciarsi, ma ogni volta che guardo i miei genitori, mi piace. Mi hanno sempre detto che si amano e da grande voglio innamorarmi anch’io come loro, così rimango a guardarli mentre papà posa un delicato bacio sulle labbra di mamma e poi sulla mia guancia.

La neve ha ricoperto tutto e tutto sa di Natale, le luci, le decorazioni, la neve. Ma solo all’esterno, in casa non si respira la stessa aria, c’è un silenzio assordante. So che i parenti arriveranno per pranzo, ma l’anno scorso erano già qui per aprire i regali.

Il papà mi prende in braccio “Usciamo a giocare Nessie?”, “Solo se viene la mamma!” Non voglio che rimanga da sola in questa casa grande, che ritorni a letto o che pianga di nuovo, è un giorno di festa e la voglio felice.

Usciamo fuori, quando ci siamo vestiti con gli stivali per la neve, e cominciamo a giocare, a fare enormi pupazzi di neve e a fare gli angeli con le nostre sagome. La mamma quando non giochiamo è triste, e il papà gli sorride sempre anche quando non è il momento, vorrei stringerla forte a me e dirgli che le voglio bene e lo faccio, buttandola a terra per la troppo forza “ti voglio bene mamma” e gli stampo un enorme bacio sulla guancia fredda. Lei all’inizio non reagisce e la sua risposta non arriva, ma poi la sento un sussurro, mentre alzandosi mi prende in braccio “ti voglio bene anch’io piccola mia”.

Quando arriva Zia Rose, Alice, nonno, nonna e tutti gli altri, niente è come lo scorso anno. La mamma non ha preparato la sua lasagna, l’ha fatta la nonna quest’anno. E il papà non ha acceso il fuoco, è stato nonno Charlie ad accenderlo e mettere le castagne sulla brace. Non ho potuto leggere la letterina. Zio Jasper non mi ha preso in braccio per raccontarmi la storia del natale e per un po’ me ne sono stata da sola a giocare con il mio vecchio Jake, non mi piace quest’aria, nessuno si diverte veramente come l’anno scorso. Credono che per me non ci sia differenza, ma me ne accorgo da tante cose. Il mio Jake per fortuna non dice niente, gioca con me e anche se la nonna gli ha riattaccato la testa quattro volte, lui non se la prende con me.

Prima a zia Alice ho chiesto se erano arrabbiati con me perché non ho sistemato lo zaino, lei ha detto che nessuno c’è l’aveva con me e, infatti, mi ha preso in disparte e riempita di baci facendomi il solletico, ma io ho fatto finta di ridere, perché so che qualcosa è successo.

Nel mio angolo con Jake vedo tutti , vedo la nonna che parla con Alice e Rose, vedo Emmett che parla con papà indicando la mamma che è tra le braccia del nonno Charlie. Voglio bene a tutti, ma non capisco perché sono così, mi alzo in piedi e insieme a Jake vado dritta al centro del salone e quasi mi viene da piangere “Io ho fatto la brava” urlo per richiamare la loro attenzione e la ottengo quando mi metto in piedi sul tavolino “Ho fatto la brava, ho mangiato le verdure, ho fatto i compiti e non ho detto niente quando zio Emmett ha dato la colpa a me di aver finito la panna. Mi è caduto il primo dentino e non ho pianto, mi sono vestita da sola e nessuno ha visto che ho messo le calze al contrario. Ma l’ho fatto da sola! Ho aiutato la maestra Angela con i bambini più piccoli, sono andata a letto anche quando non avevo sonno e volevo piangere, non ho fatto i capricci perché papà non mi abbracciava. Perché allora siete tutti tristi?! È natale uffa!” ormai piango e sento solo le braccia di papà stringermi e accarezzarmi i capelli. Sono una bambina ho bisogno del mio natale.

Mi ritrovo in cucina da sola con mamma e papà che mi guardano con tenerezza, mi coccolano come non facevano da giorni “Nessie, scusaci per il nostro comportamento, siamo stati egoisti! Ma abbiamo avuto un momento strano” il papà mi abbraccia e mi porta sulle sue spalle. La mamma mi toglie le calze “ sei stata bravissima a vestirti da sola, e sappiamo che è stato zio a finire la panna. Renesmee sei bravissima e ti vogliamo bene! Non devi scordalo mai, anche quando ti sgridiamo non devi pensare che non ti vogliamo bene.” Finalmente mi prende in braccio e mi dice che nelle famiglie spesso succedono cose che fanno stare male e lo capirò solo fra qualche anno. Mi riempie il viso di baci ed è la cosa che più adoro. Le sue labbra sono morbide e sanno di ciliegia, il papà sa che non vado molto d’accordo con la sua barba, infatti, s’intromette strusciando la sua guancia contro la mia e ci ritroviamo a ridere e scherzare come mi è sempre piaciuto fare. Li stringo forte a me li bacio “Vi voglio bene”, mi fanno male le braccia per quanto li stringo ma ho bisogno del loro affetto, in questi giorni mi sono sentita sola anche se non l’ho detto. Loro sono la mamma e il papà e ho bisogno di averli accanto, voglio essere rassicurata e coccolata. Sapere che ci sono mi fa meno paura, mi piace e quindi li stringo per sentirli non solo fisicamente ma anche nel cuore, dove ci saranno sempre.

“Buon Natale!” urlo di nuovo quando rientro in salone, in braccio alla mamma. E questa volta tutti in coro felici mi rispondono “Buon Natale!”, sorridono e mi abbracciano e insieme giochiamo. So che lo fanno per me, ma spero anche che siano contenti di farlo. Zio Emmett mi fa i complimenti per il mio vestito di velluto rosso e Zia Alice mi dice che le scarpette in vernice nera stanno benissimo con il vestito e le calze, mi prendo quei complimenti e non le ricordo che è stata lei a prepararmi i vestiti il giorno prima. Jasper invece mi fa giocare con il suo nuovo cellulare e anche se glielo sporco, non mi sgrida, “Con questi salsicciotti ci facciamo un bel sugo”, comincia per poi finire a raccontare di quando con il suo compagno, durante gli anni del militare ha mangiato solo wurstel. Mi piace sentirlo parlare, ha un accento diverso dal nostro e in ogni storia che racconta, mi coinvolge, mi piace, anche se delle volte mi fa addormentare mentre parla e mi sgrida. Nonno Carlisle ogni volta che mi guarda è contento, dice che sto crescendo bene e che soprattutto sono sempre più bella, mi piace sempre sentirmelo dire, al contrario della mamma sono vanitosa e al papà piace questa cosa, perché mi vizia.

Durante il pranzo mamma e papà sorridono quando mi vedono giocare, sorridono quando non riesco a mangiare il coscio di pollo, sorridono quando parlo e non riesco a farlo nel modo giusto. Sorridono ed è questo l’importante, è Natale, siamo insieme e anche se sto rovinando il pavimento, il mio triciclo è favoloso.

Mentre sono nel lettone tra mamma e papà, mi accorgo che manca qualcosa, che il Natale che volevo non era questo. Volevo un Natale migliore … Antoinette perché non volevi giocare con me?

“Nessie vieni dobbiamo dirti una cosa importante” corro fino al salotto e mi butto sulle gambe del mio papà. La mamma si siede accanto a me e il papà mi fa mettere meglio seduta sulle sue gambe. “Vedi Nessie, fra qualche mese avrai una nuova amica!” una nuova amica, con cui giocare e fare tante cose e che magari sia simpatica e non come Jessica. “Davvero mamma?”, il papà mi risponde contento “Si piccola, e non sarà solo un’amica sarà tua sorella!”.

Avrò una sorella, una sorella con cui giocare e litigare come papà e zia. Diventerò una sorella maggiore, non sarò più sola a giocare in giardino, ci sarà qualcuno con me. “Sono contenta mamma, avrò qualcuno con cui giovare, vero?”, questa volta è la mamma ad abbracciarmi “certo piccola vedrai, che quando Antoinette sarà qui giocherete fino a quando non andrete a dormire”.

Avrei avuto una sorellina, con cui giocare. Ero davvero felice, “Quando arriverà?” chiesi ormai felice della notizia “A Natale, qualche giorno prima arriverà. Sei contenta Renesmee?” guardai entrambi negli occhi. “Mi vorrete sempre bene?” Mi ricordai di quando Jessica si lamentava in classe delle attenzioni che i suoi genitori avevano nei riguardi del fratellino, non volevo che con la piccola in casa si scordassero di me “Certo Nessie” e allora “Sono contentissima. Sarà il Natale più bello della mia vita!”

Rientro in camera correndo e sistemo i fogli sulla scrivania, sposto il letto e tolgo dai cassetti alcune maglie, metto via alcuni peluche. Voglio che Antoinette mi voglia bene e che stia bene in camera con me. Sarà un Natale fantastico.

   
 
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