Questa
OS nasce grazie al contest "Twilight Fanfic Contests" dove ho
partecipato e mi piaceva l’idea di aggiungerla anche qui! Buona lettura!
VOLEVO UN NATALE...
Mamma
dice che questo è un giorno importante, è un giorno in cui non solo si
festeggia la nascita di Gesù, ma è un giorno importante e significativo per
ogni famiglia. Dice che in questo giorno le famiglie si riuniscono e stanno
davanti ad una grande tavolata a mangiare e a divertirsi. Allora perché non c’è
nessuno accanto a me? Perché la tavola è vuota ? perché il camino non è acceso?
Perché la nonna non porta la cioccolata calda? Perché non ho ancora scartato il
mio regalo e ricevuto il bacio da papà come ogni anno?e la mia nuova sorellina
dov’è?
Ma non
mi fermo per così poco e salgo le scale per raggiungere la camera di mamma,
sono tante e faticose ma appena raggiungo la camera, sono contenta di essere
arrivata al mio traguardo. Lei è ancora sul letto, è da giorni che è così, gli
ho detto che è pigra e che non prenderà pesci se continua a stare a letto, me
lo dicono sempre a me quando non voglio andare a scuola, ma con mamma non
funziona, rimane a letto e non mi guarda, rimane a guardare la finestra come se
non esistessi.
Nemmeno
papà, non mi ha più sorriso o abbracciato e mi mancano i suoi abbracci, la
mattina quando vado a scuola, a pranzo quando rientro e sono stanca, e poi
tutti i momenti in cui mi guarda e mi dice che mi vuole bene abbracciandomi
stretta, mi manca il suo profumo e il suo calore, mi sento protetta tra le sue
braccia, è il mio papà.
Ma ora a
scuola mi porta la nonna, a me va bene comunque, mi compra sempre la merenda al
supermarket e contiene sempre tanta cioccolata, ma la merenda bruciata di mamma
non era poi così male, se toglievi il pane nero, poi era tutto buono. Una volta
Jessica mi aveva preso anche in giro per la mia merenda bruciacchiata, ma io
andavo fiera di quello che la mamma mi preparava, lo faceva per me, non come
sua madre che gli comprava sempre cose già pronte, non c’era amore in quelle
merende. La mia mamma sarebbe migliorata ed ero comunque contenta, lo diceva
anche il papà, mentre ogni mattina mi sistemava lo zaino sulle spalle, mi
sussurrava “Vedrai che una mattina di queste il panino non sarà bruciato!” E
sono sicura che sarà così.
Papà mi
guarda mentre cerco di salire sul loro lettone, ma non mi aiuta come fa di
solito, non dovrei stare qui, lo so bene me l’hanno sempre detto in questi
giorni “Esci Renesmee non è il momento” oppure “vai via Nessie”, “Nessie
vogliamo riposare”, e non capisco perché, ho fatto i compiti e ultimamente
finisco anche tutte le verdure, per cui salgo sul letto e appena sono sdraiata
accanto a loro prendo la mano della mamma, calda e liscia come sempre.
“Buon
Natale” urlo felice, sicura che tutto da quel momento diventi magico come ogni
Natale, ma non è così. Il papà mi da un bacio in fronte e mi sussurra “Buon
Natale Nessie”e non era quello che volevo ma lo stringo forte a me, anche se la
barba mi da fastidio e mi pizzica tutta.
La mamma
invece si alza dal letto e va in bagno senza dire niente, è dimagrita da quando
di corsa è andata a trovare a lavoro nonno Carlisle. Una volta dalla tv ho
sentito che alcuni bambini dimagriscono perché non mangiano, forse anche la
mamma avrà fame? È da tanto che non mangia, dato che papà è ancora a letto, la
devo preparare io la colazione e sarà anche la prima volta.
Sarà la
mia sorpresa per loro.
Arrivo
in cucina e scopro che non c’è niente, ma il preparato per i pancake è in
frigorifero e fino al microonde posso arrivare, anche se la mamma di solito
accende la piastra, userò quella “scatola” per preparare la colazione.
I
contenitori sono messi un po’ troppo alti per me, infatti, i primi due cadono a
terra, ma riesco a recuperarne due e versare dentro il preparato. Il microonde
non so usarlo ma tocco due pulsanti e un ticchettio parte, quando è papà a
scaldare il latte, di solito, dopo un paio di ticchettii è tutto pronto. I
contenitori non girano ma sono sicura che stiano cuocendo, quindi prendo il
latte e due tazzine, le tazze grandi non provo nemmeno a prenderle, la mamma
ogni volta chiede al papà.
Mentre
il latte cade ancora sul pavimento, la mamma e il papà entrano e sono ancora in
pigiama, per un attimo spero che non si arrabbino per il casino, ma che anzi
siano contenti di vedermi vestita, perché l’ho fatto da sola, anche le calze le
ho messe da sola senza che loro mi aiutassero e sono stata felice quando
davanti allo specchio mi sono vista in questo vestitino rosso.
Invece
mi guardano e ridono e mi è mancato quel suono.
“Nessie
ma che combini?” la voce della mamma è più dolce di quanto ricordassi. Li
guardo e vorrei piangere, vorrei chiedere perché non mi parlavano, perché erano
sempre in camera, perché quando non riuscivo a dormire ero sola, perché mi
hanno fatto piangere, ma il regalo che papà ha in mano mi cattura completamente
.
E’
enorme, gigantesco, megagalattico e mi chiedo, dove l’hanno nascosto per tutto
questo tempo. Corro verso di lui e prendo il regalo per poi andare verso
l’albero di natale in soggiorno, che non è decorato del tutto. E’ stato mentre
lo preparavamo che la mamma è corsa dal nonno, il puntale era troppo alto e la
mamma non arrivava nemmeno a metà albero, così aveva preso la sedia per farlo
mettere a me, ma qualcosa è andato storto e la mamma ha detto che doveva andare
dal nonno e che forse andava a prendere Antoinette. Ma Antoinette non era con
lei al ritorno.
La mamma
e il papà mi seguono lentamente e mi raggiungono, per guardarmi scartare il
regalo e non scattano foto come hanno sempre fatto, mi guardano in piedi e non
fanno niente.
“Mamma
ma cos’è?” chiedo non riuscendo a capire cosa la scatola contenga e troppo
curiosa di sapere. “Papà aiutami”, le mani forti di papà arrivano da dietro e
mi aiutano a strappare e strappo dopo strappo, scopro un triciclo.
Un
bellissimo triciclo rosso, blu e bianco è quello che ho chiesto, ormai sono
grande quindi non ho scritto una lettera e il papà ha detto “Nessie, riferiremo
a Babbo Natale” come se non sapessi. Di slancio abbraccio forte mamma e papà,
che sono tornati tristi, come pochi minuti primi.
Ritorno
al mio triciclo ma, “I pancake!!!”,urlo ricordandomi la mia prima sorpresa per
loro. Prendo il contenitore dei pancake ma non sono nemmeno caldi “cavolo non
sono pronti!”, il microonde deve essere rotto e mi dispiace, la mamma con la
colazione sarebbe stata più brava, ogni volta che il papà gli porta la
colazione e poi si chiudono in camera lei esce sempre fuori con uno strano
sorriso e poi è felice, il papà anche lo è, per questo avrei voluto fargli una
buona colazione.
Torno al
salotto e sono ancora lì, sul divano abbracciati, gli porto il latte freddo che
sono riuscita a versare e corro in camera a prendere il loro vero regalo .
Il
giorno prima, dopo che papà mi aveva sgridato per aver chiesto della sorellina,
mi sono chiusa in camera e ho fatto un disegno, un disegno con noi, io, la
mamma, il papà e la piccola Antoinette, sopra ho scritto “la mia famiglia”.Mi
piace disegnare, disegno ogni cosa che mi viene in mente e soprattutto mi piace
attaccare i miei disegni in cucina e nello studio di papà, in questo modo si
ricordano di me. Prendo il disegno e lo porto a loro gridando ancora “buon
Natale!”, come se quella frase potesse in qualche modo portare via tutta questa
tristezza.
Gli
mostro il disegno ed entrambi stanno fermi, la mamma sta piangendo, “Ti piace
mamma?” chiedo quando lo prende e lo mette sulle gambe, per poi portarsi le
mani alla pancia e il papà mi prende in braccio stringendomi forte. Lo faccio
anch’io quando mi sgridano, con Jack il mio peluche, lo stringo forte a me e
tutto passa. Ma non capisco, non gli piace? “Non vedo l’ora di giocare con
Antoinette!” dico, è da tanto che aspetto di conoscerla.
Il papà
mi gira verso di lui e mi guarda serio, come quella volta che avevo detto alla
mamma una bugia, “Nessie, Antoinette è in un posto migliore, non la potrai conoscere,
ma sta bene”. La mamma singhiozzando ci stringe entrambi, quasi non riesco a
respirare, ma sto bene.
“Non so
cosa significa, ma se Antoinette sta bene, va bene!” dico dopo l’abbraccio “Ci
sarà qualcuno a giocare con lei vero mamma?”, la mamma mi risponde che ci sarà
sicuramente, quindi contenta, li afferro per mano e li porto alla finestra,
sotto il vischio che zio Emmett ha messo qualche giorno fa, ma loro non ci
fanno caso, così glielo ricordo io “ Hey, vi dovete baciare!”, non mi è mai
piaciuto vedere nei film gli adulti baciarsi, ma ogni volta che guardo i miei
genitori, mi piace. Mi hanno sempre detto che si amano e da grande voglio innamorarmi
anch’io come loro, così rimango a guardarli mentre papà posa un delicato bacio
sulle labbra di mamma e poi sulla mia guancia.
La neve
ha ricoperto tutto e tutto sa di Natale, le luci, le decorazioni, la neve. Ma
solo all’esterno, in casa non si respira la stessa aria, c’è un silenzio
assordante. So che i parenti arriveranno per pranzo, ma l’anno scorso erano già
qui per aprire i regali.
Il papà
mi prende in braccio “Usciamo a giocare Nessie?”, “Solo se viene la mamma!” Non
voglio che rimanga da sola in questa casa grande, che ritorni a letto o che
pianga di nuovo, è un giorno di festa e la voglio felice.
Usciamo
fuori, quando ci siamo vestiti con gli stivali per la neve, e cominciamo a
giocare, a fare enormi pupazzi di neve e a fare gli angeli con le nostre
sagome. La mamma quando non giochiamo è triste, e il papà gli sorride sempre
anche quando non è il momento, vorrei stringerla forte a me e dirgli che le
voglio bene e lo faccio, buttandola a terra per la troppo forza “ti voglio bene
mamma” e gli stampo un enorme bacio sulla guancia fredda. Lei all’inizio non
reagisce e la sua risposta non arriva, ma poi la sento un sussurro, mentre
alzandosi mi prende in braccio “ti voglio bene anch’io piccola mia”.
Quando
arriva Zia Rose, Alice, nonno, nonna e tutti gli altri, niente è come lo scorso
anno. La mamma non ha preparato la sua lasagna, l’ha fatta la nonna quest’anno.
E il papà non ha acceso il fuoco, è stato nonno Charlie ad accenderlo e mettere
le castagne sulla brace. Non ho potuto leggere la letterina. Zio Jasper non mi
ha preso in braccio per raccontarmi la storia del natale e per un po’ me ne
sono stata da sola a giocare con il mio vecchio Jake, non mi piace quest’aria,
nessuno si diverte veramente come l’anno scorso. Credono che per me non ci sia
differenza, ma me ne accorgo da tante cose. Il mio Jake per fortuna non dice
niente, gioca con me e anche se la nonna gli ha riattaccato la testa quattro
volte, lui non se la prende con me.
Prima a
zia Alice ho chiesto se erano arrabbiati con me perché non ho sistemato lo
zaino, lei ha detto che nessuno c’è l’aveva con me e, infatti, mi ha preso in
disparte e riempita di baci facendomi il solletico, ma io ho fatto finta di
ridere, perché so che qualcosa è successo.
Nel mio
angolo con Jake vedo tutti , vedo la nonna che parla con Alice e Rose, vedo
Emmett che parla con papà indicando la mamma che è tra le braccia del nonno
Charlie. Voglio bene a tutti, ma non capisco perché sono così, mi alzo in piedi
e insieme a Jake vado dritta al centro del salone e quasi mi viene da piangere
“Io ho fatto la brava” urlo per richiamare la loro attenzione e la ottengo
quando mi metto in piedi sul tavolino “Ho fatto la brava, ho mangiato le
verdure, ho fatto i compiti e non ho detto niente quando zio Emmett ha dato la
colpa a me di aver finito la panna. Mi è caduto il primo dentino e non ho
pianto, mi sono vestita da sola e nessuno ha visto che ho messo le calze al
contrario. Ma l’ho fatto da sola! Ho aiutato la maestra Angela con i bambini
più piccoli, sono andata a letto anche quando non avevo sonno e volevo
piangere, non ho fatto i capricci perché papà non mi abbracciava. Perché allora
siete tutti tristi?! È natale uffa!” ormai piango e sento solo le braccia di
papà stringermi e accarezzarmi i capelli. Sono una bambina ho bisogno del mio
natale.
Mi
ritrovo in cucina da sola con mamma e papà che mi guardano con tenerezza, mi
coccolano come non facevano da giorni “Nessie, scusaci per il nostro
comportamento, siamo stati egoisti! Ma abbiamo avuto un momento strano” il papà
mi abbraccia e mi porta sulle sue spalle. La mamma mi toglie le calze “ sei
stata bravissima a vestirti da sola, e sappiamo che è stato zio a finire la
panna. Renesmee sei bravissima e ti vogliamo bene! Non devi scordalo mai, anche
quando ti sgridiamo non devi pensare che non ti vogliamo bene.” Finalmente mi
prende in braccio e mi dice che nelle famiglie spesso succedono cose che fanno
stare male e lo capirò solo fra qualche anno. Mi riempie il viso di baci ed è
la cosa che più adoro. Le sue labbra sono morbide e sanno di ciliegia, il papà
sa che non vado molto d’accordo con la sua barba, infatti, s’intromette
strusciando la sua guancia contro la mia e ci ritroviamo a ridere e scherzare
come mi è sempre piaciuto fare. Li stringo forte a me li bacio “Vi voglio
bene”, mi fanno male le braccia per quanto li stringo ma ho bisogno del loro
affetto, in questi giorni mi sono sentita sola anche se non l’ho detto. Loro
sono la mamma e il papà e ho bisogno di averli accanto, voglio essere
rassicurata e coccolata. Sapere che ci sono mi fa meno paura, mi piace e quindi
li stringo per sentirli non solo fisicamente ma anche nel cuore, dove ci
saranno sempre.
“Buon
Natale!” urlo di nuovo quando rientro in salone, in braccio alla mamma. E
questa volta tutti in coro felici mi rispondono “Buon Natale!”, sorridono e mi
abbracciano e insieme giochiamo. So che lo fanno per me, ma spero anche che
siano contenti di farlo. Zio Emmett mi fa i complimenti per il mio vestito di
velluto rosso e Zia Alice mi dice che le scarpette in vernice nera stanno
benissimo con il vestito e le calze, mi prendo quei complimenti e non le
ricordo che è stata lei a prepararmi i vestiti il giorno prima. Jasper invece
mi fa giocare con il suo nuovo cellulare e anche se glielo sporco, non mi
sgrida, “Con questi salsicciotti ci facciamo un bel sugo”, comincia per poi
finire a raccontare di quando con il suo compagno, durante gli anni del
militare ha mangiato solo wurstel. Mi piace sentirlo parlare, ha un accento
diverso dal nostro e in ogni storia che racconta, mi coinvolge, mi piace, anche
se delle volte mi fa addormentare mentre parla e mi sgrida. Nonno Carlisle ogni
volta che mi guarda è contento, dice che sto crescendo bene e che soprattutto
sono sempre più bella, mi piace sempre sentirmelo dire, al contrario della mamma
sono vanitosa e al papà piace questa cosa, perché mi vizia.
Durante
il pranzo mamma e papà sorridono quando mi vedono giocare, sorridono quando non
riesco a mangiare il coscio di pollo, sorridono quando parlo e non riesco a
farlo nel modo giusto. Sorridono ed è questo l’importante, è Natale, siamo
insieme e anche se sto rovinando il pavimento, il mio triciclo è favoloso.
Mentre sono nel lettone tra mamma e papà, mi accorgo che manca qualcosa, che il Natale che volevo non era questo. Volevo un Natale migliore … Antoinette perché non volevi giocare con me?
“Nessie vieni dobbiamo dirti una
cosa importante” corro fino al salotto e mi butto sulle gambe del mio papà. La
mamma si siede accanto a me e il papà mi fa mettere meglio seduta sulle sue
gambe. “Vedi Nessie, fra qualche mese avrai una nuova amica!” una nuova amica,
con cui giocare e fare tante cose e che magari sia simpatica e non come
Jessica. “Davvero mamma?”, il papà mi risponde contento “Si piccola, e non sarà
solo un’amica sarà tua sorella!”.
Avrò una sorella, una sorella con
cui giocare e litigare come papà e zia. Diventerò una sorella maggiore, non
sarò più sola a giocare in giardino, ci sarà qualcuno con me. “Sono contenta
mamma, avrò qualcuno con cui giovare, vero?”, questa volta è la mamma ad abbracciarmi
“certo piccola vedrai, che quando Antoinette sarà qui giocherete fino a quando
non andrete a dormire”.
Avrei avuto una sorellina, con
cui giocare. Ero davvero felice, “Quando arriverà?” chiesi ormai felice della
notizia “A Natale, qualche giorno prima arriverà. Sei contenta Renesmee?”
guardai entrambi negli occhi. “Mi vorrete sempre bene?” Mi ricordai di quando
Jessica si lamentava in classe delle attenzioni che i suoi genitori avevano nei
riguardi del fratellino, non volevo che con la piccola in casa si scordassero
di me “Certo Nessie” e allora “Sono contentissima. Sarà il Natale più bello
della mia vita!”