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Autore: FraRose    19/12/2010    4 recensioni
[Crossover The Vampire Diaries & Twilight]
Avete mai pensato al vampiro più sexy di Mystic Falls che prende il posto di Edward Cullen a Forks? E al povero Edward che è costretto a lasciare la sua Nessie e la sua Bella per prendere il posto di Damon? E se poi anche Jacob si materializzasse dall'altra parte degli Stati Uniti? E che faranno Elena e Bella per riprendersi ciò che le appartiene? Leggete e scopritelo...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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2. BLUE EYES

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Tutta la famiglia Cullen era seduta intorno a un tavolo rettangolare, coperto da un’elegante tovaglia bianca ricamata e con i bordi all’uncinetto. Era tutto perfetto. I bicchieri erano tutti posizionati con la giusta distanza dai piatti, le forchette pure e le lame dei coltelli erano rivolte verso l’interno. Tutto perfettamente perfetto. Esme Cullen guardava il suo lavoro con un sorrisino ebete compiaciuto, dicendosi: “Quale nonna di questo mondo prepara una tavolata così per la sua nipotina? La distanza fra tutte le forchette e tutti i coltelli è di esattamente 5,41 centimetri. Quale nonna farebbe un lavoro del genere? Quale nonna? Qual-“ .

“Mamma, la vuoi piantare, stai urlando!” sbraitò Edward Cullen, scocciato. Ultimamente era sempre molto su di giri, nervoso ed irritabile, soprattutto nell’ultimo mese, ossia da quando aveva saputo che il primo anniversario di matrimonio di sua figlia sarebbe stato festeggiato a breve. Aveva a malapena sopportato la notizia del matrimonio, e ora festeggiare l’anniversario quando non si era ancora ripreso dall’anno prima per lui era troppo. Jacob Black proprio non gli andava giù. Ci aveva provato per far felice la moglie, ma nemmeno l’amore che provava nei suoi confronti era riuscito a fargli piacere quel lupo puzzone.

“Uh?” Esme alzò gli occhi, come se fosse uscita da uno stato di trans.

“Stai.Urlando.Io.Leggo.I.Tuoi.Pensieri!” scandì bene Edward.

“Su, amore non essere così maleducato!”. Bella Cullen tirò per il braccio il marito e lo costrinse a guardarla e a distogliere lo sguardo dalla madre.

“Scusa, tesoro.” disse lui, improvvisamente dispiaciuto.

“Non è a me che devi chiedere scusa!” rispose Bella, come se avesse a che fare con un bambino che aveva dato uno schiaffo a un altro e chiedeva scusa alla madre invece che all’interessato.

Edward fissò la moglie e poi, abbattuto, disse: “Scusa, mamma”.

Bella scosse la testa, pensando “non c’è speranza”.

Un rumore di passi leggeri e apparve Alice Cullen, il folletto matto della famiglia. Aveva in mano un righello con sensibilità maggiore di un millimetro e ricontrollava ogni distanza fra le forchette e i cucchiai. Era concentratissima e se qualcuno avesse osato interromperla avrebbe potuto perdere il controllo e ammazzare tutti in pochi secondi.

Quando finì di esaminare il tovagliolo, urlò: “Molto bene! Ora vi spiegherò come andranno le cose. Ho previsto tutto. Dunque, per quei cretini che suppongo non lo sappiano (e guardò i licantropi), oggi è l’anniversario d-“

“Della disgrazia” l’interruppe Edward, mentre Bella scuoteva la testa. Lo faceva così spesso ultimamente che era da sorprendersi che non si fosse svitata e caduta a terra.

“Sta’ zitto una buona volta!” strillò Alice, isterica. “Dicevo” continuò, “che oggi è l’anniversario di matrimonio di Renesmee e Jacob Black”.

Edward appariva piuttosto incavolato con il mondo, soprattutto quando i lupi intonarono un coro stonato di “Tra rosa e fior, nasce l’amore, Nessie e Jaky si son già sposati. Lei disse sì, lui disse sì, poi non nacque un figlio chiamato…” e scoppiarono a ridere. Edward avrebbe potuto sgozzarli in poco tempo, questo era poco ma sicuro.

“E per questo” continuò Alice, ignorandoli,  “deve essere tutto perfetto nei minimi dettagli! Quindi, datevi da fare e contribuite! Jazz, che fai lì seduto come una scimmia? Sta’ dritto con quella schiena!”

Alice passò la mezzora seguente a lamentarsi per come Rosalie accavallava le gambe “Rose, mostri un po’ troppo quello che non dovresti mostrare! Questa è una cerimonia importante, non uno strip club!”. Emmett aveva riso divertito e aveva messo le mani sotto il vestito di Rose, per aggravare la situazione e quando Alice lo aveva beccato gli aveva dato un pugno degno di un giocatore di wrestling. Solo che lei era la metà di un giocatore di wrestling.

Ad Alice non andava bene nemmeno il vestito che Seth Clearwater aveva indossato. Era di tessuto scadente, fatto in Cina. “Ma dove credi di essere??” diceva o meglio, urlava, “Un anniversario di matrimonio non è una serata qualsiasi! E ci si veste decentemente. Oh ma voi licantropi non siete capaci di indossare delle maglie, passate tutto il tempo mezzi nudi?!”.

Poi aveva chiamato i grandi magazzini Armani e si era fatta spedire vestiti all’ultimo minuto per tutti coloro non si fossero vestiti decentemente, a parer suo. Il povero signor Armani era stato minacciato di morte se non avesse fatto come Alice aveva ordinato di fare.

Arrivarono le 20.00 precise, e Alice andò a chiamare Renesmee. La ragazza si aspettava di incontrare solamente i suoi genitori, la sua madrina Alice, il suo padrino Jazz e suo marito Jake. Non aveva idea che al ristorante avrebbe trovato mezza Forks.

La porta si aprì, e Nessie apparve in tutto il suo splendore. Indossava un bel vestito bianco, poco sopra il ginocchio, che rendeva la sua pelle incredibilmente luminosa e i metteva in risalto il contrasto con i suoi occhi color cioccolato fuso. Era innegabilmente bellissima.

Si avvicinò al tavolo e appena vide la sua famiglia al completo, i licantropi tutti rigidi per paura del folletto organizzatore, la povera Renesmee quasi svenne.

“Ciao!” disse, incerta. “Per fortuna che doveva essere una cosa veloce, senza troppi festeggiamenti!”. Guardò la zia, con quello sguardo da “ti voglio uccidere ora” e “lo sapevo che non dovevo fidarmi di te”. Ma nonostante questo, tutti sapevano che si volevano un gran bene.

Alice si strinse nelle spalle, cercando di giustificarsi: “Bhe, tesoro, ho pensato che qualche persona  in più sarebbe stata di compagnia. Ho fatto bene, no?”

“Naturalmente, zia Alice. Ma…se avessi saputo, avrei passato più tempo davanti allo specchio…”

“Sei bellissima tesoro” disse Bella mentre abbracciava la figlia, facendo la madre affettuosa come sempre. Dopotutto, sua figlia aveva sette anni e ne dimostrava 18. Era normale che una donna non voleva abbandonare l’atteggiamento materno nei confronti della sua bambina. Era accaduto troppo in fretta, la sua crescita accelerata non era mai andata a genio a Bella Cullen.

“Sai che ti dico, Nessie? Anche troppo” brontolò Edward.

“Smettila. Amore. Smettila” lo rimproverò Bella, che iniziava a spazientirsi sul serio.

“Come puoi dirmi di smetterla se Nessie è vestita come una dea per… per… per festeggiare… un anno di matrimonio con quel… verm…cioè…lombri…bruc…” Edward aveva perso l’uso della parola.

“Non è un verm, non è un lombri, non è un bruc, ma è Jacob. Chiaro? J-A-C-O-B. E tua figlia lo ama. Accettalo o sei un pessimo padre che dovrebbe vergognarsi!” sbraitò Bella.

“Bella smettila anche te. Stai urlando!” ordinò Alice, cercando di riportare tutto all’ordine. Era disperata. Le sue visioni stavano cambiando, erano sfumate. Non stava andando come voleva lei e come era stato previsto. Edward e Bella stavano litigando, di nuovo. E doveva essere un giorno di festa e di felicità per Nessie! Non doveva vedere i suoi genitori litigare o avrebbe sofferto. Dopotutto, lei aveva ancora sette anni.

“Nessie, amore, perché sei ancora lì in piedi?” chiese un Jacob estremamente premuroso, dolce e tirato a lucido come quei modelli del gel per capelli. Era arrivato poco dopo perché aveva dovuto cercare un parcheggio.

La fissò, poi si accorse che tutti i suoi amici erano vestiti Armani e seduti composti sulle sedie di legno pregiato. Non riuscì a trattenersi, e scoppiò a ridere. “Che state facendo? Ahahahahah!” si piegò in due dalle risate, e Nessie senza una ragione sensata, si unì a lui. Forse per coprire le urla dei genitori che la facevano star male. Perché sapeva che se stavano litigando era per causa sua, perché aveva sposato Jacob… E poi, la risata del marito era contagiosa.

“Non è colpa nostra. È colpa sua” Embry, imbronciato, indicò il folletto impazzito davanti alla lite famigliare.

“Ahahahahahahah… comunque, Alice, grazie. È tutto così perfetto!” accentuò la presa sulla mano di Nessie e la guardò con amore. Lei ricambiò, nonostante tutto quello che stava succedendo.

“Non è per te che l’ho fatto! L’ho fatto per Nessie! Comunque” disse Alice, non riuscendo a trattenersi, “i tovaglioli sono perfetti al millimetro!” si vantò, improvvisamente non curandosi di quello che stava succedendo attorno.

“Edward lasciami stare, sei un emerito idiota!” scoppiò Bella.

“Che dici, amore?!” replicò urlando Edward.

“Fai schifo. Non chiamarmi amore. Sparisci, fai solo soffrire Nessie! Idiota!”. Bella stava delirando, a dir poco delirando. Edward non era da meno.

“Da quando mi detesti in questo modo?” chiese Edward, senza più contenersi.

“Da quando continui a lamentarti su Nessie e Jacob assieme. Non fai altro che dire che non stanno bene assieme, che sono esagerati, che il loro matrimonio non durerà… Ma sai che ti dico? Il matrimonio che non durerà è il nostro, perché io ho chiuso con te, Edward Cullen!” finì Bella, senza smettere di urlare. L’amore di Bella per Nessie vinse su quello per Edward. Lei non voleva che sua figlia soffrisse perché Edward non approvava il suo matrimonio. Non avrebbe permesso che Nessie divorziasse o cose del genere. Se l’unico modo per risolvere la situazione e il matrimonio della figlia era lasciare Edward, Bella ne sarebbe stata in grado. Amava troppo Renesmee.

Calò il silenzio nella stanza, tutti i vecchi nel ristorante che prima ascoltavano distrattamente, ora avevano gli occhi sbarrati e scuotevano la testa, scandalizzati dall’accaduto. Una volta le coppie non si lasciavano così, e forse Edward non aveva considerato che il 1918 era passato. Ma Edward sperava con tutto il cuore che le intenzione di Bella non fossero così definitive e serie. Sperava che ritornasse in se e se ne potesse discutere con un po’ di più calma. 

Il silenzio tombale venne interrotto dal pianto di Nessie. Soffriva, e Alice voleva consolarla, ma non osava fare un passo in avanti. Sembrava che Edward volesse staccare la testa a tutti.

“E dove andresti, Bella Swan?” chiese Edward, con un tono risoluto, curioso e cattivo allo stesso tempo, per nascondere la sofferenza che lo travolgeva.

“Non lo so, ma ovunque è meglio di qui. Andrò dove tu non ci sarai.”

“Bhe, sappi che poi mi vorrai. Mi verrai a cercare. Ti mancherò. Perché tu mi ami, e anch’io ti amo” disse Edward, sicuro di se.

Bella stava per ribattere ma, improvvisamente, accadde una cosa assurda. Edward fece un’espressione stralunata, si girò su se stesso e s’incamminò verso l’uscita del ristorante. Camminava come uno zombie, con passi lenti e barcollanti. Ci mancavano solo le braccia in fuori e sarebbe potuto sembrare sonnambulo. La porta sbatté.

I Cullen si guardarono stupiti e spaventati. Pure Bella era preoccupata, iniziava ad avere una strana sensazione.

Presto la porta si riaprì ed entrò un ragazzo. Niente di strano, fino a quando lo sconosciuto entrò nel ristorante. Ma poi, egli s’incamminò deciso verso il tavolo dei Cullen, come se li conoscesse.

Si posizionò nello stesso posto dove prima stava Edward, che era vestito elegante nel suo completo D&G apposta per l’occasione. Ora il “nuovo Edward” era vestito con una camicia nera, sbottonata sui primi tre bottoni. Da sotto quel tessuto leggero si intravedevano dei muscoli scolpiti. I jeans fasciavano delle gambe ancora più muscolose di quelle dell’Edward di prima. Erano completamente diversi i due ragazzi, non avevano nulla in comune se non la bellezza disarmante e il pallore.

Gli occhi non erano più color dell’oro fuso, ma di un azzurro intenso e ardente, i capelli non erano più ramati ma neri. Lo sconosciuto era anche leggermente più basso di Edward.

Quel ragazzo apparso da chissà dove avrà avuto circa vent’anni, forse un po’ di più. I Cullen capirono all’istante che era un vampiro, per il colore della sua pelle e per i canini che si intravedevano dal sorriso a 250 Watt che era spuntato sul viso del giovane. Erano appuntiti, tipici di quelli della loro specie.

La domanda era: era vegetariano? Nessie poteva star tranquilla? Non aveva gli occhi rossi, ma neanche dorati e nemmeno neri, tipici dei vampiri affamati. Erano azzurri, come se la trasformazione da umano a vampiro non avesse cancellato il loro colore originale. Jacob, comunque, non ci pensò due volte a pararsi davanti a Renesmee. Bella, invece, era troppo sconvolta per muoversi.

La domandissima era: dove diavolo era finito Edward?

In quel momento le donne Cullen non ci pensavano più di tanto: Alice, Esme, Rosalie e Bella Cullen avevano allungato il collo nel momento esatto in cui il sorriso era comparso sul volto del vampiro sconosciuto. Era abbagliante.

Renesmee continuava a piangere sulla camicia di Jake e guardava stralunata con gli occhi arrossati il nuovo arrivato. Non perché lo trovasse attraente, ma perché aveva sostituito il suo amato papy.

Gli uomini Cullen cercavano di attirare l’attenzione delle mogli, senza grandi risultati.

“Ehm… Salve, gente!” iniziò lo sconosciuto. Aveva una voce forte, profonda e, Bella l’aveva notato subito, molto sensuale. Voleva rispondergli, attirare la sua attenzione, ma non poteva parlare. Per due ragioni: uno, non trovava la voce. Era sparita, forse per la vista del vampiro supersexy. Due, Nessie non avrebbe mai dovuto vedere la madre fare qualsiasi cosa che assomigliasse alla traditrice di papà deficiente.

Vedendo che nessuno gli rispondeva, lui continuò, sempre con quella voce: “Scusate, cos’è questa puzza?”.

Bella scoppiò a ridere e ricevette uno sguardo fulminante dalla figlia che, per niente abbagliata dalla bellezza del vampiro, non si diede contegno di dire: “Non c’è nessuna puzza qui. Ora se ne torni a casa”. Questa affermazione le costò quattro paia di occhi gialli femminili spalancati come palle da tennis e un coro di: “Ma Nessie, non essere maleducata!”

La ragazza guardò le zie, la nonna e la mamma con disprezzo. Si pulì le lacrime con un tovagliolo (Alice sussultò quando lo piego senza rispettare le pieghe precedenti), si alzò, tirò il marito per una manica e si allontanò dal tavolo. Jacob la seguì, guardando dispiaciuto e mormorando scuse. Poco dopo si sentì la porta d’ingresso del ristorante sbattere. I vecchi, stupefatti per quanto che avevano visto, iniziarono ad avviarsi verso casa, convinti che avessero bisogno di una bella dormita.

“Oh, ora c’è meno odore. Era davvero insopportabile” disse allegramente il ragazzo.

Bella ritrovò l’uso della parola. “Scusaci, ma siamo un po’ sorpresi dal tuo arrivo. Prima… Bhe, diciamo che prima al tuo posto c’era… Un po’ difficile da spiegare e comprendere, lo so, ma è la verità!” concluse tutto d’un fiato.

“No, capisco benissimo. Dove vivo io c’è pure una strega. Sono abituato a queste cose assurde… maledizioni e compagnia bella. Quindi, bellezza, non devi preoccuparti…” il tipo ammiccò a Bella, che non poté non esserne grata.

“Io sono Bella Cullen” si presentò lei, tendendo una mano.

“Damon Salvatore, piacere”. Si sorrisero, un sorriso pieno di intesa, nonostante non si conoscessero neppure. Fra le loro mani si sentì una scarica elettrica. Non come quelle che Bella aveva talvolta con Edward, quelle erano imbattibili, ma comunque forte.

“Bhe, loro sono i miei parenti… mio padre Charlie, sua moglie Sue, poi le mie cognate Alice e Rosalie, e i mariti Jasper e Emmett. Sono tutti figli adottivi di Esme e Carlisle. Loro sono Embry, Paul, Jared, Seth, Leah, Quil, Sam, Emily… e quelli che se ne sono andati poco fa erano Jacob e mia figlia Renesmee. A proposito, scusala per il suo comportamento…”Bella iniziava a dimenticare quello che stava dicendo. Lo sguardo di Damon la mandava in tilt. E questo non doveva accadere: era una donna sposata.

“Naturalmente è già perdonata. Ma, è figlia tua e di…?” chiese Damon, alquanto interessato.

“Ehm… di Edward.” Rispose Bella, rimanendo sul vago. Non le piaceva ammetterlo, ma quella litigata con suo marito l’aveva lasciata piuttosto scossa.

“E sarebbe?” chiese Damon, guardandosi intorno per riconoscere nei parenti qualcuno che Bella aveva presentato col nome di Edward.

“Ehm… lui non c’è. È…in bagno” improvvisò Bella, non volendo dirgli la verità.

“Ah, allora lo conoscerò più tardi!”. Damon sorrise. “Da bere?” chiese, allegro.

“Ehm…non so” mormorò Bella. Era imbarazzata a dir poco. Stava semiflirtando con quel Damon che chissà da dove veniva davanti alla sua famiglia.

“Insisto”. Damon insisteva proprio. Forse era meglio dirgli che era sposata, perché quello sguardo era molto da “playboy che ottiene sempre quello che vuole”.

“Credo che sarà meglio iniziare a mangiare!” Alice era un dono divino.

Bella ne approfittò e si sedette a tavola, e per educazione fece accomodare Damon vicino a lei, al posto di Edward.

Damon non fece nessuna domanda su Edward. Chissà cosa stava pensando… Bella al suo posto avrebbe di certo riflettuto dove era finito il misterioso tipo del bagno: “Sarà caduto nel water? Lo sciacquone l’ha inghiottito?”

Il cameriere arrivò con l’antipasto che i licantropi divorarono affamati. Ormai non si curarono di mantenere una posizione eretta e composta e Alice non pensava a rimproverarli. La serata era rovinata, in ogni caso. Mancavano gli sposi, mancava il padre che doveva fare il discorso. E in una cena intima come quella, era presente questo Damon Salvatore che cercava di rimorchiare Bella, la quale cercava di resistere con tutte le sue forze alle sue provocazioni. Perché Bella, odiava ammetterlo, adorava guardare quegli occhi blu. L’avevano rapita al primo impatto. I rimpianti però iniziavano a farsi sentire e il desiderio di chiarire con Edward si faceva sempre più forte.

A Damon non sfuggì che i Cullen non mangiavano niente, ma bevevano del misterioso liquido rosso che si erano portati dietro. Tuttavia, decise di imitare i puzzoni e mangiare. La vera cena l’avrebbe fatta dopo…

Rosalie si versò un bicchiere di sangue di cervo, ma qualche goccia rimbalzò nel bicchiere e finì proprio vicino a Damon. Gli occhi si annerirono, i canini pungevano. E questo non sfuggì a Bella. “Ne vuoi un po’?” chiese, gentilmente. Era anche tuttavia stupita dal fatto che Damon potesse mangiare cibo umano senza vomitare, ma lo avevano capito tutti ormai che era diverso dai Cullen.

“Mi farebbe molto piacere, dolcezza” rispose Damon, grato che Bella avesse intuito il suo bisogno e avesse capito tutto all’istante e che soprattutto non avesse fatto domande. Afferrò il bicchiere che lei gli porse e lo finì in un sorso. Lo appoggiò poi sul tavolo e schioccò le labbra, soddisfatto a metà. Poi mormorò all’orecchio di Bella: “Mmmmm… cervo?”. Lei annuì, lievemente imbarazzata. Se fosse stata umana sarebbe arrossita dalla testa ai piedi; non era normale rispondere a una persona apparentemente umana che stava bevendo del sangue di cervo.

“Ammetto che non rientra nei miei favoriti” disse Damon con uno sguardo ammiccante. I suoi denti erano così bianchi che avrebbero potuto illuminare una stanza buia.

“Già, nemmeno nei miei… io adoro le puzzole” rispose Bella, senza accorgersene. Damon per tutta risposta scoppiò a ridere. “Le puzzole?” riuscì a dire, in mezzo alle risate. Un’altra volta Bella si sentì imbarazzatissima, e nascose il viso sotto i capelli. Annuì leggermente con la testa, cercando di farsi notare il minimo indispensabile.

Poi, improvvisamente vinta dalla curiosità, chiese: “Bevi sangue umano?”

Damon rispose, senza alcun timore: “Rubo il sangue dall’ospedale, ma non uccido”.

La testa di Carlisle Cullen si girò di scatto, poco certo di quello che aveva sentito. Cercava una conferma che il suo udito non stava peggiorando nei secoli. E se l’avesse trovata, un vampiro in meno avrebbe girovagato per la Terra.

“Come scusa?” sibilò il dottore, mentre la moglie lo tirava per un braccio, cercando di fermarlo.

“Che rubo il sangue dall’ospedale. Mio fratello Stefan preferisce la dieta Bambi, ma io la sopporto ben poco. Così, ecco una strada alternativa che potete intraprendere anche voi, se vi va. Ah, l’ho inventata io. Copyright 2009” aggiunse sorridendo.

“E prima del 2009 cosa facevi?” Carlisle stava perdendo il controllo.

“Oh, uccidevo qualche persona qua e là…” rispose Damon, rimanendo sul vago. Non si era accorto che Carlisle gli si stava avvicinando dall’altro lato del tavolo come una serpe.

“Io.Ti.Ammazzo!” urlò Carlisle. Damon voltò la testa verso di lui e lo guardò sorpreso, cercando di capire cosa aveva detto di tanto brutto.

Bella, che aveva assistito alla scena senza interromperla, non pensando che Carlisle sarebbe arrivato a tanto, prese la mano di Damon e senza pensarci due volte corse via, lontano, insieme a lui. Non voleva che pure questo misterioso vampiro fosse coinvolto in quel casino.

I Cullen non provarono nemmeno a seguirla. Era giovane, forte e veloce. E pensarono anche che aveva bisogno di riflettere, di stare da sola. Forse quella sera sarebbe andata a trovare Nessie, oppure a cercare Edward. L’unica cosa che speravano era che non si lasciasse andare con quel Damon. Non era proprio il caso di rovinare ulteriormente la vita di Renesmee.

Decisero di lasciarle il suo spazio.

Quando i due se ne furono andati, i rimanenti Cullen fissarono Carlisle ad occhi spalancati, che era nel frattempo ritornato in se e aveva borbottato qualche scusa e qualcosa riguardo al fatto che la scomparsa del figlio lo aveva un po’ scosso.

Rosalie Cullen guardava Emmett Cullen con uno sguardo che comunicava una sola cosa “andiamocene via di qui”.

Charlie Swan e Sue Clearwater si alzarono senza dire niente a parte qualche scusa e si allontanarono verso La Push. I licantropi li seguirono a ruota.

Alice Cullen guardò la sala svuotarsi. Le si velarono gli occhi di lacrime che non poteva far scendere; era la prima volta che qualcosa organizzato da lei falliva miseramente. Sua madre Esme l’abbracciò in quel modo di cui solamente una madre è capace. Intanto, il proprietario del ristorante stava dicendo a Rosalie e ad Emmett, che avevano tentato di scappare, di riferire ai famigliari di pulire il ristorante per l’eccessivo disastro.

I Cullen passarono la sera così, a pulire come tante Cenerentole.

Bella Cullen invece, era arrivata con Damon a un caffè piuttosto lontano da lì e si era messa a raccontare tutto quello che doveva dire per sentirsi meglio. Damon ascoltava interessato. Quella sera ascoltò e basta.

Edward Cullen era fermo nella stessa posizione da un’ora buona, davanti a una ragazza carina sui vent’anni, in quel che doveva essere il bagno di casa sua. Entrambi, avevano lo sguardo sconvolto e non erano in grado di aprir bocca.

 

 

Angolino della Matta Fra o.O

Bhe, che dire? Siete fantastiche ragazze, grazie per tutte le recensioni che mi avete lasciato. Sono super eccitata per il successo di questa storia nata dalla mia mente malata dopo aver studiato per due ore tedesco… Grazie, grazie mille! Posterò appena posso, credo che ora con le vacanze di Natale (grazie Dio per aver inventato le vacanze di Natale, J) riuscirò a postare forse entro venerdì… Vi amo, grazie per tutto il sostegno che mi date.

Ringraziamenti particolari a…

1 - fra3
2 - Marissa_Salvatore
3 - Miss Maela
4 - nada650
5 - Saruxxa 

…che hanno inserito la mia storia fra le seguite

MA SOPRATTUTTO A: fra3 ; kiss88 ;  saruxxa ;  Alister09 ;  Nada650  che hanno recensito.

Sono le recensione che mi danno la forza, la voglia di andare avanti e scrivere, perché so che qualcuno legge. Quindi grazie, spero di ricevere altre bellissime recensioni da parte vostra e di altri.


Questo capitolo è dedicato a: fra3 per le sue recensioni a raffica, a kiss88 perché mi sta regalando momenti delena con la sua fan fiction e saruxxa per il suo entusiasmo che mi ha fatto impazzire per questa storia!

Grazie ragazze siete mitiche!

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