2. BLUE EYES
Tutta la famiglia Cullen
era seduta intorno a
un tavolo rettangolare, coperto da un’elegante tovaglia
bianca ricamata e con i
bordi all’uncinetto. Era tutto perfetto. I bicchieri erano
tutti posizionati
con la giusta distanza dai piatti, le forchette pure e le lame dei
coltelli
erano rivolte verso l’interno. Tutto perfettamente perfetto.
Esme Cullen guardava
il suo lavoro con un sorrisino ebete compiaciuto, dicendosi:
“Quale nonna di
questo mondo prepara una tavolata così per la sua nipotina?
La distanza fra tutte
le forchette e tutti i coltelli è di esattamente 5,41 centimetri .
Quale nonna farebbe un lavoro del genere? Quale nonna? Qual-“
.
“Mamma,
la
vuoi piantare, stai urlando!”
sbraitò Edward Cullen, scocciato. Ultimamente era sempre
molto su di giri,
nervoso ed irritabile, soprattutto nell’ultimo mese, ossia da
quando aveva
saputo che il primo anniversario di matrimonio di sua figlia sarebbe
stato
festeggiato a breve. Aveva a malapena sopportato la notizia del
matrimonio, e
ora festeggiare l’anniversario quando non si era ancora
ripreso dall’anno prima
per lui era troppo. Jacob Black proprio non gli andava giù.
Ci aveva provato
per far felice la moglie, ma nemmeno l’amore che provava nei
suoi confronti era
riuscito a fargli piacere quel lupo puzzone.
“Uh?”
Esme alzò gli occhi, come se fosse
uscita da uno stato di trans.
“Stai.Urlando.Io.Leggo.I.Tuoi.Pensieri!”
scandì bene Edward.
“Su,
amore non
essere così maleducato!”.
Bella Cullen tirò per il braccio il marito e lo costrinse a
guardarla e a
distogliere lo sguardo dalla madre.
“Scusa,
tesoro.” disse lui, improvvisamente
dispiaciuto.
“Non
è a me che devi chiedere scusa!” rispose
Bella, come se avesse a che fare con un bambino che aveva dato uno
schiaffo a un
altro e chiedeva scusa alla madre invece che all’interessato.
Edward
fissò
la moglie e poi, abbattuto,
disse: “Scusa, mamma”.
Bella
scosse la testa,
pensando “non c’è
speranza”.
Un
rumore di passi leggeri e apparve Alice
Cullen, il folletto matto della famiglia. Aveva in mano un righello con
sensibilità maggiore di un millimetro e ricontrollava ogni
distanza fra le
forchette e i cucchiai. Era concentratissima e se qualcuno avesse osato
interromperla avrebbe potuto perdere il controllo e ammazzare tutti in
pochi
secondi.
Quando
finì
di esaminare il tovagliolo, urlò:
“Molto bene! Ora vi spiegherò come andranno le
cose. Ho previsto tutto. Dunque,
per quei cretini che suppongo non lo sappiano (e guardò i
licantropi), oggi è
l’anniversario d-“
“Della
disgrazia” l’interruppe Edward, mentre
Bella scuoteva la testa. Lo faceva così spesso ultimamente
che era da
sorprendersi che non si fosse svitata e caduta a terra.
“Sta’
zitto una buona volta!” strillò Alice,
isterica. “Dicevo” continuò,
“che oggi è l’anniversario di matrimonio
di
Renesmee e Jacob Black”.
Edward
appariva
piuttosto incavolato con il
mondo, soprattutto quando i lupi intonarono un coro stonato di
“Tra rosa e
fior, nasce l’amore, Nessie e Jaky si son già
sposati. Lei disse sì, lui disse
sì, poi non nacque un figlio chiamato…”
e scoppiarono a ridere. Edward avrebbe
potuto sgozzarli in poco tempo, questo era poco ma sicuro.
“E
per
questo” continuò Alice, ignorandoli, “deve essere tutto
perfetto nei minimi
dettagli! Quindi, datevi da fare e contribuite! Jazz, che fai
lì seduto come
una scimmia? Sta’ dritto con quella schiena!”
Alice
passò
la mezzora seguente a lamentarsi
per come Rosalie accavallava le gambe “Rose, mostri un
po’ troppo quello che
non dovresti mostrare! Questa è una cerimonia importante,
non uno strip club!”.
Emmett aveva riso divertito e aveva messo le mani sotto il vestito di
Rose, per
aggravare la situazione e quando Alice lo aveva beccato gli aveva dato
un pugno
degno di un giocatore di wrestling. Solo che lei era la metà
di un giocatore di
wrestling.
Ad
Alice non andava bene
nemmeno il vestito
che Seth Clearwater aveva indossato. Era di tessuto scadente, fatto in
Cina.
“Ma dove credi di essere??” diceva o meglio,
urlava, “Un anniversario di
matrimonio non è una serata qualsiasi! E ci si veste
decentemente. Oh ma voi
licantropi non siete capaci di indossare delle maglie, passate tutto il
tempo
mezzi nudi?!”.
Poi
aveva chiamato i
grandi magazzini Armani
e si era fatta spedire vestiti all’ultimo minuto per tutti
coloro non si fossero
vestiti decentemente, a parer suo. Il povero signor Armani era stato
minacciato
di morte se non avesse fatto come Alice aveva ordinato di fare.
Arrivarono
le 20.00 precise, e Alice andò a
chiamare Renesmee. La ragazza si aspettava di incontrare solamente i
suoi
genitori, la sua madrina Alice, il suo padrino Jazz e suo marito Jake.
Non
aveva idea che al ristorante avrebbe trovato mezza Forks.
La
porta si
aprì, e Nessie apparve in tutto
il suo splendore. Indossava un bel vestito bianco, poco sopra il
ginocchio, che
rendeva la sua pelle incredibilmente luminosa e i metteva in risalto il
contrasto con i suoi occhi color cioccolato fuso. Era innegabilmente
bellissima.
Si
avvicinò
al tavolo e appena vide la sua
famiglia al completo, i licantropi tutti rigidi per paura del folletto
organizzatore, la povera Renesmee quasi svenne.
“Ciao!”
disse, incerta. “Per fortuna che
doveva essere una cosa veloce, senza troppi festeggiamenti!”.
Guardò la zia,
con quello sguardo da “ti voglio uccidere ora” e
“lo sapevo che non dovevo
fidarmi di te”. Ma nonostante questo, tutti sapevano che si
volevano un gran
bene.
Alice
si strinse nelle
spalle, cercando di
giustificarsi: “Bhe, tesoro, ho pensato che qualche persona in più sarebbe
stata di compagnia. Ho fatto
bene, no?”
“Naturalmente,
zia Alice. Ma…se avessi
saputo, avrei passato più tempo davanti allo
specchio…”
“Sei
bellissima tesoro” disse Bella mentre
abbracciava la figlia, facendo la madre affettuosa come sempre.
Dopotutto, sua
figlia aveva sette anni e ne dimostrava 18. Era normale che una donna
non
voleva abbandonare l’atteggiamento materno nei confronti
della sua bambina. Era
accaduto troppo in fretta, la sua crescita accelerata non era mai
andata a
genio a Bella Cullen.
“Sai
che ti
dico, Nessie? Anche troppo”
brontolò Edward.
“Smettila.
Amore. Smettila” lo rimproverò
Bella, che iniziava a spazientirsi sul serio.
“Come
puoi
dirmi di smetterla se Nessie è
vestita come una dea per… per… per
festeggiare… un anno di matrimonio con quel…
verm…cioè…lombri…bruc…”
Edward aveva perso l’uso della parola.
“Non
è un verm, non è un lombri, non è un
bruc, ma è Jacob. Chiaro? J-A-C-O-B. E tua figlia lo ama.
Accettalo o sei un
pessimo padre che dovrebbe vergognarsi!” sbraitò
Bella.
“Bella
smettila anche te. Stai urlando!”
ordinò Alice, cercando di riportare tutto
all’ordine. Era disperata. Le sue
visioni stavano cambiando, erano sfumate. Non stava andando come voleva
lei e
come era stato previsto. Edward e Bella stavano litigando, di nuovo. E
doveva
essere un giorno di festa e di felicità per Nessie! Non
doveva vedere i suoi
genitori litigare o avrebbe sofferto. Dopotutto, lei aveva ancora sette
anni.
“Nessie,
amore, perché sei ancora lì in
piedi?” chiese un Jacob estremamente premuroso, dolce e
tirato a lucido come
quei modelli del gel per capelli. Era arrivato poco dopo
perché aveva dovuto
cercare un parcheggio.
La
fissò, poi
si accorse che tutti i suoi
amici erano vestiti Armani e seduti composti sulle sedie di legno
pregiato. Non
riuscì a trattenersi, e scoppiò a ridere.
“Che state facendo? Ahahahahah!” si
piegò
in due dalle risate, e Nessie senza una ragione sensata, si
unì a lui. Forse
per coprire le urla dei genitori che la facevano star male.
Perché sapeva che
se stavano litigando era per causa sua, perché aveva sposato
Jacob… E poi, la
risata del marito era contagiosa.
“Non
è colpa nostra. È colpa sua” Embry,
imbronciato, indicò il folletto impazzito davanti alla lite
famigliare.
“Ahahahahahahah…
comunque, Alice, grazie. È
tutto così perfetto!” accentuò la presa
sulla mano di Nessie e la guardò con
amore. Lei ricambiò, nonostante tutto quello che stava
succedendo.
“Non
è per te che l’ho fatto! L’ho fatto per
Nessie! Comunque” disse Alice, non riuscendo a trattenersi,
“i tovaglioli sono
perfetti al millimetro!” si vantò, improvvisamente
non curandosi di quello che
stava succedendo attorno.
“Edward
lasciami stare, sei un emerito
idiota!” scoppiò Bella.
“Che
dici,
amore?!” replicò urlando Edward.
“Fai
schifo.
Non chiamarmi amore. Sparisci,
fai solo soffrire Nessie! Idiota!”. Bella stava delirando, a
dir poco
delirando. Edward non era da meno.
“Da
quando mi
detesti in questo modo?” chiese
Edward, senza più contenersi.
“Da
quando
continui a lamentarti su Nessie e
Jacob assieme. Non fai altro che dire che non stanno bene assieme, che
sono
esagerati, che il loro matrimonio non durerà… Ma
sai che ti dico? Il matrimonio
che non durerà è il nostro, perché io
ho chiuso con te, Edward Cullen!” finì
Bella, senza smettere di urlare. L’amore di Bella per Nessie
vinse su quello
per Edward. Lei non voleva che sua figlia soffrisse perché
Edward non approvava
il suo matrimonio. Non avrebbe permesso che Nessie divorziasse o cose
del
genere. Se l’unico modo per risolvere la situazione e il
matrimonio della
figlia era lasciare Edward, Bella ne sarebbe stata in grado. Amava
troppo
Renesmee.
Calò
il
silenzio nella stanza, tutti i vecchi
nel ristorante che prima ascoltavano distrattamente, ora avevano gli
occhi
sbarrati e scuotevano la testa, scandalizzati dall’accaduto.
Una volta le
coppie non si lasciavano così, e forse Edward non aveva
considerato che il 1918
era passato. Ma Edward sperava con tutto il cuore che le intenzione di
Bella
non fossero così definitive e serie. Sperava che ritornasse
in se e se ne
potesse discutere con un po’ di più calma.
Il
silenzio tombale
venne interrotto dal
pianto di Nessie. Soffriva, e Alice voleva consolarla, ma non osava
fare un
passo in avanti. Sembrava che Edward volesse staccare la testa a tutti.
“E
dove
andresti, Bella Swan?” chiese Edward,
con un tono risoluto, curioso e cattivo allo stesso tempo, per
nascondere la
sofferenza che lo travolgeva.
“Non
lo so, ma
ovunque è meglio di qui. Andrò
dove tu non ci sarai.”
“Bhe,
sappi
che poi mi vorrai. Mi verrai a
cercare. Ti mancherò. Perché tu mi ami, e
anch’io ti amo” disse Edward, sicuro
di se.
Bella
stava per
ribattere ma, improvvisamente,
accadde una cosa assurda. Edward fece un’espressione
stralunata, si girò su se
stesso e s’incamminò verso l’uscita del
ristorante. Camminava come uno zombie,
con passi lenti e barcollanti. Ci mancavano solo le braccia in fuori e
sarebbe
potuto sembrare sonnambulo. La porta sbatté.
I
Cullen si guardarono
stupiti e spaventati.
Pure Bella era preoccupata, iniziava ad avere una strana sensazione.
Presto
la porta si
riaprì ed entrò un
ragazzo. Niente di strano, fino a quando lo sconosciuto
entrò nel ristorante.
Ma poi, egli s’incamminò deciso verso il tavolo
dei Cullen, come se li
conoscesse.
Si
posizionò
nello stesso posto dove prima
stava Edward, che era vestito elegante nel suo completo D&G
apposta per l’occasione.
Ora il “nuovo Edward” era vestito con una camicia
nera, sbottonata sui primi
tre bottoni. Da sotto quel tessuto leggero si intravedevano dei muscoli
scolpiti. I jeans fasciavano delle gambe ancora più
muscolose di quelle
dell’Edward di prima. Erano completamente diversi i due
ragazzi, non avevano
nulla in comune se non la bellezza disarmante e il pallore.
Gli
occhi non erano
più color dell’oro fuso,
ma di un azzurro intenso e ardente, i capelli non erano più
ramati ma neri. Lo
sconosciuto era anche leggermente più basso di Edward.
Quel
ragazzo apparso da
chissà dove avrà
avuto circa vent’anni, forse un po’ di
più. I Cullen capirono all’istante che
era un vampiro, per il colore della sua pelle e per i canini che si
intravedevano dal sorriso a 250 Watt che era spuntato sul viso del
giovane.
Erano appuntiti, tipici di quelli della loro specie.
La
domanda era: era vegetariano? Nessie
poteva star tranquilla? Non aveva gli occhi rossi, ma neanche dorati e
nemmeno
neri, tipici dei vampiri affamati. Erano azzurri, come se la
trasformazione da
umano a vampiro non avesse cancellato il loro colore originale. Jacob,
comunque, non ci pensò due volte a pararsi davanti a
Renesmee. Bella, invece,
era troppo sconvolta per muoversi.
La
domandissima era:
dove diavolo era finito
Edward?
In
quel momento le donne
Cullen non ci
pensavano più di tanto: Alice, Esme, Rosalie e Bella Cullen
avevano allungato
il collo nel momento esatto in cui il sorriso era comparso sul volto
del
vampiro sconosciuto. Era abbagliante.
Renesmee
continuava a
piangere sulla camicia
di Jake e guardava stralunata con gli occhi arrossati il nuovo
arrivato. Non
perché lo trovasse attraente, ma perché aveva
sostituito il suo amato papy.
Gli
uomini Cullen
cercavano di attirare
l’attenzione delle mogli, senza grandi risultati.
“Ehm…
Salve, gente!” iniziò lo sconosciuto.
Aveva una voce forte, profonda e, Bella l’aveva notato
subito, molto sensuale.
Voleva rispondergli, attirare la sua attenzione, ma non poteva parlare.
Per due
ragioni: uno, non trovava la voce. Era sparita, forse per la vista del
vampiro
supersexy. Due, Nessie non avrebbe mai dovuto vedere la madre fare
qualsiasi
cosa che assomigliasse alla traditrice di papà deficiente.
Vedendo
che nessuno gli
rispondeva, lui
continuò, sempre con quella voce: “Scusate,
cos’è questa puzza?”.
Bella
scoppiò
a ridere e ricevette uno
sguardo fulminante dalla figlia che, per niente abbagliata dalla
bellezza del
vampiro, non si diede contegno di dire: “Non
c’è nessuna puzza qui. Ora se ne
torni a casa”. Questa affermazione le costò
quattro paia di occhi gialli femminili
spalancati come palle da tennis e un coro di: “Ma Nessie, non
essere
maleducata!”
La
ragazza
guardò le zie, la nonna e la mamma
con disprezzo. Si pulì le lacrime con un tovagliolo (Alice
sussultò quando lo
piego senza rispettare le pieghe precedenti), si alzò,
tirò il marito per una
manica e si allontanò dal tavolo. Jacob la seguì,
guardando dispiaciuto e
mormorando scuse. Poco dopo si sentì la porta
d’ingresso del ristorante
sbattere. I vecchi, stupefatti per quanto che avevano visto, iniziarono
ad
avviarsi verso casa, convinti che avessero bisogno di una bella dormita.
“Oh,
ora
c’è meno odore. Era davvero
insopportabile” disse allegramente il ragazzo.
Bella
ritrovò
l’uso della parola. “Scusaci,
ma siamo un po’ sorpresi dal tuo arrivo. Prima…
Bhe, diciamo che prima al tuo
posto c’era… Un po’ difficile da
spiegare e comprendere, lo so, ma è la
verità!” concluse tutto d’un fiato.
“No,
capisco
benissimo. Dove vivo io c’è pure
una strega. Sono abituato a queste cose assurde… maledizioni
e compagnia bella.
Quindi, bellezza, non devi preoccuparti…” il tipo
ammiccò a Bella, che non poté
non esserne grata.
“Io
sono Bella
Cullen” si presentò lei,
tendendo una mano.
“Damon
Salvatore, piacere”. Si sorrisero, un
sorriso pieno di intesa, nonostante non si conoscessero neppure. Fra le
loro
mani si sentì una scarica elettrica. Non come quelle che
Bella aveva talvolta
con Edward, quelle erano imbattibili, ma comunque forte.
“Bhe,
loro
sono i miei parenti… mio padre
Charlie, sua moglie Sue, poi le mie cognate Alice e Rosalie, e i mariti
Jasper
e Emmett. Sono tutti figli adottivi di Esme e Carlisle. Loro sono
Embry, Paul,
Jared, Seth, Leah, Quil, Sam, Emily… e quelli che se ne sono
andati poco fa
erano Jacob e mia figlia Renesmee. A proposito, scusala per il suo
comportamento…”Bella iniziava a dimenticare quello
che stava dicendo. Lo
sguardo di Damon la mandava in tilt. E questo non doveva accadere: era
una
donna sposata.
“Naturalmente
è già perdonata. Ma, è figlia
tua e di…?” chiese Damon, alquanto interessato.
“Ehm…
di Edward.” Rispose Bella, rimanendo
sul vago. Non le piaceva ammetterlo, ma quella litigata con suo marito
l’aveva
lasciata piuttosto scossa.
“E
sarebbe?” chiese Damon, guardandosi
intorno per riconoscere nei parenti qualcuno che Bella aveva presentato
col nome
di Edward.
“Ehm…
lui non c’è. È…in
bagno” improvvisò
Bella, non volendo dirgli la verità.
“Ah,
allora lo
conoscerò più tardi!”. Damon
sorrise. “Da bere?” chiese, allegro.
“Ehm…non
so” mormorò Bella. Era imbarazzata a
dir poco. Stava semiflirtando con quel Damon che chissà da
dove veniva davanti
alla sua famiglia.
“Insisto”.
Damon insisteva proprio. Forse era
meglio dirgli che era sposata, perché quello sguardo era
molto da “playboy che
ottiene sempre quello che vuole”.
“Credo
che
sarà meglio iniziare a mangiare!”
Alice era un dono divino.
Bella
ne
approfittò e si sedette a tavola, e
per educazione fece accomodare Damon vicino a lei, al posto di Edward.
Damon
non fece nessuna
domanda su Edward.
Chissà cosa stava pensando… Bella al suo posto
avrebbe di certo riflettuto dove
era finito il misterioso tipo del bagno: “Sarà
caduto nel water? Lo sciacquone
l’ha inghiottito?”
Il
cameriere
arrivò con l’antipasto che i
licantropi divorarono affamati. Ormai non si curarono di mantenere una
posizione eretta e composta e Alice non pensava a rimproverarli. La
serata era
rovinata, in ogni caso. Mancavano gli sposi, mancava il padre che
doveva fare
il discorso. E in una cena intima come quella, era presente questo
Damon
Salvatore che cercava di rimorchiare Bella, la quale cercava di
resistere con
tutte le sue forze alle sue provocazioni. Perché Bella,
odiava ammetterlo,
adorava guardare quegli occhi blu. L’avevano rapita al primo
impatto. I
rimpianti però iniziavano a farsi sentire e il desiderio di
chiarire con Edward
si faceva sempre più forte.
A
Damon non
sfuggì che i Cullen non
mangiavano niente, ma bevevano del misterioso liquido rosso che si
erano
portati dietro. Tuttavia, decise di imitare i puzzoni e mangiare. La
vera cena
l’avrebbe fatta dopo…
Rosalie
si
versò un bicchiere di sangue di
cervo, ma qualche goccia rimbalzò nel bicchiere e
finì proprio vicino a Damon.
Gli occhi si annerirono, i canini pungevano. E questo non
sfuggì a Bella. “Ne
vuoi un po’?” chiese, gentilmente. Era anche
tuttavia stupita dal fatto che Damon
potesse mangiare cibo umano senza vomitare, ma lo avevano capito tutti
ormai che
era diverso dai Cullen.
“Mi
farebbe
molto piacere, dolcezza” rispose
Damon, grato che Bella avesse intuito il suo bisogno e avesse capito
tutto
all’istante e che soprattutto non avesse fatto domande.
Afferrò il bicchiere
che lei gli porse e lo finì in un sorso. Lo
appoggiò poi sul tavolo e schioccò
le labbra, soddisfatto a metà. Poi mormorò
all’orecchio di Bella: “Mmmmm…
cervo?”. Lei annuì, lievemente imbarazzata. Se
fosse stata umana sarebbe
arrossita dalla testa ai piedi; non era normale rispondere a una
persona
apparentemente umana che stava bevendo del sangue di cervo.
“Ammetto
che
non rientra nei miei favoriti”
disse Damon con uno sguardo ammiccante. I suoi denti erano
così bianchi che
avrebbero potuto illuminare una stanza buia.
“Già,
nemmeno nei miei… io adoro le puzzole”
rispose Bella, senza accorgersene. Damon per tutta risposta
scoppiò a ridere.
“Le puzzole?” riuscì a dire, in mezzo
alle risate. Un’altra volta Bella si
sentì imbarazzatissima, e nascose il viso sotto i capelli.
Annuì leggermente
con la testa, cercando di farsi notare il minimo indispensabile.
Poi,
improvvisamente
vinta dalla curiosità,
chiese: “Bevi sangue umano?”
Damon
rispose, senza
alcun timore: “Rubo il
sangue dall’ospedale, ma non uccido”.
La
testa di Carlisle
Cullen si girò di
scatto, poco certo di quello che aveva sentito. Cercava una conferma
che il suo
udito non stava peggiorando nei secoli. E se l’avesse
trovata, un vampiro in
meno avrebbe girovagato per la Terra.
“Come
scusa?” sibilò il dottore, mentre la moglie
lo tirava per un braccio, cercando di fermarlo.
“Che
rubo il
sangue dall’ospedale. Mio
fratello Stefan preferisce la dieta Bambi, ma io la sopporto ben poco.
Così,
ecco una strada alternativa che potete intraprendere anche voi, se vi
va. Ah,
l’ho inventata io. Copyright 2009”
aggiunse sorridendo.
“E
prima del
2009 cosa facevi?” Carlisle
stava perdendo il controllo.
“Oh,
uccidevo
qualche persona qua e là…”
rispose Damon, rimanendo sul vago. Non si era accorto che Carlisle gli
si stava
avvicinando dall’altro lato del tavolo come una serpe.
“Io.Ti.Ammazzo!”
urlò Carlisle. Damon voltò
la testa verso di lui e lo guardò sorpreso, cercando di
capire cosa aveva detto
di tanto brutto.
Bella,
che aveva assistito alla scena senza
interromperla, non pensando che Carlisle sarebbe arrivato a tanto,
prese la
mano di Damon e senza pensarci due volte corse via, lontano, insieme a
lui. Non
voleva che pure questo misterioso vampiro fosse coinvolto in quel
casino.
I
Cullen non provarono
nemmeno a seguirla.
Era giovane, forte e veloce. E pensarono anche che aveva bisogno di
riflettere,
di stare da sola. Forse quella sera sarebbe andata a trovare Nessie,
oppure a
cercare Edward. L’unica cosa che speravano era che non si
lasciasse andare con
quel Damon. Non era proprio il caso di rovinare ulteriormente la vita
di
Renesmee.
Decisero
di lasciarle il
suo spazio.
Quando
i due se ne
furono andati, i rimanenti
Cullen fissarono Carlisle ad occhi spalancati, che era nel frattempo
ritornato
in se e aveva borbottato qualche scusa e qualcosa riguardo al fatto che
la
scomparsa del figlio lo aveva un po’ scosso.
Rosalie
Cullen guardava
Emmett Cullen con uno
sguardo che comunicava una sola cosa “andiamocene via di
qui”.
Charlie
Swan e Sue
Clearwater si alzarono
senza dire niente a parte qualche scusa e si allontanarono verso La
Push. I
licantropi li seguirono a ruota.
Alice
Cullen
guardò la sala svuotarsi. Le si
velarono gli occhi di lacrime che non poteva far scendere; era la prima
volta
che qualcosa organizzato da lei falliva miseramente. Sua madre Esme
l’abbracciò
in quel modo di cui solamente una madre è capace. Intanto,
il proprietario del
ristorante stava dicendo a Rosalie e ad Emmett, che avevano tentato di
scappare, di riferire ai famigliari di pulire il ristorante per
l’eccessivo
disastro.
I
Cullen passarono la
sera così, a pulire
come tante Cenerentole.
Bella
Cullen invece, era
arrivata con Damon a
un caffè piuttosto lontano da lì e si era messa a
raccontare tutto quello che
doveva dire per sentirsi meglio. Damon ascoltava interessato. Quella
sera
ascoltò e basta.
Edward
Cullen era fermo
nella stessa
posizione da un’ora buona, davanti a una ragazza carina sui
vent’anni, in quel
che doveva essere il bagno di casa sua. Entrambi, avevano lo sguardo
sconvolto
e non erano in grado di aprir bocca.
Angolino della Matta Fra o.O
Bhe, che
dire? Siete fantastiche ragazze, grazie per tutte
le recensioni che mi avete lasciato. Sono super eccitata per il
successo di
questa storia nata dalla mia mente malata dopo aver studiato per due
ore
tedesco… Grazie, grazie mille! Posterò appena
posso, credo che ora con le
vacanze di Natale (grazie Dio per aver inventato le vacanze di Natale,
J)
riuscirò a postare forse entro
venerdì… Vi amo, grazie per tutto il sostegno
che mi date.
Ringraziamenti
particolari a…
1
- fra3
2 - Marissa_Salvatore
3 - Miss
Maela
4 - nada650
5 - Saruxxa
…che
hanno inserito la mia storia fra le seguite
MA
SOPRATTUTTO A: fra3
; kiss88
; saruxxa
; Alister09
; Nada650 che hanno recensito.
Sono le recensione che mi danno la forza, la voglia di andare avanti e scrivere, perché so che qualcuno legge. Quindi grazie, spero di ricevere altre bellissime recensioni da parte vostra e di altri.
Questo
capitolo è dedicato a: fra3 per
le sue recensioni a raffica, a kiss88 perché mi sta
regalando momenti delena
con la sua fan fiction e saruxxa per il suo entusiasmo che mi ha fatto
impazzire per questa storia!
Grazie ragazze siete
mitiche!