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Autore: Mitsutsuki    19/12/2010    1 recensioni
Un nome francese per un ristorante che di francese preparava solo la quiche era stata una pessima idea.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Serie: Original
Partecipante a: Xmas Tree Party - Challenge@FW.it
Prompt: Autunno, Castagne
Capitolo: 1/1
Contatore: Pages - 904 Parole.
Note: Le ricette sono state gentilmente offerte da Pane, Amore e Creatività.
Disclaimers: Tutto sotto mio ©.


Oneshot



La scritta del loro piccolo e poco noto ristorante, Cuisine Royal, diede un ultimo bagliore azzurrognolo prima di spirare sotto la pioggia autunnale di Novembre.
Sospirò da sotto l’ombrello, cercando le chiavi. Avrebbero dovuto sostituirla quando la ‘R’ aveva cominciato a dare segni di cedimento. A dire il vero, avrebbero dovuto cambiarla del tutto.
Un nome francese per un ristorante che di francese preparava solo la quiche era stata una pessima idea. Specie considerando il capriccio che l’aveva battezzato Cuisine Royal: l’odio della cameriera - e unica sua collaboratrice - per la sua insegnante di francese. Odio contraccambiato sia dalla professoressa che dalla lingua stessa.
Davanti al suo fallimento, abbandonò la ricerca delle chiavi e bussò al vetro del locale. Sbirciò dentro facendosi ombra con una mano finché non vide accendersi una luce dalla cucina. Ashley ne venne fuori poco dopo, coi capelli malamente acconciati in uno chignon spettinato castano e rosso. Lo spiò da dietro il vetro, come per assicurarsi che fosse lui quello stretto nel giaccone, irritato, fradicio e senza chiavi.
Socchiuse appena la porta — Capo? — Domandò con occhi assonnati.
— No, l’omino del latte. Chi vuoi che sia? —
Nathan la scostò e si fece largo nella sala, lasciando un fiume d’acqua fredda al suo passaggio. Ashley emise un lamento seccato, misto ad uno sbadiglio.
La ignorò. Tempo qualche attimo e si sarebbe rimboccata le maniche da sé, conscia del fatto che per lui moccio e secchio erano estranei da evitare come lebbrosi.
Salì al piano superiore ed entrò nella sua stanza, ricavata da un camerino perfettamente inutile per due sole persone che si presentavano già in divisa al lavoro.
Abitava lì. Gli era bastato trasformare il gabinetto del personale in un vero e proprio bagno con doccia e lavandino per avere tutto a portata di mano: casa e lavoro.
Andava da sé che non gli piacesse viaggiare, fosse per visitare l’Europa da cima a fondo o andare al supermercato a qualche isolato di distanza. Troppa fatica. E troppo spesso agenti atmosferici contrari lo perseguitavano, colpendolo con acqua, grandine, vento e neve.
Si cambiò, mentre da dietro la porta Ashley lo informava che aveva ripulito tutto, con l’orgoglio di chi ha svolto una grande impresa in brevissimo tempo.
Lo appellava come ‘capo’ anche se capo non era. Le piaceva e non c’era verso di scucirglielo dalle labbra. In un’ipotetica scala di valori, effettivamente, il cuoco era posto più in alto rispetto alla cameriera, ma per lui questo non aveva molta importanza. Dopotutto, era già tanto che avessero un cliente affezionato che fosse uno.
La sentì appoggiarsi con la schiena al legno della porta.
— Capo, visto che è autunno, non sarebbe bello fare qualcosa a tema? —
Mugugnò un “mh” in risposta, spiegando la divisa bianca sul letto. Da chef, col suo nome cucito a destra del colletto. Regalo di Ashley il natale passato.
— Pensavo alle castagne. — Continuò lei eccitata — Si potrebbe fare un menù a base di castagne, o magari solo un dolce. Non so. —
Nathan si allacciò l’ultimo bottone, quindi aprì la porta spostandosi di lato, così da lasciare libero il pavimento per Ashley, che ci cadde di schiena.
Si morse un labbro, trattenendo le grida che le gonfiarono le guance e le arrossarono il volto.
Doveva fare male.
La fissò dall’alto del suo metro e ottanta, con sufficienza ostentata.
— Non ci si dovrebbe mai appoggiare alle porte che si aprono dall’interno. —
Ashley fece cenno d’aver recepito il messaggio, ricacciando indietro una lacrima dispettosa.
Rettifica: doveva fare molto male.

Nathan non credeva che potessero esistere così tante pietanze diverse a base di castagne. Le aveva sempre concepite esclusivamente arrostite o nella crema di marroni.
— Questa sembra buona. — Commentò Ashley, indicandogli la fotografia di una zuppa a base di castagne e farro.
Spostò pigramente il cursore su un altro link.
Odiava internet. Troppi collegamenti a pagine astruse in lingue sconosciute, foto dalla dubbia provenienza, video assurdi e nick impossibili da tenere a mente... semplicemente troppe cose.
— Anche questo. — Da sopra la sua spalla, Ashley gli indicò delle tagliatelle, la cui didascalia sosteneva fossero condite con panna, castagne e funghi porcini.
Ingredienti che comunque loro non avevano.
— Sai — disse, lasciando alla mano il compito di sorreggergli il capo — non abbiamo alcuna castagna in dispensa. Né dei funghi, ora che ci penso. —
Ashley si voltò verso di lui. I suoi occhi grigi lo fissarono per qualche tempo, perplessi.
Poi, lentamente, la verità del cosmo cominciò a farsi largo nel suo sguardo.
— Allora non si possono cucinare. —
— Già. —
— Beh, dovremo raccoglierle. —
Corrugò la fronte — Comprarle. —
Lei scosse il capo. Era convinta che andassero raccolte perché solo così avrebbero mantenuto il gusto vero delle castagne cadute naturalmente a terra, senza agenti chimici a vegliare su di loro perché fossero grandi, belle e tutte uguali.
Nathan continuò a fissarla perplesso.
— Solitamente le castagne dei boschi sono fin troppo piccole. E dubito ne troverai a sufficienza per comporre un intero menù. —
— Allora le coltiverò personalmente! Sì, così sfrutteremo il retro bottega. Sì. — Continuò a dirsi “sì” finché non si armò della propria tracolla e paga mensile per i semi di castagno. Probabilmente persistette nel suo assenso a se stessa anche dopo che fu uscita dal locale, fino al negozio.
La lasciò fare. Quantomeno, prima che le sue castagne fossero state pronte per essere raccolte, sarebbero passati centinaia di autunni. Nel frattempo, lui avrebbe potuto continuare a cucinare il solito menù di un ristorante che di francese aveva solo il nome e la quiche.

  
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