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Autore: _Giuls17_    19/12/2010    1 recensioni
una ragazza e i suoi problemi, riuscirà ad affrontarli solo cambiando identità, diventando un'altra persona. e questa nuova persona le piacerà molto.
cosi assieme ai suoi compagni, emo...prenderà in mano la sua scuola e cercherà di fargliela pagare ai ragazzi più snobbini dell'intera città, la cui scuola sta a pochi passi dalla loro, ma non ha ancora idea, che dall'odio alle volte può nascere un amore, selvaggio e incontrollato, che diventerà la sua droga...e le cambierà la vita, per sempre.
dal capitolo tre: ...e quella scritta allora?.-
Portai lentamente lo sguardo sulle parole che avevo inciso poco fa: N. R. N. D.
-Che vogliono dire?.- chiese Susy.
La guardai come se stessi guardando il vuoto, e le risposi con non sufficienza.
-No Remember, No Dreams.-
-Non sei troppo negativa?.- chiese Jeff accendendosi una sigaretta.
Lo guardai male, e risposi –No! Noi siamo negativi, noi siamo tristi, noi non abbiamo aspettative per il futuro, noi non abbiamo sogni, noi non siamo nessuno, il mondo ci rifiuta, le persone ci ignorano.
E allora perché ricordare? Non ci aiuta ad andare avanti, non ci riserva un posto di lavoro sicuro, ci illude, ci illude di poter essere come prima. Ma noi non saremo mai come prima, noi siamo dannati.- lo guardai negli occhi.
-Lo saremo per l’eternità.- gli presi la sigaretta dalla mani e me ne andai.
Genere: Dark, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Scuola.

La campanella suonò, ma nessuno se ne accorse. Io e i miei compagni eravamo troppo impegnati per sentirla, troppo impegnati per sentire chiunque se non noi stessi.
Cosi un’altra ora passò, nel più totale disinteresse verso la scuola e verso i professori, e ultimamente era peggio di prima. Ultimamente non permettevamo manco ai professori di entrare in classe o di fare lezione, li lasciavamo fuori nei corridoi e le giornate le trascorrevamo in pace, ormai da un paio di mesi.
La scuola sotto il nostro comando era un paradiso.
-Ragazzi ultimamente si che mi piace andare a scuola!.- esclamò un mio compagno.
-Certo, con la nostra nuova politica le cose vanno molto meglio!.- risposi io con un sorriso beffardo.
-Certo è tutto merito tuo!.- urlarono le mie amiche.
-Sì lo so.- dissi voltandomi verso la finestra, guardai fuori e notai che stava nevicando. Era la prima volta da quando era iniziato l’inverno, eppure era molto strano, eravamo a Novembre inoltrato ma fino a poco tempo fa pareva piena estate.
Ma allontanai la mente da quei pensieri, non era il momento di soffermarmi sul tempo, perché beh, avevo di meglio di fare, dovevo governare la scuola, pensai sorridendo.
-Lo sai, sembri una regina egiziana in questo momento.- mi disse un mio compagno che mi stava fissando con insistenza.
-Cosa?.- chiesi sorpresa.
-Sì hai capito, lo sembri con quegli occhi.- mi disse distogliendo lo sguardo dal mio.
_ -Ah beh, non lo sapevo.- dissi guardandolo. Ero sorpresa, non mi sarei mai aspettata un simile complimento, se si può definire tale, e soprattutto un complimento fatto a me? Non era mai successo. Rimasi sbalordita per un attimo, poi però tornai in me e non fui tanto dolce con lui.
-Si okay, ma non diciamo più cazzate gentilmente.- mi alzai dal banco e uscii dalla classe. Nessuno poteva farmi un complimento, pensai ribollendo dalla rabbia.

Per il resto della giornata mi occupai di un paio di faccende che riguardavano la futura occupazione della scuola, tutto stava procedendo in modo perfetto e la cosa mi riempii di una gioia strana, come se fosse soffocata da qualcosa.
Ma non persi tempo a pensarci, sapevo perché mi sentivo in quel modo, e sapevo di aver fatto la scelta giusta quel giorno, ecco perché non mi sorpresi quando sentì quella “gioia”, perchè essere Emo non voleva dire essere felici, voleva dire tutto l’opposto, e a me andava bene cosi.
E quel sentimento era il sottoposto della vera gioia, perché per una come me, per una ragazza Emo come me, la vita non aveva riservato nessuna gioia, nessun grande progetto da realizzare, ma solo tristezza.
Ecco perché mi accontentavo di avere delle piccole ambizioni, e non grandi desideri, perché in fondo al cuore sapevo che sarebbero rimasti solo sogni, e l’illusione non faceva mica parte di me, e prendere la scuola era uno di questi, pensai con un po’ di orgoglio per il mio piano.
Rientrai in classe che stava per suonare l’ultima campanella, e trovai i miei compagni quasi nelle stesse posizione di quando li avevo lasciati, la cosa non m sorprese per niente.
-Ragazzi devo dirvi una cosa.- dissi con il mio tono migliore.
Tutti si voltarono per guardarmi e si misero in ascolto.
-Vi volevo solo annunciare la futura occupazione della scuola, che molto probabilmente.- dissi con aria compiaciuta –Avverrà direttamente domani!.-
Loro rimasero un attimo perplessi e poi esultarono dalla gioia lanciarono tutto in aria, era il loro modo di esprimersi, era il nostro modo, pensai fieramente, e cosi mi unii anche io a quella confusione e uscimmo da scuola continuando a fare caos, ma la festa finì quando incontrammo i nostri vicini.
Cioè i ragazzi dell’istituto più prestigioso di Londra, che a sentire dalle voci che correvano, erono molto arrabbiati ad averci a pochi passi da loro. Ma a noi tutto questo non ci importava, a differenza loro, stavano al nostro posto, cosa che quegli snobbini non avevano mai fatto.
Ci guardarono uscire e noi guardammo loro, indossavano delle divise tutte splendide e perfettamente lucide, noi dei semplici vestiti e io come altri li indossavamo pure stracciati perché eravamo Emo, e in quell’istante scoppiarono a ridere.
Si ci deridevano, pensai con rabbia, ma non sarebbe durata all’ungo mi dissi, li avremmo fatti smettere, e trovai in quell’istante anche il modo perfetto. -Andiamo.- dissi ai miei amici, noi non li sopportavamo, e quelli grazie al cielo ricambiavano il sentimento di puro odio che ci accumunava.
-Si sparite per favore!.- ci urlarono.
-Tranquilla, da domani metteremo in atto il piano “Rompiamo Agli Snobbini”, ve né parlerò domani a scuola, tranquilli.-
Li salutai e mi incamminai verso la mia casa, con mille pensieri che mi vorticavano nella mente, alle volte essere Emo non mi permetteva di esprimere tutta la mia rabbia, ma stavolta pensai era diverso, stavolta c’erano troppe persone coinvolte per tacere, per una volta noi avremmo dominato, pensai eccitata…
   
 
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