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Autore: Darik    07/12/2005    2 recensioni
Cosa succederebbe se qualcuno decidesse di scrivere una fan fiction horror su Full Metal Panic?
Genere: Sovrannaturale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Days of Japanese Legends'
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“….E ora, un caloroso applauso alla rivelazione musicale dell’anno! Ecco a voi la bellissima, bravissima, irresistibile Kanako Yamamura!”

Conclusa la lettura, il ragazzo con aria soddisfatta chiuse il file word.

“Be, cosa te ne pare?” chiese alla sua amica.

“Mmm, ti dirò, la trama non è male, però mi sembra di averla già sentita”.

“Infatti. E’ una citazione nascosta, in parte. D’altronde quella saga ormai va cosi tanto per la maggiore che mi sono sentito quasi obbligato a menzionarla. Comunque ho preso spunto dai libri, non dai film, e ho cambiato alcune cosette. Voglio proprio vedere quanti la scorgeranno”.

“Ah, ok”.

Passò qualche attimo di silenzio.

“E allora? Non hai nient’altro da dire?”

“Che vuoi che ti dica? Mi è piaciuta. Ma non mi ha proprio entusiasmato. La trovo una fan fiction carina”.

“Come carina? E’ bellissima!”

“Temo che tu la veda con occhi troppo di parte”.

“Bah” fece lui seccato “Non capisci la mia arte!”

“La tua arte? Ehi, cala la cresta! Non puoi pretendere che tutti approvino con lodi sperticate quello che scrivi. E sappi che non ho alcune intenzione di mettermi a litigare per una fan fiction!”

“Va bene, scusa se ho esagerato. E che questo racconto per me è importante. Ho sempre sognato di vedere un anime basato su una mia storia, e il desiderio potrebbe finalmente realizzarsi”.

E allora mandala e attendi la risposta. Io d’altronde ti dico di darti una calmata perché potrebbero anche respingerla. E’ una possibilità. Tu ci resteresti molto male e mi dispiacerebbe. Sperare va bene, atteggiarsi come se si avesse già vinto no”.

“Be, io chiamo qualche ristorante con consegna a domicilio e mi faccio portare la cena. Vuoi fermarti qui?”

“Volentieri. Ma perché la consegna a domicilio? Tua madre dov’è?”

“Non lo so. Sono rientrato oggi pomeriggio e non c’erano né lei, né mio padre. Saranno andati da qualche parte. Ora vado a chiamare”.

Il ragazzo uscì, lasciando sola la ragazza che cominciò a guardare la stanza.

“Che brutta casa. Non mi sorprende che l’abbiano trovata ad un prezzo stracciato” pensò la ragazza. Poi si attivò lo screen saver.

“Oh Dio, che è questo schifo!?” esclamò davanti a quello screen saver: un pallidissimo volto di donna, dai lunghi capelli neri, che teneva in avanti delle mani bianchissime, protese verso di lei come se volessero afferrarla.

Il ragazzo raggiunse il telefono all’ingresso del soggiorno, ma prima che potesse fare il numero, l’apparecchio squillò.

“Pronto? Ah, signora Takashi, è lei. No, Shinji non è qui. Non lo vedo da due giorni. Perché me lo chiede?”.

Il ragazzo sentì la risposta della donna, la cui voce era sempre più apprensiva.

“Capisco. Manca da ieri sera. Dove l’ha visto l’ultima volta? Ah, davanti allo schermo del PC? Shinji non mi sembra il tipo che fa scherzi simili, forse dovrebbe chiamare la polizia. Se vengo a sapere qualcosa, la chiamerò subito. Come? Se ho visto Ruri? No, anche lei non la vedo da qualche giorno. Non mi dica che…”.

La signora Takashi spiegò al ragazzo che poco prima la famiglia di Ruri l’aveva chiamata per chiederle se sapeva dove fosse la figlia. Anche Ruri era scomparsa la sera prima.

“Accidenti, non so proprio cosa dire” mormorò il ragazzo.

E prima che potesse sentire la risposta della madre di Shinji, udì una strana interferenza nel telefono.

Era un rumore indefinito, ma sembrava una specie di gorgoglio aspro.

Che si fece sempre più forte e insistente, per poi interrompersi di botto.

“Ma che diavolo succede?”

E come se non bastasse, sentì dei passi al piano di sopra.

Non sembrava essere la sua amica, perché erano i passi di piedi piuttosto piccoli, come quelli di un bambino.

E in casa non c’erano bambini.

Per questo il ragazzo gridò: “Chi è là!” senza ricevere risposta.

Allora lentamente risalì le scale, si diresse verso la sua stanza.

Non appena voltò l’angolo, vide qualcuno entrare di corsa nella stanza.

O meglio, ne intravide solo le gambe, bianchissime e piccole come quelle di un bambino.

Il ragazzo deglutì, e provò a chiamare la sua amica.

Come unica risposta, giunse un lungo e sinistro miagolio.

FINE

 

  
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