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Autore: Karyon    19/12/2010    2 recensioni
Eppure ogni anno, in quella precisa data, Shanks perdeva la bussola.
Come se il navigatore principale della sua nave interna si sfasciasse, perdeva temporaneamente l’equilibrio, barcollando tra ricordi e presente, verità e bugie, rimescolando di tanto in tanto la realtà come un pittore con la tua tavolozza.

(Partecipa al "A year together" del Collection of starlight)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Shanks il rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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E rieccomi con un altro prompt: Partecipa al “AYT  A year together” del Collection of Starlight.
(46. Calendario stracciato).
Abbiate pazienza, ho perso la mano =.=
 
|| Rendez-vous
(Nel fondo del mare).
 
Risate, urla, rumore di boccali sbattuti sul duro legno, assi di ponte scricchiolanti, voci miste a rimestio delle onde, lì – sulla Red Force1 attraccata al piccolo molo di un’isoletta scagliata nel mare in burrasca.
Shanks prende una sorsata di liquido ambrato, mentre gli occhi foschi fissano – ancora e ancora – la pagina di un calendario strappato, fissato alla parete umida.
Un piccolo cerchio rosso dalla linea incerta a delimitare una data precisa, in basso, a due cifre impresse indelebilmente nella sua mente.
«Alla salute, Capitano» mormora e il liquore scende giù – giù ancora – nella gola assetata di voglia di dimenticare.
Quel sole, rovente sole d’estate, a tormentare la pelle e aria di morte tutt’intorno, a soffocare i polmoni, mentre un uomo camminava – eretto, schiena solida, ghigno stampato sotto i folti baffi scuri –; camminava da solo, accompagnato dalla scorta come se muovesse orgogliosamente verso uno scranno, invece del patibolo che impietosamente si stagliava contro il cielo turchino.
Un patibolo dal quale – così, improvvisamente, quasi dal nulla – si dispiegò un’onda d’urto tale da scardinare terre, mari, popolazioni ed ere, attraverso le parole di un uomo ad un passo dalla morte che, tuttavia, poteva riportare ogni cosa al suo posto, ogni tassello nell’ordine giusto.
Leggende. Miti. Fandonie.
La verità era che a nessuno di loro era fregato nulla, quando il Capitano aveva semplicemente “sciolto” la loro ciurma così, col sorriso sulle labbra smagrite.
La verità era che loro non ne sapevano un cazzo di One Piece, Re dei Pirati, gloria e onori: allora – nell’Era, nell’Era dei Sogni – l’unica cosa che importava era seguire il proprio Capitano per quell’infausto mare che accoglieva tutti nel suo ventre, con la sola fiducia a fare da difesa tra loro e il fondo dell’Oceano.
La verità era che loro, quel maledetto fondo, lo avevano toccato il giorno stesso in cui Gol D. Roger aveva rimesso piede a Rogue Town, dopo anni dallo scioglimento, col solito ghigno sulle labbra e l’aria di chi concedeva la propria morte ai miseri mortali radunati lì per vederlo.
Shanks sorride amaramente, beve un’altra sorsata, poi comincia a canticchiare con voce atona «C’incontrerem, c’incontrerem… nel fondo del mare…»
Una canzone da pirati, una delle tante, sul mare e sulle navi, sugli ideali e sui segreti; perfetta, per tutta la sua storia.
«Capitano…» Ben Beckman scende qualche gradino, chiudendosi il caos della ciurma alle spalle; la sua espressione è rilassata dall’alcool, ma lucida – presente, come sempre – e subito dopo guardinga. «Qualcosa non va?»
Sapeva che quel giorno era il giorno: l’esecuzione di Roger, le sue parole e l’inizio, involontario quasi, della Nuova Era.
Shanks sospira «Sai, solo dopo abbiamo saputo la verità, sulla malattia» commenta, come legandosi a un discorso ripetuto a memoria – costantemente – nella sua testa da anni.
Ben annuisce «Lo so» replica laconico, come suo solito.
«Lo abbiamo odiato in quel momento, tutti; non ce ne fregava niente della Nuova Era o di tutti quei pirati pronti a pendere dalle sue labbra. Noi sapevamo che aveva sbagliato e che ci aveva tradito» continua imperterrito, forse aiutato dall’alcool che ancora si muoveva velocemente nelle vene e bruciava dall’interno e scioglieva la lingua.
Ben si appoggia al tavolo massiccio, incrocia le braccia e guarda inespressivo il calendario «Era malato e non voleva trascinare tutti nella sua malattia; sembra sciocco, ma forse l’ha davvero fatto per dare vita a questo Mondo, in cui tu e gli altri poteste essere protagonisti» commenta, sicuro che quelle cose lui già le sapesse; viveva con Shanks da anni e lo conosceva abbastanza da sapere che la sua razionalità andava ben oltre. Pur dissimulando la sua vera natura col fare semplice, il Rosso era uno stratega e, come tale, aveva capito tutto prima ancora che Newgate o il Re Nero gliene parlassero.
Eppure ogni anno, in quella precisa data, Shanks perdeva la bussola.
Come se il navigatore principale della sua nave interna si sfasciasse, perdeva temporaneamente l’equilibrio, barcollando tra ricordi e presente, verità e bugie, rimescolando di tanto in tanto la realtà come un pittore con la tua tavolozza.
Capitava, come il mare in burrasca che affondava i suoi stessi compagni di viaggio.
Poi ritornava il sereno, facendo pace con il Mondo e se stesso.
Tornava Shanks, semplicemente, risucchiando in un buco nero i fantasmi di una sola, oscura notte.
 «Aveva detto di incontrarci poi, un giorno, dopo il congedo dalla sua ciurma…» lo sente dire, prima di guardarlo alzarsi con un barcollio. «Forse intendeva incontrarci… incontrarci nel fondo del fottuto mare» continua con voce pacata, mentre lasciava il suo boccale punteggiato di schiuma bianca e strappava quella pagina dalla parete, accartocciandola.
Ben emette un piccolo sospiro «Quali sono gli ordini, Capitano?»
Shanks si gira a guardarlo, gli occhi infuocati di luce – ma razionalità a risucchiare pian piano la superficiale ubriachezza –, poi: mantello in spalla, sciabola al fianco ed è di nuovo lui.
«La pausa è finita, salpiamo per la prossima isola» annuncia, muovendosi quasi con impressionante fermezza sopracoperta.
 
« Ci incontreremo un giorno, di nuovo…
ci incontreremo quando la libertà tornerà,
finalmente,
a costeggiare questo Mondo.
 
La libertà, quella voglio vederla, voi no? »
 
 
N/A
 
Supponiamo che i Jolly Roger non sapessero nulla della malattia; che un giorno, così – di punto in bianco – Roger dicesse loro che il viaggio è finito, caput, tutti a casa.
Voi non vi sentireste traditi?
E se Shanks, ma anche gli altri, ripensassero all’esecuzione come a qualcosa accaduto d’improvviso, un’inaspettata e amara sorpresa da colui che era per loro il Capitano, l’uomo a cui affidarsi, colui che era scomparso per anni (invece a causa della malattia).
Ovviamente ciò è un mio pensiero catastrofico; credo che tutti sapessero dello stato delle cose (altrimenti non si spiegava Crocus e il suo entrare in ciurma), né tantomeno la benevolenza di Shanks nei confronti di Roger.
Non credo che Shanks sia tanto OOC.
Dopotutto sicuramente lui si ubriaca – beone e pirata com’è – e sicuramente può avere pensieri tristi, angst, malinconici, eccetera, ogni tanto. Solo che lui, poi, rinasce.
Le parole finali sarebbero quelle che Roger avrebbe pronunciato alla ciurma nel momento dello scioglimento (ovviamente inventate da me medesima); “Red Force” è il nome che io ho già dato alla nave della ciurma e che ho deciso userò sempre, perché mi ci sono affezionata.
Bon, spero non faccia troppo schifo. Sennò amen ♥
Buona lettura.
 
 
 
 
 
 
   
 
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