Dall'altra parte del mondo
Capitolo uno
10 giorni dopo a New York ...
- Ehi Ryo -
Mick Angel chiamava a gran voce il suo collega Ryo Saeba - Ryo, ma mi vuoi
aspettare -
L'uomo si girò - Ehi Mick scusa, e che stavo pensando al lavoro e non ti ho
sentito -.
- Si sì, come no -
- Scusa? - chiese lui non capendo.
- Di piuttosto che stavi pensando alla tua amica di Tokyo, com'è che si chiama?
Ah sì, Kaori - e pronunciò il suo nome in un tono così dolce che a Ryo vennero
i nervi.
- Che dici cretino - e gli diede una botta molto forte sulla spalla.
- Ma sei scemo, guarda che mi hai fatto male -
- Lo so. Comunque che volevi che mi cercavi così insistentemente? -
- Ah, è vero quasi me ne dimenticavo. Prima, parlando con il capo ho saputo una
cosa - disse sottovoce.
- Ti devo torturare o me la dici? -
- Beh, mi ha detto che per il caso sull'Unione Teope ci ha assegnato un nuovo
partner, o per dirla meglio una nuova partner - e qui fece un ghigno
soddisfatto.
- Che cosa? Ma, è impazzito, una donna in un’indagine del genere. Ora vado da
lui e gli faccio cambiare idea - e stava per fare dietro front e rientrare
negli uffici del FBI quando Mick lo bloccò.
- Fermo, guarda che è tutto inutile, dice che questa ragazza è giovane ma molto
brava e che ha questioni personali che la incoraggiano a fare ancora meglio -
- Giovane quanto? -
- 24 anni -
- No, no e no. Assolutamente no, ora ci vado a parlare -
- L'ha mandata Umibozu -
E a quelle parole Ryo si bloccò - In che senso l'ha mandata Umi? -
- Nel senso che questa ragazza lavora all'antidroga e voleva venire qua a New
York. Probabilmente Umi sa qualcosa che ci può essere utile -.
- Sì ma lui sa quant'è pericoloso, perché immischiare una donna in una cosa
così, e poi lo sa che per me è una questione personale e che se va storto qualcosa,
me la prenderò con lui - disse con uno sguardo feroce negli occhi.
- Ryo, io e Umi abbiamo deciso di darti una mano proprio perché sappiamo
quant'è importante sia per te sia per la tua Kaori -
- Non è la mia Kaori, lei è solo la sorella di Hide - riabbatté un po’ rosso in
viso.
- Si si va bene - disse a bassa voce Mick poco convinto - Comunque lui non
farebbe nulla che possa compromettere le indagini -
Ryo era scettico ma fece un cenno di assenso con la testa e poi se ne andò in
direzione del suo appartamento.
Quella stessa mattina a Boston ...
Kaori aveva in mano il telefono ormai da mezz'ora e non sapeva cosa fare,
se chiamare Ryo e dirgli tutto, o telefonare a Saeko e chiederle un consiglio.
Decise di scegliere la seconda soluzione, anche perché lei il numero di Ryo non
avrebbe dovuto nemmeno averlo poiché l'uomo lo aveva dato solo alla poliziotta
nel caso le fosse successo qualcosa. Il telefono iniziò a squillare.
- Ispettore Saeko Nogami, chi parla? -
- Saeko? Ciao sono Kaori -
- Ciao piccola, è da parecchio che non ci sentiamo come va? - rispose la poliziotta
contentissima di sentirla.
- Più o meno - rispose Kaori non sapendo da dove cominciare.
- Perché? Cos'è successo? - chiese preoccupata.
- Beh, nulla di grave però ... - e così iniziò a raccontargli tutto.
Dopo una ventina di minuti la prima cosa che la poliziotta disse fu: - Kaori di
al tuo capo che io lo uccido - la ragazza si mise a ridere - Lo sai che quando
Ryo verrà a scoprire tutto mi farà la pelle? -
- Forse la farà a me, soprattutto perché mi ha a portata di mano -
- Si forse hai ragione. Senti dammi un po’ di tempo per pensare e vedrai che
una soluzione la trovo ok? -
- Va bene. Saeko? -
- Dimmi -
- Sei veramente una vera amica - la poliziotta ridendo mise giù.
Nel frattempo ...
Sotto casa di Kaori quella mattina c'era un camioncino bianco che nessuno notò poiché
aveva la scritta di una compagnia elettrica. Al suo interno però...
- Ma si può sapere perché da dieci giorni non esce? -
- Calmi ragazzi ci vuole solo ancora un po’ di pazienza, ho scoperto che domani
mattina alle dieci ha prenotato un aereo diretto a New York -
- Si ma se va lì, c'è Saeba e faremo più fatica a farla fuori -
- Però se succede prima che salga sull'aereo? - disse uno di loro con un ghigno
malvagio.
- ah ma bravo hai pensato a tutto -
- E certo, è per questo che il capo mi ha fatto chiamare -
- Che vorresti dire? -
- Che io sono il più intelligente dei tre -
L'altro si stava per alzare quando: - Ragazzi, ora basta!!!! -
- Capo!!! - dissero i tre in coro.
- Si, vi stavo tenendo d'occhio, e state facendo un buon lavoro - la voce
proveniva da un interfono posto dietro a un computer che gli uomini non avevano
visto - Non rovinate tutto per inutili screzi -
-Ok capo, ci rimettiamo subito al lavoro - e così si misero a controllare i
monitor che mandavano le immagini delle telecamere che avevano posto qualche
giorno prima davanti la casa della ragazza.