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Autore: WhiteSnowflake    20/12/2010    3 recensioni
Benvenute care future lettrici!
Questa è la mia prima storia. E' un racconto in stile televisivo... dovete leggerlo come se steste guardando un telefilm. La storia ruota attorno ad una ragazza, Dawn, che dalla vita ha tutto ma che è profondamente infelice per la solitudine che prova. Sarà proprio questa solitudine a darle la forza di credere in se stessa e di imparare a cavarsela da sola. In questa storia il suo passato doloroso a Los Angeles e il suo futuro torbido nella scintillante Las Vegas, la città del peccato, si fonderanno completamente, creando le premesse per la crescita interiore della nostra protagonista.
In mezzo a tante avventure, tanta solitudine e tanta forza, Dawn troverà mai spazio per l'amore?
"Ai posteri l'ardua sentenza".
Buona lettura!
Dedico questo mio primo tentativo alle mie grandi amiche Olivia (mia musa ispiratrice per la scrittura, la mitica Liven che già ben conoscete), Ambra e Sofia, le mie più grandi compagne di avventure, e la grande Megghie. Las Vegas sarà in particolare un ricordo condiviso con loro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo V
A Giorgis: sostenitrice, fan di
Wyatt e, soprattutto,
compagna di grandi cretinate!

Capitolo V


Con il suo passato, Wyatt non era di certo la persona che poteva permettersi di giudicare le azioni di qualcun altro, per questo Dawn sentiva che era l'unico che non l'avrebbe condannata per volersi distrarre annegandosi nell'alcool. Non c'era neanche bisogno che gli desse spiegazioni: voleva solo staccare la spina quella sera, voleva ubriacarsi e non pensare, e lui per quello era il compagno migliore che si potesse chiedere.
"Ne berrei volentieri un po'" le disse mentre lei gli si avvicinava con in mano una bottiglia di Whisky e due bicchieri. Li riempì quasi fino all'orlo e poi gli fece cenno con la testa di andare nell'altra stanza. Il salotto era molto elegante: grandi vetrate che davano sul giardino, mobili in legno bianco e divani color avorio. Nell'aria c'era un dolce profumo di camelie, i fiori preferiti della signora Von Thyssen: da quando le era venuta la fissazione per i decori floreali, la casa aveva assunto l'aspetto di un dipinto impressionista con vivi sprazzi di colore rosa.
Wyatt bevve un sorso di Whisky e si avvicinò al divano dove Dawn si stava sedendo.
"Non vorrai mica stare in piedi tutta la sera, spero!" disse lei. "Muoviti, vieni a sederti"
Lui le si sedette accanto sempre sorseggiando il suo bicchiere. Ne aveva bevuto già quasi metà: era abituato a bere grandi quantità d'alcool, quindi certo quella dose non gli avrebbe fatto effetto. Avrebbe dovuto bere molto di più per lasciarsi andare.
"Ti spiace se stendo le gambe?" chiese Dawn. Wyatt non fece una piega, e lei, prendendo quel silenzio come un assenso, si distese sul divano appoggiando i polpacci sulle sue ginocchia. Iniziò anche a sorseggiare il suo Whisky. Più che sorseggiare, in effetti, lo bevve quasi tutto, tanto che Wyatt dovette allungarsi fino al tavolino di fronte per prendere la bottiglia e riempirle di nuovo il bicchiere. E dovette rifarlo poi un'altra volta nell'arco di mezz'ora.
"Sai Wyatt..." inizio Dawn a dire sbiascicando leggermente le parole. Non era abituata da bere, era sempre stata una ragazza relativamente tranquilla. "Io... io non s-sono una drogata" fece fatica a terminare la frase.
"Forse ti dimentichi chi sono io" le disse quasi vantandosene, ma era il suo modo per farle che capire che non la giudicava per questo.
Dawn, benché già particolarmente intorpidita, si sentì rincuorata da quell'affermazione.
"Io... in realtà..." cercò di prendere fiato perchè il quarto bicchiere che Wyatt le aveva appena versato aveva iniziato a crearle seri problemi di lucidità. "Non era mia..." fece un'altra pausa. "Non era mia... la droga"
"Non mi interessa di chi fosse" ed era vero: anche fosse stata sua, a lui non sarebbe di certo importato. Quante volte era capitato a lui di avere ogni sorta di stupefacente nelle tasche?
"Ma è vero... non... non era mia"
"E di chi era allora?" chiese lui, questa volta riempiendo il suo bicchiere per l'ennesima volta. Ogni volta che Dawn chiedeva un rabbocco, lui aveva già provveduto a farlo al suo bicchiere almeno altre due volte... il che portava il conteggio a... beh, circa una decina di bicchieri. Era dovuto andare a prendere addirittura l'altra bottiglia nell'armadio dei liquori. Iniziava a quel punto a non essere troppo lucido neanche lui.
"Senti Wyatt... ho bisogno altro Whisky" fece segno girando il bicchiere vuoto verso terra per far vedere che non ne scendeva più neanche una goccia. "Come si scrive Whisky?" uscì di colpo Dawn con questa inutile trovata. Stava iniziando davvero a non capire più niente. Erano iniziate le domande inutili e da lì a poco, crollando le inibizioni, probabilmente anche le scenette imbarazzanti. A quella strana richiesta, Wyatt scoppiò a ridere di gusto, ma cercò di ricomporsi subito, per quanto fosse possibile in quello stato di torpore che iniziava ad annebbiargli la mente.
Mentre Wyatt rideva, Dawn si era alzata e aveva inizato a mettere in scena un balletto ridicolo sul tavolino di cristallo di fronte al divano.
"Scendi da lì" le disse con quella poca lucidità che gli era rimasta.
"Eddai, voglio solo divertirmi! Sono a casa mia, non mi vede nessuno..." rispose lei con voce quasi infantile, poi ci rifletté un attimo con la faccia da finta seria che in quel momento non le riusciva per niente e disse: "No beh, nessuno a parte te!", e si mise a ridere, proprio appena prima di iniziare ad intonare 'Material Girl' di Madonna facendo degli acuti terrificanti. Dawn sapeva fare tutto, ma cantare non era assolutamente il suo forte.
"Allora stai lì, ma vengo su anch'io" e lì che anche Wyatt si rese conto di aver completamente perso ogni tipo di inibizione. La vista della vestaglia di Dawn leggermente slacciata che si muoveva da tutte le parti producendo quel sensuale rumore che la seta fa quando sfrega sulla pelle lo aveva fatto completamente impazzire. Tra gli ormoni e l'alcool, a quel punto non riusciva più a controllarsi, e aveva iniziato anche lui a lasciarsi completamente andare... forse anche un po' troppo, perchè raggiunse davvero Dawn sul tavolino, improvvisando anche lui un balletto ridicolo di cui ovviamente nessuno dei due si sarebbe mai ricordato.
Da lì in poi le loro memorie smisero di accumulare informazioni. Da quello che i domestici trovarono in salotto il giorno seguente, probabilmente dal tavolino i due dovevano essere passati alle poltrone e poi al divano, a giudicare dallo stato dei cuscini. Per non parlare di una tenda che era stata strappata dalla finestra e che nessuno sapeva che fine avesse fatto. C'erano a terra due bottiglie di Whisky e una di Jack Daniels completamente vuote, e i loro due bicchieri erano uno da una parte e uno dall'altra della stanza. Con grande speranza di entrambi, probabilmente non si sarebbero ricordati nulla di ciò che era successo quella notte. Ma non sempre l'alcool inibisce la capacità di immagazzinare informazioni...

La mattina seguente, il sole splendeva come da copione sulla splendida Los Angeles. Dawn, in preda ai fumi dell'alcool, si era dimenticata di tirare le tende, quindi nella sua stanza c'era una luce fortissima che fin dalle prime ore del mattino l'aveva fatta entrare in uno stato di inconscia dormiveglia. D'un tratto, suonò il suo telefono. Era un messaggio di Cassandra:
Buongiorno  splendore!  Dormito  bene?  Volevo  ricordarti 
la festa  di fine estate  che ho organizzato  per questa sera
all'Agura. Ci vediamo lì alle nove. Stasera ti faccio distrarre
un po'. Metti le tue nuove Manolo, sono deliziose!
Baci, Cassy
"Oh cazzo!" esclamò Dawn a voce alta. " Mi ero completamente dimenticata della festa di Cassandra!". Nonostante l'altezza dei toni, stava chiaramente parlando con se stessa.
"La festa?" le rispose a sorpresa una voce dall'altro lato del letto. "Oh cazzo, è vero! La festa all'Agura!"
Dawn, terrorizzata perchè sapeva benissimo a chi appartenesse quella voce, si girò con aria disgustata e lo vide lì, in boxer, bellissimo come sempre e con i capelli arruffati, avvolto nella tenda del salotto. Se non fosse stato un essere così rivoltante e dalla dubbia moralità, gli sarebbe probabilmente caduta ai piedi.
"Cosa diavolo ci fai nel mio letto, Wyatt?" chiese acida e molto più che infastidita. "E perchè sei avvolto nella tenda di mia madre?"
"Ieri sera abbiamo bevuto un po' troppo e credo di essere rimasto a dormire, visto dove mi trovo adesso"
"Spero solo di non essermi presa qualche malattia venerea" disse Dawn scherzando, ma in parte la preoccupazione c'era davvero, conoscendo il soggetto in questione. Lui fece finta di non aver sentito la frecciatina e iniziò a raccogliere i vestiti da terra.
"Mi complimento, cara la mia Dawn" le disse in tono viscido. "Quella cosa con le gambe..."
"Mi fai venire il voltastomaco" e intendeva letteralmente, perchè corse in bagno a vomitare.
"Ti faccio addirittura quest'effetto?" le chiese scherzando mentre iniziava a rivestirsi. "A parte tutto, stai bene? Eravamo messi maluccio ieri sera... a mala pena mi ricordo di quando sono venuto a riportarti il cellulare"
Dawn uscì dal bagno con l'aria sconvolta. "Sono felice di non ricordarmi assolutamente nulla di quello che è successo, credimi" disse mentre si infilava una nuova vestaglia di seta rossa: quella della sera prima era assolutamente inutilizzabile. Nel frattempo, Wyatt si era quasi rivestito completamente e stava facendo il nodo alla sua cravatta color porpora.
"Wyatt, nessuno deve sapere di quello che è successo. Cassandra mi ucciderebbe" chiese Dawn quasi supplichevole. Non che la sua migliore amica fosse gelosa del bel Danphort, ma dopo essere stata rimproverata al brunch per essere andata a letto con suo fratello Maximillian, sicuramente non le avrebbe lasciato correre questa piccola 'disavventura'.
"Ti ho in pugno, cara la mia Dawn" disse sorridendo compiaciuto. "Ora posso farti fare quello che voglio"
"A volte riesci ad essere ancora più disgustoso di quanto tu già non sia, te ne rendi conto?" gli domandò lei mentre si sedeva sul letto e osservava la tenda di taffetà della madre appallottolata in un angolo della stanza.
"Farò il possibile per non divulgare l'informazione, ma mi conosci..." rispose Wyatt lasciando la frase in sospeso.
"Vattene Wyatt, fammi questo favore" gli indicò la porta.
Lui le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia. "Ci vediamo stasera"
Dawn sapeva benissimo cosa fosse successo la sera prima... aveva finto di non ricordarsi nulla perchè l'imbarazzo di essere finita a letto con un ragazzo che conosceva più o meno da quando era nata e per il quale provava il più vivido disprezzo la disgustava. In realtà ricordava ogni singolo ed estremamente piacevole particolare di quella notte, ma nessuno avrebbe mai dovuto saperne niente.


Nota personale:
ciao a tutti! ^^ Nuovo capitolo... il rapporto tra Wyatt e Dawn inizia ad essere più stretto e complicato... chissà se proseguirà o se è stata solo la storia di una notte da ricordare in gran segreto...
spero che vi sia piaciuto il nuovo capitolo... so che è breve, ma preferisco darvi una visione delle scene a piccole dosi, di modo da focalizzarmi meglio sui particolari di ognuna!
Alla prossima ragazzi, e buona lettura!

   
 
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