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Autore: tomby    07/12/2005    2 recensioni
...una notte scura e piovosa...
...una ragazza sola...
...aspettando e sperando...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una notte scura, e il vento soffiava impetuoso smuovendo i rami degli alberi, e facendo cadere a terra le foglie, che ormai ricoprivano come un tappeto il marciapiede. Pioveva. Non molto; non forte. Ma pioveva abbastanza da bagnarsi, se si metteva il naso fuori da casa. I marciapiedi erano ricchi di pozzanghere e la gente che ci passava sopra emetteva uno sciaf sciaf continuo e rilassante. Una coppia aveva un ombrello, e i due stavano abbracciati sotto di esso, per non bagnarsi. Chi non aveva un ombrello, si copriva la testa con un giornale o con un cappuccio o con il colletto della felpa, e correva in cerca di un riparo sotto un cornicione o dentro un negozio. Per questo il commesso del negozio d’antiquariato si era sorpreso di avere tanti clienti. Nonostante la serata piovosa, molta gente era uscita di casa, o forse si trovava già fuori di essa quando erano iniziate le intemperie. Una sorta di pace e rilassamento generale inondavano le strade. La gente sembrava allegra, discorreva, le macchine in coda, con le luci rosse illuminavano di rosso l’asfalto, e nessuna di esse usava il clacson o sgasava, ma erano tutte ferme, immobili, silenziose, quasi fossero parcheggiate. Appena il semaforo cambiò colore, sempre con calma, partirono e se ne andarono, quasi scontente di abbandonare la pace che regnava in quel posto. Davanti all’antiquario il gelataio indaffarato distribuiva gelati a gente che lo chiedeva, perlopiù dotati di ombrello. Ma in mezzo alla pace generale c’era lei, immobile, ma sembrava muoversi più in fretta di tutti. Triste, con le mani nelle tasche, una che toccava il cellulare rosa, per sentire eventuali chiamate dalla vibrazione, l’altra che si muoveva freneticamente. Era appoggiata ad un muro, e la pioggia la bagnava completamente. Non aveva ombrello con sé, e anche se l’avesse avuto, di certo non l’avrebbe usato: era troppo infelice per fare dei gesti consueti con calma e indifferenza. Mentre la pioggia le bagnava il viso liscio e dorato, mischiandosi alle lacrime, ella pensava e sognava e ancora piangeva. Talvolta singhiozzando, ma cercava di trattenersi, poiché voleva evitare che la gente la notasse. Era vestita di scuro, quasi per mimetizzarsi con la notte, sicura che se quel qualcuno la stesse cercando, la notasse con fatica: voleva sapere se lei contava davvero. Lei aspettava, e intanto piangeva, e poi si guardava intorno: gente che passava, quasi lei fosse invisibile; nessuno, neppure gli amici sembravano riconoscerla, appoggiata al muro, mani nelle tasche, sguardo triste e vacuo. Aspettava, e sperava. Era sicura al cento per cento che la pazienza e le lacrime sarebbero state ripagate. Era sicura… ma lo stesso pregava. Pregava perché sperava, e sperava che la sua sicurezza fosse reale, e non una maschera che nascondeva l’insicurezza e la frustrazione. Alzando lo sguardo vedeva anche i lampioni, che con la loro luce, illuminavano la pioggia che cadeva, sempre più forte, quasi fosse in armonia con lo stato d’animo della ragazza. E il vento s’ingrossò, facendole volare via il fazzoletto con cui si asciugava di tanto in tanto le lacrime. Si mosse dalla sua posizione e fece qualche passo verso il fazzoletto, ma il vento dispettoso e crudele lo mandò ancora più lontano. Nella corsa la ragazza cadde, e si ritrovò a carponi per terra, il vento che le scompigliava i capelli, la pioggia che la bagnava, le lacrime che cadevano ancora, ed iniziò a singhiozzare rumorosamente. Con le mani a terra piangeva e sfogava tutto il rancore che aveva accumulato. Aveva smesso di pregare, aveva smesso di sperare. Ora, a terra, sporca, sudicia, e piangente, singhiozzava. Nessuno si accorse di lei, ognuno continuò per la sua strada. Facendosi forza, riuscì a tirarsi su, e raggiunse il fazzoletto sporco di terra e di acqua piovana; lo ripose in tasca, e s’incamminò in mezzo alla folla. Si era calmata, le lacrime erano state versate abbastanza, per quella sera, e probabilmente quel qualcuno nemmeno se le meritava. Entrò in un bar e andò in bagno per asciugarsi. Uscita in strada, la pioggia era smessa, e così pure il vento. Nessuna nuvola solcava il cielo stellato, ed ella, ormai per niente triste, si convinse di vedere perfino un arcobaleno. In mezzo alle stelle.
  
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