Antefatto:
un
mese prima.
Sorrise
leggendo quelle parole e una tristezza infinita sembrò
propagarsi
all'interno del suo corpo. Prima le invase il cuore e le
sembrò
strano che il dolore partisse da lì, così
all'interno, così in
profondità dentro di sé. Provò a
mettersi una mano sul cuore per
carpirne meglio quei battiti furiosi, ma uno strano torpore si stava
impadronendo dei suoi arti.
Attorno
a lei tutto si era fatto confuso. Percepiva i rumori come lontani e
ovattati. Qualcuno poco distante da lei la stava chiamando, ma lei
non riusciva a dire niente. Nessuna parola, nessun gemito, niente. Si
lasciò cadere all'indietro sul prato. Sì, si
ricordava ancora dove
si trovava. Non riusciva a vedere nient'altro che quel cielo color
ametista così vicino e al tempo stesso così
lontano.
«Pansy?
Che succede?» una voce allarmata la raggiunse, ma era troppo
lontana. Chiuse gli occhi e si lasciò andare a quel torpore.
*
The Spleeping Beauty
Non
aveva mai visto la Parkinson così pallida e immobile. Di
solito
sprizzava energia da tutta i pori e gli faceva strano vederla
lì con
la testa adagiata sul cuscino bianco dell'infermeria. Era
più di un
mese che la ragazza si trovava in quel coma mistico e finalmente si
era deciso ad andarla a trovare.
Avrebbe
tanto voluto allungare una mano e accarezzarla ma non poteva. La
ragazza era protetta da una strana barriera magica, la stessa che
impediva il suo trasferimento al San Mungo.
Se
solo qualcuno avesse provato ad avvicinarsi a lei più del
dovuto,
una miriade di ferite si sarebbero aperte sulla pelle candida della
ragazza. Chiunque l'avesse ridotta in quello stato doveva proprio
odiarla, considerò Draco rattristandosi. Non era mai stato
molto
legato alla Parkinson ma le era affezionato vista l'enorme
ammirazione che lei provava nei suoi confronti.
Al
quarto anno era anche andati al Ballo del Ceppo insieme. L'aveva
invitata lui nel momento esatto in cui aveva scoperto del ballo
perché era l'unica ragazza con cui era un minimo in
confidenza.
All'epoca era solo un ragazzino inesperto e si era persino
dimenticato di farle i complimenti quando lei, bella come mai prima
d'allora, era apparsa insieme a Daphne in Sala Comune di Serpeverde.
Si
era giocato parecchie possibilità con lei e non l'aveva mai
apprezzata fino in fondo. Addirittura non l'aveva nemmeno degnata di
uno sguardo quando al loro terzo anno, lei era subito accorsa in
infermeria con gli occhi lucidi delle mie lacrime che avrebbe voluto
versare se fosse stata sola.
Sì,
ora che lei non si svegliava più da quel coma profondo lui
si
cominciava a sentire vagamente un verme.
«La
nostra bella addormentata si sta facendo un po' troppo attendere, non
trovate, signor Malfoy?» la voce del preside lo raggiunse.
Draco non
si voltò nemmeno, né diede segno di ascoltare
quel vecchio.
«Lei
non può non sapere come fare a svegliarla. -
ribatté con tono
apatico, lo stesso che avrebbe usato per discutere del tempo
atmosferico con uno sconosciuto – Non è mica il
più grande mago
di tutti i tempi? Potter e gli altri non la venerano mica per questo
motivo?».
«Ci
sono migliaia di incantesimi, signor Malfoy. Ne basterebbe solo uno
svegliarla e le altre migliaia per ferirla orribilmente come quando
abbiamo cercato di portarla al San Mungo.» replicò
grave.
«Non
vuole assumersi responsabilità più grandi di lei?
La vita di una
sua allieva è qui, legata ad un filo. Per quanto tempo
ancora vorrà
restare a guardare senza fare niente?» lo accusò
Draco con un
leggero tono di critica senza tuttavia smettere di guardare Pansy.
«Ho
studiato la situazione a fondo, non credere. E ho capito che il suo
è
una specie di coma auto-indotto.»
Draco
ebbe l'impressione che il preside stesse sorridendo e si
girò per la
prima volta a guardarlo. Silente era in piedi poco dietro di lui e lo
guardava sorridendo quasi in modo sornione.
«Auto-indotto?»
chiese Draco perplesso.
«Vada
a leggersi “La Bella Addormentata nel bosco”,
signor Malfoy.
Potrebbe trovarlo interessante e sono sicuro che potrà
rendersi
conto che alcuni punti sono piuttosto simili
al
caso della signorina Parkinson.»
*
Con
un sospiro affranto, Draco entrò nella sezione dedicata ai
libri
babbani della biblioteca guadagnandosi un'occhiata sospettosa da
parte della bibliotecaria. Cosa si aspetta che facesse? Forse che
bruciasse tutti i libri babbani della sua preziosa biblioteca?
Cercò
velocemente il titolo del libro che il preside gli aveva indicato e
lo trovò senza fatica.
Era
un libricino non particolarmente grande dalla copertina consunta.
Sfogliò le pagine a caso notando come i disegni non si
muovessero.
Corvi, bambini, archi, castelli, principi e principesse, maghi e
streghe risultavano perfettamente immobili. Sorrise vedendo lo
stereotipo della strega cattiva vestita di nero, dal naso adunco e
piena di porri in faccia. Erano decisamente prevedibili i Babbani.
Non
ci mise molto a trovare la fiaba che stava cercando. Quando era
piccolo sua mamma ne inventava di magnifiche. Aveva una fervida
immaginazione Narcissa e lui adorava sentire la sua voce dolce che le
raccontava di quel giovane bambino biondo chiamato Hyperion che si
metteva ogni volta in un guaio diverso.
Decise
di scacciare velocemente quei ricordi immergendosi nella lettura
della fiaba. Si immerse in quel mondo fatato, ancora più
della
stessa Hogwarts, con lo stesso entusiasmo che aveva da bambino tanto
che faticò a riconoscersi.
Non
lesse solo la storia che gli aveva indicato ma divorò tutto
il libro
tanto che quando si rese conto di ciò che doveva fare per
salvare
Pansy era ormai già finito l'orario di visita.
Camminò
furtivo per i corridoi avendo paura di trovarsi davanti Gazza ogni
volta che svoltava un angolo. Ben presto si trovò davanti
alla porta
dell'infermeria e senza far rumore, entrò. Nel letto in
fondo alla
stanza, Pansy era ancora lì, immobile e immersa in quel
sonno
profondo.
Inspiegabilmente,
dopo un immenso sospiro, riuscì ad attraversare la barriera
magica
della ragazza senza ferirla. Si trovò a distanza minima da
lei dopo
più di un mese. Non poté fare a meno di
accarezzarle una guancia e
poi prese coraggio e...
Finalmente
giunse alla torre e aprì la porta della cameretta in cui
dormiva
Rosaspina.
Giaceva
là, ed era così bella che egli non riusciva a
distoglierne lo
sguardo.
Si
chinò e le diede un bacio.
E, come l'ebbe baciata, Rosaspina aprì
gli occhi, si svegliò e lo guardò tutta ridente.
[“Rosaspina” dei Fratelli Grimm]
«Malfoy?
Che hai fatto?» la voce arrochita di Pansy gli
entrò nuovamente in
testa dopo moltissimo tempo. Quasi l'aveva dimenticata.
«Secondo
te?» gli chiese irritato a distanza minima dalla sua bocca.
Pansy
scoppiò a ridere e Draco le dedicò uno dei suoi
rari sorrisi
sinceri.
...e
vissero felici e contenti.
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Angolo autrice:
storia nata quasi per caso
qualcosa come dieci minuti fa! Spero vi piaccia, fatemi sapere <3
Una precisazione: la fiaba dei fratelli Grimm si intitola "Rosaspina"
mentre ho preferito che Silente la citasse come "La Bella Addormentata
nel bosco" come molti penso la chiamino grazie alla versione Disney.