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Autore: Leslie and Lalla    20/12/2010    3 recensioni
[Seguito di Drawing a SongAttenzione: può essere letta senza alcun problema anche da chi non ha letto il primo]
Sono passati sedici anni dall'incontro di Lori e Cleo, e ora tocca alle loro figlie fare i conti con il primo amore e le complicazioni che ne derivano.
Madelyn e Michelle sono due cugine adolescenti inseparabili eppure, alle volte, diverse: la prima è la fotocopia del padre, capelli castani, occhi verdi, terribilmente protettiva nei confronti della sorella più piccola e senza i libri, i quali le permettono di viaggiare di fantasia e quindi staccarsi per un po' da un mondo che sembra avercela con lei, non vivrebbe; la seconda il padre lo ha a malapena conosciuto, ha viaggiato in giro per il mondo armata di macchina fotografica e ora si sente un po' stretta nella piccola città di montagna dove l'hanno relegata.
A confronto di Michelle, Mad reputa indispensabili i ragazzi: le volte in cui ha preso una cotta per uno stronzo che aveva fretta di buttarla via senza curarsi dei suoi sentimenti sono incontabili, tanto che ora ha perso ogni speranza di trovare uno con la testa a posto ed è convinta che siano tutti come i suoi ex, cioè dei luridi vermi senza uno straccio di cuore. La cugina, invece, non ha mai pensato ai ragazzi come più che amici, non si è mai innamorata e dopo aver sentito le storie di sua madre, sua cugina e della sua migliore amica, ha paura che accada anche a lei.
Tuttavia le due ragazze, nonostante tutto, nel loro più profondo continuano a sognare la propria anima gemella, che sembra non essere poi così irraggiungibile...
[Scritta a quattro mani, con due punti di vista diversi: quello di Madelyn e quello di Michelle]
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All of Drawing a Song and Sequels'
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18. Sand




Mercoledì 24 aprile

Michelle's Pov.

Non so esattamente cosa sia a svegliarmi, so solo che è troppo presto. Controllo con la coda dell'occhio la sveglia e sospiro, per poi alzarmi e – spinta dall'istinto – andare nel letto di Dan e rannicchiarmi sotto le coperte accanto a lui. Lo sento borbottare qualcosa e muoversi e spero di non averlo svegliato, ma naturalmente non è così.
«Michelle?» chiede, la voce impastata dal sonno.
«Sì, ma non volevo svegliarti... torna a dormire, è presto» sussurro con tono materno mentre mi accoccolo meglio sul suo petto.
Ride e mi circonda le spalle con il braccio. «Credo sia un po' tardi adesso.»
Sospiro, sentendomi leggermente in colpa. Avremmo dormito sì e no cinque ore.
«Oggi dobbiamo partire» sussurro di nuovo, leggermente malinconica.
Lui mi accarezza la spalla con aria assorta. «Lo so... ti dispiace?»
«Un po'... avrei voluto restare ancora un po' con Mad, e poi non siamo nemmeno riusciti a fare un bagno per colpa di questo stupido tempo.»
Daniel rimane in silenzio per un po', continuando a tracciare ghirigori invisibili sul mio braccio.
«Oggi dicono che farà caldo» mi fa notare finalmente.
Sbuffo. «Sì, grazie... oggi dobbiamo passare tutto il pomeriggio in treno, e la mattina vorrei passarla con Mad.»
Non risponde e per un attimo spero che si sia riaddormentato, nonostante sia altamente improbabile. Le sue dita continuano ad accarezzarmi il braccio e chiudo gli occhi un momento. È... bello. Sto bene tra le sue braccia, respirando il suo profumo e sentendo il suo tocco caldo sulla pelle, vorrei restare così per sempre. Andare a rannicchiarmi nel suo letto è una cosa che ho sempre fatto, fin da quando eravamo bambini. Spesso era perché mi svegliavo nel cuore della notte in preda agli incubi, lui riusciva sempre a calmarmi. Istintivamente mi chiedo come mai ci abbia messo tanto a rendermi conto dei miei sentimenti.
«È mia quella maglietta?»
La sua domanda mi distoglie dai miei pensieri e istintivamente accarezzo la stoffa grigia.
«Sì, volevo addormentarmi sentendo il tuo profumo» ammetto, arrossendo appena.
Con la coda dell'occhio vedo che sorride, poi sento le sue labbra sulla mia nuca. «Grazie.»
E di che? «Perché 'grazie'?»
«Hai appena detto che non puzzo» spiega, divertito.
Rido e mi sollevo sulle ginocchia per potergli dare un bacio. Lui mi posa una mano sulla schiena e mi trattiene, dischiudendo lentamente le mie labbra e sfiorandomi la lingua con la sua. Gli prendo il volto tra le mani e lui fa scivolare le mani sotto la maglietta, accarezzandomi la schiena e attirandomi appena verso il basso in modo da far aderire i nostri corpi. Sorrido sulle sue labbra e lui fa lo stesso, per poi staccarsi e scostarmi i capelli dalla fronte. Sentendo i suoi occhi sul mio viso mi chiedo istintivamente in che stato disastroso si trovino i miei capelli e quanto sia evidente che mi sono appena svegliata e che non ho praticamente dormito.
Lui sembra leggermi nel pensiero. «Sei bellissima» sussurra a pochi centimetri dalle mie labbra.
Io annullo di nuovo la distanza che ci separa e mi lascio andare a quel bacio, mentre lui mi stringe forte a sé come a volermi proteggere. Continuiamo a baciarci per quelle che mi sembrano ore, mi separo da lui e gli sorrido, poi poso di nuovo la testa sul suo petto e lascio che mi accarezzi i capelli.
Quando decidiamo di alzarci sono già le dieci e un quarto. Corro in bagno e mi lavo velocemente, per poi indossare una camicetta verde oliva e un paio di pantaloncini beige e scendere in cucina. Mad è già in piedi, indossa una maglietta rossa e un paio di jeans e ha i capelli bagnati e sta apparecchiando per la colazione. Le sorrido.
«Buongiorno.»
«Ciao, tesoro» Mad fa un sorriso allegro che nasconde a malapena la stanchezza. La capisco, anche io sono stanca dopo ieri sera, in più mi fanno male i piedi. Forse ho ballato troppo.
«Programmi per la mattinata?» domando, sfiorando lo schienale di una sedia.
In quello stesso istante, Dan entra in cucina sorridendo. Esclama un “buongiorno” allegro e mi prende il mento con due dita per darmi un bacio a stampo. Sorrido, divertita, poi torno a guardare Mad.
Quest'ultima lo saluta allegramente, poi torna a rivolgersi a me. «Veramente se abbiamo intenzione di mangiare qualcosa per pranzo, ci conviene andare al supermercato. Uh, siamo anche oggi a casa da soli, mio padre ha tipo un consiglio di classe e mia madre... beh, a dir la verità non mi ricordo che impegno abbia.»
Annuisco. «Perfetto, adoro fare la spesa» esclamo, allegra.
«Fortunata te, io la odio invece. Girare per gli scaffali per trovare quello che vuoi, cercare di memorizzarti com'è fatto il supermercato – io ho un senso dell'orientamento che fa paura –, reggere tutti quei borsoni... sì insomma, una faticaccia» sorride lei.
Rido, poi indico il tavolo apparecchiato. «Allora mangiamo e poi usciamo?»
Questa volta è lei ad annuire. «Meglio, perché non abbiamo moltissimo tempo a disposizione, e poi per l'una il pranzo dev'essere pronto dato che mia sorella torna da scuola.»
Daniel sorride. «Perfetto allora» esclama, scostando una sedia. «Buon appetito.»


Dan aveva ragione quando diceva che oggi sarebbe stato caldo, quando sono uscita quasi non ci credevo. Il supermercato però ha il vantaggio di avere l'aria condizionata e, ora come ora, non me ne andrei mai più via da qui.
«Mmh, a questo punto mancano i pomodori pelati per il sugo della pasta e l'acqua» annuncia Madelyn, controllando la lista della spesa.
«Allora noi pensiamo ai pelati e tu all'acqua, poi ci incontriamo davanti alla cassa» propongo, prendendo a braccetto Dan. È tutta la mattina che io e Mad siamo una specie di circolo chiuso e – per quanto abbiamo cercato il più possibile di includerlo nelle nostre conversazioni – spesso parliamo di cose, persone o esperienze che lui non conosce ed è difficile non farsi prendere dal discorso. Ora ho voglia di essere tutta sua, anche se solo per pochi minuti.
Ci allontaniamo prima che Mad possa rispondere qualsiasi cosa.
«Allora, ti stai divertendo?» domanda lui mentre ci guardiamo attorno in cerca dello scaffale.
«Certo che sì... e tu?» domando a mia volta, mentre mi circonda la vita con il braccio.
«Sì, tua cugina è simpatica» ammette, ridacchiando.
«O-ho... quando veniva a trovarmi a Parigi però la riempivi di dispetti» gli faccio notare, ridendo a mia volta.
Lui non risponde, senza smettere di sorridere allunga la mano e prende uno dei barattoli di pelati, esaminando il prezzo.
«Non è che avevi una cotta per lei, per caso?» domando, maliziosa.
Forse dovrei essere gelosa, ma riesco solo a riderci su. Infondo sono cose successe secoli fa.
«Per te, piuttosto» ribatte lui, lanciandomi un'occhiata colpevole.
«Uh?» esclamo, colta alla sprovvista. Possibile? «Avevi una cotta per me?»
«Qualcosa di simile, sì.»
Okay, ammetto che questo suo vizio di rispondere alle cose per metà è un po' fastidioso.
«Cioè?» lo incito.
Non so perché e probabilmente è stupido dato che ormai stiamo insieme, ma dopo quello che è successo con Fabio l'idea che lui provasse qualcosa per me già in passato non mi attira per niente. E se fosse solo un altro breve ritorno di fiamma? E se anche lui, tra qualche giorno, si rendesse conto che è stato solo un momento? Non so se riuscirei a sopportarlo, questa volta.
«Non so se posso definirla proprio una cotta» spiega, e trattengo un sospiro di sollievo. «Ero geloso di quello che c'era tra noi, della nostra amicizia, e il mio lato di ragazzino ricco e viziato desiderava che non ci fosse nessun altro, che tu fossi mia e basta.»
Arrossisco, lusingata. «E adesso?»
Lui si volta a guardarmi e mi cinge i fianchi, attirandomi a sé. «Ti darebbe fastidio se fosse ancora così?» domanda, in un soffio.
«Lo è?» chiedo io, con un sorriso timido.
Mi bacia la fronte e mi abbraccia, io lo stringo forte.
«Ammetto che spesso e volentieri mi comporto ancora da ragazzino viziato» sussurra.
Appoggio la guancia contro il suo petto, sorridendo appena.
Fabio.
Il suo nome mi rimbalza in testa quasi all'improvviso e per poco non sussulto. Non gli ho detto nulla di Daniel, non che ci sia stata l'occasione. Mi ha scritto un sacco di messaggi in questi giorni, la maggior parte per sapere come stavo o se mi stavo divertendo, poi, prima di uscire, ne è arrivato un altro.

Mi manchi.

In realtà il messaggio diceva anche qualcos'altro, ma quell'ultima affermazione mi ha spiazzata. Sono rimasta a fissare quelle due parole per cinque minuti buoni, tremando e sentendomi una stupida. Che cretinata, infondo, è logico che gli manchi, esattamente come gli mancherebbe Alice se se ne andasse per qualche giorno, io stessa in passato glielo avrò detto un milione di volte, eppure... È possibile semplicemente cancellare i sentimenti che hai provato per una persona così, da un giorno all'altro, solo perché qualcun altro ti ha fatto provare qualcosa di più forte o intenso? Non lo so, ma ho il presentimento che in fondo provi ancora qualcosa per Fabio, e che sia stato quel qualcosa ad impedirmi di parlargli di Daniel. Devo liberarmi di quel qualcosa, sarà la prima cosa che farò una volta tornata a casa. Infondo, quanto mai potrà essere difficile?
Stringo Daniel un po’ più forte, quasi sperando che in questo modo il senso di colpa svanirà. «Dobbiamo prendere i pelati e andare alla cassa» mi ricorda, svogliato senza muoversi di un millimetro.
Sospiro. «Giusto, peccato» borbotto, leggermente divertita.
«Mi stai prendendo in giro?» domanda lui, leggermente scettico.
Sorrido e chiudo gli occhi, strofinando la guancia contro il suo petto. «No, affatto. Si sta così bene tra le tue braccia…» sospiro, sognante.


Qualche ora dopo ci stiamo trascinando dietro i borsoni lungo lo stretto corridoio del vagone numero cinque, diretti verso Genova. Ho gli occhi leggermente umidi dopo aver salutato Mad, ma le ho promesso che la riempirò di messaggi e lei mi ha assicurato che pur di rispondermi manderà segnali di fumo. Mi sembra come se non sia riuscita a parlarle abbastanza, ho ancora così tante cose che vorrei chiederle… su Nicola, per esempio, e perché sia diventato ad un certo punto un argomento così delicato. Sbuffo, stropicciandomi gli occhi: brutta mossa, avevo le mani appiccicose di sudore e di ghiacciolo al limone e ora sto cominciando a lacrimare. Maledetti occhi ipersensibili.
«Ecco» sospira Dan, mollando il suo borsone su uno dei quattro sedili vuoti e lasciandosi cadere in quello accanto. Lo imito, cercando di non dare a vedere le lacrime che cerco di asciugare con il dorso della mano.
«Tutto bene?» chiede lui, sporgendosi verso di me.
Annuisco. «Sì, non sto piangendo» lo assicuro, coprendomi gli occhi.
Lui, scettico, mi afferra i polsi e mi fa abbassare le mani, dopodiché mi guarda serio.
Sbuffo di nuovo. «Non sono lacrime di tristezza, mi sono toccata gli occhi con le mani sporche» borbotto, divincolandomi dalla sua presa e abbandonandomi contro lo schienale del sedile.
«Perdonami, ma non sembri esattamente allegra, lacrime o non» mi fa notare, tirando fuori un pacchetto di fazzoletti dalla tasca dei jeans e porgendomene uno.
Lo afferro e mi asciugo gli occhi, per poi tentare invano di pulire le mani. Niente da fare, continuano ad essere sudate e appiccicose.
«Si muore di caldo» mi lamento, sbuffando un’ennesima volta.
«Uh, qualcuno è parecchio irascibile in questo momento.»
Lo ignoro e mi metto a guardare dal finestrino. Arriveremo a casa tra qualcosa come otto ore e dovremo cambiare treno quattro volte. Ho solo voglia di chiudere gli occhi e svegliarmi nel mio letto, al fresco e senza quest’odiosa sensazione appiccicosa sulle mani.
Okay, sono irritata. Vorrei vedere chi non lo sarebbe, al posto mio. Ho l’impressione che qualunque cosa provi a fare finirà nel verso sbagliato.
Il cellulare vibra nella mia tasca e lo prendo, svogliata.

Partita?

È di Fabio. Lo guardo per una manciata di secondi, prima di digitare una risposta.

Sì, e devo ammettere che sono rincuorata dal fatto che almeno cinque minuti sono passati…

Lo invio leggermente esitante e fisso lo schermo per un po’, in attesa della risposta che non si fa attendere.

Povera… se vuoi una risposta sincera, darei qualsiasi cosa per non essere nei tuoi panni in questo momento.

Ahah. Grazie tante, anche io darei qualsiasi cosa per non essere nei miei panni. Glielo scrivo, schiacciando in fretta sui tasti sotto lo sguardo incuriosito di Daniel. Anche questa volta non ci mette tanto a rispondere.

Giusto, meglio non mettere il dito nella piaga… ehi, approposito, che ne dici di venire da me domani pomeriggio per una delle nostre sessioni di mate?

Lancio un’occhiata fugace a Dan, che ne approfitta per chiedermi a chi sto scrivendo.
«Alice» invento sul momento, tentando un sorriso, poi riabbasso lo sguardo sul cellulare.

Okay, mi dai i dettagli domani a scuola.

Ci metto quasi un minuto ad inviarlo, e non appena sullo schermo appare la familiare scritta che dice che il messaggio è stato inviato correttamente, sento i sensi di colpa stringermi lo stomaco. Infilo di nuovo il cellulare in tasca, tentando di pensare ad altro.
Infondo, mi dico, cercando di rassicurarmi, posso utilizzare quest’occasione per dirgli di Daniel e chiudere una volta per tutte.
Sì, avrei fatto così.
Il viaggio prosegue in religioso silenzio e, quando scendiamo a Genova, vado diretta verso il tabellone delle partenze. Daniel mi afferra il polso, trattenendomi, e io mi volto a guardarlo incuriosita.
«Che c’è?» chiedo, perplessa.
Lui sorride stile “è una sorpresa ma la adorerai” e socchiudo gli occhi come per chiedergli spiegazioni.
«Vieni con me» dice infine, afferrando il mio borsone senza sforzo.
Sono ancora leggermente irritata, ma la curiosità è troppa. Daniel mi conduce fuori dalla stazione e fa un cenno ad uno dei tassisti parcheggiati, per poi dirigersi verso l’auto bianca e farmi segno di salire. Obbedisco, ora leggermente perplessa: sbaglio o dobbiamo prendere un treno tra dieci minuti.
«Prenderemo il prossimo» mi assicura Daniel, praticamente leggendomi nel pensiero.
Capisco che è meglio non fare domande e comincio a mordicchiarmi il labbro guardando fuori dal finestrino. Qui a Genova non è caldissimo, ma è comunque un enorme passo in avanti rispetto alle temperature che c’erano fino a ieri.
L’autista accosta quando siamo praticamente usciti dalla città e Daniel gli allunga qualche banconota, per poi spingermi appena incitandomi a scendere. Lo faccio e mi guardo attorno altamente perplessa finché non mi rendo conto che siamo davanti ad una spiaggia deserta. Lo guardo come per accertarmi che ciò che vedo sia vero e lui mi abbraccia da dietro.
«Pensavo avessi voglia di un bagno come si deve» sussurrò, posando il mento sulla mia spalla.
Senza parole, mi volto e gli prendo il volto tra le mani, per poi dargli un lungo bacio che mi lascia quasi senza fiato. Non credo di riuscire a riassumere tutte le emozioni che provo in questo momento e mi sembra assurdo provarci, continuo a baciarlo finché lui non si scosta dolcemente. Ha il fiatone e un’espressione leggermente stralunata, ma sorride.
Non c’è bisogno di altre parole, apro il mio borsone e ci frugo dentro finché non trovo il mio costume e lui mi indica una fila di cabine dall’aria abbandonata dove posso indossarlo, per poi seguirmi e chiudersi a sua volta in una di esse. Naturalmente è più veloce di me a cambiarsi e quando esco è già sulla riva del mare, il vento che gli scompiglia di capelli e le onde che gli sfiorano i piedi. Gli corro incontro e gli prendo la mano, trascinandolo nell’acqua. È gelida ma non potrei sentirmi meglio, in questo momento.


Giochiamo insieme nell’acqua per quelle che sembrano ore, poi comincio a sentire freddo e lui mi costringe a uscire. Passo una mano tra i capelli bagnati e lo guardo, davanti a me, procedere verso le cabine. Quasi senza accorgermene gli afferro la mano, costringendolo a fermarsi. Mi guarda sorridendo, io resto seria ma abbasso lo sguardo, leggermente imbarazzata.
«Perché fai tutto questo per me?» domando, cercando di trovare la forza di guardarlo negli occhi.
Lui si avvicina di un passo e intreccia le dita nelle mie, accarezzandomi il dorso della mano con il pollice. «Non è ovvio, Michelle?» chiede, quasi divertito.
Incrocio il suo sguardo e gli sfioro il petto bagnato con le dita, assorta. Lui si abbassa, accostando le labbra al mio orecchio come a volermi dire un segreto.
«Ti amo» sussurra, e il suo fiato caldo mi fa rabbrividire. «Voglio che tu sia felice.»
Stringo appena le labbra e chiudo gli occhi, rabbrividendo quando sento le sue labbra sfiorarmi la pelle vicino all’orecchio e poi salire fino alla guancia, posandosi infine sulla mia palpebra. Ho freddo, o meglio, dovrei avere freddo, considerando che si sta alzando il vento e io sono bagnata fradicia, ma la pelle di Daniel sembra bollente sotto le mie dita, sulla mia pelle, e in qualche modo riscalda anche me. Cerco le sue labbra e lui mi bacia sull’angolo della bocca, per poi scendere sul mento fino al collo, mi lascia la mano e la posa sulla mia schiena, mentre io allaccio le mie attorno al suo collo. Mi sussurra qualcosa, ma io non riesco a capirlo, fa un passo in avanti e inciampa nei miei piedi, un attimo dopo sono distesa sulla sabbia e lui è sopra di me. Mi guarda serio per un istante, poi preme le labbra sulle mie e io lo stringo forte, ignorando la sabbia che si appiccica alla mia pelle e al costume bagnato, che mi riempie i capelli. Rotola sulla schiena e mi trascina sopra di sé, io poso entrambe le mani sul suo petto, e riprendo a baciarlo, ansimante, mentre lui mi accarezza la schiena e mi attira dolcemente contro il suo petto, facendo aderire i nostri corpi. Sento l’ormai familiare calore al bassoventre mentre indugia sulla mia pelle e io gli bacio il mento e il collo come lui ha fatto prima a me.
Dopo attimi interminabili, mi distendo sulla schiena accanto a lui. Siamo entrambi quasi letteralmente coperti di sabbia e ansimiamo. Dan mi prende la mano con dolcezza.
«Dobbiamo muoverci, tra qualche minuto arriverà il taxi per riportarci in stazione» mi avverte, leggermente teso.
Annuisco, assorta, per poi alzarmi con riluttanza. Vorrei restare qui per sempre.


Quando infilo la chiave nella toppa è tardi e so già che non troveremo nessuno sveglio. Entro piano, cercando di fare meno rumore possibile, e l’odore familiare di casa mia mi investe, tranquillizzandomi. È tutto buio, come avevo immaginato, e non voglio accendere nessuna luce. Ho voglia di vedere mia madre, ma preferisco aspettare domattina e non voglio disturbarla, ormai starà dormendo da un pezzo.
Mi sfilo le scarpe e prendo la mano di Daniel, guidandolo nel buio quasi assoluto fino a camera mia. Sento il tonfo leggero delle borse che lascia cadere per terra è finalmente accendo la piccola luce sul comodino. Mi volto a guardarlo: ha un’espressione stravolta. Lo capisco, ho urgentemente bisogno di una doccia e di un pigiama pulito.
«Vai prima tu in bagno» suggerisce, accarezzandomi distrattamente il braccio.
Obbedisco senza dire nulla, e quando accendo la luce sopra lo specchio socchiudo gli occhi, infastidita. Guardo il mio riflesso con occhi stanchi e noto che sono stranamente pallida. Non sembra per nulla che sia appena tornata da una vacanza.
Mi spoglio lentamente, abbandonando i vestiti sul pavimento senza nemmeno pensare di piegarli o metterli a lavare. Dopo essermi sfilata i jeans indugio con lo sguardo sul mio riflesso senza sapere cosa pensare. Mi sembra di essere cresciuta più in questa settimana che in tutta la mia vita, eppure sono sempre uguale. Forse non è vero, forse semplicemente sono troppo stanca per notarlo, ma il mio corpo è quello di sempre, e probabilmente non cambierà più troppo radicalmente. A meno che certo non decida di annegare i miei dispiaceri nel cioccolato e ingrassi di cinquanta chili. Daniel mi vorrebbe comunque, in quel caso? O il suo è un interesse puramente fisico? Cos’ho poi che gli piaccia tanto non lo so. Se qualche giorno fa mi vedevo diversa, adesso mi sembra di essere quella che sono sempre stata, una bimba lagnosa e troppo pallida, che preferisce lasciarsi crescere la frangia sugli occhi e tenere lo sguardo basso piuttosto che accorciare un po’ la gonna o ampliare la scollatura. Per tanti anni ho dato per scontato che nessuno si interessasse a me, che fossero tutti concentrati a notare i miei difetti piuttosto che farsi piacere i miei pregi. Non ho tanti amici, sto sempre zitta… perché qualche ragazzo avrebbe dovuto notarmi? E per quanto cercassi di convincermi che fosse assolutamente normale non avere nessuno che fosse più di un amico alla mia età, mi sentivo dannatamente sola. Poi è arrivato Fabio, e poi Daniel. Cos’hanno visto loro che gli altri non hanno notato? Bisogna per forza conoscermi da una vita per provare attrazione per me?
Resto immobile a fissare il mio riflesso, sento le lacrime pungermi gli occhi e non so nemmeno perché. Dio, non credevo di essere lunatica fino a questo punto: questa mattina stavo bene ed ero felice, e ora non riesco nemmeno a sorridere davanti allo specchio. Dovrei essere felice assieme a Daniel, esattamente come lo ero quando mi ha baciata per la prima volta, quando abbiamo ballato in discoteca, ma ora non sono più sicura di nulla. Perché mi ama? Cos’ho di tanto speciale? Perché me e non una come Sophie? Una ragazza bella e ricca, una di Parigi per il quale non si senta costretto a stravolgere la sua vita per trasferirsi qui?
Finisco di spogliarmi ed entro nel box della doccia stringendo le labbra nel tentativo di trattenere i singhiozzi. Cerco di lavare via le insicurezze assieme alla sabbia e al sudore, ma non ne ho la forza, e quando torno in camera riesco solo a infilarmi un pigiama pulito e arrampicarmi sul letto a castello, ignorando la buonanotte di Dan.

























*** Spazio Autrici ***

Hey!
Probabilmente vi starete chiedendo cosa ci è successo, dato che è da due mesi che non aggiorniamo (è molto probabile che non succeda più ora che ci sono le vacanze e possiamo rimetterci in sesto)... immagino che le scuse siano d'obbligo. Oddio, non potete immaginare quanto ci dispiace.. ç.ç  (concordo. Il tempo e la voglia di aggiornare scarseggiavano, specialmente ora come ora che i lettori sembrano essere "spariti" ç.ç NdLalla)

Ora, non so bene cosa dire su questo capitolo, di certo non è dei migliori. Cioè, l'ho scritto che ero di umore strano ed è venuta una cosa strana, a voi i commenti comunque... (:

Come ultima cosa, volevamo avvisarvi che per il Missing Moments dovrete aspettare ancora un po', non sappiamo esattamente il giorno in cui aggiorneremo, ma sicuramente durante le vacanze natalizie, quindi.. state pronti ;)

Passiamo a rispondere alle recensioni, ringraziando ovviamente chi legge e mette la storia tra i preferiti e i seguiti.. you guys rock! ;D


marypao ooh, il triangolo antico arriva, just wait for it.. :D in quanto a Michelle, posso solo dirti che dopo questo capitolo le cose diventeranno per un certo senso più complicate, per un altro più semplici... (comunque, come avrai notato, alla fine non ho aggiornato LL&J.. ma infondo a cosa servono le vacanze di natale? :DD) Io compito di greco ce l'ho domani e più che essere nervosa non ne ho voglia per niente. =__________=... lascio a Lalla che saprà dirti qualcosa di certamente più costruttivo (allooora, mi sembra chiaro cristallino che odi a morte Nicola, eh? :P Non saprei proprio che dirti, più che altro il fatto è che se mi metto a parlare liberamente finisco per raccontarti tutto il finale, e vorrei evitare :D Non mi resta che dirti, come sempre, "aspetta e vedrai" ;) Come sempre, grazie infinite per il tuo costante appoggio, saremmo perse senza di te tesoro <3 NdLalla)


Tutto per oggi, cari, alla prossima ;D
Leslie and Lalla
   
 
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