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Autore: SweetKaaos    21/12/2010    2 recensioni
Harry siede davanti al camino e aspetta che la sua busta venga del tutto bruciata.
Non ricorda come ha scoperto che le lettere a Babbo Natale potevano essere spedite anche in quel modo – forse in un film, o forse in un libro –, ma Harry ogni anno ha inviato la sua, chiedendo sempre lo stesso «Miracolo».
Quest’anno, invece, Babbo Natale ne riceverà una diversa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Questa storia è nata dopo un acquisto personale. Ho comprato il maglione che troverete descritto qua sotto, che mi ha trasmesso un senso di calore e di... casa.
Un piccolo pensiero saltato fuori a Natale. Spero vi possa piacere.

Grazie mille a Nefene che ormai ha firmato la sua condanna a morte, prendendomi sotto la sua ala di beta, e incontrandomi *_*




* * *



Caro Babbo Natale,
non ero sicuro di cosa significasse casa neppure dopo tutti gli anni trascorsi a Hogwarts, dove ho trovato degli amici con cui parlare e condividere gioie e dolori – nel nostro caso la sofferenza, il terrore e l’angoscia hanno dominato gli anni di scuola, ma fortunatamente la speranza e l’affetto reciproco sono stati in grado di sostenerci anche in quei momenti.

Hermione era molto simile a una mamma; era lei quella che spesso mi abbracciava dopo aver scoperto una delle mie tante nottatacce trascorse tra un incubo e l’altro, che mi sgridava se non facevo i compiti o non prendevo troppo sul serio un rimprovero dei professori.
Ron invece era come un fratello, che s’infuriava per quando sparlavano alle mie spalle o mi accusavano di qualcosa che non avevo fatto, che cercava di tirarmi su di morale, che restava stoicamente al mio fianco senza che dovessi chiedergli nulla.
Hagrid era uno zio particolare, che m’invitava sempre nella sua capanna e preparava i biscotti, donandomi dei rari attimi di normalità.
E Silente… Silente era come un padre, uno di quelli saggi, che aveva sempre una parola di conforto per me, anche se il più delle volte non ero in grado di coglierne subito il vero significato.

Erano sì la mia famiglia, ma non erano Draco.

Draco, quel Draco che mi ha tormentato per anni e che continua a farlo ancora oggi, con la sola variante che adesso ridiamo insieme: io e lui.

Draco, che mentre preparavo il dolce per la cena di stasera con gli Weasley, vagava per il salotto con aria indifferente, aspettando che mi distraessi per sbirciare sotto l’albero e cercare i suoi regali – non sapeva che erano al sicuro, rimpiccioliti, nella tasca dei miei pantaloni.

Draco, che ama indossare maglioni fatti a mano, di quelli traforati con le trecce lavorate, con il collo alto che necessita come minimo di due giri – e due comunque bastano, perché Draco ha un elegante collo longilineo.

Draco, che non riesce a resistere ai dolci, tanto che l’ho trovato con un dito immerso dentro la panna montata che ho poi usato per decorare il dessert.

Draco, che nonostante tutto sa ancora di Malfoy, sa di stronzetto borioso, superficiale e arrogante, ma che adesso è in grado di vedere oltre al suo naso – il suo adorabile naso, quello che ha sporcato con la panna e che mi ha gentilmente invitato a pulire con un bacio.

Draco, che quando vuole un bacio non lo chiede; si limita a prendermi le mani e a farle scivolare sulla lana che ricade morbida sui suoi fianchi, su cui mi perdo sempre alcuni istanti prima di andare a toccare con i palmi la pelle resa bollente da quella stoffa.

Mi rende schiavo dei suoi desideri, lo so, ma non ho alcun interesse a cercare di resistergli.

E quando lui si abbassa, quando i suoi capelli sfiorano la mia guancia e le sue braccia mi circondano, l’unico pensiero che riesco a formulare è «casa».

Quindi, caro Babbo Natale, finalmente non ho più bisogno di chiedere il tuo Miracolo perché io, il mio Miracolo, ce l’ho già.

Buon Natale

Harry Potter.

   
 
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