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Autore: Valina89    21/12/2010    0 recensioni
Non sempre si intraprende un viaggio per piacere, alle volte si vorrebbe solo sfuggire dalla vita di tutti i giorni che opprime, come i ricordi che non ci lasciano.
Meg lo fa, e scappa a Parigi. Da cosa scappa? Se lo chiede anche lei.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Seventh Chapitre

 

Domenica. Era il mio giorno preferito da quando vivevo in Francia. Ero libera di stare a letto QUANTO volevo, e intendiamoci, proprio quanto volevo. Mi era capitato svariate volte,presa dalle mie paranoie, di rimanerci tutto il giorno, e non c'era nulla di più bello che aleggiare tutto il giorno in quello stato misto fra riposo e stordimento.

 

In effetti la mia idea iniziale era proprio quella, ed ero avviata sulla buona strada quando alle dieci, dopo la tappa d'ordinanza al bagno,mi ero infilata sotto al lenzuolo, abbracciata al cuscino, in maglietta di Neil e mutande (mie, caso mai ve lo siate chiesti). Lo stereo sul comodino trasmetteva un cd dei miei, misti, e il caso volle che in quel momento fosse partita “Stairway to heaven” dei Led Zeppelin. Dalla finestra, semi aperta dietro alle persiane chiuse, filtrava aria fresca, dovuta alla pioggia della notte prima, che mi pizzicava il naso e colpiva le guance. Mi girai nuovamente nel letto, dando le spalle alla finestra, e nel frattempo nella canzone erano entrate la voce di Robert Plant e il suono della chitarra. Mi distesi sulla pancia e mi lasciai andare al sonno, cullata dalla canzone e dalla sua melodia.

 

La musica mi portava bei ricordi, e per stavolta li lasciai passare. Era una serata d'estate, il cielo oramai era scuro e qualche stella ammiccava nel buio. La stessa canzone mi suonava nelle orecchie e, disteso di fianco a me in quel prato mezzo secco, stava Cloud, che teneva l'altro auricolare del mio stesso lettore mp3. Faceva caldo, tanto caldo, e non dicevamo una parola. Lui guardava il cielo con gli occhi chiari e io mi stavo quasi addormentando, presa dalla calma che ci circondava, e lui, servizievole, mi aveva offerto il suo braccio per appoggiarci la testa.

A un certo punto ruppe il silenzio, e mi mormorò, mestamente come sempre “..davvero strana la vita, sai?”. Io non dissi nulla, ma mossi la testa in su e in giù come a dargli ragione.

Lui percepì il movimento e continuò col discorso. “Eve mi ha lasciato...”. Al momento, credetti in uno scherzo di cattivo gusto. Stavano insieme da una vita, e mai un litigio, uno screzio, un'incomprensione. Infatti mi alzai di botto a sedere, e guardai la nuca di mio cugino, che si era girato dall'altra parte, prevedendo la mia reazione. “COME?...Cloud, stai scherzando? Andavate d'amore e d'accordo...” cominciavo ad essere stupita, anche perchè lui non sembrava proprio essere in vena di battute.

..per quello la vita è strana...ieri...è arrivata con una faccia diversa, trasfigurata, e sai che mi ha detto? Sai,non ti amo più, credo che la tua presenza inizi addirittura a infastidirmi...ha usato un tono che non avevo mai sentito, gelido..distaccato...indifferente...mi ha ferito più il tono della voce delle parole...”

 

 

Dormigliona..” mi sussurrò una voce, che non era quella di Cloud, all'orecchio.

Viiiiiin...” mugugnai “Stavo pensando..”

Ancora brutti ricordi?”

Non proprio...un mio amico...un altro che non sento da un sacco...chissà quante ne avrà combinate...”

Non ti manca un po' casa?”

No..non mi va di tornarci...ci sono troppi ricordi che per ora non voglio affrontare..” sorrisi, poi mi tirai su e lo baciai piano sulle labbra.

Dai, che ci fai ancora a letto? E io che volevo fare un giro a Montmartre e pranzare lì..” sorrise, abbracciandomi le gambe e caricandomi sulle spalle a mo' di sacco.

Viiiin!!! Mettimi giù” Dissacratore della domenica!!” mi lamentai io. “Non puoi fare come tutti i maschi della tua età e dormire fino alle due??”

Come sei pigra..poi si lamentano se sono grasse...e ci credo!!Dormono al posto di fare un po' di moto..” ridacchiava lui, portandomi fino alla cucina, lasciandomi cadere sul divano e prendendo due tazze dalla dispensa. Avviò la macchina per il caffè e la caraffa pian piano iniziò a riempirsi di liquido scuro e bollente.

Mi vuoi dire cosa ci fai sveglio alle dieci di domenica mattina, tesoro bello?”chiesi, guardando il ragazzo, che se ne stava in piedi, appoggiato al tavolo con la schiena e con le braccia incrociate e sulla faccia un sorriso divertito.

Te l'ho detto, voglio portarti a Montmartre a fare i turisti!” affermò, convinto, come se la sua idea fosse la cosa più normale del mondo per due persone che a Parigi oramai ci vivevano.

Vin, non so se hai realizzato che io ci vivo, qui..la zona oramai la conosco, sai quante volte ci sono passata...” commentai io, ancora mezza distesa sul divano.

Da turista non l'hai mai girata, e soprattutto non con me”.

Il Blond aveva ragione. Con lui, non l'avevo mai visitato.

E' vero” sorrisi infine “Va bene,dai, mi hai convinta...corro a farmi una doccia e usciamo..”.

Mi alzai, gli stampai un bacio sulla fronte e andai verso il bagno, canticchiando ancora Stairway to heaven.

 

 

Quando tornai in cucina ero lavata, pettinata con una molletta che cercava di tenere indietro un ciuffo di capelli, una maglietta rossa pescata dagli angoli più remoti dell'armadio e una gonna di jeans tutta sfrangiata. Sembrava un look studiato, in verità per una volta avevo preso le prime cose a caso che mi erano capitate, avendo cura che non fossero nere.

Vin era seduto al tavolo, stava guardando i Simpson in francese, sorseggiando il caffellatte da una mia tazza.
 

 

Molto carina” commentò, con un sorriso che si estendeva fino agli occhi.

Esagerato” sorrisi io, sentendo di arrossire fino alla punta dei capelli (e abbinandomi perfettamente alla maglietta, del resto). Mentre mi versavo il caffè nella tazza notai che, mentre mi lavavo, era sceso alla boulangerie sotto casa e aveva comprato i croissant beurre, che adoravo. Uno lo stava mangiando lui, e l'altro se ne stava lì, su un piattino.

E questo?” indicai io, con aria curiosa.

Lui aprì le braccia, alzando le spalle, e disse con un sorriso irrisorio “..il folletto dei croissant!”

Lo presi con le mani e ne staccai un pezzo ridendo, assaggiando subito un morso. Erano il mio paradiso, quei dolci, ne avrei mangiati fino a non poterne più. Al Bleu, Matthieu mi controllava a vista ogni volta che dovevo prendere una brioche dalla vetrinetta, perchè sapeva perfettamente che alla prima distrazione uno di quei croissant sarebbe magicamente sparito (e la colpa sarebbe stata sua, ovviamente).

E ' successo qualcosa in famille? La mère ti ha buttato giù dal letto?” gli chiesi, osservandolo. Effettivamente non aveva un'aria molto felice e riposata, e mi rivolse una smorfia scocciata.

Non ridere...lo stupido cane, Mimi, mi è salito sul letto e mi ha leccato tutta la faccia. Se era il mio cane lo prendevo a calci, ma siccome non lo è mi sono dovuto limitare a spingere quel coso peloso via...ha dei padroni, ma che svegli loro!!!”

Deve amarti, quel cagnolino, per svegliare te al posto dei suoi padroni!”

Ho i miei dubbi...” borbottò, alzandosi e dirigendosi verso il lavandino per lavare la propria tazza “Mi ha masticato un paio di boxer, quello stupido cane”.

A quel punto mi fu impossibile non ridere davanti a una dichiarazione così ridicola, e iniziai a ridere convulsamente, piegata in due sul tavolo, dopo aver rischiato di sputare fuori il sorso di caffè che stavo mandando giù in quel momento. Quando fui in grado di formulare una frase senza ridere, gli dissi “Dovevo capirlo!! E' un cane femmina ed è innamorato di te!Ti ama e ti mangiucchia i boxer” ero al limite delle lacrime.

 

Mi ricorda mia sorella Liz, anche lei è tremenda. Mi ruba le magliette e se le mette, solo che ci nuota dentro perchè è piccola e magrolina.”

Non sapevo che avessi una sorellina...”

I miei si sono sposati giovani, sono nato subito e dopo un bel po' hanno avuto la peste Liz. A pensarci bene non so manco se ne hai, di fratelli..”
 

 

 

Mi sedetti con le gambe incrociate, come a concentrarmi su un discorso complicato. Storsi la bocca, poi dissi “ Fratelli no, ma vivevo in una bifamigliare con la famiglia della sorella di mia mamma, e mio cugino Cloud mi ha fatto un po' da fratello, nonostante abbia solo due anni in più di me. E così anche suo fratello minore William. E' una strana cosa, la mia famiglia.” alzai le spalle.

Misi in bocca la punta del croissant e finii il caffè rimasto. Appoggiando la tazza con delicatezza sul tavolo, andai ad incontrare i suoi occhi e feci un accenno di sorriso.

Non ne avevo parlato con nessuno da quando ero partita, ma i due “fratelloni” mi mancavano e lui me l'aveva riportato alla mente.
 

 

Scossi la testa e cancellai quel pensiero, o per lo meno finsi che così fosse. Presi la mia borsa rossa scozzese e mi infilai le converse rosse, poi lo guardai. Con un braccio mi avvolse la vita, ancora seduto, e mi baciò, come a cancellare qualsiasi cosa brutta. Respirai il suo sapore, poi sorrisi e a fior di labbra gli dissi “Andiamo”.

Sono tornata, perdono perdono perdono. La storia oramai è finita, manca la voglia di passarla dal cartaceo al digitale, sono molto old school quando si parla delle mie storie :) buona lettura, prometto che presto aggiorno, lo faccio come fioretto di Natale.

  
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