Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
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Autore: Knight of Century    21/12/2010    4 recensioni
3056 sono le miglia che dividono New York da Los Angeles, sono le miglia che dividono William, un giovane Newyorkese, dall' esaudire il sogno della sua sorellina: Conoscere i 30 seconds to Mars. Un avventura negli Stati Uniti all' insegna di eventi bizzarri e comici, di vili avversari ma anche di aiuti inaspettati che aiuteranno Will nel suo viaggio. Riuscirà il giovane eroe a completare la sua missione??? leggete e lo saprete.
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Impala

Allora questo capitolo è un po’ meno movimentato degli altri, volevo essenzialmente esprimere alcuni dubbi che turbano Will e farvi conoscere un po’ del passato del ragazzo. Detto questo vorrei aggiungere che questo è il mio primo tentativo di scrittura introspettiva quindi non sono sicuro che sia venuto bene ( non sto mettendo le mani avanti xD anzi ora più che mai sono in cerca di consigli.) Quindi siete di liberi di esprimere quello che pensate. Positivo e negativo. Grazie per l’ ascolto vi lascio alla lettura^^


2 giorni e 22 ore al concerto, 60 Ml da Holton, Kansas -1.717 Ml 20:10 P.M.

<< Ma davvero? >> la voce di Sheila giungeva chiara tramite il vivavoce del mio cellulare << Hai un gran cuore Will, ma sappi che c’è gente sconsiderata che ne potrebbe approfittare.. >>
<< Suvvia Sheila non ho mai saputo di gente che è morta perché faceva delle buone azioni >> le risposi
<< E Gesù dove lo metti? Ne è l’ esempio plateale. Ma se vuoi ne ho di altri >> replicò lei
<< Vabbè ma lui non conta >>
<< Lascia stare. Piuttosto dove sei? >>
<< Sono a circa sessanta miglia da Holton, Kansas. Tutto secondo la tabella, salvo imprevisti, tra un giorno e mezzo sono a Los Angeles. >> In effetti il viaggio sembrava volgere al termine e fino a quel momento non avevo avuto poi tanti imprevisti << Un’ altra cosa. Ci sono stati miglioramenti in Eve? >>
<< Nulla, mi spiace Will >> mi rispose con una nota di rammarico nella voce
<< Ok… Grazie lo stesso Sheila. Ci sentiamo. >>
Chiusi la chiamata assorto tra i miei pensieri. Mi chiesi se il mio viaggio avrebbe mai avuto un significato? Anche se portassi i Thirty seconds da Eve non ci sarebbe alcuna certezza che lei esca dal coma, cosa cambierebbe? Sto facendo questo veramente per mia sorella o sto cercando di espiare la mia colpa?
Già… la mia colpa. E’ stata tutta colpa mia quell’ incidente. Se non l’ avessi lasciata andare da sola a quel concerto non sarebbe successo nulla… Se invece di passare quella sera con una ragazza conosciuta al bar la sera prima avessi accompagnato Evelyn con la macchina quell’ ubriaco non l’ avrebbe mai investita. I sensi di colpa mi tormentavano da mesi e cominciavo a pensare che tutto quello che stessi facendo lo stessi facendo per me, per liberarmi delle colpe… Come ad esempio aiutare quel poveraccio, lo avevo fatto con il cuore o pure era stato un disperato tentativo di convincere me stesso che ero una buona persona e non una persona che mette una notte di passione davanti alla propria sorella.
Mentre questi pensieri mi attanagliavano la mente come una piovra stritola la sua preda la mia Impala percorreva veloce la strada illuminata dai pochi lampioni piazzati ai lati della strada. Per molti è una doccia, per altri un bagno caldo, per altri ancora una sigaretta sotto il cielo stellato invece per me il modo per entrare in contatto con me stesso è guidare la mia auto. Veder scorrere il mondo intorno a me, percepire quel vuoto silenzio delle strade provinciali americane mi aiutava a scrutare nel mio cuore ad entrare in contatto con quella parte di me che rimaneva nella penombra del mio sub-conscio.
Il flash degli abbagliati di un’ auto che viaggiava nell’ altro senso mi riportò indietro nei ricordi di undici anni, quando avevo appena dieci anni. Mio padre era in piedi davanti a me, con il palmo ancora aperto per il sonoro schiaffo che mi aveva appena tirato perché non avevo portato tutte A nella pagella.
<< Sei il disonore della famiglia!>> mi ripeteva in continuazione << Non vali nulla. Sei solo un rifiuto! >>
Io ero steso a terra piangente, mentre mi toccavo con la mano la guancia colpita.
Mia madre era morta da poco e lui aveva incominciato a bere. Vedeva in me la sua valvola di sfogo, forse perché gli ricordavo i suoi fallimenti o forse perché semplicemente non ero alla sua altezza.
Evelyn osservava la scena dalla cima delle scale di casa nostra, con in mano il suo orsacchiotto marrone. I suoi occhioni tinti di smeraldo mi fissavano i miei color pece bagnati dalle lacrime. Non riuscivo a capire cosa volesse dirmi con quello sguardo; so solo che dopo che mio padre uscì di casa, probabilmente per ubriacarsi, lei scese le scale e si avvicinò a me con la stessa medesima espressione di prima. Lasciò cadere l’ orsacchiotto e mi abbracciò…
Premetti l’ acceleratore, qualcosa stava crescendo in me. HOLTON 20 Ml. diceva il cartello che sopraggiungeva a gran velocità.
Un altro flash. Questa volta di cinque anni fa, mio padre era steso a terra privo di sensi, io ero in piedi ancora con il pugno stretto, i miei occhi carichi di rabbia e di odio. Avevo avuto il coraggio di ribellarmi alla violenza di quell’ uomo. Evelyn corse subito di sotto.
<< Devi andartene Will, non puoi restare qui… Non più >> mi disse guardandomi negli occhi
<< Non posso… Non posso lasciarti con lui da sola >>
<< Non ti preoccupare io saprò cavarmela, devi andartene, ti ucciderà se rimani, devi scappare >> mi abbracciò ed io scappai…
Ero arrivato quasi a fondo scala del pedale, i pistoni dell’ Impala lavoravano quasi a pieno regime. La lancetta del tachimetro saliva.
Ero solo nel mio appartamento a New York, avevo bevuto un intera bottiglia di whiskey scandente, ero completamente abbandonato a me stesso, la barba incolta, i capelli lunghi, l’ appartamento in uno stato disastroso con lattine di birra e bottiglie d’ alcool sparse un po’ ovunque. Questo era due anni fa. Evelyn entrò vide le mie condizioni, si avvicinò al mio corpo ormai privo di ogni sensibilità ed umanità stavo diventando sempre più come mio padre!
<< Mi prenderò io cura di te, non ti preoccupare >> mi disse e mi abbracciò…
ERO LANCIATO A VELOCITA’ MASSIMA SULLA STRADA, LE LUCI SCORREVANO COME FIUMI AI LATI DELL’ ASFALTO, I MIEI SENTIMENTI SCORREVANO COME FIUMI CHE AVEVANO ROTTO LA DIGA CHE LI CONTENEVA. ORA ERA TUTTO CHIARO!
<< AHHHHHHHHHH >> Il mio grido misto al motore arrivato al massimo dei giri. Un animale! Stava attraversando! Inchiodai. Misi tutta la mia forza sul pedale del freno, sbandai, uscii di strada e la macchina finalmente si fermò.
Il coyote mi guardava con i suoi grandi occhi resi fosforescenti dai fari dell’ auto. Sudavo, si sudavo freddo. Avevo il fiatone, ero stremato ma finalmente mi resi conto di ciò che provavo veramente…
Evelyn si era sempre cura di me, mi aveva protetto nonostante fosse più piccola di me ed io non l’ avevo mai ringraziata… Ma ora era tutto diverso. Era finalmente venuto il momento ricambiare ciò che lei aveva fatto per me.
Non c’ erano più dubbi, io le avevo sempre voluto bene ma mai avuto l’ occasione di dimostrarlo.
Animato da questa nuova convinzione riavviai l’ auto e tornai in strada. Quella sera non avrei dormito, no non avrei riposato sarei andato avanti finché non sarei svenuto… Ora niente poteva più fermarmi…
  
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