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Autore: Lenn chan    22/12/2010    6 recensioni
Esisteva una terra di principesse e cavalieri, dove creature misteriose davano forza a coraggiosi guerrieri. Oggi esiste una terra dove altrettanto misteriose creature animano piccoli oggetti rotanti con cui molti ragazzi amano giocare. Due mondi, due realtà, due tempi...qual è il filo conduttore che li lega? [Note: remake fino al capitolo 14; nuovo dal capitolo 15 in poi]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rei continuava a tenere i suoi occhi dorati fissi davanti a sé

Dopo un’infinità di tempo finalmente riesco ad aggiornare! Scusate il ritardo ma ho dovuto dare un esame due giorni fa (poco prima di Natale, una tristezza assoluta! -_-) che mi ha tenuta molto impegnata! Ora che però me lo sono finalmente tolto di mezzo sono in vacanza per un po’!^^ Quindi non vi annoio oltre e passo subito al capitolo, che è l’ultimo del remake! Dal prossimo inizieranno gli inediti!!^^

 

 

***

Le origini

 

 

 

Rei continuava a tenere i suoi occhi dorati fissi davanti a sé. Contemplava l’acqua limpida e immutabile, quasi sembrava non scorresse, su cui la zattera scivolava silenziosa. Era stata una fortuna trovare quella chiatta abbandonata sulla riva del fiume, e per di più in buone condizioni. Almeno così si erano risparmiati di camminare ed avevano evitato di inoltrarsi nel folto delle foreste che quella terra offriva, con il rischio di perdersi; anche se forse si erano già persi.

Non avevano la minima idea di dove si trovavano e per di più gran parte dei loro compagni non c’era. L’unica cosa che sapevano era che si erano improvvisamente risvegliati in quel posto sconosciuto, dal cielo rosso, dai numerosi boschi, e privo di forme di vita umane, a parte loro: la squadra dei Baiuhuzu e il professor Kappa. Sei persone, sei ragazzi in balia di quello che poteva essere un sogno affascinante, o un terrificante incubo.

-Rei…secondo te dove ci stiamo dirigendo?- gli domandò il Professore.

-Non lo so- rispose con un sospiro, senza staccare gli occhi dall’orizzonte. Sapeva di dover essere preoccupato per la situazione in cui si trovavano, ma stranamente non lo era. In lui regnava una strana sorta di rassegnazione, come quando si conosceva il proprio destino e si era consapevoli di non poter far niente per cambiarlo.

Non ne conosceva il motivo ma era certo che fosse quel posto a procuragli quella sensazione. Quell’acqua calma, quel cielo inquietante, quegli alberi tutti uguali l’uno all’altro, quel senso di atemporalità. Non aveva mai visto quel luogo prima, eppure era come se ci fosse già stato.

-Secondo voi gli altri stanno bene?- chiese Mao preoccupata.

Quella domanda riscosse il blader della Tigre Bianca dai suoi pensieri. Si voltò verso la ragazza, che seduta a gambe incrociate osservava distrattamente le venature del legno della zattera.

-Noi stiamo bene quindi…si presuppone che stiano bene anche loro- le rispose il fratello, anche se non del tutto convinto.

Il silenzio che infestava quella terra anonima si fece largo anche tra i presenti per un momento che parve interminabile. Fu Rei a romperlo all’improvviso.

-Dobbiamo trovarli- dichiarò conciso, senza aggiungere altro.

-Già- fece eco il Prof. –Ma come facciamo? Non sappiamo nemmeno noi dove siamo!-

Il cinese si voltò, dando le spalle ai suoi compagni, tornando ad osservare il percorso del fiume che scorreva sotto di loro.

Quel grande corso d’acqua prima o poi avrebbe dovuto sfociare da qualche parte, in un lago, in un mare…o sarebbe anche potuto continuare all’infinito, per quanto ne sapevano. E a quel punto che cosa ne sarebbe stato di loro?

-Ehi! Guardate laggiù! Che cos’è?- esclamò Kiki.

Rei indirizzò lo sguardo nella direzione indicata dal ragazzino. Strinse gli occhi per meglio mettere a fuoco l’immagine. In lontananza, verso l’entroterra, sorgeva una strana costruzione. Non avrebbe saputo dire quanto grande fosse in realtà, la prospettiva poteva ingannare la vista su quelle che in realtà erano le sue vere dimensioni. Ma sicuramente aveva una forma allungata, un rettangolo con la base più estesa dell’altezza che sembrava essere scandita da delle colonne: un porticato probabilmente.

-Questo è fantastico!- strepitò il Professore, con un’enfasi che non venne compresa dai compagni.

-Mah…non mi sembra granché…le colonne sono tutte ricoperte di edera, e sembrano anche piuttosto malridotte- dichiarò Mao.

-Non mi riferivo a quello! Intendevo dire che qualcuno deve pur aver costruito quel porticato, no? Questo significa che non siamo capitati in un posto completamente isolato dal mondo! Possiamo chiedere aiuto!- spiegò.

-Se mai riusciremo ad incontrare qualcuno…- disse Lai, in vena di pessimismo.

-Non essere così negativo!- esclamò Rei.

-Io non ti capisco Rei…come fai ad essere così tranquillo?-

La domanda dell’amico lasciò il ragazzo senza parole. –Non lo so- fu infatti tutto ciò che gli rispose. Ed era la verità. Quel luogo gli dava un senso di estranea tranquillità…quasi di familiarità avrebbe osato dire.

-Ma che senso ha costruire un colonnato addossato ad un montagna?- chiese Kiki, non capendo l’architettura di quello strano edificio.

-E’ l’entrata di un tempio- rispose il blader della Tigre Bianca, meccanicamente, come se non avesse dovuto affatto pensarci. –Il tempio si trova dentro quella montagna-

-Scusa, ma tu come lo sai?-

La sua risposta aveva lasciato tutti sorpresi.

-Io…io non…- biascicò, portandosi le mani alle tempie. Chiuse gli occhi, improvvisamente si sentiva la testa scoppiare.

-Rei? Rei, stai bene?- gli domandò Mao, preoccupata.

La voce della ragazza fu l’ultima cosa che sentì prima di vederla: un’immagine, un flash si proiettò nella sua mente.

C’era una stanza, grande, molto grande. E al centro di essa una figura dominava la scena. Una figura dai tratti femminili, un volto dai lineamenti perfetti, occhi chiarissimi e capelli del colore dell’argento.

-Rei?-

Il cinese riaprì gli occhi e immediatamente quell’immagine sparì, portandosi via anche il dolore alla testa.

-Rei! Che cosa è successo?-

Spostò lo sguardo sui suoi amici che lo fissavano in ansia.

-No…niente- si limitò a rispondere. –Non è successo niente…credo- la sua espressione tradiva però le sue parole. Ma comunque non avrebbe saputo spiegare ciò che gli era capitato. Era stata una specie di visione, come un sogno o…un ricordo.

Ma come era possibile?

 

*

-Come sta il tuo braccio?-

Kai aprì gli occhi, limitandosi a spostarli sulla persona che gli aveva rivolto quella domanda. Yuri, appoggiato con la schiena al tronco di un albero, lo squadrava dall’alto.

-Bene- gli rispose, telegrafico come al suo solito, senza muoversi di un centimetro. Sdraiato sull’erba, le braccia incrociate dietro la testa, lasciava al vento di scompigliarli dolcemente i capelli sulla fronte.

Avevano deciso di fermarsi a riposare prima di riprendere il cammino, erano troppo stanchi per proseguire con la ricerca dei loro compagni. Probabilmente era sera, ma non potevano dirlo con certezza; il cielo infatti era sempre tinto da quel particolare color sangue di provenienza incerta. Non gli sembrava infatti di aver mai intravisto il sole da quando si erano risvegliati in quel posto senza nome. Oltretutto i loro orologi avevano smesso di funzionare. Pareva davvero di trovarsi al di fuori del tempo e dello spazio.

-Certo…guarirei in fretta anche io se avessi qualcuno che si prendesse tanta cura per me- fece il rosso con una punta di ironia nella voce.

L’espressione di Kai cambiò. Da impassibile che era si fece incerta. –Che intendi?- gli chiese, le sopracciglia appena aggrottate.

-Sai benissimo a cosa mi riferisco- dichiarò l’altro. Il velo di malizia con cui pronunciò quella frase fece irritare non poco il blader dell’Aquila Rossa.

Lo sguardo del capitano della Neoborg saettò a nemmeno una decina di metri di distanza da loro. Il suo compagno di squadra fu costretto a seguirlo, incontrando il profilo di una persona che conosceva bene.

-E allora?- ribatté Kai, senza però staccare gli occhi da Hilary, seduta accanto a Takao.

-Vi preoccupate l’uno per l’altra…che carini!-

Il ragazzo si levò a sedere, scocciato, puntando le sue iridi ametista in quelle color ghiaccio di Yuri, che lo fissava con un ghigno divertito sulle labbra. Lo stava volontariamente provocando.

-Ti sbagli, io non mi preoccupo…che mi importa!-

-Già…in fondo oggi hai solo rischiato la tua vita per salvare la sua- il rosso si staccò dall’albero infilandosi le mani in tasca. –Proprio non ti importa!- ridacchiò, prima di dargli le spalle e allontanarsi, lasciandolo da solo.

Kai tornò a sdraiarsi sull’erba, riflettendo sulle parole del compagno…che ne sapeva Yuri?

Infastidito si girò di lato e senza accorgersene il suo sguardo si estese di nuovo sulla brunetta, che si era preoccupata di fasciargli il braccio.

Gli tornò in mente la scena di poco prima, quando la sua guancia era venuta a contatto con la freschezza delle labbra di lei. Non sapeva spiegare esattamente cosa aveva provato in quel momento ma uno strano brivido gli aveva attraversato la schiena, come una scossa elettrica. E non aveva potuto far niente per fermarlo. Così come non aveva dovuto far niente per salvarla, quando stava cadendo nel precipizio. Il suo corpo si era mosso indipendentemente dalla sua volontà. L’istinto di proteggerla aveva prevalso su tutto il resto.

Preoccuparsi per qualcuno e avere qualcuno che si preoccupava per lui. Chiuse gli occhi, un lieve sorriso a increspargli le labbra. Tutto sommato non era così male…

 

Intanto, a poca distanza, Hilary non riusciva a darsi pace per quello che aveva fatto. Aveva baciato Kai…certo, sulla guancia, ma era stato pur sempre un bacio. Come le era saltato in mente? Adesso non era del tutto certa di avere ancora il coraggio di guardarlo in faccia. Si sentiva in imbarazzo, eppure una parte di lei non riusciva a pentirsi di averlo fatto. Per un attimo aveva potuto sentire il buonissimo profumo della pelle del ragazzo che amava.

Gettò una rapida occhiata verso il russo, sembrava stesse dormendo. Pareva che il braccio non gli causasse particolari problemi. Sospirò sollevata continuando a fissare il suo viso.

-Non dovresti preoccuparti- una voce al suo fianco la riscosse all’improvviso.

-Come?- fece confusa, voltandosi verso Takao.

-Ho detto che non dovresti preoccuparti…per Kai…lui se la cava sempre-

Hilary abbassò lo sguardo a terra. Forse il suo amico non aveva tutti i torti, Kai se l’era sempre cavata, anche nelle situazioni più difficili.

-E poi mi sembra che tu abbia fatto un buon lavoro da crocerossina- aggiunse, particolarmente sarcastico, riferendosi alla fasciatura del russo.

La brunetta spostò nuovamente l’attenzione sul blader, stupita.

-Mi chiedo se per me avresti fatto lo stesso-

La ragazza spalancò la bocca, indecisa su cosa dire. Non capiva dove volesse arrivare. Vide Takao abbassare la testa, in modo che i capelli coprissero i suoi occhi, celando la sua espressione.

-Se non ti conoscessi direi quasi che sei geloso- disse.

-Figurati- replicò il moretto, muovendo la mano come a voler scacciare quell’ipotesi.

-Mi accontento di sapere che almeno in un altro mondo ho qualche possibilità con te- aggiunse poi, riferendosi a Dark Takao e Dark Hilary, senza guardarla in faccia.

La brunetta continuò a fissarlo stranita. Non riusciva a capire se stesse parlando sul serio oppure stesse semplicemente scherzando. Il suo tono di voce era indecifrabile.

 

*

Il vecchio Ohirin si sedette a terra, a gambe incrociate, al centro perfetto del piccolo tempio. Poggiò il bastone sul pavimento, di fronte a lui, e sollevò gli occhi sui suoi ospiti.

I ragazzi lo guardavano in silenzio, in attesa che cominciasse a parlare. Aveva detto di voler raccontare una storia…la storia di Saal. Avevano già sentito questo nome, veniva citato nei documenti che Josh aveva trovato su Internet, in quella che doveva essere la prefazione de “L’Antico Codice”. Non poteva trattarsi di una coincidenza, non dopo tutto quello che avevano visto e passato ultimamente. Forse si sarebbe finalmente giunti ad una svolta.

Il capo villaggio si schiarì la gola, cominciando a parlare.

-Mille anni fa il nostro mondo fu attraversato da una terribile guerra. Una guerra che rischiò di portare all’estinzione di Saal e di ridurre in schiavitù tutti i suoi abitanti; Moor, l’altro grande regno del nostro mondo, patria delle tenebre, voleva dominare incontrastato su tutte le terre.

Il re di Saal scese in campo a fianco del suo esercito, guidandolo nella battaglia, pur sapendo di avere ben poche speranze contro l’armata di Moor, che non era mai stata così potente come allora-

Ohirin fece una pausa e sospirò stanco, quasi come raccontare quella storia fosse una fatica fisica, quasi come avesse le immagini di quella guerra davanti agli occhi e stesse combattendo lui stesso, nonostante si riferisse ad un passato tanto lontano da sembrare irreale.

-Nonostante tutto non volle mai abbandonare la speranza…anche se questo gli costò la vita- continuò il vecchio capo villaggio. –Il re morì in quella che fu chiamata la “Battaglia d’inverno”. Da quel momento in poi le cose per Saal andarono di male in peggio. Moor penetrò nel nostro regno, cominciando a prendere tutto quello che gli capitava a tiro: terre, case, animali…persone, che ridussero come schiavi del regno delle tenebre, strappandogli la volontà, strappandogli l’anima-

-Strappandogli l’anima?- domandò Daichi, totalmente preso dalla storia.

-Li fecero diventare come loro- spiegò Ohirin. –Esseri apatici, malvagi, che rispondevano solo agli ordini di Moor. Ogni sentimento buono fu cancellato dal loro cuore.

Ma proprio quando Saal stava cominciando a perdere ogni speranza, proprio quando si trovava sull’orlo della resa, una luce apparve all’orizzonte…i Cavalieri Sacri-

Sentendo fare quel nome i ragazzi si fecero più attenti.

-I Cavalieri Sacri discendevano da una nobile e potente stirpe, una stirpe che purtroppo con il tempo è andata estinguendosi. Mille anni fa rimasero solo in cinque, cinque giovani in grado di sfruttare un grande potere…quello degli Animali Sacri: un Drago Azzurro, un Drago Dorato, una Tigre Bianca, una Tartaruga Nera e un’Aquila Rossa. Essi combattevano insieme ai Cavalieri nei momenti più critici, accrescendo i poteri dei Cavalieri stessi e delle loro armi-

-Ma sono i nostri bit-power! Come è possibile?!- esclamarono Max e Daichi all’unisono, a dir poco increduli.

-Quelli che voi chiamate bit-power sono in realtà gli Animali Sacri, gli stessi che mille anni fa affiancavano i Cavalieri-

-E come è possibile che adesso li abbiano loro?- chiese Rick, con il suo solito scetticismo, ancora indeciso se credere o meno a quella storia tanto assurda.

-Purtroppo a questo non so rispondere…ma se ci sono persone in grado di controllare gli Animali Sacri, allora queste persone devono avere per forza un nesso con i Cavalieri Sacri-

-Sicché io, te e gli altri, avremmo un nesso con questi tizi?- domandò Daichi sottovoce al biondino americano accanto a lui, che si limitò a rispondergli con un’alzata di spalle. Ne sapeva tanto quanto lui.

-Come continua la storia?- chiese Emily.

Ohirin le rivolse un gran sorriso prima di continuare nel suo racconto. –I Cavalieri Sacri avevano il compito di proteggere il regno, ed erano a servizio della famiglia reale. Durante la guerra il re di Saal gli affidò il compito di proteggere sua figlia, la principessa, e di portare con loro “L’Antico Codice”, per impedire a Moor di venirne in possesso.

Purtroppo però Moor riuscì comunque a sottrarglielo-

-Che cos’ è “L’Antico Codice”?- la domanda sorse spontanea sulle labbra di Max.

-E’ un libro che scrisse un profeta vissuto millenni fa. In esso è raccontata la storia di Saal e Moor dall’origine dei tempi…ma la parte principale del testo si concentra sulle sue visioni-

-Visioni?-

-Si…Zamerius, l’autore del libro, prevedeva il futuro, un futuro molto lontano…un futuro che per noi deve ancora venire, ma di cui purtroppo non sappiamo nulla-

-E per quale motivo?- lo interruppe Micheal.

-Perché non sappiamo che fine abbia fatto “L’Antico Codice”, non è stato più ritrovato. Inoltre su quel libro era stato impresso un sigillo magico, che solo i membri della famiglia reale o i loro discendenti erano in grado di spezzare-

-Un sigillo- ripeté Max a bassa voce, quasi come stesse riflettendo con se stesso. Gli tornò in mente quella volta alla sede della BBA, quando avevano incontrato i Dark G Revolution per la prima volta. Dopo che Takao era stato sconfitto dal loro leader, Dark Hilary aveva pronunciato una strana formula di fronte a “L’Antico Codice”, e sulle pagine del volume, completamente bianche in precedenza, erano apparse delle parole come per magia. Forse era quello il sigillo…

-Fu per questo motivo che Moor, pur essendo venuto in possesso del libro, non poté farci niente. Non riuscì mai a spezzare il sigillo che l’avvolgeva-

-Ma perché Moor voleva “L’Antico Codice”?- chiese Emily.

-Perché pensava che in realtà sul libro ci fossero scritti i piani di Saal per eliminare il regno del male- le rispose Ohirin.

-Che stolti…- continuò poi, scotendo stancamente la testa. –Luce e tenebre devono convivere e non cercare di eliminarsi a vicenda. Non possono sussistere l’uno senza l’altro. Non ha senso parlare di luce quando manca il buio, e viceversa. E’ per questo che Saal ha combattuto sempre guerre difensive contro Moor, non è mai stato il primo ad attaccare-

Il capo villaggio riprese il suo bastone da terra, e fece leva su di esso per riuscire ad alzarsi in piedi.

-La guerra combattuta mille anni fa fu in seguito ribattezzata la “Guerra Sacra”, in onore dei Cavalieri Sacri. Furono loro a fermare l’avanzata di Moor e a salvare il nostro amato regno- concluse con un sorriso che per un attimo gli ringiovanì il volto.

-Ma purtroppo non so dirvi esattamente come abbiano fatto, mi dispiace. Quella parte della storia non è giunta fino a noi-

Ohirin sollevò gli occhi al soffitto, soffermandosi sul dipinto degli Animali Sacri, scrutandolo con grande devozione. Poi tornò a spostare l’attenzione sui ragazzi.

-Forse…c’è un motivo se voi che possedete gli Animali Sacri siete giunti fin qui…- disse, fissando Max e Daichi. Il suo sguardo era colmo di una segreta speranza.

-Cosa intende?- domandò il biondino.

L’anziano uomo attese qualche secondo prima di rispondere, come stesse riflettendo. –Venite con me…il tempio non è il luogo migliore per parlare di questo- e con un cenno del capo li invitò nuovamente a seguirlo.

 

*

-Come sarebbe a dire che l’aereo è atterrato in orario?!- l’urlo di Josh rimbombò per tutto il corridoio. Ci fu un minuto di silenzio prima di sentirlo di nuovo parlare:-Va bene, lasciamo perdere!- sbatté il ricevitore del telefono con tanta forza che per poco non ruppe l’apparecchio.

Picchiettò le dita sul tavolo, nervoso e preoccupato. Nemmeno un quarto d’ora prima aveva chiamato l’albergo dove i ragazzi sarebbero dovuti rimanere durante il loro soggiorno a Delhi, per assicurarsi che il viaggio fosse andato bene. Ma alla reception gli avevano detto che non erano ancora arrivati. Nessuno dei diciotto ragazzi era stato registrato, perciò nessuno di loro aveva messo piede in quell’albergo. Eppure sarebbero dovuti arrivare da un pezzo.

Cercando di non perdere la calma aveva quindi chiamato all’aeroporto in cui sarebbero dovuti atterrare, pensando che potesse esserci stato un ritardo nei voli, cosa che spesso capitava; anche se in quel caso si sarebbe trattato di un ritardo davvero grande, troppo.

Ma le sue aspettative si erano di nuovo rivelate vane: l’aereo proveniente da Tokyo era atterrato a Delhi in perfetto orario. Allora dove erano finiti sua sorella e i suoi amici? Potevano essersi persi…eppure c’era qualcosa che gli diceva che non era così. Quello stesso qualcosa, quella strana sensazione che lo aveva assalito quando i ragazzi avevano deciso di recarsi in India. Aveva avuto ragione a preoccuparsi.

-Tutto bene?- la voce di sua madre sbucò insieme a lei nel corridoio. –Ti ho sentito urlare-

Josh sollevò lo sguardo sulla donna davanti a lui, rimanendo in silenzio.

-Hilary e gli altri sono arrivati a Delhi?- domandò, continuando ad asciugare una pentola che si era portata dietro dalla cucina.

Il ragazzo esitò qualche secondo prima di risponderle. –Certo, è tutto a posto- si sforzò di sorriderle e sembrarle calmo. Non voleva farla preoccupare, almeno non finché avesse scoperto cosa era successo. In fondo non era ancora detto che qualcosa fosse andato storto…o almeno ci sperava.

Si diresse in salotto a prendere le chiavi della macchina che aveva lasciato sul tavolo. Sarebbe andato alla sede della BBA, dal presidente Daitenji. Forse lui sapeva qualcosa in più.

Uscendo passò davanti al televisore acceso, senza prestare troppa attenzione alla notizia che il telegiornale straordinario stava trasmettendo: poche ore prima, quattro vulcani, ognuno in un continente diverso, erano eruttati contemporaneamente, nello stesso istante. Un fenomeno a dir poco incredibile. Il titolo del comunicato “La Terra si sta ribellando?” scorreva in sovrimpressione.

Josh si affrettò ad uscire e raggiunse in fretta la fine del vialetto, dove era parcheggiata la sua macchina. Stava infilando la chiave nella portiera, quando sentì una voce dietro di lui che lo chiamava.

-Ehi, ragazzo!- qualcuno nell’ombra della via gli faceva cenno di avvicinarsi.

Il ventenne esitò prima di allontanarsi dall’auto e dirigersi verso quello sconosciuto. Gli ci volle qualche secondo prima di ricordarsi dove aveva già visto quella persona.

-Ma lei è…- esordì stupito, quando gli fu abbastanza vicino. Non poteva crederci. Quel tizio era lo stesso che aveva incontrato nella biblioteca a San Francisco, quello che gli aveva dato “L’Antico Codice”.

Il ragazzo non riuscì nemmeno a completare la frase, tanta era la sorpresa di trovarlo lì, sotto i suoi occhi, a due passi da casa sua, in Giappone.

-Non c’è più tempo- gli disse il misterioso uomo dall’età indefinita.

-Come?- esclamò Josh, confuso.

-Bisogna affrettarsi- continuò, prima di voltargli le spalle e allontanarsi a grandi passi. I suoi lunghi capelli neri striati di grigio svolazzavano ad ogni suo movimento.

-Aspetti!- lo chiamò il giovane, prendendo a rincorrerlo. Girò l’angolo dietro il quale lo sconosciuto era sparito e…non trovò nulla. Nessun anima camminava per quella via.

Si guardò intorno alla sua ricerca. Come era possibile che fosse sparito così all’improvviso, così come era apparso? E che cosa aveva voluto intendere con quelle parole?

 

*

-Ehi, ragazzi!- Takao e il suo gruppo si voltarono verso la voce che li stava chiamando. Videro Max e Daichi corrergli incontro, entusiasti, seguiti dal resto della squadra degli All Stars e da un vecchietto dall’aria saggia e stanca.

-Max! Daichi!- esclamò il capitano dei Bladebreakers come se non potesse credere ai suoi occhi. Avevano camminato per ore alla ricerca dei loro compagni senza scorgere anima viva, finché si erano ritrovati in una piccola valle che sembrava accoglierli come una culla. In lontananza spiccavano delle costruzioni simili a capanne. Non sapevano di cosa si trattasse, ma era bastato per convincerli ad avvicinarsi. E quasi senza accorgersene si erano fermati solo quando erano entrati in uno spiazzo abbastanza grande circondato da quello che aveva l’aria di essere un villaggio.

-Che bello! Siete sani e salvi!- enfatizzò il biondino con la sua solita allegria. Allegria che aveva ritrovato nel momento in cui Shanda e Keira, le ragazze che avevano salvato nel bosco nonché nipoti di Ohirin, erano venute ad avvertire il capo villaggio dell’arrivo di sette sconosciuti.

Max aveva immediatamente pensato alla possibilità che fossero i suoi compagni dispersi, e a quanto pareva la sua speranza non si era rivelata vana.

-Ma voi…che ci fate qui? Che cosa è successo?- domandò Takao, ancora scettico. –Ah! Non ci sto capendo niente!- continuò, esasperato.

-Mi sarei stupita del contrario- ribatté Sunee, atona.

-Hai sempre la risposta pronta tu, vero?- replicò il moretto, lanciandole uno sguardo irritato.

-Dai, calmati Takao- Hilary gli poggiò una mano sulla spalla.

-A dire la verità nemmeno noi sappiamo cosa ci sia successo esattamente- dichiarò Max. –Ma Ohirin ci ha raccontato una storia, come dire…particolare- continuò. Forse “particolare” non era la parola più adatta da utilizzare in quel contesto, ma non sapeva come altro definire il racconto dell’anziano saggio.

-Ohirin?-

-E’ il capo di questo villaggio- gli spiegò Daichi indicando l’uomo dalla lunga barba bianca dietro di loro.

-Ah…- il capitano dei Bladebreakers lo squadrò perplesso.

Max si voltò verso Ohirin. –Posso?- gli domandò semplicemente. Il capo villaggio rispose con un lieve cenno del capo, sorridendogli con aria stanca.

Il biondino prese un profondo respiro. –Preparatevi ragazzi…quella che sto per raccontarvi è una lunga storia-

 

 

***

 

Ed eccoci alla fine!!! In realtà in questo capitolo c’era ancora un’altra scena, ma ho preferito toglierla per modificarla e inserirla nel prossimo in quanto lega meglio con quello che ho in mente!!^^ Quindi questo capitolo è risultato un po’ più corto degli altri, ma spero sia stato lo stesso di vostro gradimento!! Aspetto le vostre opinioni come sempre!! :) A riguardo ringrazio tutti quelli che hanno commentato la scorsa volta e tutti quelli che leggono! Ho deciso di approfittare della nuova funzione del sito che permette di rispondere singolarmente alla recensioni, perciò troverete lì le mie risposte! In genere posto prima il nuovo capitolo e poi passo a rispondere alla recensioni, quindi…ci risentiamo tra poco! XD

Alla prossima e…buon Natale a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!^^

 

 

 

 

 

  
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