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Autore: Valery_Ivanov    22/12/2010    1 recensioni
Hakkai si svegliò con un malditesta colossale e il braccio destro che bruciava da morire. Si guardò intorno, la vista ancora annebbiata, cercando di capire dove si trovava. Era in una piccola stanza accogliente e pulita, con delicate tendine verdi alla finestra. La porta era chiusa, ma da fuori sentiva provenire alcune voci, fra cui…
«Piuttosto che indossare quella roba preferisco andare in giro nudo!!!»
Sanzo.
«Te lo lascerei anche fare se non facesse questo dannato freddo!! Cosa vuoi, una bella polmonite?»
Una… ragazza?
«Voglio che i miei vestiti siano pronti!!»
«Beh, mi spiace ma qui non siamo nel tuo tempio dove sono tutti ai tuoi ordini! Per cui ficcati questi abiti e non scocciarmi!»
«Come ti…»
«Veloce!»
Ci fu il rumore di una porta sbattuta e poi passi che si allontanavano.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Nuovo Personaggio, Sha Gojio, Son Goku
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 3 -

 

Il giorno dopo arrivò con una velocità incredibile. Gojyo aveva raccontato ad Hakkai come avevano incontrato Joruri e lei spiegò di aver trovato Hakuryù tremante vicino al suo laghetto e di averlo curato come meglio poteva. La ferita del draghetto era infatti quasi del tutto sparita e lui sembrava estremamente allegro. Hakkai, invece, sarebbe stato costretto a letto almeno per tre giorni e la demone ordinò perentoriamente agli altri di non affaticarlo con le loro chiacchiere.

«Rendevi utili, piuttosto» aveva commentato lanciando a Gojyo un’accetta.

«Ehi, attenta!! E poi perché proprio io devo spaccare la legna??»

«Perché non ti ci vedo né a pescare né a raccogliere erbe, per cui fila!»

Il rosso si allontanò mugugnando e Joruri lanciò a Sanzo una canna da pesca.

«E questa a cosa servirebbe?» chiese gelidamente il monaco, osservando disgustato lo strumento.

«Beh, se tu conosci un uso della canna da pesca che non sia pescare…»

Sanzo fu gettato fuori dalla porta mentre stava ancora cercando di realizzare ciò che quella piccola bastarda gli aveva appena ordinato.

«Tu, invece» esclamò poi Joruri puntando un dito su Hakkai. «Non azzardarti a scendere da quel letto, chiaro?»

«Sissignora» rispose obbediente il moro, sorridendo.

«Bene. Goku, tu vieni con me a raccogliere un po’ di… cose»

«Cose?» ripeté il ragazzino, curioso.

«Vedrai. Andiamo» ordinò la demone, facendogli cenno di seguirla. «Mi raccomando, riposo!!» ribadì un’ultima volta ad Hakkai, prima di sparire oltre la porta, seguita da una saltellante scimmietta.

 

«Waaaaaaaa, ma è fantastico!!!!!!»

Goku osservò con gli occhi luccicanti l’orto e il frutteto che la demone gli stava mostrando; non aveva mai visto tanto cibo appeso ad un albero, o attaccato a terra!!

«Vieni, Goku, prendiamo un po’ di queste verdure per fare lo stufato… e quelle laggiù per il contorno. Non mangiarti niente, eh!!» lo ammonì Joruri, ma sorrideva.

«Mi impegnerò!!» gridò Goku in risposta, raggiungendola di corsa.

«Ora ti insegno come si fa» spiegò lei, mostrandogli il modo giusto di cogliere le verdure. «Devi stare attento a non rovinarle… ecco, così, vedi?»

Il ragazzo aveva gli occhi a forma di stelline per l’emozione. «E con queste si fa lo stufato??»

Joruri annuì, iniziando a riempire il cesto.

«Cavoli, non sapevo che lo stufato venisse dalla terra!!» esclamò lui, imitandola.

«Tutto viene dalla terra» rispose la demone con voce tranquilla. «E alla terra ritorna quando muore»

Goku continuò a lavorare in silenzio, pensieroso. «Mi sono sempre chiesto cosa ci fosse dopo… beh, la morte. Che vuol dire che si torna alla terra?» chiese.

Joruri sorrise appena, prendendo un cesto vuoto. «Vuol dire che dopo la nostra morte molto semplicemente ci decomponiamo, cioè ogni parte del nostro corpo diventa cibo per la terra che ci ha generati. Come quando muoiono gli animali, come quando muoiono le piante»

«E l’aldilà, allora?» chiese Goku perplesso, osservando la demone.

«L’aldilà, caro Goku, non esiste. E’ solo un’illusione creata da noi stessi, perché non possiamo sopportare il pensiero di svanire come polvere e perdere la nostra coscienza»

«E l’anima, allora??»

«L’anima…» ripeté Joruri con un sospiro. «Sai, Goku, non so dove vanno le nostre anime. Molti sostengono che vi sia un luogo dove tutte si dirigono per trovare l’eterno riposo. Io credo nella reincarnazione»

«Rei…carn…??»

La demone ridacchiò, vedendolo totalmente spaesato. «Vuol dire» sussurrò, carezzandogli una guancia. «Che l’anima entra in un nuovo corpo, e inizia a vivere una nuova vita»

«Davvero??» esclamò Goku, sbalordito. «Ma allora tutti noi potremmo essere stati qualcos’altro, prima!!»

«Già» annuì Joruri, riprendendo a cogliere verdure. «Solo che nel passaggio si perdono i ricordi, purtroppo. Per questo nessuno può dimostrare che la reincarnazione avvenga davvero»

«Wow… chissà se anche gli altri sanno tutte queste cose… Gojyo scommetto che non le sa!! Vedrai che faccia farà quando glielo dirò!!»

La demone sorrise silenziosamente.

 

«Ecco qua!» esclamò allegramente Joruri posando in tavola un’enorme pentola di stufato. «Questo l’abbiamo preparato io e Goku, speriamo vi piaccia»

Il ragazzo, infatti, dopo aver raccolto verdura e frutta, aveva insistito per rimanere in cucina a darle una mano ed imparare a fare lo stufato. Sanzo si era messo a leggere il giornale su una sedia, tanto per stare fra i piedi mentre loro cucinavano, come aveva commentato sarcasticamente la demone, mentre Gojyo teneva compagnia ad Hakkai. Il malato in questione aveva insistito talmente tanto per scendere a pranzare con loro che alla fine Joruri aveva ceduto, in cambio della promessa di passare tutto il pomeriggio immobile a letto.

Goku fu stranamente bravo a resistere all’odore dello stufato appena fatto e ne rubò solo due cucchiaiate, facendo ridacchiare la demone. Quando furono tutti a tavola i due litiganti del gruppo si gettarono sul cibo come se non ne vedessero da giorni, facendo pulsare le vena sulla tempia di Sanzo. Fu comunque verso la fine del pasto che Goku si ricordò del discorso fatto quella mattina con la sua nuova amica.

«Gojyo!!» esclamò, tronfio. «Scommetto che tu non sai cos’è la reica… renica…»

«Reincarnazione» suggerì Joruri senza distogliere lo sguardo dal suo piatto.

«Quella!!» affermò Goku trionfante. «Scommetto che non la sai!»

«Ma che diavolo dici, stupida scimmia?? Tutti sanno cos’è la reincarnazione!!» ribatté Gojyo esasperato.

«Ah, sì?? Beh, allora spiegamela!!»

«Cos…?? Oh, e va bene… dunque, la reincarnazione è…» Gojyo si grattò la testa, titubante. «Ehm… quando uno… diventa qualcun altro. Più o meno»

«????»

«Cioè… una persona muore e ne diventa un’altra… una a caso… e forse non sempre una persona… voglio dire…»

«…»

«Oh, insomma, è difficile da spiegare, stupida scimmia che non sei altro!!!!»

«Non è vero, Joruri me l’ha spiegato benissimo prima!! Avevo ragione io, non sai cos’è!!»

«Sei una stupida scimmia bugiarda!!» inveì Gojyo, lanciandogli un mandarino dalla fruttiera.

«Joruriiiii… Gojyo mi maltratta!!!!» piagnucolò il ragazzo avvicinandosi alla demone e prendendola per una manica. «Diglielo tu che non sa cos’è la recarnanzione»

«Reincarnazione» ripeté Joruri con calma. «E direi che basta guardarlo per capire che Gojyo non sarebbe mai in grado di spiegare un concetto così complesso»

«Ehi!!!!» esclamò il rosso, alzandosi.

«Ragazzi, potremmo finire questo squisito pranzo in silenzio, per favore? Ho un po’ di malditesta» intervenne Hakkai, nell’esatto istante in cui Sanzo estraeva la sua pistola.

«Cosa vi avevo detto? Non fate affaticare il malato!» li rimproverò Joruri, allungandosi sulla tavola per prendere un mandarino.

«Oh, aspetti, glielo passo io»

Le lunghe dita affusolate di Hakkai afferrarono il frutto, scontrandosi con quelle sottili della demone. Ci fu un lungo istante di silenzio, mentre Gojyo si lamentava delle ingiustizie del mondo e Sanzo lo minacciava di morte per l’ennesima volta.

«Oh… grazie…» mormorò Joruri, ritraendo la mano e concentrandosi sul mandarino come si trattasse di una bomba pronta ad esplodere. Hakkai distolse in fretta lo sguardo, nascondendo la mano sotto al tavolo. Sentiva ancora sulle dita il lieve calore della pelle della demone e la cosa lo lasciò parecchio turbato. Pochi secondi dopo, comunque, non resistette alla tentazione di gettarle una silenziosa occhiata furtiva.

«Ehi, scimmia, vediamo allora se tu sai cos’è un pomp…»

«Vuoi forse morire?»

Era arrossita.

 

Quel pomeriggio Gojyo e Goku si dedicarono ad un allenamento che pareva più un combattimento all’ultimo sangue, mentre Sanzo fumava tranquillo nella stanza di Hakkai, a cui Joruri stava cambiando l’impacco.

«Sanzo, ti ho già detto di non fumare qui» lo riprese Joruri esasperata, lanciandogli un’occhiataccia. Il monaco per tutta risposta soffiò una nuvoletta di fumo. «Oh, fai un po’ come ti pare» borbottò lei, tornando ad occuparsi della ferita.

«Signorina Joruri, non si preoccupi, sono abituato al fumo» intervenne Hakkai, pacifico.

«Non è certo un bene, questo. Ora, dimmi se ci sono dei punti in cui senti più dolore»

Hakkai mosse il braccio ed una smorfia gli si dipinse sul volto. «Qui»

Joruri massaggiò il punto indicato e prima di rimetterci l’impacco lo lavò bene con acqua calda, strofinando appena. Hakkai non emise un gemito.

«Penso che tu sia il miglior paziente che abbia mai avuto» osservò lei distrattamente.

«E lei è indubbiamente la miglior curatrice che io abbia mai incontrato» rispose pacatamente Hakkai, notando con una capriola nello stomaco che era riuscito a farla arrossire di nuovo. Sanzo, annoiato da tutta quella cortesia, uscì dalla stanza senza una parola.

«Lo perdoni, è un po’ scontroso» commentò il moro, sorridendo.

«Oh, ti prego, dammi del tu» rispose Joruri, imbarazzata. «Se mi dai del lei mi fai sentire vecchia!»

«Ah, allora è per questo che arrossisce?»

«ArrossiscI. E comunque io non arrossisco, cosa ti fa pen…»

«Questo»

Joruri si immobilizzò con il dito di Hakkai sulla guancia, la pelle fiammeggiante. Si alzò di scatto, arretrando di due passi.

«Io… non pensare male, è solo che… non… non ho molti contatti con…»

«Uomini?» completò lui, osservandola mordicchiarsi il labbro inferiore. Era così… tenera.

«Beh, avrai notato che questo posto è parecchio isolato, no?» sbottò la demone, voltando il capo per non guardarlo. «Nella città vicina non vado da molto tempo e…»

«Perché non hai perso il tuo io?» la interruppe Hakkai, inchiodandola con lo sguardo.

«Il mio… io?» ripeté lei, senza capire. «Oh, ti riferisci all’anomalia?»

Il ragazzo annuì.

«Ah… beh, non lo so. Credo… credo che non accadrà. Insomma» Joruri si riavvicinò di un passo, guardando fuori dalla finestra. «Se non è ancora successo, dopo che… niente» si interruppe bruscamente, raccogliendo le medicine e dirigendosi verso la porta. Fu fermata con la mano sulla maniglia da una voce calda.

«Joruri»

«…dimmi»

«… non ti si addice questo nome»

La demone scrollò le spalle. «Trovane tu uno migliore, allora» propose.

Hakkai notò che Joruri non sorrideva quasi mai, come se non fosse abituata a farlo.

«Ti lascio a cercare un nome che ti piaccia, mentre scendo a vedere cosa combinano gli altri» continuò lei, abbassando la maniglia. Hakkai poteva sentire il suo profumo nell’aria.

«Joruri»

«Mh?» la demone si voltò, sulla soglia della porta.

«Non sei sempre stata sola, vero?»

«… tornerò più tardi»

 

Era passata ormai una settimana. Hakuryù si era affezionato tantissimo a Joruri e la accompagnava ovunque andasse, e lo stesso valeva per Goku. Era estremamente obbediente e adorava soprattutto aiutarla a cucinare, senza risparmiarsi comunque le litigate quotidiane con Gojyo. Hakkai era ormai del tutto ristabilito, a parte una leggera debolezza che ancora lo affliggeva, ma nessuno parlava di ripartire. Nemmeno Sanzo che, dopo i primi giorni combattuti, adesso non faceva altro che leggere il giornale seduto in cucina mentre Joruri e la scimmia preparavano i pasti, o in giardino, mentre loro raccoglievano verdura e frutta. Gli era pure piaciuta la pesca, anche se non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, e tutte le volte che Joruri ordinava pesce per pranzo lui afferrava la canna da pesca con espressione impassibile e si dileguava. Gojyo era andato un paio di volte nella città vicina a fare rifornimento di sigarette e sakè – gravissima mancanza in quella casa – ma non stava mai via per più di un’ora, nonostante le numerose ragazze della cittadina. Avevano scoperto che Joruri era del tutto autosufficiente, persino i vestiti se li confezionava da sola! Sanzo aveva fortunatamente riavuto indietro la sua solita veste, altrimenti non sarebbe stato così di buonumore, mentre ad Hakkai era stato dato un comodo pigiama stranamente da uomo. Quando aveva provato a chiedere di chi fosse, però, Joruri gli aveva risposto di metterselo e basta, senza fare domande.

Comunque il motivo per cui nessuno aveva ancora parlato di partenza era ben palese a tutti: lì si respirava aria di casa, una vera casa che nessuno di loro aveva avuto. La sensazione di benessere era troppo grande per riuscire a rinunciarvi così facilmente. Joruri aveva intagliato sulle porte delle loro stanze delle piccole immagini che indicavano ognuno di loro: per Goku una scimmietta che mangiava un nikuman, per Gojyo un piccolo kappa rosso che brandiva la Shakujo, per Sanzo una pistola con scritto sulla canna “vi ucciderò tutti” e per Hakkai un paio di occhiali dalla montatura verde con sotto la scritta “Fate i bravi bambini, sennò vi mando dall’orco nero nella stanza accanto” che, ovviamente, era Sanzo. Era stata bravissima, era persino riuscita a colorarli! Goku ne era rimasto estasiato, Sanzo un po’ meno…

«Joruri, ma così non hai rovinato le tue porte??» chiese Goku, preoccupato, guardando il se stesso scimmietta che mangiava beato.

«No, si possono togliere in qualsiasi momento» lo rassicurò la demone, scompigliandogli i capelli. «E adesso filate a giocare fuori, che devo dare una sistemata! Da quando ci siete voi questa casa è sempre sporca, non so davvero come ci riusciate…»

«Ma cosa dici, non è vero!! Qui è sempre tutto pulitissimo!»

Joruri lo acchiappò al volo, spingendolo verso le scale. «Sarà, ma io vedo polvere ovunque. Perciò, fuori!! Anche lei, signor malato, direi che una boccata d’aria fresca non può farle che bene!»

Hakkai obbedì docilmente, trascinandosi appresso Gojyo.

«Sai che non resteremo per sempre, vero?»

Sanzo era appoggiato allo stipite della sua porta, lo sguardo fisso su di lei. Joruri ricambiò, incatenando le sue iridi colore del mare in quelle violacee del monaco.

«Lo so. Non sono una stupida, sai»

Sanzo si staccò dalla porta, dirigendosi a grandi passi verso le scale.

«Lo so»

  
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