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Autore: ivresse    22/12/2010    4 recensioni
Ma la verità era che avevo paura.
Paura di non essere un buon padre.
Paura perché prima di Blair non sapevo cosa significasse la parola famiglia.
Paura perché mia madre era morta di parto.
Paura di non sapere dare amore a mio figlio.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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BLAIR’S POV

Oggi era un giorno speciale, un giorno che attendevo da tanto.
Finalmente sarei andata a fare compere per la bambina, il bello è che Chuck mi avrebbe accompagnata
.In fondo anche a lui piaceva fare compere .
L’obiettivo di oggi era la cameretta, mancavano solamente due mesi, prima un po’ per scaramanzia, un po’ perché non sapevamo il sesso del bambino, non ci eravamo sbilanciati.
Ma dopo essere entrati nel negozio di arredamento più elegsnte di New York, non era stato un problema trovare il necessario.
Chuck e io ci eravamo innamorati subito di una culla bianca, era fantastica, e avevamo comprato anche l’armadio abbinato, la vaschetta per il bagnetto, il fasciatoio, la carrozzina, tutto rigorosamente bianco e rosa, un sogno per la nostra principessina.
La giornata stava andando bene quando succedette l’imprevedibile, era una fredda giornata di Ottobre, la neve aveva imbiancato New York e le strade erano ghiacciate.
Anche se ero molto accorta nei movimenti e Chuck mi aiutava, scivolai e cadetti a terra. Un dolore al basso ventre mi colse all’improvviso, un dolore insopportabile, mai provato prima, durò qualche minuto e poi passò, ma mi mancava il respiro e le lacrime avevano bagnato il mio viso.
Chuck chiamò immediatamente il 911 (corrisponde al 118 italiano) e l’ambulanza fu lì in breve tempo.
La situazione mi aveva procurato molta agitazione e dopo cinque minuti il dolore tornò.
Avevo paura, non volevo provare quelle sensazioni, mancavano due mesi al parto, non potevo avere le contrazioni, l’unica cosa positiva era Chuck, che vicino a me nell’ambulanza, mi stringeva forte la mano, ma lo conoscevo troppo bene per capire che anche lui stava nascondendo la sua paura, forse nel disperato tentativo di proteggermi.
La prima cosa, una volta arrivati in ospedale, fu una visita ginecologica, il dottore diceva che quello era il momento. Appena Chuck sentì queste parole, si alzò e uscì dalla stanza pieno di rabbia.


CHUCK’S POV

Non era possibile, quel dottore aveva torto, Blair non poteva partorire, mancavano due mesi.
Non ci pensai due volte, uscii dalla camera e chiamai la clinica privata, che io e Blair avevamo scelto per il parto, e mi assicurai che controllassero Blair, dovevo assolutamente portarla via da quel posto e da quei medici incompetenti.
Naturalmente non sarebbe stato il caso di far viaggiare Blair in limousine, dunque chiamai Arthur e gli dissi di venire a prenderci con il jet privato, sperai che quello squallido ospedale avesse una pista di atterraggio.
La porta si aprì e uscì Blair in lacrime: Cosa stai facendo? Perché ti comporti così? Non riesci a capire quanto sono agitata, vuoi farmi andare ancora di più nel panico?

Non potevo vederla così, dovevo tranquillizzarla Blair stai tranquilla, tra poco saremo nella clinica che abbiamo scelto e tutto andrà….

Non feci in tempo a finire la frase che sul viso di Blair comparve un’altra smorfia di dolore, si portò le mani sul ventre e si aggrappò a me.

Chiamai i dottori, feci portare una barella per Blair e salimmo all’ultimo piano dell’edificio, era arrivato il nostro jet.
Le contrazioni arrivavano ogni 20 minuti circa e anche se volevo nasconderlo, ero molto preoccupato, non era ancora il momento della nascita della bimba. Un presentimento mi passò nella mente, forse la nostra bambina sarebbe nata prematura, ma al momento quello che mi preoccupava di più era il dolore che stava provando Blair, ma avremmo trovato una soluzione.
Realizzai che se Blair stava per partorire dovevo essere pronto, anche se non lo ero, ma non potevo tirarmi indietro da una responsabilità così grande, per Blair e per Rose.
  
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