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Autore: Alys93    22/12/2010    3 recensioni
Cosa succederebbe se qualcuno scoprisse il segreto di Kagome e del pozzo vicino al suo tempio? Soprattutto se quel qualcuno scoprisse di possedere poteri che non avrebbe mai immaginato di avere? Le avventure non mancheranno, ve l'assicuro! Se la trama v'interessa, sarò felice di leggere i vostri commenti e \ o suggerimenti (è la mia prima storia) Grazie in anticipo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Finalmente! eccomi di nuovo qui, con un cappy nuovo nuovo! ragazze, spero tanto ke la storia vi stia interessando... Che n pensate del nuovo personaggio? un po' freddino, eh? beh, tenetevi forte, xké diventerà anche peggio!
Visbs88=non si kiama Sesshomaru 2 la vendetta x nnt!  ma ha un carattere un po' diverso dal ghiacciolo. nel caso facessi qualche errore, dimmelo. come ti ho già detto, le tue recensioni mi sono utilissime!
LittleSango= grazie x aver recensito la storia! sono felicissima che ti piaccia! spero continurai a seguire, anche xké Sesshomaru ricomparirà a breve...
Adesso vi lascio al cappy, buona lettura!

Capitolo 16: Ti odio!
 

Il sole aveva quasi concluso il suo lungo tragitto nel cielo, quando Reito riprese conoscenza.
Sbatté un paio di volte le palpebre e cercò di sollevarsi a sedere, ma le ferite gli facevano ancora troppo male.
Con un gemito si accasciò sul futon, non prima di aver notato una figura longilinea stesa poco più in là.
Cercando di non aumentare il dolore al fianco, si spostò finché la figura non fu nel suo campo visivo e rimase sorpreso nel vedere la ragazza che lo aveva medicato.
Era addormentata su uno strano futon colorato, che gli ricordava vagamente una salsiccia dai colori più improbabili.
I capelli scuri, sfuggiti al nastro con cui solitamente li raccoglieva, le avvolgevano il volto come una cascata d’ebano.
La bocca era semiaperta, facendo risaltare i denti aguzzi e candidi, oltre che le labbra rosate.
Non riusciva a credere che fosse davvero una demone; in quel momento gli sembrava una fragile umana.
Eppure… Possibile che fosse stata lei a sconfiggere quel dannato demone vampiro che non gli aveva dato tregua per giorni?
Non sapeva dirlo con certezza, aveva ancora ricordi piuttosto confusi su quanto era successo.
Fece una smorfia e tornò a fissare la giovane demone, che si stava muovendo nel sonno.
Che strano, si era appena voltata verso di lui e sorrideva… chissà che diavolo stava sognando.
Fissandola, si chiese perché quella sconosciuta si preoccupasse tanto della sua salute; non sapevano niente l’uno dell’altro, eppure lei si era affannata a curarlo.
Si passò una mano sulla fronte, sforzandosi di far affiorare qualche ricordo della notte in cui aveva pensato di morire.
E forse sarebbe stato meglio…
Aveva perso tutto ciò che amava per colpa di una stupida scheggia!
Non riusciva a trovare un senso per continuare a vivere, se non per ottenere la vendetta.
Avrebbe ucciso Naraku, anche a costo della propria vita!
Gli avrebbe fatto provare lo stesso dolore che provava lui in quel momento, e anche di più.
Quella che attendeva il demone nato dall’animo di Onigumu era davvero terribile e lenta.
Il giovane si riscosse da quei pensieri e, aguzzando l’udito, si accorse di riuscire a sentire i discorsi delle persone fuori dalla capanna, ma non vi prestò molta attenzione.
Aveva altro per la testa, che ascoltare uno strano gruppo di umani e demoni, anche se era incuriosito dal fatto che viaggiassero insieme.
Possibile che avere un nemico comune potesse unirli così tanto?
Un rumore di passi attirò la sua attenzione e vide la ragazza con lo strano kimono avvicinarsi con una tinozza piena d’acqua.
Kagome si accorse che era sveglio e sorrise “Buongiorno. Ti senti meglio? Come vanno le ferite?”.
“Voi siete sempre così assurdamente gentili con chiunque vi capiti tra i piedi?” chiese Reito, fissandola sospettoso.
La vide fare una smorfia, mentre diceva “No, non sempre. Ma avevi bisogno di aiuto e noi abbiamo fatto quello che ritenevamo giusto”.
Lo fissò seccata e chiese “Tu sei sempre così freddo con tutti quelli che ti capitano a tiro? Sembra quasi che tu abbia una corazza di ghiaccio sul cuore!”.
Niente da fare. Kaori ci ha proprio azzeccato borbottò, vedendolo voltarsi sdegnosamente dall’altra parte È proprio uguale a Sesshomaru. Lo stesso brutto carattere schivo e decisamente poco cordiale!.
Il suo sguardo si posò sull’amica addormentata e sorrise “Avevi proprio bisogno di una dormita, Kaori. Non hai chiuso occhio per tutta la notte”.
Le sfiorò la fronte e la coprì con il lembo del sacco a pelo, evitando che prendesse freddo. “Ti ha assistito per tutta la notte” disse, rivolta al demone del Nord, “Ci credo che adesso sia così stremata…”.
“Pazza” fu l’unico commentò del ragazzo, prima che Inuyasha e Miroku entrassero nella capanna.
Il mezzo-demone si sedette accanto alla ragazza e chiese “Allora? Come vanno le cose?”.
“Kaori è ancora nel mondo dei sogni” mormorò lei “Mentre Reito è sveglio. Ma devo ancora vedere se le ferite vanno meglio”.
Il monaco fissò la giovane demone e sorrise “Mi sa tanto che la nostra amica aveva un gran bisogno di riprendere le energie”.
La sua mano scivolò furtivamente verso le curve della ragazza, che scattò di colpo, bloccandogli il braccio dietro la schiena.
“E, come vedi, le ho riprese alla grande” disse tranquilla “Dovresti sapere che il mio udito è piuttosto fine, ormai”.
Lasciò andare il bonzo e si stiracchiò “Mi ci voleva proprio un riposino. Tu come stai, Reito? Le ferite ti fanno ancora male?”.
Lo sguardo imperscrutabile del giovane incrociò il suo e lei sospirò, dicendo sarcastica “Vedo che sei proprio di buon umore…”.
Si alzò con una smorfia e distese i muscoli indolenziti, prima di avvicinarsi al futon e prendere le bende.
“Coraggio, fammi vedere in che situazione sei” mormorò conciliante “L’antidoto dovrebbe aver fatto effetto, ormai”.
“Sto bene” sibilò il giovane con voce gelida “Non c’è bisogno che ti preoccupi tanto. Sono un demone e, come tale, mi riprendo decisamente presto”.
Dovresti saperlo, se sei davvero una yasha sussurrò tra sé Ma, più ti guardo, e più ho dei dubbi sulla purezza del tuo sangue.
“Ok, signor Demone” replicò l’altra “Sarai anche forte, ma quel pipistrello ti ha morso due volte”.
Cercando di bloccare il rossore che minacciava d’invaderle le guance al pensiero di dovergli togliere la casacca, aggiunse “Ed i morsi sono profondi. Hai perso parecchio sangue… Adesso cerca di fare il bravo e lasciati medicare”.
S’inginocchiò accanto al ferito e fece per sollevare le coperte, ma dovette ritirarsi di scatto quando vide i suoi artigli arrivarle a meno di un centimetro dal viso.
“Ti ho detto di lasciarmi stare!” ringhiò Reito “Sono capace di curarmi da solo. Quindi, se ci tieni alla pelle, ti conviene stare lontana”.
Kaori lo fissò male, ma, a discapito di quello che si aspettavano i suoi amici, si sedette in un angolo e sibilò “Bene, allora fa da solo, signor So-fare-tutto-io. Voglio proprio vedere di cosa sei capace!”.
“Sei solo una mocciosetta, che diavolo pretendi di sapere?” sbottò sgarbatamente lui, fissandola con uno sguardo gelido come il ghiaccio.
“Tanto per la cronaca, caro il mio saputello, ho compiuto diciassette anni. Non sono una bambina” replicò l’altra con aria furiosa “So benissimo cavarmela da sola”.
“E non c’è bisogno che ti scaldi tanto solo perché la sottoscritta vuole aiutarti” aggiunse acida “Fai pure da solo, voglio vedere come te la cavi!”.
Kagome rivolse uno sguardo sorpreso all’amica, mormorando “Diciassette? Aspetta! Kaori, ma il tuo compleanno era ieri!”.
Si passò una mano sulla fronte e sussurrò “Ma come cavolo ho fatto a dimenticarmelo? Accidenti, sono proprio una stupida!”.
“Non importa, Kagome” replicò l’amica con noncuranza “Avevamo tutt’altro per la testa. E poi, è solo un compleanno. Sai quanti me ne aspettano ancora?”.
“Beh” mormorò la miko, abbracciandola stretta, “Scusa per il ritardo, ma… Tanti auguri, Kaori!”.
La yasha ridacchiò “Grazie, Kagome. Ma non c’è bisogno che ti scusi. In compenso, il tuo sarà tra un mesetto, alla fine di aprile. Vedrò di non dimenticarlo”.
“Mi fai sentire in colpa” borbottò l’amica “Cavoli, non era mai successo!”, “Capita a tutti, non farti problemi”.
Anche gli altri amici le fecero gli auguri (Kagome aveva spiegato in precedenza cosa fosse un compleanno) e la giovane sorrise allegra.
Almeno qualcuno le voleva bene… e si scusava anche per le cose più assurde!
Ridacchiando, tornò a sedersi sul sacco a pelo e si passò una mano tra i capelli, cercando di sciogliere i nodi con le dita.
La miko sorrise di nuovo, ancora imbarazzata per la sua smemoratezza, e tornò accanto ad Inuyasha, dicendo “Il suo comportamento nei confronti di Reito mi sorprende… Non è da lei lasciar scorrere così un gesto tanto maleducato”.
“Ero sicura che gli avrebbe dato come minimo un cazzotto in testa!” aggiunse “Com’è che si limita a guardalo male? Kaori non si è mai fatta scrupoli!”.
“Evidentemente non le va di peggiorare la situazione di quel ghiacciolo. È già messo male” propose saggiamente Miroku, che ancora si massaggiava il braccio.
Kaori aveva una presa pazzesca; fortuna che non aveva esagerato con la sua forza, o gli avrebbe rotto un braccio!
Sango non riuscì a trattenere un sorriso e sussurrò a bassissima voce “Certo che quei due mi ricordano tanto due persone di mia conoscenza…”.
“Piantala, Sango!” sbottò l’hanyou, rivolgendole un sorriso seccato “Adesso le cose stanno diversamente, lo sai”.
“Oh, lo sappiamo bene!” ridacchiò Shippo, saltando di lato per evitare un cazzotto ed andandosi a rannicchiare tra le braccia di Kaori.
Ultimamente si era molto affezionato alla yasha, che lo trattava proprio come se fosse suo figlio.
Sapeva bene che Kaori non era sua madre, ma, quando lo coccolava o gli rimboccava le coperte la sera, gli ricordava i bei momenti passati con la sua famiglia.
Grazie all’affetto del gruppo, non soffriva quando quei ricordi venivano a galla, e si lasciò andare beatamente alle braccia del sonno, sotto le morbide carezze della ragazza.
“Tu sì che sei un bravo bambino, Shippo” sussurrò lei sorridendo, mentre il cucciolo le dormiva in grembo.
Lanciò un’occhiataccia al demone lupo del Nord e sbuffò “Allora? Hai fatto l’inventario delle ferite?”.
Lo vide rivolgerle lo stesso sguardo di fuoco e capì che la sua era una maschera; semplicemente, non voleva mostrarsi debole.
Avrebbe dovuto aspettarselo…
Però, che tipo cortese aveva incontrato!
Niente da fare, proprio Sesshomaru 2, la vendetta! sbottò mentalmente Mi chiedo che razza di cuore hanno dei tipi così!.
“Beh” mormorò con aria tranquilla “Spero per te che le cose vadano bene. Io ho molte cose da fare, non perdo certamente tempo a convincere la tua testa dura che è meglio lasciarsi curare!”.
Kagome le si avvicinò sorridendo e le sciolse la benda sul braccio, mettendo in mostra una sottile cicatrice che ripeteva esattamente il morso del demone pipistrello.
“Direi che ha smesso di sanguinare” commentò sollevata “L’antidoto ha fatto effetto”.
“Sì. Grazie ancora, Miroku” sorrise l’altra, dando una lieve pacca al monaco “Fortuna che siete esperti di erbe medicinali!”.
Riavvolse la benda attorno alla ferita e, dopo aver depositato Shippo nel sacco a pelo, uscì fuori a respirare un po’ d’aria fresca.
Ne sentiva davvero il bisogno, dopo tutte quelle ore trascorse dentro la capanna.
Fece un lieve cenno agli amici e si diresse al fiume, decisa a rinfrescarsi un po’ i piedi nella corrente.
“Se il signorino desidera qualcosa, basta che chiama!” disse sarcastica, mentre si allontanava.
Reito digrignò i denti, infastidito dal comportamento di quella ragazzina, ed approfittò del fatto di essere solo per controllare le ferite.
Cercando di evitare movimenti che l’avrebbero costretto a piegarsi in due dal dolore, si sfilò la casacca celeste e la sottoveste bianca, osservando attentamente la pelle sotto le bende.
I morsi di quel dannato vampiro erano ancora ben visibili, ma quella sostanza disgustosa che lo aveva costretto ad ingurgitare aveva dato gli effetti sperati.
Non sanguinava più, solo le cicatrici gli rammentavano lo scontro contro quell’essere immondo.
Con un sospiro sollevato, si lasciò andare contro la parete, pensando che presto avrebbe potuto riprendere il cammino e cercare quel bastardo di Naraku.
E, quando ti troverò, ti farò fuori! promise a se stesso Li vendicherò tutti! E ti farò patire le pene dell’inferno! È una promessa!.

 
Dopo un paio di giorni, Kaori si stava godendo il tiepido sole di primavera, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Le cose stavano andando abbastanza bene; nessun demone li aveva attaccati e le ferite di Reito si erano del tutto rimarginate.
Il ragazzo era sempre freddo e scontroso, ma almeno evitava di attaccarla come aveva fatto qualche giorno prima.
Anche se sapeva che non l’avrebbe mai presa sul serio, lo aveva avvertito su quello che gli avrebbe fatto se ci avesse riprovato.
E non era qualcosa di piacevole…
“Kaori!”, la voce di Kagome la riportò alla realtà e scattò in piedi, pronta a qualunque imprevisto.
Vide l’amica sbracciarsi per richiamare la sua attenzione e la raggiunse con un rapido balzo, oltrepassando Miroku e Sango, che si godevano un po’ di privacy in una fitta macchia di cespugli.
Quei due avevano finalmente messo da parte ogni barriera, rivelando all’altro i propri sentimenti.
La demone lupo si ritrovò a sorridere sollevata; almeno loro erano riusciti a fare il fatidico passo e si godevano la meritata gioia.
Represse velocemente la tristezza che le invadeva l’animo ogni volta che vedeva coppie felici e rivolse uno sguardo incuriosito alla miko.
“Che c’è?” le chiese preoccupata “Qualche problema?”, “Sì, domani abbiamo il compito di matematica, te lo sei scordato?”.
A quelle parole, la ragazza si diede una manata in fronte “No! Accidenti! Mi era totalmente passato di testa!”.
“Fortuna che me ne sono ricordata io…” ridacchiò Kagome “Dai, dobbiamo andare!”.
In pochi minuti, i bagagli furono pronti e la yasha si mise in spalla lo zaino dell’amica, stracarico come al solito.
Improvvisamemte, sentì uno sguardo su di sé e vide Reito fissarle incuriosito; sicuramente si stava chiedendo dove stessero andando.
“Ehi, vedi di comportarti bene!” gli disse con aria allegra “Noi torniamo tra un paio di giorni!”.
Il demone lupo inarcò un sopracciglio e Shippo, appollaiato sul ramo vicino a lui, disse “Tornano nell’epoca di Kagome. Devo fare un.. esame, mi pare si dica così”.
“Un che..?” chiese il demone, ancora più confuso “E che vuol dire che tornano nell’epoca della sacerdotessa? Parla chiaro, pulce!”.
Il piccolo spiegò rapidamente tutto quello che sapeva, temendo una qualche ripercussione se non fosse stato soddisfacente.
“Quindi, quelle due non vengono dalla nostra epoca?” mormorò scettico Reito, dopo aver ascoltato tutta la faccenda.
“Beh, Kaori appartiene a quest’epoca” spiegò il piccolo demone “I suoi genitori finirono per caso dall’altra parte del pozzo, cinquant’anni fa, ed è vissuta nel periodo di Kagome per tutto questo tempo…”.
“Mai sentita una storia più assurda!” commentò l’altro, lasciandosi cadere al suolo con un elegante balzo.
“Beh, credici” replicò Kaori, sistemandosi meglio lo zaino “Perché le cose stanno esattamente così, che tu ci creda o no”.
“E come fai a camuffarti in quel mondo? Infili la coda in un abito?” chiese il demone del Nord, sogghignando scettico.
“No, lì prevale la mia parte umana. Non ho alcun bisogno di nascondermi” rispose la yasha.
Non gli andava di dirgli che non era una demone completa (già la odiava così), ma non aveva avuto altra scelta per spiegare la situazione.
Sperando che non desse troppo peso alle sue parole, gli fece un cenno di saluto e sorrise agli altri, dicendo “Torneremo presto. Il tempo di consegnare quel dannato esame”.
Un sospiro sfuggì dalle labbra di Kagome, mentre salutava Inuyasha “Ci vediamo domani, ok? Cerca di non fare cavolate, mentre non ci sono”.
Lui sorrise “Tu pensa solo a tornare presto. Vi vengo a prendere domani pomeriggio, se vedo che tardate”, poi le si avvicinò ulteriormente e sussurrò “Sarà dura, ma cercherò di resistere dal venire prima. So che devi studiare in quel posto strano”.
Approfittando del fatto che tutti gli altri erano impegnati in varie attività, le prese il viso candido tra le mani e le sfiorò le labbra con un rapido, ma dolcissimo bacio.
La ragazza rispose immediatamente, stringendosi a lui con un sospiro carico di emozioni.
Non riusciva a smettere di stupirsi del meraviglioso vortice che l’attraversava ogni volta che si baciavano, nonostante tutti quei mesi insieme…
Era la cosa più bella di tutta la sua vita.
“Torna presto da me” le disse lo youkai prima di lasciarla andare, “Lo farò” sussurrò lei, sorridendo felice.
Kaori si gettò nel pozzo, facendo un ultimo saluto agli amici, e svanì in un lampo di luce violetta, subito seguita dall’amica.
Le due ragazze sospirarono nel rivedere i grattacieli che svettavano nell’aria tiepida del tardo pomeriggio e si diressero verso casa Higurashi.
“Odio la matematica più di ogni altra cosa!” borbottò la demone, grattandosi distrattamente un orecchio, “Fortuna che questo è l’ultimo anno che faccio!”.
“Sei proprio decisa a restare nell’epoca Sengoku per sempre, eh?” chiese l’altra, “Kagome, è quello il mio mondo. Sono una demone, non un’umana” mormorò lei “Cosa ci farei laggiù? Almeno lì, sono me stessa, senza problemi”.
“Non posso darti torto” acconsentì la miko “Ma cerca di andare bene, quest’ultimo periodo. Giusto per non fare insospettire i prof”.
Mentre disfacevano gli zaini, Kaori lanciò un’esclamazione seccata “Oh, no! Ho dimenticato il libro di algebra dall’altra parte! Ma che diavolo ho per la testa?”.
Lanciò uno sguardo di scuse all’amica e corse verso il tempio, riattraversando velocemente il pozzo.
 

Reito rimase incredulo nel vedere le due ragazze svanire nel pozzo; allora la storiella del piccolo demone volpe era vera!
Non riusciva a crederci, eppure l’aveva appena visto con i suoi occhi! Andava contro ogni razionalità!
Scosse la testa per schiarirsi le idee e tornò a fissare il pozzo, dove gli altri erano radunati.
“Speriamo che tornino presto” disse Sango “Mi sento sempre nervosa quando se ne vanno”.
“Mi piacerebbe seguirle, qualche volta” ammise Miroku “Vorrei vedere il loro mondo, per una volta”.
“Il mondo di Kagome è stranissimo” disse Inuyasha “Il periodo che ho passato da loro è stato il più assurdo di tutta la mia vita!”.
Ma anche il più bello, non poteva negarlo…
Shippo gli si appollaiò sulla spalla e mormorò “Un po’ t’invidio. Tu puoi facilmente passare dall’altra parte, noi no…”.
Il demone lupo si avvicinò lentamente, chiedendo “Davvero sei l’unico che riesce ad attraversare questo pozzo?”.
“Io, Kagome e Kaori” replicò il mezzo-demone “Per tutti gli altri è impossibile valicare la barriera”.
“Purtroppo è così” sospirò Sango “Del loro mondo non sappiamo assolutamente niente. Dev’essere un posto davvero incredibile!”.
Reito sbuffò e tornò sul ramo della grossa quercia su cui su era appollaiato prima; quei discorsi non avevano senso.
Eppure aveva visto con i suoi occhi oggetti incredibili provenienti da chissà quale mondo.
Non riusciva a capire tutta quella situazione, ma non gliene importava granché; presto se ne sarebbe andato per conto suo.
Un fruscio di passi attirò il suo sensibile udito e vide un demone lupo della tribù Xenjo; a giudicare dall’aura demoniaca che lo avvolgeva, era sicuramente un demone maggiore.
Ma cosa ci faceva lì, così lontano dai suoi territori?
E perché aveva un odore vagamente familiare?
Si stese sul ramo a pancia in giù, osservando tutta la scena nascosto dalle maestose fronde dell’albero.
Aveva scelto un ottimo posto, ben celato alla vista altrui; tra quei rami, neanche l’azzurro della sua casacca, di solito così visibile, spiccava nel verde.
Anche Inuyasha si era accorto della nuova presenza, ma non ne sembrava turbato, anzi!
Il mezzo-demone sorrise tranquillo “Salve, Masaru. Come vanno le cose, nel Sud? Hai avuto altre visite poco gradite?”.
Masaru sorrise a sua volta “Tutto bene, per fortuna. E voi? Come procede la ricerca dei frammenti?”.
“Kaori ce ne ha procurato uno giusto un paio di giorni fa” disse Miroku “Mi dispiace dirtelo, ma sei arrivato un po’ tardi. È appena andata nel pozzo con Kagome”.
Il demone lupo sospirò “Peccato, volevo rivedere quella piccola canaglia. Spero non stia dando problemi”.
Sango scosse la testa “Kaori dà un aiuto incredibile. Impara molto velocemente. Adesso Inuyasha fa fatica ad evitare di essere colpito quando si allenano!”.
L’hanyou le rivolse uno sguardo seccato, ma annuì “Si vede che è tua figlia. Ha grinta da vendere!”.
Reito si massaggiò un orecchio, chiedendosi se avesse sentito bene: Kaori era figlia di un demone maggiore?
Che assurdità era quella?
Miroku fissò il bordo del pozzo e ridacchiò “Non sembrava molto contenta di tornare dall’altra parte. Ha parlato di… Cos’ha detto? Matematica?”.
Il demone lupo scoppiò a ridere, mentre la coda scura si agitava nella brezza, “Se c’è una materia che mia figlia odia, è proprio quell’ammasso di numeri e formule senza senso!”.
Una tenue luce violetta invase il fondo del pozzo, mentre la diretta interessata sbucava fuori con un balzo.
“Accidenti a me ed alla mia distrazione!” sbottò nervosa “Come ho fatto a dimenticarmi il libro?”.
“Forse hai troppi pensieri per la testa” suggerì Masaru, sorridendo allegro, “A volte capita”.
La ragazza si voltò di scattò, fissando il padre per un lungo istante, poi gli buttò le braccia al collo “Papà! Quanto mi sei mancato! È una vita che non ti fai vedere!”.
“Ehi!” ridacchiò l’altro, stringendola a sé “Ma se è passato solo un mese dall’ultima volta che ci siamo visti!”.
“Lo so, ma a me è sembrato molto di più” sussurrò la giovane “La mamma come sta? Non è venuta con te?”.
“No, è rimasta ad allenare un paio di reclute piuttosto scontrose” ridacchiò lui “Non sembrano molto soddisfatti dell’insegnante, ma nessuno può battere tua madre in agilità e tattica”.
Le arruffò i capelli e chiese “Come vanno le cose, piccola? Successo qualcosa in questo periodo?”.
“Un po’ di tutto, scuola compresa” replicò la figlia “Sono tornata a prendere il libro di matematica… Vorrei potermi ritirare da quella stupida scuola!”.
“Prima finisci l’anno” replicò il genitore “So che ti sembrerà inutile, ma sarebbe difficile spiegare perché noi non possiamo venire a firmare i documenti necessari per permetterti di lasciare la scuola”.
La vide sbuffare appena “Lo capisco, ma non vedo l’ora di trasferirmi qui a vita! Non mi sono mai sentita più a casa da quando sono arrivata”.
Masaru sorrise più ampiamente “Sbaglio, o una certa signorina ha da poco compiuto gli anni?”.
“Sei venuto apposta!” esultò Kaori, abbracciandolo stretto, “Papà, sei davvero insuperabile! Grazie! Grazie!”.
“La mamma sarebbe voluta venire, ma, come ti ho detto, non è stato possibile” mormorò lui “Ti manda gli auguri ed un abbraccio. Spera di poter venire presto, ma l’allenamento la terrà impegnata per un po’…”.
Lanciò un’occhiata alla quercia alla sua destra e chiese “Chi è ragazzo che ci sta osservando? Un vostro amico?”.
La ragazza fece una smorfia seccata ed esclamò “Reito! Esci subito da lì! Non è educato spiare le persone!”.
Guardò il padre e spiegò “L’ho trovato un paio di giorni fa, ferito. Non ho avuto il coraggio di lasciarlo al suo destino e l’ho portato qui per medicarlo… Anche lui sta cercando Naraku, stiamo dalla stessa parte”.
Preceduto solo da un flebile fruscio, il giovane demone apparve alla base del grosso tronco, lanciando uno sguardo poco amichevole alla yasha, poi si concentrò su Masaru.
Non poteva credere che quella mocciosa fosse davvero la figlia del capotribù del Sud, era assurdo!
Come diavolo era possibile?
Non aveva un’aura così potente da spiegare quella stretta parentela…
“Appartiene alla tribù del Nord” constatò il demone maggiore, rivolgendogli uno sguardo tranquillo, ma attento.
Non era difficile capirlo, soprattutto dagli abiti; i demoni delle montagne preferivano i colori della neve.
Non c’era da stupirsi se portava quella casacca celeste, anche se i pantaloncini scuri stonavano un po’ in quella gelida figura.
Quel ragazzo doveva aver persappoco la stessa età di Inuyasha, ma il suo sguardo freddo gliene conferiva molti di più.
“Sì” mormorò la figlia “Non dirmi che non siamo in buoni rapporti con la sua tribù… Tutte queste alleanze e ostilità mi confondono! Non ci capisco niente!”.
“No, no” la rassicurò il genitore “Non abbiamo problemi con i lupi del Nord. Ci limitiamo ad ignorarci a vicenda”.
Scosse la testa e tornò a fissare la sua piccola, che sorrise radiosa “Sono felicissima di rivederti, papà”.
“Spero che tu non abbia collezionato altre cicatrici, dall’ultima volta che ti ho vista” ridacchiò Masaru, “Una, ma non è niente di che”.
“Sei sempre la solita” la riprese il genitore, fissandole il braccio sinistro, “Eppure ti avevo detto di stare attenta! Possibile che non mi stai mai a sentire?”.
“Kaori!”, la voce di Kagome si fece largo tra loro, mentre la ragazza saliva dal pozzo “Posso sapere cosa stai combinando? Hai detto che tornavi subito!”.
Poi vide Masaru e sorrise “Ah, adesso capisco. Buongiorno, signor Shibuja! Sono felice di rivederla”.
Il demone alzò gli occhi al cielo “Kagome, quante volte ti devo dire che mi devi chiamare per nome? Lascia perdere tutti questi formalismi!”, “Mi scusi”.
L’altro sorrise e lanciò un’occhiata alla figlia, dicendo “Se domani hai un esame, allora è meglio che corri a studiare. Ci vedremo presto, piccola”.
La vide sbuffare contrariata, ma annuì “Purtroppo, sono costretta! Avrei voluto restare con te ancora un po’…”.
“Dai, non fare così. Hai diciassette anni, ormai” sorrise il padre “È incredibile quanto tu sia crescita in così poco tempo. Alla tua età, i demoni sono poco più che bambini”.
“Evidentemente, il quarto di sangue umano che hai nelle vene ha influito parecchio dall’altra parte” mormorò pensieroso.
“Beh, sono comunque una ragazzina” ridacchiò lei “Quasi adulta, ma ancora una ragazza”.
Improvvisamente, si chinò sullo zaino e, dopo aver scavato per qualche istante, ne prese un grosso fagotto profumato.
Sciolse il nastro che lo chiudeva, rivelando altri pacchetti più piccoli, e li lanciò agli amici, che li presero con espressioni sorprese.
Ne lanciò uno a Reito, che lo prese al volo e, dopo averlo fissato, chiese “Cos’è? Non ho mai sentito un odore così strano!”.
“Focaccine al miele” replicò Kaori, infastidita dal suo tono scontroso, “Non sono avvelenate, puoi mangiarle tranquillamente”.
Diede l’ultimo pacchetto al padre e sorrise “Le ho fatte poco fa e volevo che le assaggiassi… Forse me lo sentivo che ti avrei rivisto presto”.
Lui sorrise orgoglioso “Sei proprio identica a tua madre… Anche se hai la mia cocciutaggine”, “Mai visto un demone che non fosse testardo” sorrise la ragazza, prima di fissare l’ultimo arrivato del gruppo.
Stava ancora fissando il pacchetto con aria scettica, come se si aspettasse di vederlo esplodere da un momento all’altro.
Si poggiò le mani sui fianchi e borbottò “Ti ho già detto che non sono avvelenate. Possibile che tu sia sempre così schizzinoso? Le ho date a tutti, quindi sono commestibili… Non mi sembrava educato lasciarti a mani vuote”.
Reito storse il viso in una smorfia seccata e sparì velocemente tra gli alberi, troncando la discussione.
Non aveva voglia di attaccar briga con quella neonata troppo cresciuta; non era così pazzo da attaccarla davanti al padre.
Masaru sorrise appena “Molto simpatico, non c’è che dire. Un tipo decisamente cordiale e festaiolo…”.
“Ti dico solo che l’ho ribattezzato Sesshomaru 2, la vendetta” borbottò la giovane, “Il nome dice tutto” ridacchiò il genitore.
Arruffò nuovamente i capelli della figlia e sorrise “Adesso è meglio che vada. Non mi conviene lasciare la tribù nelle mani di tua madre per troppo tempo”.
Le fece l’occhiolino ed aggiunse “O finirei per rivederli tutti pesti ed ammaccati!”, “Mai mettersi contro mamma” concordò lei. Il suo sguardo si fece improvvisamente serio “Il primo che osa chiamarla mezzo-demone, lo faccio nero! Dillo a quei quattro idioti”.
Masaru scosse la testa, divertito dal comportamento della sua cucciolotta, “Lo farò, anche se tua madre è capacissima di metterli a tacere. Tu cerca di non metterti nei guai, d’accordo? Tieni sempre i sensi all’erta”.
“Contaci, papà” rispose la yasha, abbracciandolo un’ultima volta, “Salutami tanto la mamma. Presto verrò a trovarvi”.
 
Quindi sua madre era una mezzo-demone…
Questo spiegava la traccia umana nel suo odore, oltre il fatto che, dall’altra parte del pozzo, prevalesse la sua parte umana.
Reito si appoggiò al grosso tronco di un pino secolare, riflettendo su quello che aveva scoperto sul conto di quella ragazzina così seccante e cocciuta.
Qualcosa iniziava finalmente a quadrare in quella situazione così assurda, ma doveva vederci chiaro.
Fissò il pacchetto che gli aveva lanciato, annusando l’inconsueto odore che ne proveniva; chissà se quelle cose erano davvero commestibili.
Usò un artiglio per aprire l’involucro colorato e ne assaggiò cautamente una, inarcando un sopracciglio nel sentire quel sapore così nuovo.
Non erano poi così male, ma non le avrebbe mai dato la soddisfazione di sentirselo dire.
Le finì velocemente (a stomaco pieno ragionava molto meglio) e ripensò a tutte le informazioni ottenute.
Kaori… quella ragazzina era figlia di un demone maggiore e di una mezzo-demone…
Il suo non era sangue puro.
Arrivato a quella conclusione, digrignò i denti per la rabbia: era stato salvato da un’insulsa mocciosetta di appena diciassette anni che, per di più, non era una demone completa!
Maledizione! Non si era mai sentito così umiliato in tutta la sua vita; quello era davvero un duro colpo.
Ma come era potuto cadere così in basso?
Doveva la vita ad un’insulsa yasha incompleta, testarda, seccante e molto, molto più giovane di lui.
Dannazione, non poteva accettare una cosa del genere!
Era maledettamente umiliante…
Come poteva pretendere di sconfiggere un essere potente come Naraku, se non riusciva nemmeno ad eliminare un demone che era stato sconfitto così facilmente da quella piccola scocciatrice?!?
A furia di ripensare a quello che era successo quella notte, i ricordi erano lentamente riaffiorati nella sua mente.
Finalmente riusciva a ripercorrere tutti gli eventi, istante per istante.
Ci rifletté a lungo, ma non riusciva ad associare la demone sanguinaria che aveva sconfitto velocemente quel demone pipistrello alla ragazzina disgustosamente dolce e premurosa che aveva visto una volta ripresosi.
Non era possibile che fossero la stessa persona!
La Kaori che l’aveva medicato con una pazienza assurda non poteva avere quel sorriso così crudele, quello sguardo bramoso di uccidere, quella freddezza nell’uccidere che aveva dimostrato appena un paio di giorni prima…
Era semplicemente impossibile!
A meno che il sangue puro ereditato dal padre non influisse su di lei quando era maggiormente in pericolo, proprio come accadeva nei mezzo-demoni.
Era assurdo, ma quella era l’unica spiegazione che riusciva a darsi.
Ma quella non era l’unica cosa che lo feriva… quella dannata era sembrata così felice di rivedere il padre, anche se era passato poco tempo dall’ultima volta che si erano visti.
Lui e suo fratello avevano passato anche anni senza vedere i genitori e, adesso… non poteva più farlo.
Per colpa di quel dannato bastardo di Naraku! Si sforzò di scacciare la sofferenza che lo attanagliava, ma era maledettamente difficile.
Il suo sguardo si posò sulla sua spada, Nelseiga, fida compagna di battaglia. Zanna di ghiaccio, la sua zanna.
Fece brillare la lama sotto il sole pomeridiano, giurando a se stesso Padre, madre… Con questa spada, vendicherò la vostra morte! Anche a costo della mia stessa vita!.
 
“Finalmente un po’ d’aria pura!” esclamò Kaori, stiracchiandosi come un gatto sotto il sole che illuminava il cortile della scuola.
“E anche questa è andata” mormorò Kagome, seguendola a poca distanza “Speriamo solo che sia andata bene!”.
“Non farti troppi problemi” la rassicurò l’amica “Abbiamo studiato come matte, ieri sera. E poi, ti trovi sei esercizi su otto con Eri, che è la più brava di tutte. La sufficienza è assicurata”.
Sorrise allegra e disse “Allora, quando partiamo? Ho una voglia matta di tornare nel pozzo!”.
La miko la fissò camminare in perfetto equilibrio su di un muretto ed inarcò un sopracciglio.
“Perché non scendi da lì e ne parliamo più a bassa voce? Sai com’è… Non vorrei che qualcuno ci sentisse”.
“Comunque, anch’io non vedo l’ora di tornare dall’altra parte” ammise sorridendo “Sono impaziente di vivere altre avventure”.
“E allora, che aspettiamo?” la incalzò la yasha, sorridendo entusiasta, “Dai, sbrighiamoci ad andare! Dobbiamo ancora preparare i bagagli!”.
“Vorrei capire a cosa è dovuta tutta questa fretta. Io ho Inuyasha che mi aspetta, quindi sarebbe comprensibile se fossi io quella impaziente” disse la ragazza.
Improvvisamente, le rivolse un sorriso malizioso “E tu? Sei forse impaziente di rivedere una certa persona, con grandi occhi color ghiaccio?”.
La demone lupo, che aveva portato le braccia dietro la nuca, le lanciò un’occhiataccia “Non dirlo neanche per scherzo! È proprio l’ultima persona che voglio rivedere!”.
Fece una smorfia ed aggiunse “Non ho mai visto un tipo più scontroso, antipatico e freddo di lui. Eccetto Sesshomaru, è ovvio. Ma lui si sta ammorbidendo, grazie a Rin”.
“E chissà che tu non compia lo stesso miracolo” ridacchiò l’amica, poi disse “Sai che, quando fai così, mi ricordi un sacco Inuyasha?”.
Le fece un sorriso complice e disse “Magari siete davvero imparentati, non credi?”, “Ha, ha. Divertente”.
“Kaori!” esclamò improvvisamente una voce alle loro spalle “Ehi, aspetta!”. Le due ragazze si voltarono, sorprese nel vedere Eri, Yuka ed Ayumi correre verso di loro.
“Ma cosa succede?” chiese la demone incredula “Il mondo sta girando al contrario, per caso?”.
Da quando quelle tre avevano deciso di rivolgerle la parola, senza che fossero costrette? Ayumi le si avvicinò sorridendo e disse “Scusaci, non abbiamo potuto fare a meno di sentire quello che dicevate tu e Kagome e…”.
E poi sarei ioquella che origlia! borbottò la ragazza, rabbuiandosi di colpo e preparandosi psicologicamente ad un interrogatorio serrato.
“E allora?” chiese con aria seccata, che però non scoraggiò minimamente le tre amiche di Kagome.
“Beh, abbiamo capito da tempo che Kagome si è felicemente sistemata” disse Eri “Ma, a quanto pare, anche tu cerchi un ragazzo!”.
Ecco spiegato il mistero, volevano sapere se c’era davvero un ragazzo interessato a lei… Per loro doveva essere una specie di miracolo!
Che tipi! pensò la giovaneTi vengono vicino solo perché hai l’aspetto di un succulento gossip da servire alle amiche!.
“No, non c’è nessun ragazzo” replicò fredda, cercando di troncare immediatamente la discussione “Kagome ha frainteso, e voi pure!”.
“Dai, non fare la misteriosa con noi!” la supplicò Ayumi, “E scendi da quel muretto, che sembri un maschiaccio!” aggiunse Yuka “Se ti comporti così, è normale che nessuno ti venga dietro!”.
Kaori strinse gli occhi, cercando di non rispondere in modo poco educato e ripetendosi come un mantra Non perdere le staffe! Non perdere le staffe, o rischi di farle fuori. Mantieni il controllo!.
Kagome si accorse che l’amica era al limite della pazienza e decise d’intervenire, prima che le cose degenerassero.
“Dai, ragazze. Lasciatela stare” mormorò nervosa “La stavo prendendo in giro, ma non ci sono ragazzi in giro”.
“A parte Takeru, eh?” chiese Yuka, fissando la ragazza che ancora camminava sul muretto.
“Non mi parlare di quel verme!” sibilò lei “Ha dei tentacoli al posto delle mani! La prossima volta che mi si avvicina, si ritroverà dritto dritto in infermeria, prima che possa neanche capire come ci è arrivato!”.
Magari con qualche osso rotto…
Di sicuro, gli avrebbe spaccato la faccia!
“Se ti comporti in modo così aggressivo, è normale che nessuno osi avvicinarti a te” le disse Eri, “Vorrei vedere te, con un maniaco che ti tormenta ogni giorno e prova ad infilarti le mani nella biancheria!”.
Era colpa sua se finiva in presidenza almeno una volta al mese; sua e delle sue mani troppo lunghe!
Chissà se era imparentato con Miroku…
Avrebbe spiegato molte cose, anche se il monaco era molto più educato e galante di quel maledetto verme!
“Beh, io vi saluto” disse improvvisamente, saltando da un muretto all’altro “Kagome, cerca di sbrigarti!”.
Ayumi sgranò gli occhi nel vederla muoversi con tanta grazie e velocità e mormorò “A qualche palestra va? Voglio andarci anch’io!”.
Kagome ridacchiò nervosa ed iniziò a correre, salutando le amiche con un gesto della mano.
Meglio sbrigarsi a tornare nell’epoca Sengoku e cercare di far sbollire la rabbia alla yasha, prima che facesse fuori qualcuno!
“Che razza di impiccione!” sbottò Kaori, sbucando fuori dal pozzo, “Certe volte non capisco come fai a sopportarle! Sono… Guarda, non lo voglio neanche dire!”.
Kagome sospirò “Lo so che a volte esagerano, ma cerca di non essere troppo dura. Per loro è una novità”.
“Una sorta di miracolo, vorrai dire!” sbottò l’altra con astio “Secondo quelle tre idiote, io non sono capace di attirare un ragazzo! Beh, non mi conoscono ancora bene!”.
La miko fece una smorfia preoccupata; quando la sua amica perdeva le staffe, c’era da aspettarsi di tutto.
Però, poteva capirla; essere trattata come un’emarginata ogni giorno passato a scuola doveva essere frustrante, soprattutto ora che ci si era messo anche Reito a trattarla con freddezza.
Mi sa tanto che, se non sbollisce in fretta la rabbia, qui qualcuno ci rimetterà le penne mormorò tra sé, avviandosi verso il villaggio della vecchia Kaede.
L’anziana sacerdotessa le accolse sorridendo “Bentornate, ragazze. Inuyasha è nel bosco, assieme a tutti gli altri”.
Rivolse un’occhiata alla giovane demone e chiese “Per caso, hai pestato la coda a quel lupo freddo come il ghiaccio?”.
Davanti alla sua espressione confusa, spiegò “Da quando siete partite, non fa altro che ringhiare il tuo nome, come se gli avessi fatto chissà cosa!”.
Lei inarcò un sopracciglio, sorpresa da quel comportamento così assurdo, e mormorò “E che diavolo gli sarà preso? Non gli ho fatto niente! Mi sa che non gli sono piaciute le focacce…”.
Preparandosi mentalmente ad una sfuriata da parte di quel iceberg in forma umana, si diresse verso il bosco, dove trovò tutto il gruppo.
Inuyasha sorrise radioso nel vedere Kagome, che subito gli corse incontro, felice come non mai. “Anche questa è fatta” mormorò dicendo “Un altro esame lasciato alle spalle… Tra pochi mesi sarò libera come l’aria!”.
“Non vedo l’ora che succeda” sussurrò l’hanyou “Questa storia della scuola inizia a darmi sui nervi”.
Il suo sguardo si soffermò su Kaori, che avanzava apparentemente tranquilla verso di loro.
Ormai aveva imparato a conoscerla bene; da come agitava la coda, era chiaro che era piuttosto nervosa.
E non ci voleva un genio per capirne il motivo, dato che il lupo artico ringhiava a più non posso da quando se n’era andata.
Continuava a sibilare il nome della ragazza, assieme a “assurdo”, “neonata”, “umiliazione” ed altre cose del genere.
Neanche Sango, la più sveglia tra tutti loro, aveva capito cosa accidenti gli fosse preso, così di colpo.
La demone lupo salutò gli amici con un grosso sorriso, che scomparve appena il suo sgurdo incrociò quello furioso di Reito.
“Che diavolo hai da guardarmi in quel modo?” chiese nervosa “Cos’è? Le focacce non erano di tuo gradimento?”.
Non voleva mostrarsi spaventata, ma quello sguardo metteva davvero paura; le ricordava maledettamente Sesshomaru sul punto di attaccare!
Si piantò le mani sui fianchi, pronta a rispondere a tono a qualunque accusa, rimanendo alquanto sorpresa nel vederlo avvicinarsi senza una scintilla omicida nello sguardo.
E adesso?
Com’era che aveva cambiato espressione così di colpo?
Le disse solo poche parole, ma con un tono così gelido da bloccarla sul posto “Vieni con me!”.
Titubante, lo seguì in una piccola radura, chiedendosi cosa volesse dirle da invitarla ad allontanarsi dagli altri.
Se aveva in mente qualcosa di poco piacevole, lo avrebbe mandato al tappeto in un battibaleno; a costo di lasciargli qualche cicatrice!
Lo vide fermarsi di colpo, per poi voltarsi verso di lei con un’espressione indecifrabile sul volto.
“Cosa vuoi dirmi, Reito?” chiese la giovane, cercando di mascherare la tensione che sentiva, “Qualcosa non va?”.
L’altro non rispose, ma, spiazzandola totalmente, le prese il mento con una mano, fissandola dritta negli occhi.
Kaori sentì il cuore iniziare a battere come impazzito contro le costole e, solo a fatica, riuscì a mandar giù il groppo che le aveva invaso la gola.
Ma che diavolo aveva in mente?
La stava fissando in un modo stranissimo… maledettamnete intenso, neanche volesse leggerle l’anima.
Cercò di respirare normalmente, ma sentiva il sange rombarle nelle orecchie ed era conscia che anche lui poteva sentire il battito aritmico del suo cuore.
Avrebbe dato tutto ciò che aveva pur di fermare quel martellio assordante!
Si sentiva così in imbarazzo… Cosa voleva fare?
E perché lei sentiva le gambe tremarle come se fossero fatte di gelatina?
Perché accidenti non riusciva a fare un solo pensiero coerente? Improvvisamente, lo sguardo del giovane si fece cupo e la lasciò andare di botto, allontanandosi con un’espressione disgustata.
“Proprio come immaginavo” sibilò gelido “Come ho anche solo potuto pensare che potessi essere tu… Sono stato un vero idiota”.
La ragazza sbattè le palpebre un paio di volte, cercando di rimettere in funzione il cervello, e lo fissò schoccata. Ma che cavolo…?
Reito la guardò come se volesse vederla sparire sedustante “Ma come ho potuto credere che tu, una misera demone incompleta, avessi potuto far fuori quel demone? Sei poco più che un mezzo-demone… Una neonata di appena diciassette anni!”.
A quelle parole, la giovane si riscosse “Cosa? Tu.. tu… Ma come diavolo ti permetti?!? Dovresti ringraziarmi per essere ancora vivo!”.
Lo sguardo che le rivolse era così freddo e crudele che si sentì come se le avesse dato una pugnalata al petto.
Ma il peggio doveva ancora venire.
“Sei figlia di un demone maggiore e di una misera mezzo-demone” sibilò il ragazzo “Non è assolutamente possibile che tu sia riuscita a sconfiggere quel demone pipistrello!”.
Incrociò le braccia sul petto, mettendo in risalto i muscoli che sbucavano dalle corte maniche azzurrine, ed aggiunse “Avrei potuto capirlo se tu avessi almeno qualche secolo… Ma sei solo una mocciosa di diciassette anni!”.
La yasha rimase a bocca aperta, incapace di pronunciare una sola parola. Ma come poteva essere così cinico?
La rabbia prese rapidamente il posto della sorpresa e strinse i pugni fino a ferirsi con i suoi stessi artigli.
“Scusa tanto se ho rischiato la mia vita per salvarti la pelle!” esclamò furiosa “Scusa tanto se mi sono presa la briga di curarti e fare tutto ciò che potevo affinché ti riprendessi!”.
Reito fece una smorfia “Non mi pare di averti chiesto di intervenire”, “Oh, capisco” mormorò l’altra, stringendo i denti “Beh, perdonami se ho un cuore nel petto e non un pezzo di ghiaccio come te!”.
Scoprì le zanne in un’espressione inferocita “Ma come puoi parlarmi in questo modo? Con che diritto mi giudichi così, se non ti sei preso neanche la briga di rivolgeremi la parola se non per insultarmi?”.
Lui le diede le spalle “La demone che mi ha salvato era degna di questo nome. Ho visto il suo sorriso crudele, mentre faceva fuori quell’essere senza il minimo ripensamento. Ho letto la brama di sangue nei suoi occhi”.
Si voltò appena per lanciare un’occhiata gelida e disse “E, invece, mi ritrovo di fronte una mocciosa che non riesce neanche a mascherare i propri stupidi sentimenti!”.
I suoi occhi sembravano lastre di ghiaccio impenetrabili, mentre aggiungeva “Una stupida ragazzina che si emoziona per un semplice contatto. Come puoi farti chiamare demone, con un cuore così debole?”.
A quel punto, Kaori perse totalmente il lume della ragione e gli si avventò contro con ferocia.
Un pugno lo colpì con tale forza da costringerlo ad indietreggiare di un passo, mentre la sentiva ringhiare “Sarò anche una demone incompleta, ma almeno ce l’ho un cuore! E provo dei sentimenti!”.
Lo inchiodò con uno sguardo tremendo, mentre si sforzava con tutta se stessa di non ucciderlo, ma tremava da capo a piedi.
Sentiva il sangue ribbollirle nelle vene come mai prima di allora e vedeva il riflesso del proprio viso in quegli occhi così gelidi.
Quella non era più la ragazza gentile che era sempre stata, ma un’essere pieno di rabbia e dolore.
“Per te queste sono debolezze, per me no” sibilò con rabbia “Anzi, sono felice di non essere un demone completo! Perché almeno so cosa vuol dire amare una persona, so cosa significa l’amicizia!”.
Reito lanciò un’imprecazione di dolore; quella dannata l’aveva centrato in pieno stomaco e con parecchia forza, anche! Quando s’infuriava era maledettamente forte…
“Se credi di spaventarmi, ti sbagli di grosso” sussurrò rabbioso “Non sei che una povera stupida che non riesce neanche a controllare ciò che prova. Non puoi considerarti neanche alla stregua di un mezzo-demone!”.
La inchiodò con lo sguardo e sibilò “Come diavolo puoi essere la figlia di un demone maggiore, se sei così debole e schiava dei sentimenti? Mi fai quasi pena”.
A quel punto, Kaori perse ogni traccia di razionalità, ogni più piccolo frammento di autocontrollo.
Nessuno le aveva mai parlato in quel modo così cinico e crudele!
Lo colpì in faccia con un potente schiaffo e gridò “Sei un essere senza cuore! Io ti odio! Ti odio!”.
Poi corse via in lacrime, sotto lo sguardo sconvolto degli amici, che avevano assistito alla scena.

 

Beh, non c'è che dire. Reito è stato piutosto crudele con Kaori... Non disperate, xò.  ho ancora in serbo diverse sorpreisne! aspeto con ansia le vostre recensioni. un bacione! Alys93

   
 
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