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Autore: whateverhappened    22/12/2010    8 recensioni
Un semplice momento fra le sorelle Black. Un momento rubato a una festa organizzata dai genitori, solo per loro.
«Cosa ci fai qui?» domandò Bellatrix, studiando la sorella minore ancora attaccata alla finestra.
«Di sicuro non bevo di nascosto – ribatté Narcissa, guardando quello che decisamente non sembrava un bicchiere di succo di zucca – La mamma lo sa che bevi quella roba?»
«Non lo saprà se una piccola ficcanaso non andrà a dirglielo. - rispose Bellatrix, quasi ridendo, ripetendo per l'ennesima volta quello che ormai era un loro classico scambio di battute – E non mi hai ancora risposto.»
«C'è troppa gente di là – confessò timidamente – E stavo per crollare dal sonno, la mamma si sarebbe arrabbiata se mi avesse visto sbadigliare.»
«Non sia mai che gli ospiti pensino che la festa sia noiosa!» Narcissa si voltò immediatamente verso la sua sinistra, da cui proveniva la voce impastata di sonno. Istintivamente scoppiò a ridere, mentre la sorella cercava di togliersi delle foglie dai capelli.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorelle Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Shooting Star









La sala era gremita di gente, persone pressoché sconosciute vestite di tutto punto per quell'occasione speciale. Girando per la grande sala aveva potuto udire discorsi di ogni genere e tipo, dall'uscita di una nuova collezione dello stilista più in voga nel mondo dei maghi a discussioni politiche su chi sarebbe stato il nuovo Ministro. La festa per l'anniversario di matrimonio dei suoi genitori era stata organizzata per essere una vera occasione di gala, una serata a cui nessun Purosangue in vista sarebbe potuto mancare. Era stato tutto gestito con sfarzo e ogni genere di lusso, come sempre, così da render chiaro alla società che i Black erano la famiglia da invidiare per posizione e facoltà.
Narcissa, per tutto quel tempo, aveva solo cercato di sfuggire alle grinfie di sua madre, che aveva deciso che quella sarebbe stata in qualche modo la serata del suo debutto. A settembre sarebbe andata ad Hogwarts, entrando così in quello che i suoi genitori definivano “il mondo reale”, fatto di conoscenze importanti e alleanze. Era sempre stata attratta da quel mondo, rappresentato dalla madre come una continua occasione di divertimento e sfarzo, tuttavia quella sera avrebbe soltanto desiderato andare a dormire. La festa era cominciata nel tardo pomeriggio, prolungandosi con una lunga cena e una ancor più lunga serata di convenevoli che lei non era ancora in grado di gestire. Solo nell'ultimo quarto d'ora era stata salvata in extremis da tre figuracce garantite, non aveva alcuna intenzione di farne una quarta. Ben attenta a non essere vista dai genitori, Narcissa si avvicinò furtivamente alle pareti poco illuminate e sgattaiolò sul balcone che dava sul giardino. Non appena percepì l'aria tiepida di metà agosto chiuse gli occhi, sospirando profondamente e appoggiandosi con la schiena alla finestra chiusa. Nessuno l'avrebbe cercata lì, quel balcone era quasi sempre deserto, gli ospiti generalmente preferivano il grande terrazzo che dava sul laghetto.

«Guarda chi c'è!» la voce inaspettata le fece aprire gli occhi di scatto, terrorizzata. Si rilassò immediatamente quando vide chi aveva parlato, dandosi mentalmente della stupida per non averne riconosciuta la voce.
«Bellatrix.» la sorella maggiore era a pochi passi da lei, in un angolo del balcone. Comodamente sistemata su una sdraio, aveva appoggiato i piedi alla ringhiera del balcone in un atteggiamento che Druella difficilmente avrebbe tollerato. Narcissa le sorrise, notando come la luce della luna giocasse con i già lucenti capelli della sorella.
«Cosa ci fai qui?» domandò Bellatrix, studiando la sorella minore ancora attaccata alla finestra.
«Di sicuro non bevo di nascosto – ribatté Narcissa, guardando quello che decisamente non sembrava un bicchiere di succo di zucca – La mamma lo sa che bevi quella roba?»
«Non lo saprà se una piccola ficcanaso non andrà a dirglielo - rispose Bellatrix, quasi ridendo, ripetendo per l'ennesima volta quello che ormai era un loro classico scambio di battute – E non mi hai ancora risposto.»
Narcissa abbassò il capo colpevolmente, lasciando che alcune ciocche di capelli scendessero a coprirle il viso. Non poteva nascondere nulla a Bellatrix, in qualche modo la sorella maggiore riusciva sempre a cavarle fuori ciò che voleva sapere. Ogni tanto si chiedeva se fosse lei a risentire troppo dell'influsso della sorella, ma si rendeva conto che era invece Bellatrix ad esercitare magistralmente il suo potere quando vedeva Andromeda cedere allo stesso modo. Indubbiamente Bellatrix aveva preso tutto dalla loro madre, che era capace di estorcere loro qualsiasi cosa.
«C'è troppa gente di là – confessò timidamente – E stavo per crollare dal sonno, la mamma si sarebbe arrabbiata se mi avesse visto sbadigliare.»
«Non sia mai che gli ospiti pensino che la festa sia noiosa!» Narcissa si voltò immediatamente verso la sua sinistra, da cui proveniva la voce impastata di sonno. Istintivamente scoppiò a ridere, mentre la sorella cercava di togliersi delle foglie dai capelli.
«Come vedi, Andromeda ha avuto la tua stessa idea!» commentò Bellatrix, seccata e divertita allo stesso tempo.
«Stavo morendo di sonno! - ribatté Andromeda, sistemandosi il vestito stropicciato – Lo sai che non amo questo tipo di feste. Non mi sono mai piaciute.»
«Temo che te ne toccherà un'altra a breve.» rispose Bellatrix enigmatica, guadagnandosi due occhiate dubbiose da parte delle sorelle minori. Sorrise appena, bevendo un sorso dal bicchiere e osservando incurante il cielo stellato.
«Di che cosa parli?» cedette dopo qualche istante Narcissa, che era la più curiosa. Andromeda voleva sapere quanto lei, ma non avrebbe mai chiesto per via di un tacito accordo fra lei e Bellatrix secondo cui nessuna cedeva alle provocazioni dell'altra. E quella di Bellatrix era stata una provocazione in piena regola.
«Papà ha discusso con il signor Lestrange.» Bellatrix rimase immobile nella sua posizione, senza voltarsi verso le altre due eppure sbirciando le loro reazioni con la coda dell'occhio. Vide Narcissa guardarla ancora con dubbio, di certo non aveva capito cosa volesse intendere con le sue parole, era ancora troppo piccola. Andromeda, invece, aveva reagito ben diversamente. Si voltò verso di lei per studiare meglio la sua espressione sconvolta, persino al buio riusciva a scorgere quel rossore che le infuocava le guance quando si arrabbiava.
«Ma non puoi! Hai solo sedici anni! È presto!» scattò solo dopo qualche istante, forse il tempo di metabolizzare la cosa. Lo sguardo di Narcissa passava rapidamente da una sorella all'altra, una agitata e l'altra calmissima.
«Non è imminente, sarebbe per dopo la fine della scuola. C'è ancora un anno, Andromeda.» rispose Bellatrix con quello stesso tono inverosimilmente calmo. Andromeda scosse la testa sconvolta.
«Allora diciassette! Bellatrix, è troppo presto. Vi conoscete appena fuori dalla scuola! E se non andaste d'accordo?» Bellatrix scattò in piedi, raggiungendo rapidamente Andromeda e fissandola dritta negli occhi.
«Ci conosciamo per quel che basta. È sano, è Purosangue, la sua famiglia è molto importante. Dovresti smetterla di sognare matrimoni gioiosi e festosi, Andromeda, in fondo è solo un contratto.»
«Tu ti sposi!» la voce acuta di Narcissa bloccò le parole che Andromeda stava per pronunciare, lasciandola a bocca aperta. Bellatrix si voltò di scatto verso la sorella, quasi come se si fosse ricordata solo in quel momento della sua presenza sul balcone. Studiò la sua espressione, stupita come quella di Andromeda ma non così sconvolta.
«Non lo avevi ancora capito?» rispose, quasi ridendo. Narcissa riusciva sempre a stupirla con quella sua ingenuità ancora da bimba, eppure non era troppo lontano il tempo in cui anche lei avrebbe dovuto preoccuparsi delle stesse cose.
«E te ne andrai da casa?» chiese ancora Narcissa, non curandosi della domanda retorica di Bellatrix. La stava osservando ad occhi sgranati, cercando di capire il più possibile di quella situazione di cui non si era accorta fino a quel momento.
«Per forza, Cissy – rispose Andromeda, raddolcita di fronte alla sorella minore – Chi si sposa va a vivere con il marito, non resta con la sua famiglia.»
«Oh.»

Senza dire altro Narcissa si allontanò dalla finestra e, come un automa, camminò fino alla ringhiera del balcone. Vi si appoggiò con i gomiti, sorreggendo la testa piegata verso l'alto. Bellatrix e Andromeda si rivolsero un'occhiata dubbiosa, nessuna delle due capiva la reazione di Narcissa. Aveva sempre detto di non veder l'ora del matrimonio di una delle sorelle così da far da damigella, tuttavia la sua reazione non pareva particolarmente positiva. Entrambe la raggiunsero, affiancandola e aspettando che parlasse. Con Narcissa non c'era bisogno di domandare, prima o poi era lei stessa ad aprirsi.
«Vi ricordate quando eravamo piccole? - disse, infatti, dopo qualche istante – Papà ci portava sempre qui l'estate.» Andromeda e, soprattutto, Bellatrix evitarono di dire alla sorellina che lei era ancora piccola. Si limitarono, invece, ad annuire.
«Ci portava su questo balcone e ci mostrava le stelle.» commentò Andromeda, fissando il cielo sopra di loro. La casa di campagna dei Black era isolata da qualsiasi centro abitato, così che quando il cielo era sereno gli astri davano vita a uno spettacolo meraviglioso. Allora come in quel momento le sorelle ne erano affascinate.
«E ci raccontava le storie delle costellazioni, quelle dei nomi.» aggiunse ancora Narcissa.
«Dromeda, ti ricordi quando Narcissa si era messa a piangere perché non aveva una stella tutta sua? - Bellatrix scoppiò a ridere – Non ricordo di averti mai vista piangere così tanto dopo quella volta.»
«Era disperata!» concordò Andromeda, aggiungendosi alla risata. Narcissa rivolse un'occhiata arrabbiata ad entrambe, prima di parlare.
«Vorrei ben vedere! C'era stata la serata in cui si parlava della stella Bellatrix, quella della costellazione del Cigno e quella della galassia di Andromeda. Io non ho mai avuto una mia serata!» rispose la diretta interessata, storcendo il naso alle parole della sorella.
«Ti sei ampiamente ripresa, Cissy – ribatté Andromeda – Papà raccontava sempre le storie che chiedevi. Non ho idea del numero di volte in cui ci ha raccontato la storia di Cassiopea!»
«O di quante volte ti sei fatta dire perché la costellazione della Lince si chiama così. Chissà poi perché ti divertiva così tanto.»
«Era bello venire qui l'estate – Narcissa non rispose a Bellatrix, sembrò quasi che non l'avesse udita – Papà si dimenticava di tutto e ci raccontava soltanto delle storie. C'eravamo solo noi tre, nessun altro a cercarlo.»
«Già. Questa casa ha sempre dato serenità alla nostra famiglia, bastava venire qui per dimenticare tutto.» concordò Andromeda.
«Anche adesso. Almeno per me, stare qui con voi mi dà quello stesso senso di pace. È come essere nel mondo delle fiabe! Ma non sarà più così, vero?» Andromeda la guardò con dolcezza, colpita dalla profondità di quel pensiero, consapevole che la sorella più piccola stava maturando sempre più.
«Narcissa, è così che va la vita. Si cresce e si cambia, non può restare tutto uguale.» cercò di confortarla. Gettò un'occhiata arrabbiata a Bellatrix, che si limitò ad alzare le spalle come a dire che non era colpa sua. E, in fondo, Andromeda sapeva che era vero. Forse non era il momento giusto, ma prima o poi sarebbe comunque capitato.
«Però mi promettete che torneremo ancora qui? Solo noi tre, ogni tanto. Solo per risentire la serenità di quando eravamo piccole e papà ci prendeva in braccio per farci vedere meglio le stelle.»
Andromeda e Bellatrix si guardarono, entrambe consapevoli che quelli di Narcissa altro non erano che sogni. Erano cresciute, erano cambiate da allora. Non c'era più quella forza fra di loro, quel legame indissolubile, soprattutto fra loro due. Scelte diverse portavano a percorsi diversi, prima o poi anche Narcissa avrebbe dovuto capirlo. Tuttavia, entrambe sapevano che quella lezione poteva non essere imparata quella stessa sera.
«Certo.» rispose Bellatrix.
«Ogni volta che vorrai.» concordò Andromeda, accarezzando i capelli biondi di Narcissa.
«Guardate, una stella cadente! - esclamò Narcissa, indicando un punto nel cielo – Esprimete un desiderio!»

Quella stella cadente sarebbe stata testimone di tre desideri ben diversi fra loro. Narcissa desiderò che quel momento durasse per sempre, così come il grande affetto che sentiva per le sue sorelle. Andromeda desiderò di trovare il coraggio per seguire il suo istinto più che ciò che le era stato insegnato, forse per trovare un futuro migliore di quello che le era stato preannunciato. Bellatrix desiderò che i suoi piani per il futuro riuscissero così come li aveva immaginati, con il riconoscimento dei grandi valori dei Purosangue che i suoi genitori le avevano dato.
Quella stella cadente avrebbe lavorato per le sorelle Black negli anni a venire, portando risultati e conseguenze che forse nemmeno avrebbero potuto immaginare.


























Questa storia si è classificata quarta al contest "Costellazioni di fanfiction" indetto da Lenobia sul forum di Efp. Le mie costellazioni erano Andromeda, Cassiopea e la Lince, corrispondenti alle tre sorelle.

Magari vi sono risultate OOC, almeno Bellatrix e Narcissa, ma è da considerarsi anche il momento in cui avviene il tutto. Mi sono incasinata un po' con gli anni di differenza fra le sorelle: mi ricordavo che fossero tre, per cui quando ho scritto avevo in mente una Narcissa di dieci anni, Andromeda di tredici e Bellatrix di sedici. In realtà sono due gli anni, ma il concetto di base è lo stesso: Bellatrix non si è ancora unita a Voldemort né Andromeda ha ancora iniziato a frequentare come si deve Ted, quindi i contrasti fra le due sono molto meno accesi di quanto si potrebbe pensare. In poche parole sono ancora giovani, ancora unite dal legame fraterno che le ha accompagnate sin da piccole. O, almeno, mi piace pensare che sia andata così.



Ne approfitto per augurarvi un felice Natale. Tanti, tanti auguri!
   
 
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