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Autore: Emy_n_Joz    22/12/2010    1 recensioni
Assassini. Templari. Sappiamo già cosa fecero in passato. Ma cosa direste se ci aiutassero a reinterpretare uno dei più grandi eventi della storia?
Francia, 1789. L’inverno è particolarmente rigido, soprattutto per chi adesso non ha più una casa. Il popolo ha fame; la carestia e il gelo hanno divorato ogni cosa. Le tasse non fanno che aumentare di giorno in giorno, rendendo la situazione insostenibile. E strani individui, coperti da un mantello bianco e con il viso nascosto da un cappuccio, si muovono per i vicoli, come ombre, tra questa desolazione. Al contrario, alla corte del re, il fasto e l’opulenza dominano con una totale indifferenza su tutto quello che succede al di fuori delle mura di Versailles, sugli intrighi, sulle feste e su nobili abbigliati riccamente, e sfoggianti anelli dorati, intarsiati di pietre preziose con la forma di una strana croce scarlatta. Dalla cima della Tour du Temple di Parigi, un mantello bianco è sospinto dal vento a tempo con la bandiera strappata recante il fleur de lis dei Borboni. Sotto il cappuccio, le labbra piene e rosse accennano un sorriso. Un attimo e, con un sussulto dell’aria e il grido stridente di un falco o di un’aquila, la figura è sparita, lasciando soltanto come segno del suo passaggio lo sbattere fremente e spaventato delle ali di alcuni colombi.
E ciò che verrà dopo sarà l’inferno, o la sua fine.
Genere: Avventura, Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Assassin's Creed: Revolution'
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Francia, 1787

 

Risha si nascose velocemente dietro alla grossa impalcatura di legno, e attese qualche istante.

Si affacciò a guardare soltanto quando sentì i passi del suo obiettivo riprendere a strascicare sul lastricato del vicolo, e continuò a seguirlo a distanza, senza fare il minimo rumore.

Gli andò dietro per qualche altro minuto fino a che l’uomo si fermò, e Risha dovette fare altrettanto. Spiccò un salto e si aggrappò alla grondaia di un tetto, per poi issarsi su agilmente. Si accovacciò su un davanzale lontano dalla luce dei lampioni, lo sguardo fisso a terra, e attese.

Il sole era calato, e non c’era molta gente che passava per la piccola piazza. L’uomo che stava seguendo si era appoggiato alla fontana nel suo centro esatto, e si guardava intorno con aria nervosa.

Poco dopo, un altro uomo si presentò sulla scena sottostante. La croce di rubini che aveva appuntata al bavero del mantello luccicò debolmente alla luce del lampione più vicino; Risha fece un sorrisetto carico di sdegno. E di promesse.

L’altro uomo si avvicinò al nuovo arrivato continuando a guardarsi furtivamente attorno. Non vide niente neanche quando i suoi occhi passarono sul balcone appena sopra di lui. L’istante dopo, la conversazione tra Templari stava iniziando.

I due uomini sussurravano, ma non c’era sillaba che Risha, dall’alto, non riuscisse ad udire.

“Ecco il tuo denaro. Come puoi vedere, te l’ho riportato sano e salvo. Il tuo trafficante d’armi non era molto disposto a restituirci i soldi con cui avevamo pagato le sue merci, all’inizio. Ma non è stato molto difficile convincerlo, una volta ucciso.” disse il primo, consegnando un grosso sacchetto nelle mani dell’altro.

“Sì, sì, non c’è bisogno di fare tante storie. Piuttosto, sei riuscito a scoprire qualcosa riguardo a quella questione?” chiese il secondo.

“Sei impazzito? Anche se sapessi qualcosa non te ne metterei al corrente qui e adesso!” rispose il primo uomo, indignato.

“Di cosa hai paura?” fece l’altro, sprezzante.

“Sai benissimo che sono cose di cui non possiamo parlare in mezzo alla gente! Che cosa accadrebbe se qualcuno ci sentisse? Manderemmo all’aria il piano!” si agitò l’altro Templare, guardandosi ansiosamente attorno, di nuovo.

“Sta’ tranquillo, anche se ci sentissero siamo più di loro, e meglio armati. E’ una battaglia già vinta. Non corriamo alcun pericolo.” lo rassicurò il secondo uomo, sempre con la solita aria sprezzante.

“Bhè…” mormorò il primo, avvicinandosi ancora di più all’altro “Ho sentito dire che il Discendente ha preso con sé un allievo, per farlo diventare tale e quale a lui.”

A quelle parole, Risha si sentì raggelare. Il Discendente era il nome con cui veniva chiamato dai Templari. E l’allievo dunque non poteva che essere…

Arnielle.

“Il fatto però” continuò il Templare “E’ che non sappiamo chi sia. Né quanti anni abbia, o dove viva. Una cosa però è certa: se quel ragazzo completa la sua istruzione, avremo dei gravi problemi.”

“Chiunque sia, non sarà difficile trovarlo. So che il Gran Maestro gli ha sguinzagliato dietro i migliori di noi. Non farà neanche in tempo a ricevere la sua lama celata che sarà già sotto terra.”

“Lo spero. Non so come faremmo ad avere a che fare con un altro Assassino. Già il primo ci sta dando del filo da torcere, si sposta ad una velocità impressionante di regione in regione, neanche fossero in due…”

“Già…” riprese il secondo uomo “Comunque sia, dopodomani avremo di che discuterne, a Fréjus. Mi chiedo sempre perché diavolo dobbiamo incontrarci in quella catacomba lugubre sotto la cattedrale.”

“Vuoi stare zitto, idiota? Non credi di avere detto troppo?” si scaldò l’altro “Se qualcuno ci avesse…”

Ma non ebbe il tempo di dire altro.

Risha si lanciò dal davanzale, facendo scattare entrambe le lame celate e atterrò su di loro, affondandogliele nella carne.

I due uomini non emisero un gemito, mentre le poche persone che continuavano a passare corsero via urlando spaventate.

Risha le ignorò e ritrasse con violenza le lame dentro gli antibracci. Serrò i denti, furioso e fremente come non mai, e si allontanò dai due corpi mentre rabbia e inquietudine si impadronivano di lui.

Sapeva che cominciare ad addestrare quella ragazza sarebbe stato rischioso. Non solo se l’aspettava, ne era sicuro. Dopotutto, quasi tutti sapevano delle straordinarie abilità di Arnielle. Prima di trovare nell’omicidio la sua vocazione, la bambina era stata costretta a usare le sue doti per rubare. All’inizio si limitava soltanto al cibo, poi aveva imparato che era molto più facile e redditizio sfilare il denaro direttamente dalle tasche degli ignari passanti.

Risha si rivide davanti agli occhi quella mocciosetta tutta ossa che si faceva strada quasi invisibile in mezzo alla folla, sfiorando casualmente le persone che le passavano accanto, e depredandole di ogni bene che si portavano appresso.

Sapeva che sarebbe stato rischioso addestrarla.

E l’aveva fatto lo stesso. L’aveva messa in pericolo.

Strinse i pugni, e accelerò il passo. Svoltò in una stradina senza uscita, e si diresse sempre più veloce verso la solida parete.

Quando chiunque avrebbe scommesso che sarebbe andato a sbatterci contro, Risha iniziò ad arrampicarsi rapidamente sul muro, per poi ritrovarsi sul tetto di un edificio. Prese a correre su di esso fino a quando non finì, dopodichè si gettò nel vuoto e si aggrappò all’asta di un lampione che sporgeva da una parete.

Lo slancio della corsa gli dette abbastanza spinta per saltare a quello successivo, e infine su una piccola terrazza poco in alto. A quel punto indietreggiò di qualche passo, e poi ricominciò a correre verso un vaso d’argilla che pendeva dal tetto. Lo afferrò e lo usò come perno per ruotare attorno all’angolo della casa, e si ritrovò in bilico su un’asse di legno.

Riacquistò l’equilibrio, e calcolò brevemente la distanza che lo separava dagli edifici di fronte a lui. Saltò con estrema agilità e si aggrappò al telaio di una finestra. Continuò la sua scalata fino a raggiungere la cima e finalmente vide la sua destinazione. Il palazzo era leggermente più alto di quelli che gli stavano intorno, e le finestre ancora illuminate contrastavano con l’oscurità circostante.

Risha prese nuovamente la rincorsa per effettuare una breve serie di salti, finché non giunse proprio sul davanzale della finestra più alta, aperta.

La stanza era gremita di persone: c’era un numeroso gruppo che guardava e commentava ridendo due che giocavano a dadi, altri riuniti attorno a un tavolo che controllavano allegramente il bottino della giornata, mentre una piccola parte era immersa in una discussione concitata sui progetti per il giorno successivo. Nonostante l’atmosfera fosse calda e vivace, in quel momento Risha, nel vederli, non provò altro che un violento fastidio. Scivolò all’interno della stanza.

“Jacques.” chiamò con voce autoritaria e monocorde.

In un attimo il silenzio scese nella stanza. Tutti rimasero immobilizzati nella posizione in cui erano, con lo sguardo fisso su Risha.

L’Assassino li ignorò, e rivolse gli occhi verso il gruppo meno numeroso.

“Accoglienza un po’ freddina per un vecchio amico.” disse un uomo non molto alto e dall’aspetto agile, vestito con abiti sontuosi ma estremamente sudici. Aveva i capelli biondi coperti da una bandana, e un vistoso orecchino all’orecchio sinistro.

Jacques si alzò in piedi, rivolse i suoi grandi occhi azzurri verso il resto degli astanti e disse: “D’accordo ragazzi, adesso andate tutti di sotto, continuerete a divertirvi lì. E non fate troppo tardi, vi ricordo che domani ci aspetta un colpo importante.”

Tutti i ladri obbedirono, rivolgendo rispettosi e amichevoli saluti sia a lui che a Risha prima di uscire. Soltanto quando l’ultimo ebbe chiuso la porta dietro di sé, Jacques si avvicinò all’Assassino e lo strinse in un caloroso abbraccio.

“Cosa c’è che non va, vecchia canaglia?” gli chiese poi con aria preoccupata.

Risha si stupì. “Hai uno spirito d’osservazione più acuto di quanto mi ricordassi.” commentò non riuscendo a trattenere un sorriso, anche se un po’ tirato.

“Bhè, dopo che conosci da tanto tempo una persona, non ci vuole molto. E poi, quando sei preoccupato ti vengono sempre quelle rughe sulla fronte…” disse il ladro, con un sorrisetto sarcastico.

Risha si calò il cappuccio e gli lanciò un’occhiataccia. “Dovresti coprirtela tu la faccia un po’ più spesso. La gente avrebbe meno voglia di prenderti a schiaffi.”

Jacques rise. “Sono contento di vedere che in fondo sei sempre lo stesso.” sospirò, e si stravaccò sul divano più vicino, appoggiando i piedi sul tavolo.

“Allora.” fece poi “Cosa ti porta qui dopo tanto tempo? Quant’è passato? Cinque mesi, vero? Potrei prendermela per il fatto che vieni qui soltanto quando hai bisogno di me.”

Risha fece un grande sforzo di volontà per riuscire a sedersi. “Evita di prendertela, perché ho davvero bisogno di te.”

Udendo il suono preoccupato e cupo della sua voce, l’amico aggrottò le sopracciglia chiare, e si fece più serio. “Scusami. Coraggio, dimmi cos’è che ti turba.”

“Stasera, mentre ascoltavo una conversazione tra due Templari, sono venuto a sapere che quei bastardi stanno conducendo delle indagini su uno dei miei allievi. Hanno scoperto che sono tornato  in Francia, e pensano che abbia cominciato ad addestrare giovani Assassini. Non hanno del tutto torto, a dire il vero.” gli spiegò Risha, in tono grave.

Jacques tolse i piedi dal tavolo e lo guardò intensamente. “Allora è così? Hai davvero deciso di farlo? Di addestrarla?”

L’Assassino annuì. “Non ho avuto scelta. Aveva già cominciato da sola… E stava prendendo una brutta strada.”

“Capisco… E immagino che adesso tu voglia proteggerla.” disse il ladro.

“Esatto.” asserì Risha “Per questo ho bisogno del tuo aiuto. So dove si riuniscono i Templari; si ritrovano in una catacomba sotto la cattedrale di Fréjus; da tempo sospettavo che fosse in mano loro. So anche che dopodomani, si terrà una delle loro riunioni, e io ho intenzione di andare ad ascoltare tutto ciò che avranno da dirsi.”

Jacques era sinceramente ammirato. “Bel colpo! Così potrai anche raccogliere informazioni per i grandi capi.” annuì “E fino a qui non ho niente da dire. Ma io cosa c’entro in tutto questo?”

“Ci stavo giusto arrivando. Se voglio essere presente a quell’incontro, è necessario che io parta subito, questa notte stessa. Starò via per qualche giorno, quindi non potrò seguire Arnielle nel suo addestramento… E non ho neanche modo di farle sapere della mia assenza.” disse Risha.

“Bhè, di quella si accorgerà non appena non ti vedrà arrivare.” disse Jacques “Ma, sinceramente, non penso che tu mi stia chiedendo aiuto soltanto per farle sapere che non ci sarai.”

Risha storse il naso, visto che aveva detto una cosa talmente ovvia. “A volte riesci ad essere davvero perspicace, sai?”

“Si, a volte succede. Dai, dove vuoi arrivare?” gli chiese l’amico.

“Dovrai farmi un favore enorme, Jacques… Vorrei che in questi giorni tu tenessi d’occhio Arnielle per sicurezza, in ogni istante, finché non sarò tornato. Non voglio lasciarla da sola, non in questo momento; se i Templari hanno già scoperto di lei, potrebbe essere in grave pericolo. So che tu puoi proteggerla, e ti chiedo di farlo, come amico. Ci troviamo tutte le mattine alle nove e mezza alla vecchia cascina in mezzo al bosco appena fuori città, quella abbandonata. Da lì, potrai seguirla fino a casa sua. Non farti vedere, non l’apprezzerebbe.” disse con molta serietà Risha.

Jacques trattenne il respiro. L’Assassino vide tutti i suoi muscoli irrigidirsi. “Stai dicendo sul serio?” chiese, a mezza voce “Davvero vuoi che io mi occupi di lei mentre tu sarai a Fréjus?” continuò sbalordito.

“Si.” rispose semplicemente l’Assassino, con convinzione.

Jacques era chiaramente preoccupato.

Risha glielo lesse in faccia, così aggiunse, grave: “Senti, so che ti sto chiedendo molto ma, ti prego, fallo. E’ davvero importante per me.”

Proprio in quel momento, la porta della stanza si aprì violentemente, e sulla soglia si presentò un ragazzo che avrà avuto meno di trent’anni, moro, magro e anche lui vestito similmente a Jacques.

Teneva un braccio alzato per sventolare nell’aria un enorme medaglione dorato di fattura aristocratica, e urlava: “Capo! Sono riuscito a rubare un…” ma si bloccò non appena vide le espressioni serie degli altri due.

“Mathias.” affermò Jacques, con voce monocorde.

“Ehm… Scusate! Me ne vado!” disse Mathias, e subito, mortificato, si richiuse la porta alle spalle.

L’Assassino e il ladro ripresero la loro conversazione come se niente fosse accaduto.

“E’ proprio per questo che sono nervoso. Se dovesse accaderle qualcosa, non me lo perdoneresti mai, e non voglio che questo succeda.” gli confessò l’amico.

Risha si alzò con un sospiro, e gli mise una mano sulla spalla. “Se lo sto chiedendo a te, c’è un motivo. So che non mi deluderai. Sei l’unica persona di cui possa fidarmi veramente, qui, Jacques.” lo rassicurò lui.

“D’accordo…” disse il ladro, che ora sembrava un po’ più deciso. Anche lui si alzò.

“Ah, dimenticavo… Quando parlerai con lei, dalle spiegazioni sulla mia assenza, dille che tornerò tra non molto e che sono occupato con i Templari, su di loro sa già tante cose, ma mi raccomando, non dirle il vero motivo per cui mi trovo sulle loro tracce. Se non ti crede dille ‘la giustizia è soggettiva’. Lei capirà.” disse Risha, e poi si diresse verso la finestra aperta.

Jacques assunse un’espressione interrogativa. “Mi pareva di aver capito che non devo avere contatti con lei.”

“Tu tieni a mente ciò che ti ho detto.” fece l’Assassino, e scomparve nell’oscurità della notte.

 

Una ragazza correva a più non posso lungo quel sentiero stretto di campagna.

Arnielle era in ritardo anche quella mattina, lo sapeva. Sua madre era stata fuori tutta la notte, e lei aveva dovuto aspettare il suo rientro a casa prima di partire per andare ad allenarsi con Risha.

In più, Pepinot le aveva fatto perdere del tempo perché la sera prima si era fatto promettere di aiutarlo a cercare una cosa che per lui era tanto importante, e che aveva perso giocando nel campo. Lei non aveva saputo dire di no.

Si trattava di una vecchia punta di freccia, o forse semplicemente una pietra appuntita di forma triangolare. Era smussata, e in fondo non era niente più che una scheggia, ma il bambino la teneva come una reliquia.

“Quando non ci sei tu, li proteggo io gli altri!” aveva esclamato con la sua vocina infantile, e Arnielle non aveva potuto fare a meno di ridere.

Marie era tornata alle dieci del mattino, e la ragazza di solito aveva appuntamento col Maestro alle nove e mezza… Peccato che non riuscisse mai a rispettare l’orario.

Prima o poi, probabilmente, si sarebbe stancato di tutto quel susseguirsi di ritardi, e si sarebbe arrabbiato.

Quando Arnielle raggiunse la vecchia cascina, un po’ stanca e sudata, si aspettava di trovare Risha già preparato per l’allenamento, in piedi in mezzo al campo con le braccia incrociate e, sicuramente, con una battuta pronta riguardo al suo ennesimo ritardo.

E invece, ancora lui non c’era.

La ragazza si disse che forse aveva avuto qualche contrattempo: sapeva che era impegnato nei suoi affari, ma non sapeva con precisione che cosa riguardassero.

Decise di aspettare un po’; di sicuro in poco tempo sarebbe arrivato. Si mise sdraiata a terra, e si rilassò. Soltanto in quel momento si accorse della bellezza di quella mattinata di Giugno.

Tutto intorno a lei richiamava l’Estate: in alto, molto in alto, le si presentava davanti un’infinita distesa di cielo azzurro, con un grande sole cocente nel mezzo. Gli uccelli cinguettavano e rendevano l’aria ancora più tranquilla e serena, e un vento leggero faceva muovere delicatamente le cime degli alberi. Arnielle si sentiva bene.

Rimase ancora un po’ a godere di tutta quella piacevole atmosfera, ma Risha non arrivava, e doveva già essere passata un’ora da quando si era distesa sull’erba.

Era strano che non si fosse presentato; il Maestro non aveva mai saltato un allenamento.

Decise comunque di tornare a casa. Sarebbe stato inutile rimanere lì, e tanto lei e Risha si sarebbero visti il giorno dopo. Sperava.

Si alzò in piedi, e fece per imboccare la strada verso casa. Ma, prima, doveva sistemare colui che la stava osservando insistentemente da più di un’ora.

 

Jacques abbassò un momento lo sguardo a terra per raccogliere il suo berretto, e quando riposò gli occhi sul punto in cui si trovava Arnielle, non la vide più.

Cavolo. L’ho già persa di vista.

Era preoccupato; quanto gli ci sarebbe voluto ora per ritrovarla? Nel frattempo, le sarebbe potuto accadere qualsiasi cosa.

Improvvisamente, si sentì afferrare da dietro: il cappello ricadde a terra, e lui venne sbattuto contro il tronco di un albero.

Davanti a lui si presentò Arnielle, un’espressione di sfida disegnata sul volto e la mano destra che stringeva forte un pugnale. La sua punta premeva leggermente sul collo di Jacques.

Il ladro imprecò tra i denti. “Risha… Quando torna lo ammazzo.”

“Chi diavolo sei tu? E perché mi stavi osservando?” gli chiese con prepotenza la ragazza.

“Ti prego, non farmi del male, sono un amico del tuo Maestro!” si giustificò lui.

Arnielle assunse un’espressione meno cattiva, ma ancora non era del tutto convinta. “Ah sì? E ti aspetti che io ti creda? Dimostramelo.”

“Si fa chiamare Risha ed è stato lui a mandarmi fin qui… Ha avuto un problema ed è dovuto partire stanotte… Ti dispiacerebbe lasciarmi andare? Quel pugnale non mi piace per niente.” disse lui.

Non c’era che dire, quella ragazza assomigliava a Risha davvero tanto. Entrambi veloci, entrambi forti… Entrambi con la lama facile.

La ragazza lo lasciò andare, con aria diffidente, e senza azzardarsi a rinfoderare il pugnale.

Jacques si massaggiò una spalla e raccolse il suo berretto. “Mi è successa la stessa cosa la prima volta che ho incontrato Risha…”

“Sto ancora aspettando delle spiegazioni.” tagliò corto Arnielle, giocherellando minacciosa con il pugnale.

Jacques si affrettò ad esaudirla. “Bhè, mi ha detto di riferirti che ha avuto delle grane con certi Templari. Perciò è dovuto partire, e non tornerà prima di domani notte.” ci pensò un attimo, e poi aggiunse “Mi ha detto di tenerti d’occhio. E che non ti sarebbe piaciuto.”

“Bhè, aveva ragione.” sbottò la ragazza “E adesso dammi un motivo per crederti, o niente frenerà la mia lama dalla tua gola. Chiunque avrebbe potuto inventarsi quello che hai detto.”

Jacques deglutì.

Gli somiglia proprio.

“Ehm… Come accidenti aveva detto?” fece nervoso, cercando di ricordare “Qualcosa tipo… la soggettività è giusta… No aspetta… il soggetto è la giustizia… Oh, accidenti alla mia fottutissima memoria!” si innervosì, grattandosi la testa.

La ragazza intanto lo fissava con le braccia incrociate, impaziente.

Jacques si batté una manata sulla fronte. “La giustizia è soggettiva! Ecco com’era! Non ho idea di cosa diavolo significhi precisamente, ma devo dire che sono d’accordo!”

Un lampo di comprensione passò immediatamente sul viso di Arnielle, che abbassò le braccia e rinfoderò il pugnale.

“D’accordo, mi fido.” disse decisa “Chiunque tu sia…”

“Jacques” la interruppe il ladro.

“Chiunque tu sia, Jacques,” proseguì lei “Adesso io me ne torno a casa, e non ti azzardare a seguirmi.” lo avvisò  prima di voltarsi e fare per andarsene.

“Aspetta!” la bloccò Jacques “Non c’è bisogno che tu te ne vada! Anche se Risha non c’è, non vuol dire che tu non possa allenarti. Io e i miei compagni possiamo darti una mano.”

“I tuoi compagni?” fece Arnielle, girandosi di nuovo verso di lui “Si può sapere chi diavolo sei?”

“Jacques… Te l’ho già detto.” le ricordò ironicamente lui “Nonché capo della Gilda dei Ladri.”

La ragazza spalancò gli occhi. “Esiste una Gilda di ladri?”

“Eh sì… E sappiamo molto di te, sai? Ci hai fatto un po’ di concorrenza fino a qualche anno fa.” le sorrise “Vuoi conoscerla?”

A quel punto anche lei dischiuse le labbra in un sorriso. “L’ho già sentita questa frase.”

 

Fréjus, Francia, 1787

Il giorno dopo...

Fréjus era una città piccola e tranquilla. Le case erano semplici ma graziose, e le stradine abbastanza strette. Nel mezzo c’era una piazza sulla quale si ergeva una grossa cattedrale.

Risha si trovava in quella piazza, nascosto dietro a un muro, in attesa dell’arrivo di qualche Templare da seguire.

Non aveva idea di dove si trovasse precisamente il luogo in cui si riunivano, o come arrivarci: la cattedrale non era piccola e di sicuro i suoi sotterranei erano ancora più estesi.

Aspettava da quasi due ore; almeno dall’alba. Non sapeva con esattezza quando avrebbe avuto inizio la riunione, sperava soltanto che non fosse già cominciata.

Improvvisamente vide due uomini incappucciati avvicinarsi furtivamente all’ingresso della cattedrale.

Il suo sesto senso lo mise subito all’erta, così li seguì senza farsi vedere.

Quando si avvicinò un po’ di più notò che erano armati, e infine, distinse la croce di rubini appuntata al bavero del mantello.

I due uomini entrarono all’interno della cattedrale, e Risha si affrettò ad andare loro dietro.

Non fece in tempo ad entrare che imprecò, e si nascose dietro a una colonna.

Ci saranno state più di cinquanta guardie, tutte appostate davanti all’altare; non voleva immaginare quante altre si trovassero nei corridoi che portavano alle catacombe.

Era troppo bello per essere vero.

Quindi si disse che avrebbe dovuto trovare un’altra via.

Si arrampicò faticosamente su per la colonna, fino ad arrivare all’altezza di una finestra aperta. Saltò, e si ritrovò all’esterno, appeso come un baccalà al telaio. Fece una smorfia, ringraziando che Jacques non fosse lì a vederlo.

Alzò lo sguardo in alto, e vide il tetto sporgere sopra la sua testa, ma troppo lontano per toccarlo. Così prese un respiro profondo, appoggiò bene i piedi sulla struttura di pietra della finestra, si dette una forte spinta, e si lasciò andare. Lo slancio dato dalle sue gambe lo fece salire; allungò il braccio destro, e appena prima di ricadere, afferrò con fermezza la porzione di tetto che sporgeva.

Poi, ormai sicuro, si aggrappò anche con l’altro braccio, fece forza con gli addominali e si tirò su.

A quel punto, si mise a camminare intorno al campanile, e lo studiò. Non trovando niente di interessante, decise di arrampicarsi ancora. C’erano due finestre abbastanza facili da scalare, per raggiungere l’alloggiamento delle campane. Sicuramente lì avrebbe trovato un’entrata.

Così, iniziò ad arrampicarsi sul muro; afferrò il davanzale della finestra più bassa, e prese a scalare la torre senza difficoltà.

Alla seconda finestra compì un nuovo salto ascensionale e si ritrovò sulla cima. Proprio in quel momento, l’orologio rintoccò le sette del mattino.

Oggi qualcuno vuole proprio farmi scoprire, pensò Risha, con un sorriso sarcastico.

Si guardò intorno, in piedi sul parapetto.

Quando il secondo rintocco risuonò nell’aria, l’Assassino era già sparito.

 

La stanza era vicina. Michel continuò a camminare, sbuffando per il caldo. Odiava dover indossare quel mantello pesante anche in estate, sudava come un maiale.  

Ma d’altra parte, chi voleva essere riconosciuto dai confratelli?

Ognuno di loro poteva tradire; venire a sgozzarti nel pieno della notte, senza che tu avessi il tempo di difenderti…

Ovviamente, più o meno tutti sapevano che facce e che nomi si celassero dietro i cappucci. Soprattutto per quanto riguardava le personalità di spicco.

Michel si ricordava bene che, l’unica volta che l’aveva visto, il Gran Maestro si era presentato col viso scoperto.

Il Templare ricordava bene l’adorazione e il timore reverenziale provato nel vedere l’uomo più importante del mondo, quasi l’emanazione di Dio in Terra. Quasi tutti, quel giorno, per rispetto e trasporto, l’avevano imitato, calandosi i cappucci.

Non Michel, però. Non era abbastanza importante da essere conosciuto, ma abbastanza da guadagnare un bel po’ di vantaggi economici dalla sua appartenenza alla loggia.

L’uomo oltrepassò l’area sorvegliata ed arrivò nell’assolato chiostro della cattedrale. Prima di attraversarlo si guardò di nuovo intorno, le sopracciglia aggrottate.

Aveva la spiacevole sensazione che qualcuno lo stesse osservando. Passò gli occhi su ogni più piccola pietra del chiostro, soffermandosi in particolare sull’ombra che il sole, ancora basso sull’est, lasciava dietro il porticato che circondava il giardino interno.

Dopo un po’, fu certo di essere solo. A quel punto, più tranquillo, si avvicinò al pozzo di pietra al centro del chiostro, e tirò una minuscola leva, praticamente invisibile, appena sotto il bordo.

Immediatamente, a poca distanza dai suoi piedi, una mattonella scorse all’interno del pavimento, rivelando una scala incredibilmente ripida che scendeva in profondità.

Dopo essersi guardato intorno un’ultima volta, la imboccò di soppiatto, strizzando gli occhi per riuscire a percepire la luce tremolante delle torce ai suoi piedi.

Poco dopo, la botola si richiuse con un pesante tonfo.

Ma non prima che qualcun altro fosse riuscito a scivolarvi dentro.

 

“Ce ne hai messo di tempo ad arrivare.” disse un Templare con aria scontrosa.

“Sì, mi sono dovuto assicurare che nessuno mi stesse seguendo.” rispose il tizio che Risha aveva seguito.

Aveva visitato altre catacombe in passato, e tutte quante gli avevano messo una certa angoscia addosso, ma quelle, ebbe modo di appurare l’Assassino, erano davvero lugubri. Dopo aver seguito il Templare per stretti cunicoli illuminati da torce, che incrementavano a dismisura la calura estiva, si erano ritrovati in un’ampissima stanza circolare.

Tutto intorno alla sala c’erano degli scranni di pietra, e nel mezzo un grosso braciere che distribuiva per il locale una luce calda e danzante. Davanti ad esso c’era un seggio più grande degli altri, e uno delle stesse dimensioni spiccava dalla parte opposta della sala. Un terzo e un quarto, infine, erano sulla linea perpendicolare a quella che univa i primi due.

Nonostante la stanza fosse circolare, pensò Risha, era evidente che tra Templari non erano affatto tutti uguali; c’era anzi una rigida gerarchia.

La disposizione degli scranni più alti, insieme al braciere, ricordava la struttura di una croce.

“Manca qualcuno?” chiese uno degli uomini incappucciati seduti intorno alla sala, rivolgendosi a tutti i presenti, mentre Risha saliva a nascondersi su una delle ampie balconate che si attorcigliavano attorno alle pareti.

L’Assassino non poté fare a meno di pensare che si era infiltrato in uno dei luoghi più segreti dei Templari.

“Mi pare di sì.” rispose un altro uomo.

“No.” s’intromise qualcun altro “Mancano Roger e Victor… Che fine hanno fatto?”

A quel punto Risha non riuscì a trattenere un ghigno.

“Forse sono in ritardo.” tentò uno dei Templari.

“Ma sono sempre stati puntuali.” contestò un altro.

In quel momento una voce possente superò tutte le altre. “Roger e Victor non verranno.”

Risha spostò lo sguardo verso l’origine del rumore. Un uomo alto e dall’aspetto ben piazzato aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza.

Immediatamente, tutti i Templari presero a mormorare con i vicini, mentre l’uomo si dirigeva verso l’ultimo scranno più alto rimasto libero, quello di fronte a Risha.

Automaticamente, l’Assassino sprofondò ancora di più nell’ombra.

“Che cosa significa, Gonfaloniere? E’ successo loro qualcosa?” chiese qualcuno che Risha non vide, con lo sguardo ancora fisso su uno dei più importanti Templari di Francia.

Il Gonfaloniere si sedette, ed attese qualche istante, prima di dire: “I fratelli Roger e Victor sono stati ritrovati morti l'altro ieri, nella piazza di un piccolo paese della Provence.”

Risha sentì altri mormorii concitati levarsi dalla sala. Qualcuno esclamò:

“Morti? E come?”

“Sono stati uccisi.” rispose il Gonfaloniere senza ombra d’emozione “Trafitti da una lama celata.”

I mormorii ripresero più intensi. Risha strinse istintivamente i pugni attorno agli alloggiamenti delle sue lame.

Era così preso dalla rabbia che aveva dimenticato di nascondere i corpi.

“Roger doveva aggiornarci sulle sue indagini riguardo all’allievo del Discendente!” fece un Templare proprio sotto la balconata su cui stava nascosto l’Assassino, con enfasi “Adesso non possiamo sapere se le voci che abbiamo sentito siano vere o false.”

“Ti sbagli.” lo raggelò il Gonfaloniere.

Nella stanza scese il silenzio.

“Innanzi tutto, l’omicidio di Roger è stato provvidenziale” disse, mentre un freddo innaturale sembrava calare sugli astanti. Nessuno si azzardò a replicare. “Per confermare le nostre ipotesi. Se il Discendente si è preso la briga di ucciderlo, significa che considerava pericoloso ciò che aveva scoperto. Questo ci porta a concludere che, senza ombra di dubbio, l’Assassino ha davvero preso con sé un allievo.”

Tutti i Templari ripresero a bisbigliare tra di loro; probabilmente approvavano le parole del Gonfaloniere, e, suo malgrado, anche Risha dovette farlo. Aveva agito in quel modo contro quei due Templari sicuramente per quello che erano, ma soprattutto per il pericolo che rappresentavano per Arnielle, e perché quelle informazioni dovevano andare perse.

Risha si maledisse. Nonostante tutti i suoi anni d’esperienza, ancora non aveva imparato a rimanere lucido; quando si infuriava perdeva la testa e agiva d’impulso, senza pensare alle conseguenze.

E adesso aveva messo Arnielle in pericolo più di quanto non sarebbe stata se avesse lasciato  semplicemente correre.

“Silenzio, per favore.”

Il Gonfaloniere richiamò all’ordine gli altri Templari. “Come ormai sapete bene, quando voglio raggiungere un obiettivo, qualsiasi esso sia, sono disposto a tutto, ed esigo di arrivare fino in fondo, sempre. Credo che sia la stessa cosa anche per tutti voi. Ma per farlo, occorre inoltre conoscere quali siano i rischi che le azioni che compiamo comporteranno, e quanto esse siano pericolose.”

I suoi compagni tacevano, immobili, come soggiogati da un incantesimo.

“Per questo, sapendo con chi abbiamo a che fare, ho voluto essere il più discreto possibile in questa circostanza. Non sono uno stupido. Sospettavo che il Discendente si sarebbe messo sulle nostre tracce, ancora più di quanto non facesse prima, dopo essere venuto a conoscenza del fatto che stiamo indagando su un suo allievo, ovvero una cosa preziosa per lui. Perciò, non ho affidato il compito di svolgere indagini soltanto a Roger, ma anche a Blaise e Fabien.”

Risha, dall’alto, assunse un’espressione un po’ preoccupata, ma dentro di sé era abbastanza calmo, almeno per il momento.

Se lo aspettava. I Templari erano dei tipi piuttosto difficili da contrastare, e avevano quasi sempre delle riserve nell’eventualità che qualcosa nei loro piani andasse storto.

Il Gonfaloniere riprese. “Di solito siete molto precisi nello svolgere gli ordini che vi vengono assegnati. Sono sicuro che anche stavolta avrete delle novità interessanti per me.”

A quel punto fra le mura della sala circolare risuonò un’altra voce, che giungeva nuova a Risha. Non riusciva a vedere chi stesse parlando, probabilmente era uno dei tanti uomini che si trovavano sotto la balconata dove si era nascosto.

“Certamente, Gonfaloniere. Stavo soltanto aspettando il permesso di parlare. Io e Blaise abbiamo agito separatamente, abbiamo creduto che fosse meglio così, per non dare troppo nell’occhio. Abbiamo passato intere giornate aggirandoci per i vicoli di mezza Provence e…” ma venne interrotto da un’altra voce, anch’essa nuova.

“Arriva al dunque, Fabien. Non sono queste le cose che interessano al Gonfaloniere! Signore…” disse poi, rivolgendosi a lui “Abbiamo visto qualcuno di sospetto aggirarsi di notte proprio intorno alla zona dove sono stati trovati morti i nostri sfortunati compagni Roger e Victor. Si muove con estrema agilità per le strade, ma anche per i tetti delle case, e compie dei salti incredibili… Inizialmente, abbiamo pensato entrambi che fosse il Discendente; le movenze erano troppo somiglianti alle sue, ma poi concentrandoci attentamente sul misterioso individuo ci siamo resi conto che si trattava di una figura femminile.” concluse.

A Risha per poco non venne un malore. Ma com’era possibile che Arnielle si aggirasse tranquillamente per il paesino e per i tetti delle case in piena notte? E non glielo aveva mai detto.

Sciagurata. Quando torno mi sente.

Sapeva che non lo aveva fatto apposta; probabilmente aveva soltanto voluto provare le abilità da lei acquisite in quei mesi in luoghi diversi dal solito campo di addestramento. Voleva testare se sarebbe stata capace di metterle in pratica anche in mezzo alla gente.

Ma Risha doveva assolutamente sgridarla per la sua condotta inconsciamente irresponsabile: se solo avesse saputo in che guai si era cacciata…

Decise di non pensarci lì, in quel luogo lugubre infestato di Templari, anche se era difficile. Tornò a concentrarsi sul colloquio che stava continuando ininterrotto tra i suoi più acerrimi nemici, e sui brusii che quelle ultime parole avevano originato.

“Devo ammettere che non me l’aspettavo, ma non c’è da stupirsi più di tanto. Il Discendente ha avuto modo di sorprenderci già molte volte in passato.” disse il Gonfaloniere con un tono carico di un certo odio, e contemporaneamente tutti gli astanti nella sala tacquero “E’ tutto quello che siete riusciti a scoprire, per il momento?” chiese ai due uomini chiamati Blaise e Fabien.

“Si, Gonfaloniere.” rispose uno dei due “Ma siamo pronti ad effettuare altre ricerche, se lo desiderate.”

“Allora fate bene ad esserlo, perché ho dei nuovi compiti da assegnarvi. Ci siete stati davvero utili. Però non basta; adesso vi chiedo di entrare nel dettaglio, ci occorrono informazioni più precise. Altrimenti non potremo agire, e dobbiamo farlo al più presto.”

Risha dall’alto si chiedeva cosa diavolo avessero in mente quei bastardi per Arnielle anche se, sfortunatamente, già lo sospettava.

Improvvisamente, nel suo cuore sentì l’odio e la rabbia bruciare come fuoco, e gli era venuta voglia di uccidere come non gli era mai successo in tutta la sua vita.

“Adesso passiamo a discutere di altri argomenti.” disse il Gonfaloniere.

 

“Trattenere la lama dalla carne degli innocenti. Nascondersi alla vista. Mai compromettere la Confraternita. Questo è il Credo dell’Assassino.”

Risha camminava avanti e indietro a passo svelto, con le braccia dietro la schiena nell’aia della vecchia cascina.

Arnielle era seduta a terra a gambe incrociate di fronte a lui, e ascoltava con attenzione, rapita.

Risha si fermò davanti a lei, e le puntò un dito contro. “Non sei ancora un’Assassina e hai già infranto il secondo principio. Complimenti.” le disse con aria seria.

Arnielle inizialmente non capì a cosa si riferisse. Poi pensò alle sue passeggiate notturne. Spalancò gli occhi, sbigottita, e sbiancò.

Come accidenti ha fatto a scoprirlo?

Abbassò lo sguardo, sentendosi colta in fallo, e anche abbastanza in colpa. “Tecnicamente, io non sapevo che esistesse un Credo dell’Assassino, perciò non è che…”

“Non ci provare.” la interruppe Risha “Quello che hai fatto è molto grave. E non ci sono tecnicamente che possano alleviare la tua colpa!”

Arnielle si sentiva malissimo. Provò a giustificarsi. “Chiedo scusa per quello che ho fatto, ma io volevo soltanto allenarmi. Non pensavo che qualcuno stesse guardando, e comunque non è la prima volta che mi vedono andare in giro per i tetti…”

“Sì, ma adesso ti muovi come un’Assassina! E se non presti attenzione, con il tuo atteggiamento potresti infrangere anche il terzo principio. E non occorro io per dirti che sarebbe la violazione più grave!” proseguì Risha, furioso.

Era la prima volta che Arnielle lo vedeva tanto arrabbiato, e che la sgridava così. La cosa non le piacque per niente.

“Mi dispiace. Davvero. Prometto che non succederà più.” mormorò, mortificata.

Le spalle di Risha si rilassarono, e dalle sue labbra scure uscì un sospiro. “D’accordo. Prendo le tue parole sul serio.” riprese a camminare avanti e indietro di fronte a Arnielle, con più calma. “Ma fa’ attenzione. Verrà un momento in cui muoverti per i tetti in piena notte, e anche in pieno giorno, sarà inevitabile. Ma voglio che tu lo faccia con discrezione… E soprattutto, che tu mi avverta sempre di ciò che vuoi fare. Sempre.”

Arnielle annuì. “Sì, Maestro.”

Finita la predica, Risha riprese a spiegare. “Tornando a ciò che ti stavo dicendo prima, ti starai chiedendo perché ti parlo di tutto questo. La lezione di oggi non riguarda il combattimento e la pratica, ma qualcosa di molto più importante. Le cose che sto per raccontarti sono quelle che andranno a costituire la tua formazione di Assassina, ed è necessario che tu mi ascolti molto attentamente.”

Arnielle sentì che quello che stava per dirle sarebbe stato indispensabile per la persona che voleva diventare, e, fondamentalmente, per la sua vita. Perciò si concentrò sulle parole di Risha, e tagliò fuori tutto il resto.

“Come spero ricorderai bene, in uno dei nostri primi incontri ti parlai dei Templari e degli Assassini.

Ti spiegai chi sono, quali sono i loro obiettivi, e come agiscono. Ti dissi anche che queste due fazioni provenienti da un tempo ormai molto antico sono sempre state in aperto conflitto tra di loro… Ti ricordi il perché?” chiese alla ragazza.

Arnielle se lo ricordava perfettamente, quindi non ebbe grosse difficoltà a rispondere a quella domanda. “Entrambe avevano lo stesso obiettivo.” disse con semplicità “Tutte e due le fazioni volevano la pace, ma per raggiungere questo fine i Templari volevano prima conquistare il potere, e poi cambiare il mondo secondo i loro vantaggi, obbligando tutte le persone sotto il loro comando; secondo gli Assassini invece erano importanti la libertà, la libera scelta. Per questo si battevano contro di loro.” concluse Arnielle, lasciando Risha soddisfatto. Se ne accorse dal leggero sorriso che gli si disegnò sul volto.

“Esatto…” continuò lui “Ma non siamo mai entrati nel dettaglio. E’ necessario che tu sappia determinate cose, e quest’oggi ti insegnerò un po’ di storia.”

Arnielle si sistemò meglio sull’erba: circondò le gambe con le braccia e poi tornò a guardare Risha, aspettando che riprendesse a parlare.

“Ci sono stati molti Assassini in attività durante questi secoli, una buona parte di loro merita di essere ricordata, e si potrebbero raccontare molte storie a riguardo. Ma soltanto due sono riusciti a diventare un importante modello da seguire, per noi che veniamo dopo di loro. Sto parlando di due valorosi Assassini, i più grandi di tutti i tempi. Ritengo opportuno che tu venga a conoscenza delle imprese da loro portate a termine con coraggio, dedizione e capacità.”

Arnielle era presa dalle sue parole. L’argomento le interessava, e anche tanto.

Il Maestro si sedette di fronte a lei e poi prese a raccontare. “Il primo ha vissuto durante l’epoca delle Crociate, la terza per l’esattezza, un tempo molto lontano, dunque. Si chiamava Altaïr Ibn- La’ Ahad e viveva in Terra Santa, nel piccolo villaggio di Masyaf. Masyaf era la sede della confraternita degli Assassini; questi abitavano all’interno dell’imponente fortezza che si ergeva all’interno del villaggio, e a quei tempi, esisteva ancora una gerarchia fra di loro. Il sommo maestro era Al Mualim, e il suo obiettivo era quello di contrastare i piani dei Templari. A questo scopo, inviò tre dei suoi allievi più dotati al Tempio di Salomone, a Gerusalemme; i tre uomini in questione sono Altaïr, che era un Priore, ovvero apparteneva al rango più alto che un Assassino potesse raggiungere, Malik Al-Sayf e Kadar Al-Sayf, suo fratello minore, un po’ inesperto rispetto agli altri due. Era stato affidato loro l’importante compito di scoprire cosa avevano trovato i Templari sotto le rovine del Tempio, e di sottrarre l’oggetto al loro Gran Maestro, Robert de Sablé.” fece una breve pausa e poi riprese “Ma la missione non andò esattamente come il sommo maestro voleva. Altaïr infatti, ignorò i principi del Credo, forse perché essendo Priore credeva di poter scegliere da solo la via per raggiungere l’obiettivo che gli era stato posto, senza considerare quei valori che gli erano stati insegnati fin da piccolo per diventare un buon Assassino. E le conseguenze non furono per niente leggere; durante lo scontro diretto tra i tre Assassini e alcuni Templari, Altaïr venne messo subito fuori gioco, Robert de Sablé fuggì e Malik perse un braccio e il fratello, ma nonostante tutto riuscì a recuperare il misterioso oggetto e a consegnarlo ad Al Mualim.”

Arnielle aveva ascoltato la prima parte del racconto con immenso interesse, e desiderava che il Maestro continuasse a parlare. La sua curiosità stava prendendo il sopravvento: voleva assolutamente sapere che cosa diavolo fosse quel misterioso oggetto al quale Risha aveva accennato ben due volte in soli cinque minuti.

La domanda le uscì fuori dalla bocca quasi automaticamente. “Ma non si è mai saputo che cosa fosse questo misterioso oggetto in realtà?”

“Un manufatto dal valore inestimabile: lo ritrovarono dopo secoli di ricerche, nell’Arca dell’Alleanza.” rispose lentamente Risha.

Arnielle sgranò gli occhi. “E’… Stai parlando del Santo Graal?” domandò, non riuscendo a credere alle proprie orecchie.

Si sarebbe aspettata che Risha si mettesse a ridere e le dicesse che stava scherzando. Ma il volto del Maestro rimase incredibilmente e sorprendentemente serio.

“Puoi anche chiamarlo così. Ma sarebbe più corretto dire Frutto dell’Eden.” le rispose Risha con serietà.

Frutto dell’Eden?” fece Arnielle, sempre più stupita “Che nome curioso… Che cosa era precisamente questo cosiddetto Frutto dell’Eden?” chiese.

“Non che cosa era. Che cosa è.” precisò l’uomo “Esiste ancora, mia cara Arnielle. Il Frutto dell’Eden, o Mela dell’Eden, è un artefatto molto potente del quale i Templari hanno sempre cercato di avere il possesso per raggiungere i loro scopi personali. Si dice che risalga all’epoca di Adamo ed Eva, i primi due uomini a fare comparsa sulla Terra, per opera di Dio, e questo ce lo suggerisce il nome stesso, ma è soltanto un’ipotesi. E’ una sfera dorata con delle strane iscrizioni sulla sua superficie che, se attivata, emana una luce potentissima, e al suo interno racchiude un potere smisurato; è infatti in grado di controllare l’anima e la mente di chiunque lo contempli, anche se questo processo può essere più lento, per alcuni.”

Era serissimo. “Per questo, se si trova in mani sbagliate, può rappresentare un enorme pericolo per tutta l’umanità.” concluse.

Arnielle era rimasta conquistata da tutte le parole che le aveva detto il Maestro. “Un oggetto affascinante quanto pericoloso, mi pare di capire.” fece, con serietà “Comprendo la preoccupazione di quell’Al Mualim, o come si chiamava… Meno male che c’era lui; chissà cosa sarebbe successo se il Frutto dell’Eden fosse rimasto nelle mani dei Templari.” si domandò Arnielle, quasi sottovoce.

La ragazza rimase cinque secondi soprappensiero, poi guardò il Maestro, e solo in quel momento si accorse che la stava osservando. Sotto il suo cappuccio non doveva esserci un viso molto allegro; anzi sembrava che la ragazza avesse detto qualcosa di sbagliato. “Che ho detto di male?”

Risha si sistemò meglio a sedere, poi rispose: “Sono d’accordo con te quando dici che il Frutto dell’Eden racchiude in sé fascino e pericolo insieme e in ugual misura, ma non posso esserlo sulla parte che riguarda Al Mualim.” disse “Non credere che fosse una persona tanto onesta; anzi, era tutto il contrario di quello che sembrava.”

Arnielle amava le conversazioni col suo Maestro, ma stavolta non ci capiva più niente. Prima parlava del Santo Graal, poi nominava quel Frutto dell’Eden, e già queste non erano cose a cui era automatico credere.

Aveva mille domande in testa, e stava per porgliele, ma Risha dovette leggerle nel pensiero perché disse: “Comprendo la tua confusione; devo ancora raccontarti il seguito del racconto, la parte più importante, quindi fa’ attenzione.”

La ragazza si distese a terra per metà, poggiando i gomiti sul prato per tenersi su col busto e vedere Risha, poi tornò a concentrarsi su di lui, che ricominciò a parlare.

“Al Mualim aveva ottenuto il Frutto dell’Eden, ma aveva anche perso uno dei suoi uomini, Robert de Sablé era ancora in vita e, come se non bastasse, Altaïr aveva violato il Credo degli Assassini, mettendo in pericolo tutto il villaggio di Masyaf, e quindi tutta la Confraternita. Il sommo maestro era infuriato con lui, e un atto del genere meritava di essere severamente punito… Con la morte.”

Arnielle sgranò gli occhi e deglutì a fatica. Come aveva detto Risha, lei non era ancora diventata un’Assassina e si era già comportata come questo Altaïr… Sperava soltanto che quella punizione non fosse più adottata ai suoi tempi.

“Ma Al Mualim decise di punirlo in maniera diversa; lo retrocesse al grado di Novizio, ovvero il rango più basso, e gli offrì l’opportunità di recuperare tutto quello che aveva perduto svolgendo degli incarichi di vitale importanza per lui, iniziando col fermare i Templari che si stavano riversando a Masyaf per colpa del suo comportamento al Tempio, missione che ebbe successo. Poi il nostro amico dovette vedersela con degli uomini molto pericolosi, tra i quali lo stesso Robert de Sablé. Ovviamente questi erano tutti Templari, che cercavano di rimpossessarsi a tutti i costi del manufatto rubato, che serviva loro per realizzare un nuovo mondo. Altaïr non ebbe molti problemi ad ucciderli, così riuscì a recuperare il suo grado di Priore. Ma c’era ancora un pericoloso Templare in circolazione: lo stesso Al Mualim, infatti, era uno di loro.”

Arnielle rimase sconvolta. Si tirò su di scatto e disse: “Che cosa?! Anche lui era un Templare? Ma com’è possibile che Altaïr non si fosse mai accorto di nulla? E cosa accadde quando lo venne a sapere?”

Risha abbozzò un sorriso. “Al Mualim aveva tradito sia i Templari che gli Assassini e si era servito di questi ultimi per impossessarsi del Frutto dell’Eden. Lo utilizzò per soggiogare gli abitanti di Masyaf, e voleva usarlo anche contro Altaïr. Ma l’Assassino riuscì a sconfiggerlo ugualmente; a quanto pare era immune al potere del manufatto.”

“Che storia complicata...” fece Arnielle.

“Già.” rispose Risha “Comunque, Altaïr alla fine comprese la gravità di quello che aveva fatto, la punizione lo rese una persona diversa, e riacquistò il rispetto da parte di tutti gli altri Assassini, che lo vedevano un po’ come un traditore, immagino.”

“Suppongo che non abbia mai più infranto il Credo.” disse Arnielle.

“Credo proprio di no…” affermò Risha.

La ragazza si strinse nelle spalle con aria imbarazzata. “Non lo infrangerò più nemmeno io.”
Risha rise. “Lo spero!”

“E il Frutto dell’Eden rimase a lui?” tentò Arnielle.

“Sì… Era convinto che il suo potere potesse portare anche a qualcosa di buono, ma probabilmente, col tempo, anche lui conobbe la sua potenza.”

Arnielle tacque per qualche istante, pensierosa. “E il secondo Assassino? Se non sbaglio avevi detto che erano due, quelli più importanti…”

“Infatti. Il secondo nacque a Firenze, in Italia, nell’Anno del Signore 1459. Il suo nome era…” fece una pausa, nella quale alla ragazza parve che assumesse un’espressione un po’ stranita “Ezio Auditore.”

Arnielle aggrottò le sopracciglia. Trovava già strano quel nome di per sé, e sentirlo pronunciare con il bizzarro accento di Risha glielo fece suonare ancora più curioso.

“Ezio visse tra agi, svaghi e ricchezze per buona parte della sua giovinezza; suo padre Giovanni era un banchiere di successo, legato alla famiglia de’ Medici, e in particolare a Lorenzo il Magnifico –non so se ne hai sentito parlare- che in quel periodo teneva di fatto la reggenza di Firenze. Ezio non seppe dell’esistenza della Confraternita e rimase all’oscuro del fatto che suo padre fosse un Assassino fino all’età di diciassette anni, quando per un tradimento da parte di un alleato, che in seguito si sarebbe rivelato un Templare, Giovanni e i due fratelli di Ezio, Federico e Pietro, vennero arrestati e rinchiusi a Palazzo Vecchio. Ezio tentò di liberarli servendosi delle sue abilità innate e già grandemente sviluppate, che aveva ereditato dai suoi antenati Assassini. Si dice che riuscì ad avere un breve colloquio col padre, che gli rivelò l’esistenza di una stanza segreta all’interno della loro casa. Lì, Ezio trovò l’armatura di suo padre, e l’indossò per la prima volta. Ma neanche allora riuscì a salvarli. Suo padre e i suoi due fratelli vennero impiccati davanti ai suoi occhi la mattina dopo, senza che lui potesse fare niente.”

Risha rimase in silenzio per qualche secondo. Arnielle inorridì a quel pensiero, e sentì una stretta al cuore. Non poteva immaginare cos’avrebbe fatto lei se le fosse successo.

“Portò sua madre e sua sorella via da Firenze, ma non riuscì a placare la sua rabbia. Si rifugiarono dal fratello di suo padre, Mario, anche lui un Assassino. Fu proprio lo zio a rivelargli tutto ciò che Giovanni gli aveva sempre taciuto, e a trasmettergli i valori del Credo. Ma ad Ezio non importava. Tutto ciò che voleva era la vendetta, e fu sostanzialmente per questo che iniziò il suo lavoro. Uccise con violenza e soddisfazione coloro che avevano organizzato l’omicidio dei suoi, e non si fermò finché non li ebbe sterminati tutti, fino all’ultimo. Poi la vita lo portò lontano da quell’unico obiettivo, e compì numerose missioni per aiutare alleati e altri Assassini, oltre che l’intera popolazione. Si spostò da Firenze a Forlì, da San Gimignano a Venezia, e nei suoi viaggi raccolse numerosi manoscritti autografi di Altaïr. Le pagine del Codice.”

“E cosa c’era scritto in queste pagine? Era una specie di diario che Altaïr redasse durante la sua vita?” chiese Arnielle.

“Sì, possiamo dire così… Ezio fece decifrare tutte le pagine, suppongo, e gli furono veramente d’aiuto. Oltre a scoprire qualcosa di più sulla vita di Altaïr, che probabilmente aveva sentito il bisogno di sfogarsi su quelle pagine perché il potere del Frutto dell’Eden iniziava ad avere effetto anche su di lui, venne a conoscenza anche di nuove tecniche di combattimento e miglioramenti per l’arma che ha sempre caratterizzato gli Assassini.”

“La lama celata!” esclamò Arnielle “Quali sono questi miglioramenti?” chiese.

“Bhè, Altaïr si impegnò a trovare un modo per evitare l’amputazione del dito anulare per poter indossare la lama, e…” ma venne interrotto.

“Che cosa?! Gli Assassini dovevano tagliarsi l’anulare per poter usufruire della lama celata?! Che dolore…” fece Arnielle, e automaticamente si toccò il dito, come per assicurarsi che ci fosse ancora.

Risha continuò il suo discorso. “Inoltre, visto che la mutilazione non era più necessaria, Altaïr realizzò una seconda lama. Difatti…” disse Risha, facendo scattare entrambe le lame nascoste nei suoi antibracci “Il suo disegno è quello che usiamo tuttora.” spiegò, mentre esse rientravano nei loro alloggiamenti.

Arnielle rimase in silenzio per qualche secondo, ammirata. “E poi?” chiese, sempre più curiosa.

“Poi creò un ago sottilissimo da posizionare vicino alla lama. Era così fine che era impossibile sentirlo se ti trafiggeva; eppure era cavo. Altaïr era riuscito a riempirlo di una potente tossina, che prima fa delirare la vittima, e in seguito la porta alla morte.”

Per la seconda volta, Risha estrasse la lama celata di sinistra, e insieme ad essa uscì un ago che Arnielle riuscì a vedere soltanto sforzando la vista. Dalla punta, uscì un sottile fiotto di veleno.

“Infine” riprese il Maestro, riaccomodandosi sull’erba “E questo ti stupirà parecchio, Altaïr perfezionò un’arma che scattava esattamente come la lama e che riusciva a lanciare, con una piccola esplosione, proiettili a una grande distanza. Qualcosa di molto simile alle nostre moderne armi da fuoco.”

La ragazza spalancò gli occhi. “Altaïr aveva creato una pistola?”

“Esatto.” le rispose Risha con un sorriso, e con il braccio destro tirò sul sinistro una piccola leva, che fece sollevare dal bracciale qualcosa di davvero molto simile a una pistola.

Arnielle non poté fare a meno di spalancare anche la bocca. “Ma così tanto tempo fa… Come ha fatto?”

“Questa è una bella domanda.” commentò il Maestro “Dimentichi che Altaïr rimase in possesso della Mela dell’Eden per parecchio tempo… Si presume che sia dovuto al suo potere.”

“Ma… come?” chiese di nuovo Arnielle.

Risha rise. “Questo è un argomento lungo da discutere. La lezione di oggi non riguarda le potenzialità del Frutto e i suoi effetti. Ne parleremo un’altra volta. Torniamo a Ezio. Non ho ancora finito di raccontarti la sua storia.” disse.

Arnielle rimase un po’ delusa, ma annuì.

“Dunque…” riprese Risha “Devi sapere che le pagine del Codice avevano anche un’altra utilità. Sia Assassini che Templari, infatti, le cercavano da molto tempo, perché si diceva che il Codice, una volta ricomposto, avrebbe fornito la chiave di un potente segreto.”

“Quale segreto?” chiese Arnielle.

“Non lo so.” rispose semplicemente Risha, con un sorriso “E forse è meglio così.”

Arnielle non riuscì a nascondere di esserci rimasta un po’ male. “Secondo me non vuoi dirmelo.”

“Che motivo avrei di nascondertelo? Ti ho raccontato praticamente tutto; se sapessi qualcos’altro te lo direi. Adesso lasciami finire, per favore.” la pregò lui.

La ragazza sbuffò, e si rimise ad ascoltare.

“Fatto sta che, per trovare quelle pagine, i Templari si scomodarono non poco. Ma il più potente di loro era Rodrigo Borgia. Forse hai sentito parlare di lui.”

Arnielle aggrottò le sopracciglia, e scosse la testa.

“Magari lo conosci con il nome di Alessandro VI” disse allora Risha.

La ragazza si ricordava quel nome. Non rammentava quando lo avesse sentito di preciso… Forse  da piccola, in uno di quegli antichi proverbi che mettevano in ridicolo gli ecclesiastici. Al momento non le ritornava alla mente, ma doveva essere certo una persona importante. Era…

“Il Papa?” chiese sbalordita.

Risha annuì. “Proprio lui. E fu Rodrigo Borgia, lo Spagnolo, come lo chiamava Ezio, ad ordinare l’uccisione della sua famiglia. Ezio lo inseguì per tutta la vita, senza mai riuscire a prenderlo finché, ormai quarantenne, lo trovò a Roma. L’unico motivo per cui Borgia era diventato Papa era, infatti, ottenere lo scettro papale, che altro non era se non il secondo Frutto dell’Eden.”

A quel punto, Arnielle era davvero sconvolta. “Eh?” fece “Un secondo Frutto dell’Eden?!”

“Proprio così.” disse Risha “Devi sapere che non esiste un unico Frutto dell’Eden. Ne esistono almeno due, e forse molti altri. Il problema è che nessuno sa dove siano. Borgia era convinto di essere colui che sarebbe riuscito ad avere accesso ad una leggendaria Cripta sotto il Vaticano. E per farlo, aveva bisogno di due Frutti dell’Eden: la Mela e il Bastone, appunto.”

Arnielle sorrise. “L’unico problema è che lui non aveva la Mela… Giusto?”

“Esatto. Infatti ce l’aveva Ezio.” rispose Risha.

“Questo non me l’avevi detto però!” protestò la ragazza.

“Te lo dico adesso. L’aveva ritrovata dopo molte difficoltà, e la portava sempre con sé. Quando anche lui venne a conoscenza dell’esistenza della Cripta, rintracciò Borgia a Roma, e lì, proprio all’interno del Vaticano, lo affrontò in un’ardua battaglia, nella quale alla fine risultò vincitore.”

“E lo uccise, immagino.” disse subito Arnielle.

“No. Ti sbagli. Ezio aveva capito che vendicarsi non gli avrebbe riportato indietro la sua famiglia. Così decise di risparmiarlo. Anche perché Borgia era diventato del tutto inoffensivo. Si era arreso quando Ezio gli aveva rivelato che in realtà non era lui il Profeta.” Risha fece una pausa “Infatti, Ezio era il Profeta.”

Arnielle, stranamente, non riuscì a capire. “Che significa essere un Profeta? Deve essere importante! Qualcosa tipo Gesù Cristo?”

Risha rise di gusto. “Non esattamente, Arnielle! Il Profeta di cui stiamo parlando era colui che avrebbe potuto avere accesso alla Cripta, e a un potere inimmaginabile. Era l’unica persona a poter controllare i Frutti dell’Eden riuniti. Infatti, Ezio riuscì ad entrare nella Cripta.”

“Wow! E cosa c’era nella Cripta?” chiese Arnielle, eccitata.

“E chi lo sa… Se anche lo raccontò, Ezio non lo mise mai per iscritto, e se l’ha fatto, i documenti non ci sono pervenuti.” disse Risha, con aria grave “Probabilmente, nessun altro oltre a lui avrebbe potuto comprendere ciò che vide là dentro.”

“Raccontami di più! Che altro fece Ezio nella sua vita?” chiese la ragazza.

Risha sorrise e si alzò in piedi. “Per adesso, questo è tutto ciò che ti serve sapere. Spero che tu abbia trovato queste storie interessanti… E soprattutto istruttive.” aggiunse in tono eloquente.

Le porse una mano per aiutarla ad alzarsi. Arnielle la prese e lui la tirò su.

“Adesso torna a casa, e rifletti su tutto ciò che ti ho detto quest’oggi.” le disse.

“Lo farò, Maestro.” gli sorrise lei.

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...che settimane del cavolo sono state le ultime due! Ci dispiace, ma per noi è stato praticamente impossibile aggiornare perché a scuola ci hanno davvero fatto faticare per sistemare i voti e tirare le somme, ma adesso che siamo in vacanza avremo un po’ più di tempo per dedicarci alla nostra fanfic, finalmente!

Che dire di questo capitolo? Bhé, è tornata un pò di azione (per la felicità di tutti xD) ed iniziano a succedere delle cose un po’ inaspettate, non trovate??? Mmmmmh…

Stavolta troviamo un Risha molto impegnato e, per la prima volta, lo vediamo in “azione”, è stato introdotto un nuovo personaggio (il nostro amico Jacques u.ù) e abbiamo approfondito un po’ il carattere di Arnielle.

Ora, ci immaginiamo già la scena: sicuramente, quando siete arrivati al punto in cui Risha dice ad Arnielle “E quest’oggi ti insegnerò un po’ di storia.” tutti avrete improvvisamente sentito il bisogno di suicidarvi e avete fatto per chiudere la finestra di efp, o cliccare sulla freccetta “indietro” (cosa che noi avremmo fatto senza pensarci due volte, dato che la storia è una materia abbastanza noiosa, se non si è ispirati xD), ma vi assicuriamo che abbiamo fatto tutto il possibile per rendere più piacevole e scorrevole la lettura di quella parte del capitolo. E poi, come dire… Quello è un tipo di storia molto interessante dato che riguarda Altaïr ed Ezio ;D e poi chissà, magari vi abbiamo fatto scoprire o capire cose che durante il gioco non avete afferrato bene (come è successo ad una nostra amica che ci ha ringraziate infinitamente per questo, perché non aveva capito una mazza, praticamente -.-").

Bhé, non c’è altro da dire, da parte nostra. Adesso lasciamo a voi l’onore di giudicare, anche negativamente, se volete (perché le critiche fanno anche crescere) =D

Gufo_Tave: Esatto, “capitolo di transizione” è proprio il termine adatto per descrivere il capitolo precedente, come del resto lo sono tutti quelli dove abbiamo come protagonista Damien. L’Assassino ombra spunta all’improvviso e sparisce con la stessa velocità con cui è apparso, creando intorno a sé un’aria di misteriosità, effettivamente. Chissà cosa vuole, eh? Lo scopriremo tra un po’, e di sicuro si intrometterà ancora nella vita di Damien.

Yojimbo: Eh sì, Damien è proprio esasperato e infuriato, e non saprebbe neanche lui cosa fare se si trovasse questo cavolo di Assassino tra le mani! Come sempre, ci fa piacere che il personaggio ti piaccia sempre di più, con i suoi modi di fare e di esprimersi… Soprattutto con Cécile xD Però dovrebbe imparare a pensare meno, o almeno a non farlo nei momenti più inopportuni -.-"

micho: Guarda, all’inizio non sapevamo se inserire delle parolacce o meno, perché comunque avrebbero potuto dare noia a qualcuno, poi però abbiamo deciso di farlo. Questo perché, in ogni situazione, ci immedesimiamo nel personaggio e pensiamo: “Che cosa direi io in questo momento?” xD E adesso ci stai dicendo che con questo il personaggio acquista un carattere più vero, il che ci fa piacere ovviamente =D Cercheremo comunque di non esagerare con questo linguaggio perché, se adottato spesso, annoierà di sicuro tutti e rischierebbe di diventare una fanfic un po’ volgare, quando noi invece vogliamo soltanto rendere il personaggio più “simpatico” e più vicino a noi.

  
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