Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: swanny    08/12/2005    1 recensioni
Ogni minuto diventava più debole. Gli arti atrofizzati dal freddo gli provocavano un sordo dolore ma non gli importava, non più di quanto gli era importato di tante vite compresa la sua che ormai, lo sapeva era giunta al termine. Se solo avesse voluto avrebbe potuto salvarsi quando il destino gli aveva presentato la possibilità di una strada diversa da quella che gli altri avevano scelto per lui e che lui stesso aveva sempre immaginato. Nei suoi occhi però non si leggeva nessun rimpianto, consapevole che la colpa di aver sbagliato era stata unicamente sua.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Stava morendo. A poco a poco ogni fibra del suo corpo diventava più debole. A poco a poco ogni sensazione da lui provata si perdeva nel nulla poiché soltanto dal nulla erano attraversati i suoi pensieri. Il buio, il buio riempiva la sua mente come il buio di un anima sporca aveva invaso la sua vita. L’oscurità lo circondava e dell’oscurità ormai soltanto si fidava dacché le tenebre erano state le sue compagne per tanto tempo. Ogni minuto diventava più debole. Gli arti atrofizzati dal freddo gli provocavano un sordo dolore ma non gli importava, non più di quanto gli era importato di tante vite compresa la sua che ormai, lo sapeva era giunta al termine. Se solo avesse voluto avrebbe potuto salvarsi quando il destino gli aveva presentato la possibilità di una strada diversa da quella che gli altri avevano scelto per lui e che lui stesso aveva sempre immaginato. Nei suoi occhi però non si leggeva nessun rimpianto, consapevole che la colpa di aver sbagliato era stata unicamente sua. Nemmeno l’ombra di tristezza prendendo consapevolezza che di li a poco sarebbe finita e che non sarebbe rimasto altro di lui che il disprezzo degli altri per la sua persona, per il suo essere, per il suo nome, Draco Malfoy. I suoi freddi occhi erano fissi sugli scuri mattoni della cella, sembrava quasi che quelle iridi argentate avessero potuto spezzare la pietra come avevano spezzato avversari che non avrebbero mai potuto reggere il confronto nemmeno per un momento con lui. Ma ora no, ora era in balia di se stesso, troppo pieno di orgoglio per cedere, ma troppo stanco per combattere. Era strano osservare come non rispecchiasse la persona che era stato, li, infreddolito e indifeso chiuso fra quattro mura, quando ancora il suo nome incuteva timore, quando ancora avrebbe potuto scegliere, ma scegliere cosa? Di vivere rinunciando alla propria famiglia agendo nel bene o rimanendo coerente al personaggio che per anni si era costruito e aveva impersonato? Si Sarebbe dimostrato inutile, poiché in entrambi i modi sarebbe stato insoddisfatto, costretto in una maschera che non era la sua, costretto a una realtà troppo difficile da stravolgere e cambiare in suo favore. Troppo difficile infatti si sarebbe rivelato il tentativo di sfuggire da un destino che era stato scritto per lui dalla famiglia, da chi vedeva dall’esterno il forte e sprezzante Malfoy, dal suo stesso sogno di gloria, di apparire inossidabile, di rendere fiero il proprio padre, di provare a se stesso che sarebbe riuscito a farcela da solo. Perché cambiare il corso degli eventi se avrebbe potuto vivere passivamente secondo non il suo volere ma quello dettato dall’orgoglio? Ma Draco sapeva, fin troppo bene che lui la vita non l’aveva vissuta, l’aveva bensì subita. Non avrebbe voluto diventare un assassino e mai avrebbe immaginato la sensazione di essersi sporcato le mani con una vita innocente, di avere macchiato la sua anima del sangue, di quel colore scuro che gli tornava alla mente come un angosciante presagio, un senso di sconforto misto ad oppressione nelle notti invernali, quando ancora dormiva nel suo caldo letto vicino al camino che ardeva, come immaginava con non poco disagio sarebbe arso lui stesso nelle fiamme dell’inferno, ma non capiva che il suo vero inferno era la sua esistenza, ciò che era diventato con gli anni e che avrebbe continuato ad essere fino all’estinguersi di quel poco di dignità che gli era rimasta. Non sentiva più niente. Soltanto voci vaghe e lontane. Si ritrovò disteso nel freddo pavimento di pietra senza sapere come vi era arrivato. Chiuse gli occhi rivedendo delle immagini della sua vita. Quasi sempre ricordava suo padre che gli diceva come comportarsi, come lui era superiore agli altri per il nome che portava. Mai un abbraccio, una dimostrazione di affetto, un semplice gesto di comprensione quando il figlio sbagliava. Draco era arrivato da anni alla conclusione che il padre era la freddezza fatta persona, e che non avrebbe potuto fare altro che accontentarlo per ottenere un minimo di considerazione. Rivide i volti sofferenti, pieni di terrore di chi sapeva di non poter fare nulla per salvarsi, di tutta quella gente che aveva ucciso, della quale non conosceva la vita, i pensieri, le idee, i sentimenti, i sogni. Ma del resto non aveva mai saputo distinguere i suoi di sentimenti, per chi provare amore e per chi odio. In fondo Draco se ne era convinto da tempo ormai, lui non conosceva amore, non ne era mai stato messo a conoscenza perché mai era stato amato, nemmeno dalla sua famiglia, tutto ciò che sapeva era che l’affetto, era un emozione riservata ai deboli, agli incapaci, agli smidollati, e lui non lo era mai stato, o almeno così anni di autoconvinzione erano arrivati a scolpire nella sua mente questa chiara realizzazione. L’unica contrapposizione che trovava all’odio viscerale provato per gli altri e soprattutto per se stesso, era una vuota forma di apatia, verso chi era più debole di lui, verso chi non si sapeva difendere. “Devi essere forte Draco ricordalo sempre.” Risuonavano sorde le parole di suo padre. Ma forte per chi? Per una famiglia che non sentiva sua? Per se stesso? Se fosse stato forte avrebbe fatto le sue scelte, ciò che conveniva a lui, non al suo nome. Per difendere chi? Lui non aveva nessun amico, era solo, era sempre stato solo, e la colpa era unicamente sua. Oppure per l’oscuro signore? Ma cosa gli aveva dato colui-che-no-deve-essere-nominato? Con cosa l’aveva ripagato? Draco aveva sofferto tanto, troppo vedendo i suoi vestiti sporchi di sangue, aveva passato intere nottate a cercare di togliere quel rimorso dal colore purpureo, che bruciava, ardeva di colpa, dalla sua mente, dalle sue mani e per cosa? Per morire in completa solitudine come era sempre stato, in una fredda cella in cui era stato relegato per i suoi crimini. Sapeva di esserselo meritato, ma ora più niente importava. Anche il sopraggiungere dello spettro della morte, era una punizione, poiché con lentezza esasperante essa si faceva dolorosamente attendere. Ormai in agonia Draco pregava, pregava per la prima volta dopo tanti anni, perché il momento della fine arrivasse più in fretta, ma sapeva che il perdono non sarebbe mai arrivato, non dopo quello che aveva fatto. Come dopo tutto questo non fosse impazzito era un arcano per tutti. Forse quella stessa apatia che provava per gli altri, aveva conservato la sua mente integra, ma non il suo cuore, che morbosamente celato, provava più dolore di quello che lo stesso Draco pensasse. Disteso, lì nel freddo pavimento, fissava il soffitto. Era cominciato a piovere. La nebbia stava invadendo tutto il deserto paesaggio all’esterno. Draco si concentrò sul tintinnio delle gocce che battevano sulla finestra della cella, come se in tal modo avesse potuto allontanare i funesti pensieri e tutte le sue paure dalla mente. Ad un tratto come un lampo che illumina il cielo scuro, nella mente di Draco si delineò un volto. Mai in quel momento si sarebbe aspettato proprio di ricordare quella giornata di tanti anni prima, quando ancora non aveva ucciso, quando ancora non conosceva un odio così profondo, quando grazie a quel volto avrebbe potuto cambiare la sua strada. Se ne ricordava, anche quel giorno, Draco assorto nei suoi pensieri, seguiva il continuo tamburellare delle gocce di pioggia sotto un grande abete vicino al lago. Eccoci alla fine del primo capitolo della mia nuova storia. Purtroppo per voi, sono tornata, muahahahahahahahahah! Ok basta così. Allora non mi resta che sperare che l’ inizio della fanfiction sia stato di vostro gradimento. Ah un’altra cosa, vi pregooooooo commentate, anche se non vi è piaciuta, fatemi sapere le vostre impressioni. Un commento è sempre costruttivo. Va bene va bene, non vi trattengo ancora con le mie elucubrazioni mentali, dandovi appuntamento al prossimo capitolo. Un bacio SWANNY!
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: swanny