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Autore: MadHatterInLove    23/12/2010    9 recensioni
Ragazze...sono in pieno blocco...scusate il ritardo...
“Ragazzi, il caso è realmente nostro. Andiamo tutti in Italia. Lì ci spiegheranno perché effettivamente hanno chiamato noi.”
Jane sorrise e si avvicinò alla mora.
“Eureka si va a Roma!” affermò sorridendo il biondo, guardando uno ad uno le quattro persone che aveva attorno.

Accompagnatemi in questa follia.
Genere: Commedia, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'interrogatorio numero 1 e un accenno Chisbon.



Finalmente dopo due giorni di soli buchi nell’acqua erano riusciti a trovare una delle possibili indiziate.
Patrick Jane era al di là di un muro mentre ascoltava l’interrogatorio della ragazza che rispondeva alle domande di Kimball Cho.
 
“Allora, signorina…”
 
“Soarez” l’aiutò la donna.

“Sì questo è il nickname che usi nel sito, nella realtà ti chiami…” iniziò il coreano cercando nei fogli che aveva davanti, ma la ragazza non lo fece terminare.
 
“Oh tu puoi chiamarmi come vuoi” disse, ammiccando. Cho la guardò impassibile.
 
“Mi chiamo Serena…” disse infine. Cho accennò un sorriso.


“Ti abbiamo chiamato per la morte di Kim_Jane, Marta nella realtà.” affermò, prendendo il taccuino nero dove appuntava in genere le risposte degl’indagati.
 
“Posso prendere anche io il mio block notes? Non si sa mai che mi viene qualche illuminazione, di solito tu mi ispiri molto” chiese, con tono malizioso Soarez.
 
Dall’altra parte del vetro Patrick Jane sorrise. Cho invece la guardò severo, come se gli fosse stato chiesto la possibilità di fumare e le rispose semplicemente: “No.”
 
A quel punto, Patrick entrò, intromettendosi come la maggior parte delle volte, nella stanza.
 
“Scrivi pure Serena, è sempre bello avere idee nuove, soprattutto se ispirate su di noi, ancora meglio se su di me…” fece l’occhiolino il biondo.
 
“Grazie Patrick” lo ringraziò la ragazza, spostando poi lo sguardo verso Cho.
A Patrick Jane non sfuggì quel piccolo particolare…
 
“Ti piace Kimball?” le chiese.
La ragazza arrossì lievemente, per poi sorrise spudoratamente, due modi di essere opposti ma che la caratterizzavano, la analizzò Jane.
 
“Lo prendo per un sì, per questo motivo hai ucciso Kim_Jane? Perché anche a lei piaceva Cho, oltre me naturalmente?”
 
Soarez sbarrò gli occhi, sorpresa.
 
“V-volete dirmi che mi accusate di averla uccisa? Oh no…” iniziò a negare, sembrava sincera.
 
“Perfetto, Cho non è stata lei… Non mente. Puoi lasciarla andare!” concluse Patrick, sorridendo alla ragazza. Questa si accigliò per un attimo, poi si affrettò a prendere dallo zaino il suo blocco e iniziò a scrivere spasmodicamente.
Un Patrick sorridente e un Cho piuttosto irato la guardarono finché non finì in ciò che stava facendo. Serena, appunto, quando terminò di appuntare la sua idea, tornò a guardarli.
 
“Jane, esci” iniziò Cho, senza guardarlo negl’occhi.
 
“Sì, infatti, se non ti dispiace Patrick, lasciaci un po’ soli” disse l’indagata sorridendo maliziosamente. “Oh, devo scrivere anche questa!” continuò Soarez, riprendendo il blocchetto.
Cho sbuffò, imprecando, mentre un Jane piuttosto divertito uscì dallo stanzino.
 
“Continuiamo Kim?” ammiccò la ragazza.
 
“Hai qualche sospetto di chi possa aver ucciso quella ragazza?” il coreano finse di non averla sentita e aspettò la risposta con una tranquillità quasi innata.
 
“Beh, Kim_Jane non era molto simpatica, però scriveva molte storie interessanti. Su di te e su Patrick” continuò questa, guardandolo negl’occhi.

“Non era molto simpatica?”
 
“Già, postava puntualmente delle storie, ma non commentava mai nessuna delle nostre…”
 
“Questo potrebbe essere un pretesto per ucciderla” affermò Cho, sentendosi ridicolo per quel affermazione, ma fu impassibile e parlò con tono distaccato.
 
“Ucciderla? Ma stiamo scherzando! Sì, ogni tanto succedeva di ricattare qualcuno, ma senza le giuste intenzioni. Si faceva per scherzare!” si difese la ragazza.
 
“Infatti. Peccato che una ragazza sia morta.” Rispose Cho.
 
“E Patrick Jane ha detto che non sono stata io. E tu Kim, lo ascolti sempre e ti fidi di lui, non è così?”
 
“Non mi fido di lui, ma del mio capo” concluse secco Cho, non sapendo di aver appena fatto un regalo all’indagata.
 
“Oh, era proprio questo che volevo sentirmi dire! Cho io credo in te!” affermò piena di convinzione la donna. Cho la guardò attonito per un istante, intanto Soarez aveva di nuovo preso il suo blocco delle note e stava scrivendo felicemente. “Ho sempre sognato di far parte di un tuo interrogatorio!” sussurrò, mentre continuava a scrivere.
 
“Smettila di scrivere. Hai qualche idea di chi possa essere stato?” brontolò il moro.
 
Soarez alzò lo sguardo verso il coreano e negò.
 
“Non so chi possa essere stato, però potete chiedere a Sasita, lei di solito era sempre la prima a recensire le sue storie.”
 
“Sasita?” chiese, Cho, appuntando questa volta anche lui il nome sul taccuino.
 
“Sì. È di Firenze. Posso darvi la sua e-mail così potete contattarla.”
 
A quella notizia Cho si alzò e uscì dalla stanza, lasciandola da sola.
Nella stanza adiacente trovò il suo capo, Lisbon, alla quale consegnò l’indirizzo con il quale potevano contattare la nuova indagata. La mora dopo aver letto l’e-mail, andò nella stanza dell’interrogatorio dove Soarez stava aspettando tranquilla, rileggendo ciò che aveva annotato.
 
“Perché avresti scritto una cosa del genere a Kim_Jane in un tuo commento: -Se non aggiorni ti manderò il mio fido Criceto Mannaro, alto tre metri. ti scoverà ovunque tu viva e di notte ti mangerà occhi e naso –” lesse su un foglio, Teresa, sentendosi un po’ ridicola.
 
Soarez iniziò a ridere di gusto. “Non è un ricatto, lo dico quasi a tutte le ragazze per scherzare… Non per questo vuol dire che sono un’assassina e uccido tutte quelle che non aggiornano le loro Fanfiction.” Le rispose, infine, continuando a sghignazzare.
Lisbon la guardò per una manciata di secondi, poi si girò verso lo specchio, come se volesse trovare risposta e tornò a guardarla. In quei pochi secondi entrò nuovamente il biondo che, come se gli fosse stato chiesto un parere, disse: “Sì, Lisbon è sincera, ora dovremmo sentire quest’altra ragazza! Io torno a leggere qualcosa di là sul divano del tuo ufficio, ho scoperto che è molto più comodo!” fece per andarsene ma tornò subito su i suoi passi. “Se resti ancora, ti dirò cosa ne penso delle tue storie!” disse e strizzò l’occhio verso la ragazza che rispose con un sorriso felice.
 
Lisbon e Cho rimasero con la ragazza per vedere se, con qualche altra domanda, potevano scoprire qualche cosa di nuovo.
Intanto Patrick Jane entrò nell’ufficio del suo capo con in mano il famoso fascicolo e si sdraiò sul comodo divano rosso per iniziare a leggere.
 
Questa volta il protagonista non era lui, peccato pensò, ma Teresa e il collega coreano.
Lisbon era completamente ubriaca, mentre Cho lavorava come barman.
Ottima idea, si disse invogliato a leggere.
Si ambientò nella storia e scoprì di essere attratto da quella scrittura e di conseguenza da quella storia.
 
Era bravo in quel che faceva.
Le bottiglie e i bicchieri sembravano prendere vita tra le sue mani che lanciavano, afferravano, shakeravano, e servivano con un'abilità invidiabile. Il suo datore di lavoro pensava di assicurarle.
Chissà se sono abili anche in altri ambiti...
“Oh, smettila!”
Smettila tu. Non fare la santarellina, per favore. Ti sono sempre piaciute le sue mani.
“Si, ma che c’entra?”
E ha anche un bel culo.
“Ohw…”
E in effetti, fasciato nei pantaloni neri, con la camicia rossa della divisa da barista e il lungo grembiule porpora che gli cingeva la vita, Kimball Cho faceva la sua porca figura.

 
Il biondo iniziò a ridere, se la immaginava una Lisbon completamente ubriaca a fare pensieri sconci sul proprio agente. Guardò attraverso la vetrata di quel ufficio per adocchiare un secondo il coreano che parlava con Van Pelt. Cho era di schiena al mentalista, e approfittando della situazione Patrick poté confrontare la realtà con ciò che Soarez aveva scritto. Effettivamente Cho possedeva un bel fondoschiena.
Sogghignò e continuò la lettura.
 
Walter Mashburn, signore e signori, ricco, egocentrico, seducente. Al secolo il suo uomo.
Ora profondamente impegnato in una solida relazione con nientepopodimenochè Patrick Jane.
Beh, almeno non sei stata mollata per una donna. Peggio dell’ultima volta non poteva certo andare.


 
Cosa? Lui con Walter?
No, no. Guarda a questo punto preferiva Cho, oppure se proprio era costretto Rigsby. Ma quel essere, NO!
 
Quando finì di leggere, aveva un sorriso stampato in faccia.
Li vedeva bene assortiti Teresa e Kim, ma non poteva negare che la coppia formidabile non poteva che essere quella tra Lui e Lisbon. E non c’era nemmeno possibilità di metterlo a confronto. Lui era Patrick Jane, vogliamo mettere?
Si affacciò dall’ufficio della mora proprio quando Soarez si apprestava ad andarsene.
In quel momento il biondo si avvicinò velocemente alla fanwriter e le sussurrò lievemente: “Prendilo come un regalo!”
La ragazza in risposta lo guardò accigliato e lo seguì con lo sguardo.
 
“Lisbon!” ululò, Patrick. La donna si girò per guardarlo e così la imitarono anche Wayne, Grace e Kimball.
 
“Non trovi che Cho abbia un bel fondoschiena?”
La mora sbarrò gli occhi e divenne rossa in volto per la collera. Cho incrociò le mani al petto e guardò il mentalista con aria di chi era stato intromesso in qualcosa che lo divertiva veramente pochissimo. Mentre Wayne e Grace ridevano, trattenendosi a stento.
 
“Ma che diavolo di domanda è, Jane!?” borbottò, urlando Teresa.
 
“Oh, io lo prenderei per un sì, non sei d’accordo?” mormorò Patrick, guardando verso Soarez. Quest’ultima seguiva divertita la scena e rideva senza saper cosa dire.
Teresa andò in tutta fretta nel suo ufficio, brontolando che non se ne poteva più di quel idiota, riferendosi sicuramente al consulente. Cho lanciò uno sguardo a Soarez per poi tornare al suo lavoro e Patrick Jane la accompagnò verso l’ascensore commentando quanto gli fosse piaciuta la sua storia.
 
Dieci minuti dopo Patrick Jane tornò nel bullpen e si avvicinò a Cho con un paio di fogli in mano.
 
“Tieni, leggi” e glieli porse.
 
“Cos’è?” chiese piatto il coreano.

“Una bella lettura” disse, sorridendo sornione andando, infine, verso il divano per sdraiarsi.
 
Prima di chiudere gli occhi, Patrick vide Kim sedersi di fronte alla scrivania e iniziare a leggere, sembrava piuttosto interessato a ciò che stava leggendo e ad un certo punto gli parse di vedere un sorriso malizioso sul volto del coreano, a quel punto sorrise anche lui e chiuse gli occhi fino ad addormentarsi.
 
 
Continua.
 
Ok, via agli insulti.
 
Soarez se ti ho offeso, o non ti è piaciuto c’ho che hai letto…hai tutta la mia approvazione per lanciarmi il tuo Criceto Mannaro! °_°
 
La storia citata è della scrittrice “Soarez e il link della storia ( Welcome to the Hotel California ) è questo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=601605&i=1
 
Infine ringrazio come sempre tutte le anime pie che hanno commentato il capitolo precedente, spero che la storia non vi deludi!
 
Un bacio,
MadHatterInLove
 
 
Ps. BUON NATALE A TUTTE QUANTE! :D
   
 
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