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Autore: Circe    23/12/2010    8 recensioni
La battaglia non va per il verso giusto, gli Horcrux sono stati distrutti e la bacchetta di Sambuco non funziona a dovere. Il Signore Oscuro improvvisa quindi una ritirata tattica per non venire definitivamente sconfitto. Insieme a lui solo Bellatrix, la persecuzione dell'amore, un problema da affrontare e il potere da riconquistare.
E la storia ... si ripeterà.
Seguito di “Sgáth, che significa oscurità”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di luna: l'oscurità totale'
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Il problema

No, onestamente non lo ricordavo.

Presa com’ero dalla foga della battaglia, confusa da tutti quegli avvenimenti improvvisi che mai e poi mai avrei pensato potessero avvenire, non avevo più minimamente pensato al problema che era sorto.

Ho allontanato l’idea e il panico con stizza “Non ci sarà nessun problema mio Signore, vedrete, fosse diversamente, lo sentirei.”

Lui mi ha guardato dubbioso, con una vena di freddezza e rabbia nello sguardo.

Rimaneva silenzioso, come in attesa di un’ulteriore risposta da parte mia.

Ancora più inquieta ho dunque aggiunto “Dovessi sbagliarmi, lo elimineremo.”

Stringendo le pupille nella mia direzione, senza muovere nessun altro muscolo, l’Oscuro Signore mi ha guardata con un’espressione che mai aveva usato con me.

Indecifrabile.

Quella condizione del tutto nuova fra noi mi stava davvero spiazzando. Ed erano passate solo poche ore da che era sorta.

Da sempre, da che l’avevo conosciuto, mi ero abituata ad essere subordinata a lui in ogni cosa. Ero abituata a vivere lontana da lui, una mia vita indipendente. Salvo nell’ultimo periodo, in casa di mia sorella, ma anche in quel caso, lui era spesso in viaggio. E io ero sola senza di lui.

Ero abituata a vederlo e parlargli a suo piacimento, quelle rare volte che voleva vedermi e restare con me.

Ero felice di sognarlo, invece di averlo fino in fondo, a desiderarlo invece che possederlo, adorarlo invece che amarlo.

Ora mi sentivo tutta diversa, la situazione era diversa, le sue scelte erano state diverse negli ultimi giorni e sentivo che qualcosa stava cambiando.

E sarebbe cambiato ancora di più strada facendo.

Continuava a fissarmi nel silenzio, come se il tempo si fosse fermato. Improvvisamente, con una freddezza che mai avrei potuto immaginare di avere stando vicina a lui, mi sono domandata se anche il mio Signore percepisse un lieve cambiamento. Qualcosa che serpeggiava inquieto e insondabile, ma presente.

Sono rimasta col dubbio.

Ha infatti rotto il silenzio freddamente “L’erede? Vorresti eliminare l’erede?”

Il tono usato mi ha pietrificata per qualche istante, continuavo a non riuscire più ad interpretare il suo volere. Raramente mi era capitato.

Poi, per fortuna, ha distolto lo sguardo, andandolo a posare altrove, con fare vagamente pensieroso e sussurrando “Suppongo sia ovvio farlo, presto e senza pietà. Compirò io l’atto, io con la mia magia.”

In quel momento continuavo ad osservarlo, stringendo le pieghe nere della mia veste tra le dita, forse per il nervosismo di non capirlo più come un tempo.

Era complicato. Ma era il mio Signore, potente, forte.

Immaginavo sapesse fare incantesimi o riti cruenti, legati alla morte di innocenti, mi immaginavo sarebbe diventato ancora più invincibile sacrificando quell‘inutile impiccio che forse mi portavo dentro.

E, forse, proprio grazie all’eliminazione di questo problema, avremmo finalmente trionfato.

Avremmo sconfitto e distrutto il bambino sopravvissuto, che negli ultimi anni aveva riempito le nostre vite di fughe ed umiliazioni.

Quando il mio Signore si era voltato a guardarmi, dritto negli occhi, osservando appena i miei capelli spettinati dal vento, forse leggendomi la mente, mentre mi venivano in testa tutte queste idee, aveva sorriso nella mia direzione.

Un sorriso strano però, che aveva qualcosa di inusuale e amaro.

Ma che presto si è trasformato in un ghigno di puro orgoglio e trionfo.

Dell’argomento non se ne sarebbe parlato più.

Almeno, così mi auguravo.

***

Durante quella stessa notte, ho fatto un giro, solitaria e silenziosa, nelle stanze di quella strana ed enorme abitazione.

Era antica e particolare, ma disgustosamente babbana. Nessun tipo di manufatto magico, nessuna traccia di magia nell’aria.

Il mio Signore era abituato a fuggire, a viaggiare, anche nelle condizioni più estreme e disagiate.

Io invece no. Mi sentivo schifata dalla mancanza di magia, inutile in quel mondo per me vuoto, senza senso.

Comunque, dopo gli anni trascorsi ad Azkaban, anche quell’orribile luogo dov’ero finita in quel momento, non mi dava eccessivamente la nausea.

Riuscivo a sopportare tante condizioni avverse dopo Azkaban. Non mi ero mai resa conto come in quel momento, di quanto fossi diversa da prima della prigione.

Più forte.

Ho sorriso nel buio assoluto delle stanze enormi.

Quasi automaticamente, ho iniziato a fare un rapido calcolo di ciò che sarebbe potuto servire il quel luogo.

Calderoni di svariate misure, boccette per le pozioni, gli intrugli e i preparati. E candele, ingredienti più o meno rari, possibilmente libri.

Avremmo dovuto premunirci per trovare un piano, un’arma, qualcosa …

Infine, con un sospiro, stringendomi le braccia al corpo, ho anche pensato mi sarebbero serviti dei vestiti.

Nonostante l’imminente arrivo dell’estate infatti, lì al nord, nel bel mezzo della brughiera, il vento tirava forte, si insinuava in ogni dove. Entrava sotto la pelle e mi faceva sentire freddo, nonostante fossi al riparo dentro quelle mura.

Solo il pensiero che il mio Signore era con me, mi faceva sentire bene, non era come la prima volta, durante la prima sconfitta. Lui scomparso e io chiusa in una fetida galera.

In un certo senso, quando mi tornava alla mente lui, nella confusione del momento, mi pervadeva una profonda eccitazione.

Forse legata alla situazione, alla sua perenne vicinanza fisica, se non emotiva. Cosa che era già più di quanto avessi mai avuto, da lui, prima.

Tutto attorno a quel pensiero, c’erano caos e confusione, paura e smarrimento. Ma non mi importava.

Lui mi scaldava come il fuoco.

Ed io non mi sarei mai allontanata dal fuoco. Il fuoco della mia vita e della mia anima.

Speravo avesse un piano. E non mi importava se ancora non me ne parlava, o se ancora non ne aveva uno, avrei aspettato con fiducia.

Mi voleva accanto a lui, questo mi bastava.

Mentre camminavo, quei pensieri mi scaldavano leggermente, sentivo lo scalpiccio delle mie scarpe sulla nuda pietra umida del pavimento. Quell’ambiente oscuro e tetro mi si confaceva abbastanza e iniziavo a sentirmi a mio agio, nonostante tutto.

Poco dopo aver impiegato il tempo nel guardarmi attorno, ho sentito il marchio bruciare appena, solo per pochi secondi. Ho frenato così ogni mio pensiero, smaterializzandomi immediatamente al fianco del mio Signore.

“Bellatrix, devi servirmi subito.” ha esordito “devo capire per quale reale motivo la bacchetta continua a non fare quegli incantesimi straordinari che le vengono attribuiti. Oppure non potrò mai riuscire a sconfiggere il ragazzo. Devo capire.”

“Cosa posso fare mio Signore?” ho chiesto avvicinandomi a lui.

Sentivo di nuovo un gran freddo, ma non capivo perché, solo la sua presenza sapevo mi avrebbe scaldata.

“Trova un luogo che possa esserci utile, il più vicino nei dintorni. Il villaggio magico più antico e sconosciuto. Quello più isolato. Tu dovresti conoscere bene questi luoghi del nord. Andrò lì come prima cosa. Qualcuno saprà, devono parlare o morire.” mi ha risposto cupo, senza dare ulteriori spiegazioni.

Sapeva che la mia famiglia ha sempre tenuto diversi contatti con tutte le famiglie antiche del paese, ipotizzava dunque io dovessi conoscere bene tutti i luoghi più magici e mistici, almeno dovessi averne avuto notizia.

Non si sbagliava, e qualcosa ricordavo ancora, nonostante fosse passato tanto tempo. Dovevo solo capire bene dove fossimo esattamente, per poi raggiungere un posto sicuro, ma pervaso di potente magia che in quei luoghi sapevo essere abbondante.

Per questo ho annuito con lentezza, ma anche con convinzione.

Non sono però riuscita a trattenere un brivido di freddo, di nuovo, nonostante fossi a fianco a lui.

Strano.

Inaspettatamente, guardandomi fissamente in tutto il corpo, e lungamente in viso, il mio Signore ha domandato “Hai freddo Bellatrix?”

Il tono era strano, insinuante, quasi satanico. Non mi spiegavo perché.

“Sì Signore, leggermente.” ho minimizzato.

“Sei pallida questa notte, terminata la battaglia, ti ho visto stanca, più stanca del solito.”

A quelle parole il mio cuore ha iniziato a battere così forte che non potevo più fare caso nemmeno al freddo che avevo sentito fino a quel momento.

Ho taciuto aspettando di sentire ancora la sua voce.

Mi guardava, mi osservava dunque. E io speravo mi volesse ancora, lì, in quel momento, smaniavo che mi prendesse così, immediatamente.

E non avrei avuto più freddo.

“Occorre procurarsi del cibo e lanciare incantesimi incendiari ai camini.” ha invece continuato voltandosi altrove. “Inoltre, dovremmo procurarci un servo che svolga questi compiti al nostro posto, e presto.”

Nonostante non fosse assolutamente ciò in cui avevo sperato, ho provato una sensazione di inaspettata felicità a quelle parole, violenta ed improvvisa felicità. Sembrava quasi si occupasse di me.

“Penserò io a procurare un servo, mio Signore, e tornerò presto con le informazioni che vi occorrono.” ho detto allora, preparandomi ad un nuovo fulmineo attacco notturno.

“Questo posto sa talmente di babbano che mi toglie l’energia vitale, dobbiamo trasformarlo in un luogo sicuro dove operare magie, trovare il modo di sbaragliare il nemico. Non è piacevole restare ancora nascosto, a tramare nell’ombra, per più di diciassette anni l’ho fatto, è giunto il momento di vincere davvero.”

Ho annuito subito, percependo la rabbia straripante dalle sue parole e la smania vitale nei suoi occhi.

Vedevo quando mi guardava, come mi guardava, mi sentivo enormemente stanca anche, e questa sensazione provocava in me un sentimento di tale abbandono a lui, da darmi piacevolissime e improvvise vertigini.

Improvvisamente mi ha preso delicatamente, o quasi, il mento fra le sue dita fredde. Non così fredde come solito però.

Ho socchiuso quasi gli occhi a quel tocco, i capelli mi sono scesi lentamente sul viso, mentre inclinavo, docile, il volto sulle sua dita.

“Sei fredda Bellatrix” ha sibilato a pochi centimetri dal mio viso “vedi di mangiare qualcosa, non mi serve a nulla una serva mezza morta.” e, dopo uno sguardo fulminante, ha aggiunto “Intesi?”

“Sì mio Signore.” ho mormorato in un sospiro eccitato dal suo gesto. Accennando poi un saluto, poco prima di uscire dalla stanza.

Nel buio ho riflettuto più freddamente: era strana quella sua insistenza. Ed altrettanto strani erano alcuni suoi accorgimenti nei miei confronti.

Camminando nel lungo corridoio che portava alle scale, col mantello appena appoggiato sulle spalle che ondeggiava ad ogni passo, ho portato lo sguardo verso il mio ventre magro, l’ho sfiorato con la mano, e quasi graffiato con le unghie.

“Lui lo vuole questo problema” ho pensato con rabbia.

Poi, senza soffermarmi oltre su quel pensiero molesto, sono uscita nella notte, sperando di prendere quanto più freddo fosse possibile.

Desiderosa di uno scontro cruento e violento contro chiunque mi si parasse davanti.

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Eccomi col secondo capitolo di questa storia (non è ancora finita nel cestino!! Forse ce la faccio a continuarla).

Ringrazio chi mi ha supportato con un commento nello scorso primo capitolo! E anche chi ha letto e continua a seguirmi.

Durante questi giorni, mi sono impegnata a pensare ad una trama più o meno generale, ho anche apportato alcune modifiche (al titolo e ai personaggi che compariranno nella storia). È tutto in via di invenzione, dunque potrebbero esserci altri cambi (anche se non sostanziali penso).

Dato che da oggi sono in vacanza (sperando di avere ancora un lavoro dopo Natale, qui non si sa mai …), vi potrò tediare ancora di più con le mie storie!!

Grazie ancora a tutte! Risponderò alle recensioni eventuali col solito modo

Approfitto della pubblicazione per augurare a tutte voi un Buon Natale e Buone vacanze!

Circe

   
 
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