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Autore: Alchimista    23/12/2010    4 recensioni
Qualcuno avrebbe potuto dire che, nonostante ne avesse viste davvero di tutti i colori, Remus a ventidue anni era ancora capace di sorridere.
Era vero. Obbiettivamente vero.
Dedicata a Morea
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Punti di vista

 

 

 

Qualcuno avrebbe potuto dire che, nonostante ne avesse viste davvero di tutti i colori, Remus a ventidue anni era ancora capace di sorridere.

Era vero. Obbiettivamente vero.

Remus aveva sorriso ancora dopo aver capito cosa volesse dire essere un lupo mannaro. Aveva sorriso ancora dopo aver compreso davvero le parole di vigliacco odio che la gente gli aveva sputato addosso. Aveva continuato a sorridere dopo ogni notte di luna piena trascorsa nella Stamberga Strillante; dopo ogni sguardo timoroso, scettico, indifferente o disgustato che gli era stato rivolto.

Ed ogni suo eroico sorriso, alla fine, era stato ripagato dalla presenza di persone uniche, che avevano reso meno sola la sua esistenza.

Remus non aveva smesso di sorridere mai agli occhi della gente, neanche quando era tornato ad essere solo, quando quelle persone lo avevano – involontariamente o meno – abbandonato; eppure lui sapeva che quella era una semplice questione di punti di vista.

I pochi conoscenti che aveva a ventidue anni – forse perché si sentivano in dovere di dire qualcosa, forse semplicemente per dare fiato alla bocca – erano soliti riservare parole di compassione di consolazione per quel povero ragazzo dalla vita tanto travagliata e Remus aveva l’impressione che puntualmente ogni loro atto di carità finisse con la stessa frase.

«Almeno tu sei ancora vivo»

Ed era a quel punto che al mannaro scappava un sorriso e il buon samaritano di turno, soddisfatto del successo, se ne andava per la propria strada.

Nessuno era stato capace di capire davvero quel sorriso.

Nessuno aveva colto fra le sue pieghe l’ironia che emanava, il dolore che gridava.

Avevano ragione. Obiettivamente ragione.

Remus sorrideva ed era ancora vivo.

Eppure questa convinzione, se analizzata in ogni sua sfaccettatura, si sgretolava con la stessa velocità di un castello di sabbia bagnato dalle onde del mare.

La verità che nessuno aveva colto – o forse che a nessuno faceva comodo cogliere – era che era spento quel sorriso, spenta quella vita, che nulla aveva più senso.

Quanta poteva essere la differenza, allora, tra il vivere in quel modo e l’essere morto?

Per molti sarebbe potuta sembrare tanta, essenziale.

Punti di vista, si era detto Remus.

Per lui la differenza era sottile come un filo di spago sul punto di spezzarsi.

Remus era nato con i Malandrini, uscendo fuori da uno strano limbo fatto di fumo e dolore grazie alla loro parole cortesi e ai loro sorrisi.

Remus era cresciuto con i Malandrini, in quella quotidianità che mai avrebbe sperato di vivere e che si era istaurata fra loro come una brezza sottile e calda.

Remus era maturato con i Malandrini, nel momento in cui aveva scoperto che non tutte le persone la pensano allo stesso modo e che non tutti gli sguardi che si posavano su di lui una volta scoperto il suo segreto erano di odio o di disgusto: esistevano anche sguardi preoccupati, sguardi che parevano dire “non cambia nulla”, “restiamo con te”, “sei la stessa persona con cui parliamo di giorno”.

Remus era morto con i Malandrini, la notte di Halloween del 1981, tra le grida di dolore, le lacrime di paura, le grida di tradimento.

Eppure continuava a vivere; il cuore a battere, a pulsare sangue nelle vene; i polmoni ad immagazzinare aria per un corpo che continuava solo per inerzia.

Semplicemente per punti di vista.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Se vi state chiedendo da dove diavolo sia uscita questa flash mancata (550 parole), beh non ne ho la più pallida idea. La colpa è di Morea a cui è dedicata questa cosa – che con la sua “The Cold Mirror (che consiglio) mi ha messo la voglia di scrivere su Remus… e dalla mia folgorazione è uscita questa roba che sarà scontata, banale e strausata, ma perdonatemi: non ho resistito all’impulso di scriverla e all’idea di pubblicarla.

Bene. Detto ciò credo sia arrivato il momento di eclissarmi (seguita da un lancio di ortaggi e – dato il periodo – palline di natale).

Ringrazio in anticipo chi leggerà, recensirà, preferirà o ricorderà.

Alla prossima, un bacio…

 

Alchimista ♥

   
 
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