“Era
il mio credo, il mio bisogno, le mie parole che non dicevo, la mia fatica, la
mia povertà, il mio pianto. Solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia
condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Ero con l’universo
tra le mani, e mentre ero a scuola, studiavo, in ogni momento, qualsiasi cosa
facessi, la mia mente sopportava perché era ubriaca del mio corpo che catturava
l’aria.”
Make Way
8 ore e mezzo di viaggio sono assolutamente una sofferenza per chiunque. Per
chiunque diverso da Takao Kinomiya. Lui riusciva
sempre a sopportare un viaggio così lungo. Motivo? Beh tutto quello che si può
fare su un aereo in volo è leggere qualcosa, mangiare o dormire. E Takao era
tanto intento a impegnarsi nelle ultime due opzioni, che non aveva nemmeno il
tempo di concentrarsi sulla prima, il che gli andava perfettamente bene!
Alla fine, dopo solo un’ora dalla telefonata di Yuri, avevano convinto Nonno J
che saltare qualche giorno di scuola non li avrebbe danneggiati troppo, avevano
prenotato il volo e quasi finito di preparare le valige; il giorno successivo
Takao aveva preso la famosa (e inevitabile) insufficienza che, però, non lo
preoccupava molto considerando il viaggio che si apprestava a fare, e Yuri
aveva richiamato per confermare la data e l’ora del loro arrivo; Hilary, appena
informata della cosa, guardò incredula i tre ragazzi, ma non aggiunse altro.
Così ora Rei, Takao e Max erano sull’aereo in atterraggio nell’aeroporto di Mosca.
-Dobbiamo regolare l’ora ragazzi!- Rei iniziò a trafficare col suo orologio da
polso, mentre seguivano la folla di gente che entrava insieme a loro nel
terminal, cercando di capire quale potesse essere l’ora giusta. Finalmente in
mezzo a tutti quei cartelli scritti in un alfabeto incomprensibile avvistò un
orologio e trionfante annunciò che era mezzogiorno e mezza.
-Ma come è possibile?! L’aereo partiva da Tokyo alle 9!-
-Takao non hai mai sentito parlare di fusi orari!?-
Rei pronunciò le ultime parole come se fossero una formula magica provocando le
risate di Max e una classica espressione da “sto cadendo dalle nuvole” da
Takao.
Avevano appuntamento con Yuri in aeroporto, ma iniziarono a guardarsi intorno
da subito perché, sinceramente, l’idea di non trovarlo e di rimanere tutti soli
in quella città dove non capivano né la lingua né la scrittura li preoccupava
parecchio.
Per fortuna non dovettero fare molta fatica poiché il rosso li aspettava
all’uscita del terminal appoggiato a una grande colonna. Era cambiato: stessi
capelli rosso fuoco, ma più corti dell’ultima volta, molto più alto, li
sovrastava di almeno 20 cm, e un’espressione più matura, non che fosse mai
stato un bambino ingenuo, ma semplicemente dimostrava più dei suoi 18 anni, ma
in un modo meno raccapricciante di quando lo avevano conosciuto due anni prima
durante il torneo mondiale; allora era un impassibile soldatino con la maturità
di un ragazzino cresciuto troppo in fretta nel modo più terribile al mondo, ora
era semplicemente un ragazzo molto bello, sicuro e sereno.
-Ben arrivati! E’ andato bene il volo?-
Si vedeva che il russo era leggermente a disagio a dover intraprendere una
conversazione con loro, ma per fortuna non dovette troppo preoccuparsi di
trovare argomenti per continuarla: Takao fece tutto da solo ostentando il suo
disappunto sul fuso orario che definiva una grande seccatura.
Presero, quindi, un treno che li portò in mezz’oretta fino al centro di Mosca
dove si fermarono a mangiare qualcosa in un ristorantino economico. Una volta
seduti al tavolo Rei decise che era il momento di chiedere maggiori
informazioni sul motivo per cui erano stati chiamati così urgentemente,
soprattutto si chiedeva come, dopo tanto tempo, potessero essere davvero
d’aiuto per Kei.
-Yuri.. perché siamo qui? Cos’ha di preciso Kei?-
Yuri non batté ciglio, si aspettava che gli rivolgessero quella domanda, e
prese un profondo respiro prima di parlare, socchiudendo per un attimo gli
occhi, come per ricordarsi un copione che si era ripetuto più e più volte.
-Ecco.. vedete, Kei..- Decise allora di abbandonare ogni frase studiata e
pacata che gli era venuta in mente nei giorni precedenti -.. Kei sta male! Dopo
l’arresto di Vorkov e di suo nonno, in pratica dopo
l’ultima volta che ci siamo visti, sembrava che tutto stesse volgendo al
meglio, insomma eravamo liberi, invece era tutta apparenza.. io, Boris e Sergay
abbiamo superato la cosa molto meglio di lui.. ha iniziato a seguire una via
sbagliata, a drogarsi, questo ve l’ho già detto, poi per fortuna siamo riusciti
a convincerlo che così non poteva continuare e si è convinto a smettere, è
difficile, ora sono passati quasi due mesi, dall’ultima volta che.. ma sapete
com’è.. è difficile per lui stare lontano dalla droga.. non sono sicuro che
possa resistere..cioè ora sembra che si stia
risollevando, ma ho sempre paura che si lasci trasportare dal desiderio di
farsi.. e vi assicuro che è ancora forte per lui..e
non so cosa fare..non sappiamo come fare!-
Sembrava che questo discorso gli fosse costato tanta fatica e il ragazzo si
sentiva gli occhi degli altri tre incollati addosso.
-Speravo che magari se voi riusciste a distrarlo per un po’, fargli tornare la
voglia di vivere, fare qualcosa di nuovo, magari potrebbe stare meglio..lo so mi sto illudendo, ma devo provare, devo
trovare un modo per aiutarlo veramente..-
Le parole gli morirono in gola.
-Capisco.. non so cosa riusciremo a fare, ma ci proveremo.. sono contento che
tu ci abbia chiamato!-
Rei rivolse un sorriso a Yuri, che, se anche con un po’ di amarezza, lo
ricambiò. Al cinese sembrò che fosse moltissimo tempo che al russo non
capitasse di sorridere, ma il suo pensiero si spostò automaticamente su Kei, su
come doveva essere cambiato e su quanto invece fosse rimasto uguale nei suoi
modi, non sapeva che aspettarsi; se c’era una persona che faceva esattamente il
contrario di quello che uno si aspetterebbe quello era proprio Kei.
Per arrivare alla casa dei ragazzi, fecero una passeggiata per le vie di Mosca
e impiegarono una ventina di minuti; il freddo era pungente, ma per fortuna si
erano portati tutto il necessario per non soffrire il freddo inverno russo.
Takao e Max monopolizzarono la conversazione e la spostarono su argomenti
abbastanza futili come il tempo, notando la difficoltà di Yuri a continuare a
raccontare di Kei, nonostante tutti loro avessero la curiosità di sapere
qualcos’altro sull’amico.
-Lo vedrete e capirete- furono le ultime parole che pronunciò Yuri prima di
chiudersi nel silenzio ad ascoltare e a guidarli per le strade di Mosca.
Mosca era stata il teatro del loro ultimo incontro, ma, se possibile, ora era
ancora più coperta di neve. Dopo la finale del torneo mondiale, i Demolition Boys si erano ritrovati finalmente liberi e
avevano stretto un rapporto molto stretto con la squadra giapponese; Kei aveva
avuto la possibilità di scegliere se restare in Russia o andare con Takao, ma
non se l’era sentita di lasciare Yuri e gli altri, i suo fratelli, come li
aveva definiti quella volta, in una delle sue rare esternazioni di affetto.
Allora si erano separati con la promessa di sentirsi e così era stato per
almeno un anno, fino a che inevitabilmente le telefonate, le lettere e le mail
si erano fatte pian piano più rare, a distanza sempre maggiore, fino a
terminare.
La situazione dei russi non aveva aiutato questa corrispondenza; per almeno un
anno infatti si erano visti trasportare da una casa famiglia a un’altra, ma per
fortuna erano riusciti a restare insieme; quando finalmente Sergay, il più
grande, era diventato maggiorenne si era accollato la responsabilità degli
altri tre ed erano riusciti ad uscire da questo continuo sballottamento da una
parte all’altra di Mosca. Una fortuna in più li aveva colpiti: il nonno di Kei
morì in prigione il mese prima del compleanno del colosso biondo e si scoprì
aver lasciato tutta la sua eredità al nipote. Kei non voleva accettare niente
da quell’uomo, ma dopo aver riflettuto attentamente, trovò il lato positivo
della faccenda: scoprì qual era la più modesta proprietà del nonno in città e
la trasformò nella loro nuova casa.
Erano proprio arrivati davanti a quella casa: faceva parte di una serie di
abitazioni unifamiliari, il quartiere non era molto centrale, ma sembrava il
classico posto per famiglie che non erano ricche, ma nemmeno facevano la fame,
un posto tranquillo insomma.
-Vi siete trovati proprio un bel posticino!-
-Già.. siamo stati fortunati-
Rei si fermò sorridendo a osservare la casetta a due piani che gli si
presentava davanti di un colore di un bianco spento, un po’ scrostato; per
entrare attraversarono un cancelletto di ferro e un piccolo giardino ricoperto
completamente di neve, se non fosse stato per il vialetto che era stato
ripulito. Tre scalini e furono davanti alla porta di ingresso che Yuri aprì con
una chiave tirata fuori dalla tasca dei jeans.
Entrando i ragazzi furono accolti da un piacevole tepore che li fece trepidare:
decisamente un bel salto di qualità dalla fredda pietra del monastero.
Davanti a loro si estendeva un lungo corridoio con diverse porte e a sinistra
le scale che portavano al piano superiore; fecero qualche passo avanti e dalla
porta più lontana uscì un ragazzo altissimo, se possibile ancora più alto di
Yuri, e soprattutto molto più grosso, con i capelli biondi a spazzola e un
sorriso che stonava con il ricordo totalmente diverso che i tre nuovi arrivati
avevano di lui.
Sergay sembrava un’altra persona, gli venne incontro a grandi falcate, e
strinse la mano ad ognuno di loro, sempre col sorriso: era decisamente
ingrassato dall’ultima volta, quando la sua stazza era dettata dai muscoli, ora
sembrava invece che si fosse lasciato decisamente andare e ad aiutarlo non era
di certo il pesante cappotto che indossava che lo ingrossava ancora di più.
-Scusate ragazzi, ma devo proprio scappare.. sono molto felice che siate riusciti
a venire! Ci vediamo stasera! Ciao Yuri!-
Dette qualche istruzione al rosso e poi sparì dietro la soglia. Mentre uscì,
una ventata gelida riuscì a intrufolarsi in casa, ma si dissolse dopo pochi
secondi.
I ragazzi ricominciarono a guardarsi intorno mentre Yuri li invitava a fare
come se fossero a casa loro. L’arredamento era essenziale e girarono due o tre
volte su loro stessi prima di decidere dove posare i cappotti e gli zaini: alla
fine Yuri fu sommerso dai loro soprabiti e li sistemò nella prima porta a
sinistra prima delle scale, la quale si rivelò uno sgabuzzino.
Fecero per dirigersi verso la prima porta a destra, che si scoprì essere la
cucina, quando sentirono dei passi provenire dalle scale.
Si voltarono per vedere di chi si trattasse nella speranza che fosse il loro
amico; erano davvero impazienti di vederlo, dopo tutto quel tempo e dopo tutto
quello che gli aveva raccontato Yuri, si aspettavano di veder venire giù il
solito ragazzino con lo sguardo triste, i disegni sulle guance e il broncio
perenne.
Chi scese dalle scale però non era Kei, o almeno, non il Kei che si
ricordavano, non il Kei che si aspettavano. Per la terza volta nel giro di
poche ore si ritrovarono a fissare l’altezza della persona che gli si
avvicinava; sicuramente non raggiungeva Sergay, ma Yuri sì e dovettero quindi
alzare la testa più del solito. Ciò che era rimasto assolutamente uguale era la
sua bellezza, nessuno aveva mai messo in discussione questa sua caratteristica,
ma rimasero comunque stupiti di vedere che non aveva perso nemmeno un briciolo
del suo fascino che colpiva sempre chiunque, anche in quel momento che si
vedeva non essere dei migliori: infatti gli occhi di quel color vermiglio tanto
strano quanto affascinante, erano segnati da profonde occhiaie e si notava
quasi subito il labbro inferiore spaccato. Era vestito con una tuta larga che
accentuava l’eccessiva magrezza; con le mani in tasca e il cappuccio della
felpa tirato su, li guardava indifferente. Era bello punto e basta. Non c’era
niente da dire, poteva avere anche la pelle verde, quattro braccia e essere
pieno di ferite e comunque sarebbe stato bello. Rei pensò che se gliel’avesse
fatto notare sicuramente lo avrebbe ammazzato, o almeno il vecchio Kei
l’avrebbe fatto considerando la sua irritabilità quando si parlava della sua
bellezza. Ora non ne era più sicuro.
Dimostrava certamente molto di più dei suoi 16 anni. Continuò la discesa della
scala come se tre paia di occhi non lo stessero fissando avidi di sapere cosa
gli fosse successo e con noncuranza si tirò giù il cappuccio mostrando i
capelli argentati, molto più lunghi di due anni prima, legati in una coda
bassa. Solo allora si accorsero quanto la figura di “cattivo ragazzo”, che già
aveva tempo prima, fosse marcata: non avevano subito notato il piercing al sopraciglio sinistro e, ora che aveva il collo scoperto,
intravidero un piccolo tatuaggio sotto l’orecchio destro e poco più in giù il
termine di un altro che doveva continuare sulla spalla.
Si fermò alla fine della scala, un silenzio imbarazzante era caduto su tutti
loro; Yuri che era rimasto dietro i tre ragazzi più piccoli, osservando Kei
leggermente preoccupato, come se si aspettasse chissà quale reazione. Takao
fece per aprire la bocca due o tre volte prima di scoprire che da essa non fuoriusciva
nessun suono. Al quarto tentativo sembrava finalmente deciso a dire qualcosa,
ma fu anticipato dalla voce roca e bassa di Kei che sembrava stesse più
parlando a se stesso che ai presenti.
-Avrei dovuto immaginarlo-
Rei rimase interdetto da quella frase e subito si rivolse al russo alle sue
spalle.
-Gli avevi detto che saremmo venuti, vero?-
-Ecco diciamo che doveva essere una sorpresa-
Yuri sembrava leggermente in difficoltà e iniziò a massaggiarsi la testa
assumendo l’aria più innocente che riusciva.
-Non sei mai stato bravo a tenere i segreti- Kei si rivolse al compagno con
sufficienza, come se non gli interessasse davvero quello che stesse dicendo. –
Credi che non mi sia accorto di tutti i preparativi per accogliere qualche
ospite in casa.. a meno che la tua roba non si sia trasferita di sua spontanea
volontà in camera di Boris..- Rimise le mani in tasca come se il suo lavoro per
quel giorno fosse finito e si aspettasse di essere congedato.
Il silenzio fu di nuovo padrone.
-Vabbè..- Rei fece un disperato tentativo di ravvivare la conversazione -
..visto che ormai siamo qui.. Buongiorno Kei! E’ da tanto tempo che non ci
vediamo.. spero non ti sia dispiaciuta la sorpresa- Sorrise, ma lui stesso
dubitava di quello che aveva appena detto.
-Certamente..- Si limitò ad alzare le sopracciglia e Rei si disse che era già
tanto quel gesto e che in fondo non si sarebbe potuto aspettare di meglio. Kei
era cambiato, ma sulla loquacità non era affatto migliorato.
Takao si sentì finalmente autorizzato a parlare e dopo un entusiastico sorriso
preferì alle parole un forte abbraccio. Kei non aspettandoselo rimase rigido
sul posto e questo convinse il giapponese ad allontanarsi da lui quasi subito.
Max optò per un saluto alla Rei e quando quei convenevoli finirono, finalmente
Yuri accompagnò i ragazzi a posare la loro roba al piano di sopra. Kei si
scostò per lasciarli passare.
Il primo a salire fu Rei che giurò, mentre girava sul pianerottolo, di aver
visto Kei tirare uno schiaffetto sulla testa di Yuri che chiudeva la fila.
Eccoci al venerdì ed eccoci al nuovo capitolo!
Curiosity Time (così tanto per ciarlare
in compagnia!)
Il titolo Leggero deriva dalla canzone di Ligabue (al concerto martedì scorso..fantastico! XD) dalla quale si può dire che è stata
creata la storia, non che il racconto sia più di tanto inerente al testo, ma è
stata comunque di fondamentale importanza. Più che altro una frase di questa
canzone è importante o almeno è la chiave di volta di tutto: chiunque si vada a
prendere il testo in questo momenti preso dalla curiosità può azzeccare quale
sia. Buona ricerca per chi ne ha voglia!.
Your Space (giusto per dilettarsi malamente con l'inglese!)
@Kaifan91
La primissima a recensire.. Grandissima u.u Allora
grazie di tutto..spero di non deluderti con questa
storia e di mantenere alti gli standard (sì, come no). Felice di aver centrato Takao..per la storia del te/tu ho riletto e ho notato
quello che dicevi, fai te che non me ne ero resa conto..credo
sia un problema di inflessione dialettale O.o (e
allora diamo la colpa al dialetto!) XD
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto con la fantastica entrata in scena
di colui che è XD aspetto un tuo parere! :)
@Nena Hyuga
Alla faccia del piedistallo..almeno una dozzina di
righe solo per la sua entrata credo di avergliele lasciate XD
Forse mi sono un po' sbilanciata..non è scritta
proprio tutta, solo una prima parte che però è consistente quanto una fic intera! XD Mi sono lasciata trasportare sai com'è!
Per l'unione delle storie..la pazzia è ormai dilagata
in me! Che ci vogliamo fare..aspetto di sapere se
questo capitolo ti ha incuriosita ancora o se ti ha annoiata a morte u.u
@Padme86
Grazie mille! Tu ormai sei veterana qui nello scrivere u.u
dopo un bel po' da lettrice sono tornata dall'altra parte XD Allora..qui Kei è solo entrato in scena, ma presto
scoprirai come l'ho caratterizzato! u.u
Spero non risulti troppo strambo O.o
Vabbè in ogni caso allora aspetto la tua sul capitolo :D
@Avly
Carissima! Sì I'm Back (giusto per continuare
sull'onda dell'inglese XD)..spero che man mano che aggiornerò non deluderò le
tue aspettative, a meno che no l'abbia già fatto, e che continuerai a leggere.
Ma soprattutto che commenterai perchè voglio
assolutamente sapere la tua opinione u.u
Traduzione: sei obbligata! Ahaha no dai..diciamo che è un invito arbitrario XD
@Aipotu
Ahahha ti ho inserita nonostante tu, o esserino
inutile, non commenti via efp, ma direttamente a
voce! E nonostante tu abbia già letto tutto quello che è salvato sul mio
computer! u.u
Visto che sei stata la prima a leggere e a incoraggiarmi ti dedico due righe,
ma basta..speramdo che anche agli altri la fic farà l'effetto che ha fatto a te! Thanks
:D
Bene..ho anche notato che a nessuno è dispiaciuto
della mancanza del piccolo Kappa u.u quindi facciamo
che abbia trovato un lavoro su una base spaziale che ruota intorno alla luna!
Gli dedichiamo queste due righe e poi torniamo a ignorarlo XD
Scemenze a parte..
Auguri di Buon Natale a tutti quanti, chi legge, chi recensisce, chi apre la
storia e poi la chiude dopo le prime due righe (che quindi non sapranno che gli
ho fatto gli auguri u.u)!!!
Un bacione :)