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Autore: Kima    02/01/2004    9 recensioni
Una ragazza cammina veloce e sola per le vie della sua città, accompagnata da un pensiero e dal suo unico desiderio...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Viola va veloce

di Kima

Viola, diciassette anni, nessun segno particolare. Così lei si sente. Una tra tante. Un topo tra i cigni, o era l’anatroccolo?! Non importa poi molto perché Viola non è nulla, non ha nulla, neppure per se stessa. E mentre passa veloce tra gente, a testa bassa, nessuna mano si alza per un saluto, nessuna voce dice: "Ciao Viola!" o "Come va Viola? " Lei sembra correre tra la gente, il suo passo è veloce, si insinua nei piccoli vuoti tra un capannello e l’altro e non guarda in giro. Guarda solo avanti per non incappare in qualcuno, il suo sguardo si limita ai piedi, non arriva ai volti. Non vuole arrivare agli occhi. Invisibile. Lei sogna ogni giorno di esserlo, invisibile come l’aria. E si impegna per esserlo, per passare totalmente inosservata. Per tutti è solo tappezzeria, la sua presenza è un aspetto del tutto secondario. E sua madre è troppo impegnata a cercarle un padre per accorgersi che non ne ha più bisogno. Lei non ha bisogno di niente. Le basta un posto dove rintanarsi, in silenzio, dimenticata. Solo un visitatore a lei caro. Egli che si affaccia nella piccola fessura che Viola gli ha permesso di aprire. Le racconta il mondo che lei non vede, a cui sfugge e che le sfugge. E anche, ora, tra la gente lui è il pensiero fisso. Lui partirà e lei lo sa. Eppure lei non si dispera. Nulla in superficie. Si sente triste, grigia, ancora più spenta. Ma il visitatore degli occhi grigi non lo saprà. Lei non vuole che lui rinunci. Lui ne ha l'opportunità, deve andare. Se avesse più coraggio forse lo seguirebbe. Glielo chiederebbe, forse. Ma il suo guscio non può lasciarlo. E’ il mondo, per quanto sterile, che si è creata. La gente in giro è tanta, troppa. Viola si sente strisciare qualche sguardo addosso. Trema e tira sul colletto del capotto neri, le mani incrociate, piegata lievemente in avanti. È felice che sua madre si sia arresa sul farle tagliare i capelli. Lunghi e mossi ai lati del viso a difenderla dal resto, sbarre che pettina con cura. Neri da sempre. A coppia con le iridi basse, si potrebbe pensare che il cielo non ci si sia mai specchiato. E la pelle così chiara e sottile da farle meritare l’appellativo di vampira. Così si è sentita chiamare stamattina, a scuola, nei bagni. "Quella tipa fa proprio venire i brividi!" "Ma chi, la vampira?" "Certo! Sta sempre zitta e ha quell’aria lugubre…" Viola era uscita proprio allora e nel solito silenzio era tornata in classe, perché lei va veloce e non pesa le parole. Però Viola non capisce…più tenta di essere invisibile più tutti si sforzano di capire. Come se avesse qualcosa da nascondere. Come se fosse così difficile comprendere che lei vuole solo andare veloce. Veloce alla fine.
Esce dalle strade più frenetiche, si infila nel suo portone, sul per le scale con passo leggero, leggero come l’impronta che vuole lasciare nei ricordi altrui. Ora è in camera sua e finalmente si rilassa. Sua madre non c’è, le ha lasciato un biglietto sul tavolo, come sempre. Nella penombra respira calma. Respira la musica che si diffonde discreta tra le pareti. Nella penombra che non la mette di fronte ai sui limiti. Si rannicchia in un angolo, tra il letto e l’armadio la testa in avanti e il peso del nulla. Pensa a quello che avrebbe da perdere e a lui che non saprà quello che dovrebbe dirgli. Il suo affetto per l’angelo custode. L’angelo della forza e del sogno. E subito la penna sibila sul foglio, guidata dalla sua mano presa da un raptus inspiegabile. E mentre il suo cuore si apre, si scioglie nella sua voce che sussurrando canta, gli occhi si alzano a cercare qualcosa che ancora non trova...

  
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