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Autore: Ely_11    24/12/2010    3 recensioni
"Ero lì, insieme a mia madre. Nient'altro importava. Né regali né giorni prefissi.
Solo io e lei. E questo bastava per rendere quel momento perfetto.”
2 CLASSIFICATA AL CONTEST "FESTIVITY &..." INDETTO DA Bella_Kristen E Cullenuzza.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Nick Autore: Ely_11

Titolo: Il regalo perfetto

Festività scelta: La festa della mamma

Immagine scelta: 2

Personaggi: Renesmee Cullen, Bella Cullen, Edward Cullen, Emmet Cullen, Rosalie Hale, Alice Cullen, Jasper Hale.

Pairing: /

Genere: Commedia, Sentimentale.

Raiting: Verde

Avvertimenti: One-short

Introduzione: "Ero lì, insieme a mia madre. Nient'altro importava. Né regali né giorni prefissi.

Solo io e lei. E questo bastava per rendere quel momento perfetto.”

 

 

Il regalo perfetto

 

Renesmee

 

 

Mi aggirai sperduta per le illimitate vie del nuovissimo supermercato; vantava il primato su tutti quelli di Seattle, dicevano le riviste. Purtroppo, però, erano tutte in errore. Quell'inferno era il più grande supermercato del mondo! Possibile che ci potesse essere uno spazio così grande?

Sbuffando, passai oltre all'ennesimo reparto di vestiti. Forse era un incubo per me, ma chissà come si sarebbe divertita zia Alice...

Mi soffermai un attimo nel reparto elettronica, grande almeno come la mia casa. Trovai un I-pod molto carino e con una capienza di canzoni notevole. Lo fissai per due minuti, ma poi passai oltre. Non era ciò che cercavo.

Andai avanti così per un bel po' di ore, senza combinare nulla di nuovo. Effettivamente, questo tram-tram andava avanti da una settimana e passa. Ora, però, il tempo era scaduto. Se non avessi trovato il regalo perfetto quel giorno, non lo avrei trovato mai più.

Perché era domani, il giorno. Domani!

<< Tesoro!! >>. Uno scampanellio dietro di me mi fece sobbalzare. Mi voltai, per poi trovarmi davanti a zia Alice, zio Jasper, zia Rose e zio Emmet.

Sgranai gli occhi, facendo scattare il mio sguardo da tutte le parti, colta da un'improvvisa paura. << Zia... ma, lei... >> chiesi, non riuscendo a concludere.

Alice scosse energicamente la testa, con aria raggiante. << Tranquilla, non c'è! >>.

Dopo un sospiro di sollievo, ridussi gli occhi a due fessure, sospettosa. << Ma voi che ci fate qui? >>.

<< Shopping!! >> esultarono in coro le mie due zie.

Io feci uno sguardo schifato, posando la mia attenzione sui due poveri accompagnatori. << E voi avete avuto la malaugurata sorte di andare con loro? Le mie condoglianze! >> esclamai, tutt'altro che ironica.

Alice e Rosalie si misero a ridere, ma io non ci badai. << Piuttosto che consumare la vostra carta di credito, che ne dite di aiutarmi con il regalo? >> chiesi supplichevole.

Zia Alice sbuffò. << Stai cercando quel dannato regalo ormai da una settimana. La festa è domani! >>.

<< Grazie per avermelo ricordato, zia! >> dissi ironicamente.

Tutti si fissarono l'un l'altro. << Ma scusa, lei è tua madre, non hai bisogno di un consiglio da parte nostra >> mi rimbeccò Rose.

Io scossi ostinatamente la testa. << Voglio che riceva il regalo perfetto! Non accetterò altro e voi la conoscete da più tempo di me. Insieme le compreremo il più bel dono che abbia mai ricevuto >> esultai, con gli occhi che quasi luccicavano.

Quell'anno avevo deciso di fare le cosa per bene, con la mamma. Volevo che sapesse quanto le volevo bene, e darle ciò che più desidera proprio quel giorno mi sembrava il modo più appropriato.

I due zii mi sembravano più che entusiasti, ma erano le zie il problema. Non avrebbero rinunciato alla loro giornata di shopping tanto facilmente. Passai alla tattica estrema:

esporsi leggermente il labbro, facendolo tremolare. Feci in modo che i miei occhi cioccolato assomigliassero in modo incredibile a quelli di un cane bastonato. << Per favore... >> supplicai, con una vocina adorabile.

Vidi entrambe le zie fissarmi assenti per qualche minuto. Io, intanto, non cambiavo la mia posa. Se anche quello non avesse funzionato... non sapevo che altro provare!

Però poi zia Rose – seguita a ruota da Alice – si risvegliò, con uno sguardo rabbioso. << Uffa! Però la prossima volta che usciamo tu ci accompagni, chiaro? >>. Il suo tono era autoritario.

Io, letteralmente, saltai dalla gioia. Solitamente mi sarei messa a tremare alla consapevolezza che, un giorno, sarei stata in balia di quei due mostri, ma in quel momento poco importava. Il mio pensiero era incentrato solo sul regalo perfetto.

<< Allora muoviamoci! >> esordì Alice, prendendomi la mano e trascinandomi nel reparto vestiti.

<< Zia... >> chiamai, confusa. << Ma non dovevamo prendere il regalo per mamma? >>.

<< Infatti! >> esclamò tranquilla.

Io indicai con l'indice l'intero piano dedicato esclusivamente ai vestiti. << Pensi di trovare il suo regalo perfetto qui dentro? >>. Il mio scetticismo era alle stelle.

Lei annuì, con gli occhi che le brillavano alla vista di tutti quei completi. << Bella ama i vestiti! Vedrai che se gliene comprerai uno, te ne sarà grata per tutta l'eternità >> esultò, battendo le mani come una bambina.

Io non opposi resistenza quando lei mi trascinò nel bel mezzo del mio incubo peggiore, anche perché nessun altro aveva contestato.

La cosa puzzava, e molto anche. La mamma non era certo come Alice – che appena può scappa al primo supermercato aperto. Non prestavo mai molte attenzione ai dettagli riguardo al comportamento di mia madre, ma era palese che io e lei eravamo molto simili su questo argomento.

<< Zia >> chiamai, cercando di farmi ascoltare. << Non penso che troveremo qui quello che cerco... >> dissi, mentre ci dirigevamo verso un altra sezione.

La zia si fermò di botto, facendoci quasi scontrare. Si voltò verso di me. Il suo sguardo era serio. << Ascoltami, tesoro, sei tu che ci hai chiesto aiuto, no? >>.

<< Beh, sì, ma... >> tentai di spiegare.

<< Ottimo! >> esultò lei, tornando raggiante. << Allora procediamo >> e riprese a trascinarmi.

Io cercai di farla ragionare, di spiegarle la mia opinione, ma quando vede un bel completino, mia zia perde la testa e, a quanto pare, anche l'udito.

<< Che te pare di questo vestitino? >> mi chiese, dopo qualche minuto.

Ero un abito di raso blu scuro, molto scollato e corto. Di certo era l'opposto del genere di mamma!

<< Ehm, zia, secondo me non... >>.

<< Hai ragione, è troppo semplice. Vieni, cerchiamone un altro più elaborato >> mi esortò, senza lasciarmi continuare.

Ok, o lo faceva apposta a non farmi parlare, oppure era davvero fuori di testa!

Lei si avviò verso un'altra cabina, ma io non la seguii. Rimasi a fissarla mentre si allontanava, con gli occhi sgranati.

Non avrei combinato niente di niente con lei. Controllai l'orologio: le due e mezza. Io ero qua dalle dieci di mattina, e alla chiusura del supermercato mancavano solo...

<< Quattro ore!! >> quasi gridai, quando la consapevolezza fece breccia nella mia mente.

Mi rigirai, uscendo dal reparto “vestiti”.

Mancavano solo quattro ore! Stavo cercando il mio regalo perfetto da sette giorni e se in tutto quel tempo non avevo trovato niente, in quattro ore...

Preferivo non pensarci. Di certo non avrebbe aiutato.

All'uscita trovai Emmet, Jasper e Rosalie, che parlottavano tra loro.

<< Grazie per il sostegno morale! >> irruppi io, sdegnata.

Emmet scoppiò a ridere. Lo guardai truce. << Zia Alice è uscita completamente di testa! Insomma, è cristallino il fatto che la mamma non ama i vestiti. E il bello è che non mi fa proprio parlare! >> esclamai esasperata.

Emmet rise più forte. Lo fissai irritata per un po', ma quando vidi che non era intenzionato a smettere lasciai stare. << Potreste aiutarmi voi? Se zia Alice è in quello stato... >> non terminai la frase. La mia faccia terrorizzata era molto meglio di mille parole.

<< Certo >> esultò Emmet. << Vieni con me! So io qual'è il miglior regalo per la cara Bellina >>. Lui si avviò, e tutti noi lo seguimmo.

Procedemmo per un po' di metri, ma quando arrivammo davanti alla grande arcata rimasi allibita. La mia bocca si spalancò da sola.

Difronte a noi si ergevano decine e decine di macchine, adagiate sopra l'apposita pedana espositiva. Auto da corsa, auto sportive, auto semplici, auto d'epoca...

<< Ma che roba è, questa? >> esclamai, sbigottita.

Qualcuno commentò con un fischio. Non potei fare niente, che mi trovai catapultata in mezzo a tutti quei mostri meccanici. Mi guardai attorno e improvvisamente notai che i miei famigliari erano spariti. Dov'erano?

<< Emmet? >> chiamai, cercandolo. << Zia Rose? >>.

Nessuna risposta. Mi feci spazio tra la piccola folla che si era creata davanti ad un auto, osservando attentamente da tutte le parti.

Dopo pochi metri mi fermai, guardando davanti a me, con la bocca aperta. Ma quante macchine c'erano? Sembravano infinite! Mi misi le mani nei capelli. Come avrei fatto a trovarli in tempo?

Perlustrai in lungo e in largo tutto il reparto e solo quando arrivai in fondo – grazie alla fortuna – trovai Rosalie.

<< Wow! Questa sì che è una BMW con i fiocchi >> esultava e aveva gli occhi luccicanti. Ancora poco e avrebbe avuto la bava alla bocca! << Magari, aggiustando qualcosina, potrebbe... >>.

Non la lasciai continuare. La presi per un braccio e la strappai via dal finestrino della scintillante BMW nera. Decisamente faceva venire l'acquolina in bocca, per così dire!

<< Basta con queste stupidaggini, zia! Capisco l'attrazione ma dovete aiutarmi e questo non è certo il reparto giusto. Emmet ha fatto esattamente come Alice >> spiegai, esasperata per tutto il tempo che avevo e stavo perdendo!

Dopo un tempo indeterminato trovammo Emmet, letteralmente appiccicato al cruscotto di una nuovissima Mercedes. Ci mettemmo più tempo a staccarlo da lì che a perlustrare l'intero reparto!

Stavo iniziando a pentirmi di avergli chiesto aiuto.

Quando finalmente uscimmo da lì, trovammo Jasper ad aspettarci.

<< Grazie a dio non dobbiamo ripescare anche te! >> esultai, appena lo vidi.

Lui mi fece un sorriso, ma non rispose.

Divenni seria, controllando l'espressione di tutti. << Signori, basta farmi perdere tempo! Insomma, io ci tengo davvero tanto a questo regalo, non cercate di mandare tutto a rotoli! >> li sgridai.

Loro si guardarono in faccia, confusi. << Nessie, noi stiamo cercando di aiutarti, è solo che... >> rispose zia Rose, lanciando uno sguardo eloquente alle auto. Se le stava sbranando a una a una con gli occhi, si vedeva.

<< E poi, a Bella farebbe piacere ricevere un auto! >> brontolò Emmet, che gli occhi ancora incollati alla Mercedes.

Io sbuffai. << Certo, è il sogno di tutta la sua vita >> ironizzai. Lo vidi alzare gli occhi al cielo, ma non disse nulla. Ovvio, la mia risposta non era discutibile!

<< Però... >> iniziò Rosalie, con sguardo e un sorriso complici. << Io so bene cosa piacerebbe a Bella. Andiamo, fidati della tua cara zietta! >>. Poi si incamminò, allontanandosi.

Io ero molto titubante. Insomma, chi mi diceva che Rosalie non avrebbe fatto esattamente come Alice e Emmet?

Controllai l'orologio; segnava le... quattro e mezza??

<< Rose... >> chiamai mia zia, preoccupata, raggiungendola. << Sei assolutamente sicura che la tua idea sia quella giusta? >>. Non ero certa se fidarmi o no.

Lei mi fissò offesa. << Ho mai sbagliato in quanto regali? >>.

<< Beh, no, però... >>.

<< Ecco, allora lascia fare a me! >> mi rimbeccò.

Io serrai i denti: ma perché nessuno mi lasciava parlare, quel giorno?

Non avendo altra scelta, la seguii. Passammo quei pochi minuti in totale silenzio, mentre io cercavo di indovinare quello che passava nella testa di mia zia.

<< Eccoci qua! >> annunciò, con gli occhi che le luccicavano, alla vista di tutti quei...

<< Gioielli? >> chiesi confusa.

Rosalie si girò verso di me, con un sorriso contento sul volto di porcellana. << Ma certo! Bella ama i gioielli, infatti te ne ha regalato uno quando avevi solo pochi mesi >> mi ricordò.

Istintivamente portai una mano al ciondolo sul collo: l'oggetto più importante che avevo.

Non avevo mai fatto caso alla bigiotteria che portava mia madre. Anzi, ad essere sincera, non gliene avevo proprio vista addosso, però io non ero una grandissima osservatrice...

<< Su, entriamo! >> esortò Rose.

Io, ancora indecisa, cercai velocemente una risposta: mi potevo fidare della zia, nonostante il mio istinto mi dicesse che stava sbagliando?

<< Sei assolutamente certa? >> chiesi, agitata. Il tempo si stava accorciando troppo velocemente per i miei gusti.

Rosalie sbuffò, alzando gli occhi al cielo ma senza rispondermi. Lo presi come un sì.

Ancora titubante, entrai insieme a lei, iniziando a curiosare un po' dappertutto. C'erano bellissimi gioielli, di forme e colore diversi, ornati da splendide gemme e pietre, alcune anche preziose.
Purtroppo, però, non ce n'era nessuno che mi convinceva davvero. Nessuno che mi sembrasse perfetto per mamma.

<< Allora, hai deciso? >>. La voce di Rose mi fece sobbalzare.

<< Uhm, no. Qui non credo ci sia quello che cerco >> le risposi, seppur con tono incerto.

Lei alzò le mani al cielo, esasperata. << Ma non ti va mai bene niente! >>.

<< Non è vero, voglio solo farle il regalo perfetto >> obbiettai contrariata.

Zia Rosalie sbuffò. << Non ci hai mai dato peso a quella festa! Puoi spiegarmi perché, tutto d'un tratto, ti sei fissata con questa cosa? >>. Aveva ancora un tono piuttosto esasperato.

Io ci misi un po' per rispondere. << Diciamo che mi sono accorta di non averle mai espresso realmente quanto le voglia bene e ho pensato di dimostrarglielo proprio domani >> le spiegai.

Rosalie mi fissò, pensierosa. Dopo qualche minuto scosse la testa, continuando a borbottare: << Nessie, Nessie... >>.

Io tornai a guardare le vetrate, che custodivano tutti quei tesori. Non ero mai andata matta per i gioielli, ma non li odiavo neppure. Però, nessuno di essi mi dava una sensazione particolare, nessuno di essi mi urlava: “Sono quello giusto!”. Perché tutto mi sembrava così complicato?

<< Basta! >> esclamai, non appena terminai il sesto giro del negozio. << Andiamo via, qui perdiamo tempo >>.

Sia Rosalie che Emmet sbuffarono, ma non obbiettarono. Questa cosa mi fece sorridere, nonostante la situazione. Infatti mancavano solo... dieci minuti?! Iniziai a sudare freddo.

Pallida e tremante, uscii dal negozio. Non appena fui fuori mi rivolsi a Jasper. << Ti prego, dimmi tu qual'è il regalo perfetto per la mamma! Io... non ho più tempo e ho bisogno di quel maledetto dono! Per favore, almeno te... >> lo supplicai con una vocina stridula.

Emmet e Rosalie mi guardarono male. Anzi, molto male!

Jasper, invece, mi fissò sorpreso. << Ecco... io in realtà non ho idea di ciò che piacerebbe a Bella... >> ammise.

Il mondo mi crollò addosso. << No! >> esclamai, colta da una crisi di nervi. << No, no, no! Non può essere!! Non posso aver sprecato una settimana di ricerche per poi finire a mani vuote, non posso permetterlo! >>.

<< Ehm, scusi >> mi chiamò qualcuno da dietro. Io mi voltai e vidi un sorvegliante del supermercato, con tanto di divisa e pistola, che mi fissava altezzoso. << Dovete uscire. Stiamo per chiudere >> mi avvisò.

Io lo guardai stranita, con gli occhi quasi lucidi. Iniziai a tremare visibilmente, quando compresi il significato di quella frase. Fissavo il poliziotto con aria assente, il quale – poverino – mi guardava a sua volta, preoccupato.

Poi, di colpo, scattai. << COSA?? >> urlai. Il poliziotto fece un salto all'indietro, colto alla sprovvista. Io, infischiandomene altamente, mi avvicinai a lui, con lo sguardo sconvolto. << N-non è possibile! Io... io devo ancora prendere il regalo per mia madre! Come faccio?? Cosa faccio? >> urlai al malcapitato agente, attendendo una risposta. Peccato che lui non parlava, ma si limitava a guardarmi come fossi impazzita. In effetti, non potevo dargli torto.

Quando capii che non mi avrebbe risposto – ossia dopo circa un minuto –, mi rigirai, mettendomi a correre con le mani all'aria. << Devo prendere qualcosa! Qualsiasi cosa!! >>.

 

 

<< Delle tempere? >> domandò sconvolto mio padre.

Ci trovavamo nella mia camera, seduti sul piccolo e candido letto. Avevo appena finito di raccontagli tutto.

Io fissai il mio nuovo acquisto con aria malinconica. << Diciamo che non avevo molto il controllo delle mie facoltà mentali, ecco... >> tentai di spiegare. Effettivamente, quella era stata la prima cosa che avevo visto, per cui l'avevo comprata.

Le tempere.

Ma che cosa poteva farci la mamma con delle tempere??

Battei un piede sul parquet, disperata. Era tutto perso. Avevo buttato all'aria il momento perfetto. Ci tenevo così tanto...

Quasi non mi accorsi di aver iniziato a piangere, ma poi mi asciugai le lacrime con la mano, tentando di non darlo a vedere a Edward. Come se fosse possibile...

<< Già, non puoi nascondermi niente, dovresti averlo imparato! >> mi ammonì, con voce dolce. Senza quasi accorgermene, mi ritrovai tra le sue braccia, cullata.

<< Cosa posso fare? >> gemetti.

Lo sentii sorridere. << Nessie... >> mi chiamò. << L'unica cosa che tua madre desidera sei tu. Il tuo amore. Le vuoi bene vero? >> chiese.

<< Certo che sì! >> risposi subito.

Il suo sorriso si allargò ancora di più. << Allora non hai bisogno di regali. Perché il dono migliore che puoi farle deriva solo da te >> mi spiegò dolcemente.

Io rimasi ferma, senza cambiare espressione. Avevo capito ciò che voleva dirmi, ma non riuscivo comunque a darmi pace. Ma poi il mio sguardo cadde distrattamente sul mio nuovo acquisto e...

<< Papà, credo che mi sia venuto il lampo di genio >> gli comunicai.

Lui, inizialmente, aggrottò le sopracciglia, ma quando vide nella mia mente il piano che avevo creato, la sua fronte tornò completamente piatta. << Oh... >> sussurrò, prima di regalarmi uno dei suoi sorrisi sghembi. << Davvero una bella trovata, Nessie! >> si congratulò.

<< Grazie. E, per favore, potresti tenere lontana la mamma fino a domani? >> chiesi.

Lui ammiccò e poi si dileguò a velocità disumana fuori dalla nostra casetta.

Appena non riuscii più a percepirlo, scattai. Dovevo pur procurarmi il regalo perfetto, no?

 

 

Mi ritrovai con la testa malamente adagiata sul tavolo e, più precisamente, sopra il mio dono. Avevo impiegato tutta la notte per finirlo e, nonostante non fossi un genio in quel tipo di attività, devo dire che il risultato fu soddisfacente. Avevo gli occhi appannati per via del sonno, ma nonostante ciò mi costrinsi a girare e rigirare per tutta la sua lunghezza, altezza e diametro il frutto del mio lavoro.

Del lavoro di una notte intera...

Meglio non pensarci, mi avrebbe solo fatto venire più sonno. Dopo un lunghissimo sbadiglio, cercai un orologio. Segnava le otto e mezzo di mattino del 9 Maggio. Un sorriso spontaneo crebbe sulle mie labbra. Finalmente, il giorno era arrivato.

Con un mezzo sorriso entrai in camera mia per cambiarmi. Avevo ancora i vestiti del giorno prima.

Successivamente tornai nella sala, dove adagiai il mio regalo su di un cavalletto, coprendolo con un velo bianco. Quando poi mi guardai in giro, notai con sgomento che tutto era in disordine e il tavolo – insieme al pavimento – era macchiato dalla tempera. Velocemente iniziai a pulire, quasi con foga. Avevo sempre odiato fare le pulizie di casa, ma quello era un momento diverso. Speciale.

E doveva essere tutto perfetto.

Sentii delle risate cristalline sopraggiungere alle mie orecchie. Riconobbi immediatamente le risa dei miei genitori. Subito le mie mani abbandonarono la scopa, facendola cadere sonoramente sul pavimento.

Le teste dei due sposini scattarono verso di me. Appena mi vide, la mamma fece un sorriso raggiante, al quale ricambiai. << Tesoro! Finalmente, è da ieri mattina che non ti vedo! >> esclamò, per poi abbracciarmi. Io ricambiai l'abbraccio, senza però risponderle. Non sapevo che dire.

<< Ora è meglio che io vada da Esme. Devo farle gli auguri >> spezzò il silenzio Edward, che ci fissava con un sorriso.

Io mi sciolsi da quell'abbraccio, guardando con gratitudine mio padre. È andato tutto per il meglio grazie a te. Ti voglio bene. Aggiunsi mentalmente.

Lui mi fece l'occhiolino.

Non mi ero affatto accorta che Bella aveva assunto un aria quasi intimorita. << Oddio, non dirmi che è il suo compleanno perché, se no, me ne sono completamente scordata! Non le ho neppure comprato il regalo! >> si disperò subito.

Io sorrisi sotto i baffi. A quanto pare non si ricordava che giorno era.

<< Tranquilla, Bella, non è il suo compleanno... poi ti spiegherà tutto Renesmee >> rispose evasivamente, prima di scomparire dalla nostra vista.

A quelle parole, la mamma si girò verso di me, con uno sguardo sospettoso. << C'è qualcosa che devi dirmi? >> chiese. La voce rispecchiava in pieno la sua espressione.

Io sorrisi furbamente, come di una che la sapeva lunga. Presi mia madre per le spalle, invitandola a girarsi verso il cavalletto. Lei lo fissò per qualche secondo, un po' interdetta. << Cos'è? >>.

Il mio sorriso si allargò ancora di più. << Togli il velo... >>.

Dopo qualche attimo di esitazione, la mamma tese incerta la mano verso il cavalletto, toccando poi il tessuto con tutta la mano, sollevandolo.

Scorse il mio regalo e, dopo che lo ebbe scrutato per bene, lasciò cadere il velo per la sorpresa.

<< Buona festa della mamma... >> esclamai dolcemente, mentre i suoi occhi erano ancora intenti a fissare l'oggetto davanti a sé.

Il mio regalo. Il lavoro di una notte intera. Il risultato del percorso tracciato dalla mia mano.

Il mio quadro.

100x100 di puro amore, rispetto e gratitudine.

Gratitudine per avermi dato la vita. Per avermi dato la possibilità di essere felice. Perché aveva lottato per fare in modo che io venissi al mondo. Perché lei era stata disposta – e lo era tuttora – a scambiare la sua vita per la mia.

Una mano tremante raggiunse quella superficie piatta e liscia, tracciando i contorni della donna sorridente che vi era raffigurata, per poi spostarsi a desta, dove predominava la figura di un pancione, stretto in modo protettivo da due mani. Due mani di mamma.

E infine, le sue dita sfiorarono la scritta al fondo del dipinto, iniziando a tremare.

Per te... mamma.

Si lasciò scappare un singhiozzo, leggendole. Fu in quel momento che la feci girare verso di me. La sua espressione era terribilmente commossa. Di sicuro avrebbe pianto, se non fosse stato per la sua natura.

<< Mamma... >> iniziai. << Volevo semplicemente ringraziarti >> finii dolcemente, accompagnata da un sorriso.

Lei mi fissò confusa, senza capire.

Le rivolsi lo sguardo più dolce che potei. << Grazie. Grazie per avermi permesso di essere tu figlia. Grazie per avermi dato la possibilità di chiamarti “mamma”. E grazie per essere mia madre, colei che mi ama più della sua stessa vita. Grazie... sono contenta di essere tua figlia >> terminai, con le lacrime che ormai mi rigavano le guance.

Entrambe rotte da una serie di singhiozzi, si abbracciammo. Io scoppiai in un pianto commosso . Commosso e felice.

Ero lì, insieme a mia madre. Nient'altro importava. Né regali né giorni prefissi.

Solo io e lei. E questo bastava per rendere quel momento perfetto.

<< Renesmee Carlie Cullen... >> mi chiamò la mamma, utilizzando il mio nome completo. Io tornai a guardarla, cancellando con la mano le lacrime. Il suo volto, perfetto e pallido, mi fissava con un sorriso... da mamma.

<< Il miglior regalo che potessi farmi eri tu. Grazie. Grazie per avermi dato l'onore di averti... >> sussurrò, facendomi creare una nuova serie si singhiozzi.

<< Grazie... >>.

   
 
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