Appearances
Capitolo 1
I was thinkin about her, thinkin about me.
Thinkin about us, what we gonna be?
Open my eyes, yeah; it was only just a dream.
So I travel back, down that road.
Who she come back? No one knows.
I realize, yeah, it was only just a dream.
When I be ridin man I
swear I see her face at every turn.
Tryin to get my usher over, I can let it burn.
And I just hope she notice she the only one I yearn for.
Oh I miss
her when will I learn?
Just a Dream {Nelly
Le luci si spensero di colpo.
Clik.
La tensione era alle stelle, l'adrenalina
scorreva veloce nelle mie vene, sentivo i battiti del mio cuore rimbombare
nella mia testa, il respiro era accellerato
e veloce, la testa mi girava, nel giro di pochi minuti, o forse secondi,
l'avrei visto.
Avrei visto lui, Justin.
Avrei visto il suo splendido volto, i suoi
splendidi capelli, il suo splendido atteggiamento...
Stavo provando decisamente troppe emozioni, ero
così...felice.
Già, felice.
Per la prima volta dopo anni, dopo la morte di
mia madre, mi sentivo così umana, così normale.
Era da tempo che non provavo quella voglia di
continuare a vivere, a lottare per qualcosa. Anche se inutilmente.
Mi ricordo che mia madre un giorno mi disse di
inseguire i miei sogni, qualunque fossero, mi aveva ripetuto un miliardo di
volte di non perdere mai la speranza e di non lasciarmi intimorire dagli
ostacoli che intralceranno la mia strada...
Io le credevo, avevo buoni progetti, poi...,
morì.
E da lì tutte le mie speranze, i miei sogni, i
miei desideri scomparvero come le case con una fitta nebbia.
Dopo la morte di mia madre mi chiusi in me
stessa, creaii una mia dimensione, un posto tutto mio, pieno di felicità e
sorrisi rubati.
Lo nascosi dentro il mio cuore, le bugie e le
lacrime mi aiutarono a tenerlo ben nascosto.
Per me era un bene, anche se sapevo che il mio
luogo "magico" era solamente
finzione, con l'unico scopo di illudermi e di tenermi lontana dalla realtà. Io
mi accontentavo, non mi interessavo degli effetti negativi che si sarebbero riversati
negli anni avanti, mi bastava avere quelle meravigliose illusioni, seppur
futili, di una vita felice, assieme ad una mamma dolce e disponibile, un padre
gentile e sorridente e un fratello con gli occhi felici.
La mia bolla di felicità durò ben poco, passarono
due anni dalla morte di mia madre che, con l'avanzare del tempo, mio padre
tornava a casa sempre più ubriaco.
All'inizio pensavo fosse un bene che si
ubriacasse, ero una bambina ancora, lo vedevo sempre con la barba sfatta, le
mascelle arrossate e felice.
Era felice, almeno lui. Era divertente vederlo
ubriaco, era sempre lì a ridere e cantare a squarciagola canzoni passate...
Io e Evan ci mettavamo sempre a spiarlo, era
divertente, fino a quando...
-Ehi! Stai bene?- Una voce un po' preoccupata
raggiunse il mio orecchio sinistro.
Non feci in tempo a capire il perchè di quella
domanda che mi accorsi di essermi messa a piangere, lacrime gelide e calde allo
stesso tempo scendevano feroci giù dalle mie gote.
Con le dita ne sfiorai una, era morbida e
bagnata.
Poi mi ricordai della voce che avevo sentito,
lentamente mossi il viso da su a giù, formulando un sì silenzioso.
Girai la testa verso chi aveva parlato, non si
vedeva molto bene, le luci ormai erano spente, e solo le stelle del soffitto
illuminavano la grande stanza.
Se gli occhi non mi ingannavano quello a parlare
era stato un ragazzo che probabilmente si era seduto dopo che le luci si erano
spente, altrimenti l'avrei visto.
-S...Sì grazie- Farfugliai timidamente.
Clak. Clak.
Venni distratta da alcuni rumori.
Le luci sul palco si accesero mentre due signori
stavano posizionando una sedia e un microfono sopra il palco.
Il mio cuore accelerò i battiti.
Ci siamo.
Tra poco l'avrei visto.
-Sei sicura di star bene? Non sembrerebbe
guardandoti in faccia.-
Scocciata prestai attenzione all'individuo a me
vicino.
Questa volta riuscii a capire qualcosa di più
della sua semplice sagoma.
Era un ragazzo sui sedici anni, capelli castani e
lisci ed un ciuffo che gli cadeva sugli occhi scuri.
Aveva una faccia preoccupata e questo lo rendeva
dannatamente carino.
Poi mi resi conto di non avergli dato ancora una
risposta...
-Ehm...Sì sto bene- Sorrisi timidamente,
spostandomi un ciuffo di capelli che mi era caduto sugli occhi, -Grazie-.
Sorrise dolcemente per poi girarsi e mettersi a
parlare con qualcuno vicino a lui.
Che maleducato.
Infastidita ritornai ad osservare il palco.
I tecnici ormai erano spariti, al loro posto
c'era uno sgabello e un microfono.
Mi persi nei miei pensieri, quando...
-...E poi booomm!!- Scocciata posi le mie
attenzioni verso il ragazzo di prima, che stava avendo una sonora conversazione
con il suo vicino di posto.
Stava ridendo. Ed era tremendamente bello. Aveva
un maglia bianca che metteva in risalto i suoi splendidi capelli ed una collana
a forma di...cuore?
Probabilmente sarà stato un regalo della sua
ragazza...
-Prova, prova.- Mi voltai di scatto verso il
palco, un signore in giacca e cravatta stava cercando di avere un po' di
attenzioni dal pubblico, quando sembrò avercene iniziò...
-Buona sera signori e signore! Sono Paul Evans in
diretta dal Balboa Theatre, oggi è la notte della BBC. Ovvero la notte delle
aste. Vi spiego il programma della serata: Ci saranno vari cantanti e, chi
offrirà di più, tra voi del pubblico,
avrà l'onore di avere uno di loro a vostra disposizione per un giorno
intero!-
Paul prese fiato e sorrise sornione verso la
grande platea.
-I cantanti che si sono offerti di farsi comprare
da voi per beneficenza, perchè vi ricordo che TUTTO -Enfatizzò sulla parola
"tutto"- Il ricavato andrà alle popolazioni del Terzo Mondo, sono:
Taylor Swift, Selena Gomez, Cody
Simpson, Lady Gaga, Usher e, per finire, Justin Bieber-.
Fece una pausa d'effetto, per poi continuare:
-Bene, penso si possa iniziare allora!... Sono Paul Evans, qui al Balboa
Theatre,
Ci fu un silenzio assordante che durò poco più di
due minuti poi, ecco, si sentirono le leggere note di una canzone, la musica si
faceva sempre più alta e corposa, solo allora riuscii a capire che canzone era,
Love Story. A confermare il mio sospetto fu lei, Taylor Swift. Era bellissima,
i suoi capelli biondi erano raccolti in una treccia disordinata, indossava un
vestito di velluto verde muschio che le faceva risaltare la pelle candida e il
fisico magro e slanciato. Era davvero splendida. Iniziò a cantare, la sua voce
era limpida e bella. Guardai la sua faccia mentre cantava. Vedevo nei suoi
occhi la determinazione di voler fare il meglio possibile, vedevo la voglia di
fare qualcosa di incisivo, di costruttivo nei cuori della gente. Vedevo quello
che avrei voluto vedere in me...
Quando finii, fu il turno di Selena Gomez, anche lei, come la sua collega, era
splendida. Aveva un vestito bianco che faceva risaltare la sua pelle ambrata e
il suo volto latino.
Mi sentivo così sciatta ed inutile davanti a
loro, così perfette.
Io cosa avevo in più di loro? Niente.
Avevo solo la bellezza. Nessun talento. Nessun
pregio. Solo apparenza.
Il tempo passò velocemente, dopo Selena Gomez fu
il turno di Cody Simpson, Usher e Lady Gaga
e, dopo di lei ci fu una breve pausa. Accesero le luci.
La tensione era altissima, il cuore mi stava per
esplodere. Troppe emozioni mi stavano invadendo e scombussolando il cervello,
ed il cuore.
-Ehi, non piangere- Era lui, il ragazzo carino di
poco prima.
Tirai su con il naso e mi spostai frustata una
ciocca di capelli dagli occhi.
-Non sto piangendo- dissi decisa.
-Uh,uh. Certo.-
Disse ridendo.
Lo fulminai con lo sguardo e questo fece
arrestare le sue risate.
-Dai- Sorrise incoraggiante -Qual'è il problema?-
-...Justin-
-Ahia. Bieber scommetto...Ma cos'ha di speciale
questo ragazzo? A me sembra come tutti gli altri ragazzi della Terra, un adolescente
con pregi e difetti-.
-Normale? Lui? Ma non farmi ridere!- Dissi
sarcastica.
-Ti assicuro che è normale. E vuoi sapere un
segreto?- Mi guardò dritto negli occhi e questo mi fece annuire stupidamente
-Dorme con un peluche a forma di cammello- Rise. La sua risata era splendida.
-Certo e dimmi, come fai a saperlo?-
Sembrò pensarci su,- L'ho visto-
Questo mi fece ridere a crepapelle.
-Okay,okay. Mi arrendo. Justin Drew Bieber è un
ragazzo normale con pregi e difetti-.
Mi sorrise, di nuovo. Mi piaceva quando
sorrideva.
-Piacere di conoscerti ragazzo buffo, sono
Megan.- Gli tesi un mano che lui strinse
prontamente.
-Piacere di conoscerti, ragazza dal sorriso
splendido- Arrossii di colpo. Mi dicevano spesso che avevo un sorriso carino,
ma sentirselo dire da lui era piuttosto imbarazzante..-Sono Chaz-
Chaz. Che nome familiare...
Le luci si spensero gradualmente e questo mi fece
distogliere l'attenzione da Chaz al palco.
-Ci siamo- Sussurrai.
Il silenzio e l'attesa invasero la stanza.
E poi, ecco, sentivo delle note. Erano belle
forti e rimbombavano nella grande sala, ma di lui, nemmeno l'ombra.
-There's gonna be one less lonely
girl
One less lonely girl
There's gonna be one less lonely girl
One less lonely girl
How many I told you's
And start overs and shoulders
Have you cried on before
How many promises be honest girl
How many tears you let hit the floor
How many bags you'd packed
Just to take'em back, tell me that
How many either or's
But no more,
If you let me inside of your world
There'll be one less lonely girl....-
Sentivo la sua voce ma non riuscivo a vederlo.
Ero così disperatamente in ansia che iniziai a
piangere, di nuovo.
Delle ragazze dietro di me urlarono dalla gioia,
ma le proteste di alcune persone le fece tacere.
Sentivo la sua voce, la canzone andava avanti e
con lei la sua voce. La voce di Justin.
Poi lo vidi.
Era in un angolo della stanza, non nel palco.
Stava avanzando verso di me.
Era così splendido che i miei occhi stavano
incominciando a pizzicare da quanto stavo cercando di fermare le lacrime.
Fece un passo, poi un altro, si stava avvicinando
sempre di più, mi era davanti.
Stavo cercando il suo sguardo quando lui sorrise e fece un altro passo, superandomi.
Sentii dietro di me una ragazza urlare e poi la
vidi passarmi accanto, mano nella mano con Justin, diretta al palco.
Si sedette sullo sgabello, felice ed emozionata,
guardava dietro di me sorridente, probabilmente facendo vedere alla sua amica
quanto fortuna era stata.
Ed io intanto stavo morendo.
Il mondo mi stava crollando addosso. Mi ero così
illusa che Justin avesse scelto me, proprio me, che ora mi sentivo sciogliere.
Ero così arrabbiata con me stessa che ormai non
prestavo più caso a quello che mi stava succedendo intorno che non mi resi
conto che una mano si era appoggiata alla mia spalla.
Tremavo così forte che non mi resi conto che
qualcuno mi stava chiamando.
Sentivo freddo dappertutto, mi sentivo così
stupida e ridicola ad aver pensato di avere qualche possibilità con Justin...
Chi ero io? Nessuno. Io non ero nessuno.
Solo una ragazza normalissima, senza sostanza.
Nessuna felicità aveva avuto spazio nel mio
cuore, solo pochi momenti di beatitudine aveva invaso la mia vita.
La tristezza ormai faceva parte della mia
esistenza. Le favole non esistevano, me
ne rendevo conto solo adesso. Il "vissero felici e contenti" era
stato inventato solo per fare addormentare i bambini quando non aveva alcuna
intenzione di dormire.
Freddo, freddo e illusioni. Ecco come mi sentivo
o cosa sentivo.
Ed era strano pensare di avere qualche
possibilità con qualcosa di impossibile.
Perchè, che stupida che ero stata, la felicità
non è per tutti. Almeno non per me.
Stavo piangendo. Piangendo silenziosamente.
Volevo urlare il mio dolore al mondo. Ma questa volta mi limitai a sorridere
alla persona in ansia per me alla mia sinistra ed ad alzarmi.
Mi alzai lentamente dalla poltrona, tutta la
gente nella grande sala mi guardava incuriosita, ma non mi importava. Non ero
così masochista da rimanere in una stanza dove il mio sogno stava per
disintegrarsi sempre di più. Feci lentamente due passi per poi mettermi a correre
sempre più veloce, non volevo avere più niente a che fare con
Non volevo più avere niente a che fare con Justin
Drew Bieber.
Uscii dal teatro e mi ritrovai in un San Diego
addormentato.
Senza una meta precisa incominciai a correre, più
lontano possibile da lui.
Senza fiato mi fermai, mi trovavo in una stradina
isolata dal resto della civiltà.
Il paesaggio lo componevano case diroccate e
alberelli sgualciti.
Mi sedetti su un marciapiede. La strada era deserta,
d’ altronde era quasi mezzanotte.
Mi strinsi le gambe vicino al corpo, come alla
ricerca di protezione.
L'aria gelida di novembre mi stava spettinando i
capelli. Ma non me ne importava.
Non mi importava di niente in quel momento.
Volevo solo rimanere sola. Sola dagli altri e da me stessa.
Appoggiai la testa sulle braccia ed incominciai a
piangere.
Piangere ormai era diventata un'abitudine.
-Ehi...Perchè sei scappata così?- Alzai di scatto
la testa e mi ritrovai un Chaz preoccupato davanti agli occhi.
-Chaz?- Sussurrai ancora scossa e tremante. Che
ci faceva lui qui?
-Già...Mi hai spaventato sai? Ho pensato al
peggio- Mi sorrise dolcemente. -Sembrerò pazzo ma ormai mi sento molto vicino a
te-. Rise per la mia faccia perplessa.
-Dai, racconta allo zio Chaz perchè sei corsa
via- Mi strizzò l'occhio e mi si sedette vicino.
-Ecco, veramente... preferirei di no...-
Sussurrai. Mi guardò negli occhi e mi sorrise. -Okay-.
Ci fu un momento imbarazzante dove nessuno dei
due seppe cosa dire.
Poi scoppiò a ridere.
-Dovevi vedere la faccia di Bieber quando sei
corsa via-.
-...- Il mio silenzio lo prese come un
incoraggiamento ad andare avanti.
-Ha fatto una faccia del tipo "perchè è...-
-Veramente non mi interessa- lo interruppi io.
-Ah, davvero?- Fece una faccia perplessa, -Prima
sembrava ti importasse di Justin, e anche molto-.
-Sì infatti, ma adesso non sono in vena di
parlare di lui...-
-Capisco...- Disse sussurrando.
Mi guardò negli occhi. -Quindi non ti interessa
più di tanto Bieber? Adesso intendo...-
La domanda che mi fece sembrava molto importante
per lui, mi guardava con aspettativa, come se la risposta che gli avrei dovuto
dare avrebbe influenzato quello che sarebbe successo dopo.
-Ecco...no...- Lo dissi guardando la casa davanti
a noi, parlando piano, come se fosse una cosa segreta, da custodire avidamente.
Poi lo guardai negli occhi, stava sorridendo.
Sembrava stranamente felice.
-Uh. Okay-. Aggiunse prima di mettersi ad
osservare un gatto che in quel momento stava attraversando la strada.
Bip. Bip.Bip.
-Scusa un attimo- Lo guardai con curiosità mentre
cercava qualcosa nella tasca dei pantaloni, quando la trovò, la portò
all'orecchio e rispose:
-Ciao Kenny-
-No, no,...sì...la so la strada, non ti preoccupare
La sua aria era concentrata e assorta nelle parole che dovevano essere quelle
di "Kenny". -Perfetto, adesso arrivo, sì,...Ciao-. Chiuse il telefono
e con aria desolata mi disse -Devo andare-.
Annuii.
-Okay, ciao- Lo salutai muovendo la mano.
-Tu non vieni?-
-No preferisco aspettare qui mio fratello-
-Uh. Hai un fratello?-
-Già, sai lui è uno dei produttori dello
spettacolo, ha organizzato lui la serata- Mentii.
-Wow. Beh allora... ciao!- Disse sorridendomi e
stringendomi la mano che gli avevo offerto.
Fece qualche passo per poi girarsi e tornare
indietro da me.
-Possiamo scambiarci i numeri di telefono?- Si
passò una mano tra i capelli imbarazzato.
Gli sorrisi, -Certo- Prese il suo telefono e io
gli dettai il mio numero.
-Beh allora è stato un piacere conoscerti Megan-.
-E' stato un piacere conoscerti anche per me...
Chaz-.
Ci sorridemmo a vicenda e poi lui se ne andò
dalla parte da cui era venuto.
Forse avevi ragione mamma.
Non tutti i mali vengono per nuocere.
Spazio Autrice:
Salve gente!
Sono V a n n y.
Mi ha fatto molto piacere vedere che questa
storia ha avuto successo tra di voi, lettrici del settore di Justin Bieber.
Spero che questo capitolo sia di vostro
gradimento, ho fatto molta fatica a scriverlo vi avverto.
Ho provato a far sentire la malinconia che Megan
prova nell'aver creduto nei suoi sogni, illudendosi un altra volta, spero di
esserci riuscita.
Comunque vi avverto che questa storia sarà
diversa dalle altre, quindi preparatevi a molti colpi di scena.
Vi auguro buon Natale e Buone feste.
Alla prossima.
V a n n y