Mi
scottava tanto una guancia. Si,la destra,bruciava,ed era rossa come il
fuoco.
La mamma dice che le guanciotte diventano rosse quando piangi,ma io in
quel
momento non stavo piangendo. Forse era la fiamma del camino,che
bruciava lenta
e mi procurava prurito sulla gota. Accarezzai con le manine paffute il
tappeto
rosso sul quale ero seduta,mentre
il
vecchio cane Sebastian era accoccolato dietro la mia schiena per godere
meglio
del calore che proveniva dal camino. Osservavo la mia mamma che passava
velocemente da una stanza all’altra,passeggiava leggera
sempre con il sorriso
sulle labbra e i passi lenti e fluidi come quelli delle fate che ho
imparato a
conoscere nel libri che mi legge il papà prima di andare a
letto. La mia mamma
è la donna più bella del mondo. La sento quando
ride con il mio papà,lui la
stringe con delicatezza lungo i fianchi e le bacia la punta del naso,le
sussurra dolcemente che ha gli occhi più belli che lui abbia
mai visto. Sono
neri,ma no,non neri come il buio,o come la notte. Lo stesso nero che
brilla
anche nell’oscurità,quel nero che luccica
più di mille colori chiari e
splendenti che si illuminano alla luce calda del sole,è un
nero che qualunque
principessa le invidierebbe. E sono allungati,dalla forme morbide quasi
a
ricordare il guscio di una mandorla. Anche il nome della mia
mamma,significa
fiore di mandorlo. Ha un nome buffo,papà alcune volte la
prende in giro per
questo ma poi fanno subito la pace,ma non con il ditino come faccio io
no,loro
si danno un bacio,si abbracciano come se non potessero fare a meno
l’uno
dell’altra. La mia mamma si chiama Hamika Nokasaki,viene da
un paese lontano,mi
ripete nonno Paul,forse Lappone,o Giappone …
Scrive musica. E’ bravissima a suonare il
piano,ama stare seduta davanti
quei piccoli tasti bianchi e neri per ore,dimenticandosi di tutto,anche
di
quello che la circonda. Il papà dice che con le sue mani
crea meraviglie.
Alcune volte mi accoccolo sotto il piano mentre la mamma fa vibrare lo
strumento con la sua forza,e la sua passione,la vedo piangere ma non
faccio
nulla,non posso. Papà Joe dice che io e la mamma abbiamo gli
stessi occhi.
Ripete che hanno la stessa forma,lo stesso colore,la stessa espressione
indifesa. So che alcune volte la mamma deve portare degli
occhiali,anche quando
suona, le stanno bene,ma non ho mai potuto dirglielo. Ci sono tante
cose,che
non ho mai potuto dire. Zia Monica mi sorride,ha il sorriso
più bello del
mondo,con i suoi occhi verdi e tondi come quelli di un cartone
animato,e i
capelli lunghi e dorati,sembriamo così diverse. Mi prende in
braccio,vorrei
dirle di lasciarmi ancora vicino Sebastian,ad ustionarmi la guancia
destra e ad
osservare le lucine colorate dell’albero di Natale nel salone
all’ingresso,ma
non posso. Mi incanta,il Natale. Ci sono tante cose che vorrei dire,per
questa
festa. La mia mamma non festeggia il Natale,dice che sono troppo
piccola per
capire,ma trascorre ugualmente questo giorno con la famiglia di
papà. Adesso
zia Monica mi fa cullare dalle braccia di zio Kevin,mentre aiuta la
mamma a
sistemare il tavolo. Zio Kevin mi fa ridere,perché imita la
voce di Paperino e
Topolino e mi fa il solletico sulla pancia quando vede che non riesco a
sorridere. Un giorno riuscirò a
ringraziarlo,cercherò di fare il
possibile,cercherò di ripetere un grazie per ogni risata che
è riuscito a
procurarmi. Adesso voglio il mio papà,si,voglio stare con il
mio papà. Adoro il
mio papà,è l’uomo più forte
del mondo. Mi accoccolo tra le sue braccia
possenti,sul divano,mentre sento la voce di zio Nick che cerca di farmi
sorridere.
-Ehi
Sarah,ti voglio bene. Buon Natale,stella-
Mi
sussurra il mio papà all’orecchio,un sussurro
destinato a svanire come polvere
senza che possa rispondere. “Ti voglio bene anche
io,papà,buon Natale. Sei
l’uomo che amo” penso nella mia piccola
testolina,lasciandomi cullare dal suo
dolce profumo. Amo il profumo del mio papà,perché
è un profumo speciale,è come
il pulito. Non è un profumo definito,come la vaniglia,o la
frutta,ma lo
percepisci e vorresti portarlo con te per sempre. Tutta la famiglia mi
sorride,vedo
i lunghi capelli neri della mamma fluttuare nell’aria,vorrei
abbracciarla,ma
non posso chiamarla. Papà Joe mi lascia un bacio sulla
fronte,zia Danielle si
inginocchia davanti a me e mi scompiglia i capelli neri,sento il calore
della
sua mano sulla mia testa.
-Ma
lo
sai che sei una bambina bellissima,Sarah?-
Ripete
sfiorandomi la gota con l’indice. Le stringo il dito con una
mano,sorrido
sincera. Voglio bene a zia Danielle. Guardo i regali sotto
l’albero,ci sono
così tanti colori che non riesco a scegliere il mio
preferito,c’è il pacco
rosso,la scatola blu,e una scatola verde più piccola. Voglio
il mio
regalo,voglio giocare con i miei nuovi peluche,e accoccolarmi tra i
nuovi
vestiti caldi. Voglio dimenticare per un momento tutte le cose che ho
da dire.
Mi piacerebbe parlare con Gesù,almeno nel giorno del Santo
Natale. Nonna Denise
dice che nel giorno del Natale,Gesù bambino è
più vicino a me di quanto possa
pensare. Forse lui può rispondermi,forse sa le cose giuste
da dire. Però è un
bambino anche lui,e cosa ne sa lui delle cose da grandi?Mamma dice che
ci sono
troppe cose da grandi che non posso capire,forse non le
capirà nemmeno lui.
Adesso papà mi solleva,poggio la testa sulla sua spalla
morbida,è così caldo.
Siamo tutti attorno al pianoforte,stiamo bene,cominciamo a cantare le
canzoncine di Natale come ogni anno,mamma si muove veloce su quei tasti
come se
li conoscesse meglio di se stessa. “Ti voglio tanto bene
mamma,ci sono io”
vorrei sussurrarle,almeno in questo giorno che papà dice sa
di magia. Mi
arrampico sulle spalle del mio papà,guarda ancora
l’albero di Natale,con le sue
lucine colorate. E’ così bello,brilla come una
piccola stella. Rimango
incantata ad osservare le lucine colorate,ancora una volta,adoro tutto
ciò che
brilla. Tendo la mano,ma non riesco a toccarlo,mi sento così
piccola per fare
troppe cose,troppo piccola rispetto alle cose da grandi. Sono come
quell’alberello con le lucine che brillano,sto in silenzio
mentre tutti mi
ammirano,eppure l’alberello sembra stare bene,è
così verde. Forse sono troppo
capricciosa. “Papà,sono capricciosa?”
Vorrei chiedergli,ma non posso,e mi
limito ad avvolgere il suo collo roseo con le mie braccia fragili.
-Ehi
Sarah,che c’è?-
“Buon
Natale papà,vi voglio bene” penso mentre la sua
mano mi accarezza delicata la
nuca,inspiro un po’ del suo profumo,mi lascio cullare dai
suoi movimenti lenti.
Forse un giorno riuscirò a parlare,ma per adesso non ancora.
Forse Gesù bambino
è così impegnato a dare conforto ai bambini meno
fortunati di me,e pensa che io
sia egoista. Gesù bambino sa quanto cosa ho da dire,forse
non è ancora il
momento giusto per parlare. Forse un giorno riuscirò a
cantare anche io attorno
al pianoforte,mentre la mamma crea la sua magia con le dita lunghe e
magre.
Forse un giorno riuscirò a dire al mio papà che
amo il suo profumo,che non deve
cambiarlo mai,e riuscirò a dirgli che gli voglio bene,ma non
è ancora il
momento. Forse un giorno riuscirò a dire alla mamma che sta
bene con i suoi
occhiali,e che amo la ninna nanna che mi ha composto per quando non
riesco a
dormire. E forse un giorno,riuscirò anche a ringraziare
tutti per i regali che
sono sotto l’albero. Però non è ancora
il momento,perché la piccola Sarah non è
capace a parlare,la piccola Sarah ha sei anni e non sa come si parla.
Però ha tante
cose da dire,bambin Gesù,la piccola Sarah ha tante cose da
dire.
Nota
Dell'Autrice: Buon
Natale a tutti!Siamo al 25 Dicembre,e per quanto mi è stato
possibile,ecco a
voi un piccolissimo regalo fatto con il cuore.La dolce Sarah ci
accompegnerà in
un piccolo viggio nel suo cuore,alla ricerca dei sentimenti che
purtroppo non
riesce ad esprimere.Non voglio rattristarvi,voglio soltanto aprire i
vostri
piccoli cuori a un nuovo mondo di affetto e una nuova forma di
festeggiare.
Ancora tanti auguri,e grazie <3