Questo è un omaggio al Natale, ai meravigliosi personaggi per cui ho plasmato questo racconto, e a tutto ciò che questi giorni rappresentano per me: alla rivincita dell'amore, alla bellezza della felicità, al diritto di sperare, ad ogni costo e con ogni mezzo. Allo splendore invincibile di un happy end.
December Hope
Non
ricordava più che i cieli della Terra fossero
così vicini.
Nel
tardo pomeriggio del deserto, il bagliore sbiadito delle nubi feriva
quasi lo sguardo, invadendo i volumi nitidi ed efficienti della
Stazione, inghiottendo ogni altezza e ogni luce; era un cielo esausto
e greve, ancorato alla terra fino a confondersi con le sue nebbie:
non precipitava da vette siderali e incorporee, ma sembrava esalare
dalle grotte e dalle caligini del mondo stesso Dopo tanto tempo, quel
cielo tanto tangibile e imperfetto, così accessibile,
così umano,
gli pareva opprimente, e segretamente alieno.
Non
era rimasto più nessuno, ormai: la piattaforma d'atterraggio
era
vuota e nuda, sospesa in un silenzio assente e paurosamente immobile;
gli orli opachi dei magazzini, smussati dalla pesante, bianca
foschia, si confondevano nella lontananza. La strada alle sue spalle,
l'ampia via sinuosa che conduceva all'aeroporto e al resto del mondo,
era deserta e muta da ore.
In
piedi sull'orlo dell'asfalto, Leonard respirava il pallore gelido
dell'aria, osservando il quieto gigante di acciaio abbandonato al di
là del campo.
Dopo
cinque anni, l'Enterprise, l'immensa nave che era stata il suo
rifugio, la sua certezza e la sua esistenza, aveva compiuto la sua
ultima discesa, adagiandosi con un fruscio poderoso e gentile sulla
vasta piazza d'armi della Base. Gli uomini che aveva chiamato amici,
confidenti, alleati erano scrosciati fuori, in un fiotto
incontrollabile che aveva svuotato improvvisamente quella grande
madre di metallo e l'aveva indotto a pensare a tremuli rivi di sangue
che abbandonano il corpo cui appartengono, come se il mondo li
pretendesse troppo in fretta, con troppa violenza. I parenti si erano
abbattuti in un tumulto fragoroso su ognuno di loro, sommergendoli
nei pianti e nelle braccia e trascinandoli via in un unico sciame
festoso. Molti erano venuti a salutarlo: Uhura gli aveva
affettuosamente ma fermamente intimato di trascorrere al più
presto
qualche giorno dalla sua famiglia, posandogli le sue labbra calde e
sicure sulla fronte, in un saluto lieve e materno che sembrò
quasi
una benedizione; Scotty l'aveva avviluppato singhiozzando in una
stretta spaventosamente energica, sistemandogli poi tra le mani una
bottiglia del brandy scozzese che avevano portato i suoi zii; Jim gli
aveva proibito con solenni, bonarie minacce di chiamare quel momento
un addio, e l'aveva abbracciato a lungo, senza aggiungere altro, ma
permettendogli di percepire sulla pelle le lacrime che gli
annebbiavano gli occhi. Tutti avevano riso, si erano scambiati
promesse e rassicurazioni, si erano stretti ancora un istante negli
intrecci che avevano tessuto in quel tempo, ed infine si erano
allontanati, sciogliendo dolcemente i vincoli, avviandosi quietamente
verso il nuovo ruolo delle loro vite.
Il
dottor McCoy aveva aspettato per due ore.
Avevano
deciso di ritrovarsi lì, dopo lo sbarco, non appena Spock
avesse
portato a termine le sue ultime incombenze di Primo Ufficiale;
avevano stabilito di incontrarsi in quell'angolo, di concedersi un
momento privato per confermare ciò che avevano discusso, per
lasciare il campo insieme, per infondersi forza l'un l'altro nel loro
modo silenzioso e segreto. Non era stata un' intenzione improvvisa:
come quasi tutto nel loro legame, l'avevano deciso gradatamente,
accuratamente, con quella naturale, accorta delicatezza che nessuno
avrebbe mai sospettato in loro; l'avevano stabilito durante le
nascoste, complesse conservazioni in cui scivolavano nell'infermeria,
mentre lui si dedicava con sereno disinteresse al caos delle sue
pratiche, o nel familiare candore dei laboratori, quando si
ritrovavano a lavorare fino ad ore impossibili per qualche oscura,
inderogabile ricerca. Avevano parlato a lungo, nelle lente notti
mormoranti dell'Enterprise, degli anni che li attendevano, di dove
sarebbero andati dopo la fine della missione, dei progetti che
avrebbero potuto realizzare;con una voce sorridente e insolitamente
vulnerabile, appena arrochita dal suo molle accento del Sud, gli
aveva descritto gli azzurri, lucenti acquitrini della sua patria, le
sue primavere opulente e grevi di fiori, le piane immense e dorate di
sole della terra in cui era cresciuto: e lui lo aveva ascoltato, con
la compostezza sciolta e fiduciosa che si concedeva forse solo con
Leonard, ed era stato un piacere struggente e prodigiosamente intimo
condividere di nuovo con qualcuno le memorie e le visioni che aveva
difeso selvaggiamente durante tutti i suoi viaggi.
Poi
una sera, mentre osservavano le vampe scintillanti di una galassia
nel gentile rollio della nave, gli aveva proposto di venire ad
abitare con lui sulla Terra, in Georgia, e gli era quasi sembrato
che, davanti al suo energico, emozionato gesticolio, gli occhi del
Vulcaniano si fossero riempiti dell'affetto inestirpabile e
teneramente rigoroso che gli aveva visto rivolgere a sua madre e a
pochi altri. Lui aveva aggiunto subito che certamente sarebbe stato
difficile trasferirsi in un mondo così differente e
bizzarro, che
non aveva la minima intenzione di costringerlo ad alcun sacrificio,
che avrebbe compreso perfettamente se avesse voluto invece ritornare
a Vulcano e a tutte le opportunità che incarnava; ma Spock
si era
limitato a guardarlo un istante, con la sua assorta, silenziosa
concentrazione, e ad annuire infine con un singolo cenno solenne,
domandandogli semplicemente di cominciare a fornirgli informazioni
sulla sua città e il suo mondo. E finalmente, Leonard McCoy
si era
permesso di iniziare ad indugiare in vaghe fantasticherie di
quotidianità, di immaginare i lavori con cui avrebbero
dovuto
sistemare una casa, di cominciare a delineare con dita delicate,
esitanti le architetture e le coordinate di una vita in comune. Dopo
tanto tempo, aveva intrecciato ancora il suo futuro a quello di un
altro individuo; dopo tanto tempo, i suoi sogni appartenevano anche a
qualcun altro. Era una sensazione sconvolgente, terrificante e
spaventosamente azzardata, ma al contempo aveva sciolto il nodo
doloroso e tenace che gli aveva avvolto il cuore fin dal suo
divorzio, perché sapeva che le braccia austere e accorte a
cui aveva
affidato quei sogni li avrebbero custoditi con ogni stilla della loro
stoica, incrollabile lealtà.
Ma
ora, ora che doveva nascere davvero tutto ciò che avevano
immaginato, intorno a lui non c'era nessuno; non c'era nessuna
slanciata, fiera figura che camminasse a passi discreti e compassati
verso di lui, nessun profilo alieno e familiare pronto a voltarsi al
suono della sua voce. Nel giorno in cui un ciclo si esauriva e un
altro doveva cominciare, nel momento sospeso e senza significato in
cui si sentiva più perduto e più vulnerabile,
intorno a lui non vi
era che l'asfalto opaco del campo, e nebbia fredda e lontana.
Con
gli occhi invasi dal grigio, ricordò la sera in cui si era
ritrovato
in una casa improvvisamente sola, spenta di suoni e di odori, il
biglietto breve e rabbioso gettato sul tavolo della cucina , il mazzo
di calie, comprato in un fiducioso, lieve gesto di riconciliazione,
che si infrangeva al suolo nei suoi stessi petali. E quella
sensazione, quel vuoto atroce e smarrito che gli aveva gridato nelle
tempie e nel sangue, quell'assenza muta e brutale che ora gli stava
strappando il respiro. Era stato ingenuo, a quel tempo, e lo era
stato anche ora. Spock era un Vulcaniano, una creatura che aveva
conosciuto luoghi straordinari e apparteneva ad un mondo remoto e
leggendario, un futuro ambasciatore che avrebbe incontrato genti
inimmaginabili e viaggiato fra distanze vertiginose: non avrebbe mai
potuto vivere tra i dolci confini di granturco e terra della sua
Georgia, chiamare casa una solida villa bianca con qualche colonna di
legno e un dondolo sul portico; non avrebbe mai potuto essere
disposto a combattere le insidie dello spazio, a sfidare i pericoli
che lo aspettavano solo per tornare a quel suo piccolo sogno
testardo. La stessa desolata, sofferente amarezza di quella notte
lontana gli bruciò improvvisamente la gola, come un' ombra
avvelenata e vischiosa, come un grumo di lacrime marcite: vide
Jocelyn, e vide Spock, mentre si allontanavano, inesorabili,
irraggiungibili, con le loro schiene indistinte così
differenti, e
tuttavia gemelle nell'amore che lui vi infondeva e nel rifiuto di
ghiaccio con cui lo spezzavano. Vide cupi occhi profondi indurirsi
nella rinuncia calma e senza compassione che aveva scorto sul volto
del suo primo amore, mani agili e snelle, solide come legno,
contrarsi gelosamente, per impedirgli anche un ultimo tocco. Scorse
passi lenti, mortalmente civili che lo abbandonavano piano,
riecheggiando gli schiocchi di tacchi di molti anni prima. Di nuovo,
nonostante tutto il suo dimenarsi e il suo sbraitare, non era
riuscito a proteggere ciò che aveva salvato dalla pioggia e
dalla
polvere; di nuovo, la sua illusione si sarebbe infranta,
precipitando, e le sue schegge gli si sarebbero conficcate nella
carne.
In
quel momento, una parte profonda di lui, un frammento intangibile ma
necessario quanto le sue ossa e i suoi organi, crollò: il
dottor
McCoy si accasciò sull'orlo del campo, abbandonò
il volto tra le
mani, e pianse.
Pianse,
perché si era lasciato beffare ancora dalla dolcezza feroce
di una
speranza.
Pianse,
perché i progetti vaghi e vividi che erano sbocciati in quei
mesi
nella sua mente, e che quasi non aveva confessato a sé
stesso, ora
sarebbero avvizziti fino a spegnersi.
Pianse,
perché non era riuscito ad accarezzare un'ultima volta
quelle
ciocche folte e pesanti come seta grezza.
Pianse,
perché di nuovo qualcuno aveva deciso che il suo cuore non
era un
motivo sufficiente per cui combattere.
Uno
scricchiolio di passi risuonò alle sue spalle. -Dottore,
sebbene io
sia ormai ampiamente avvezzo alle inspiegabilmente illogiche reazioni
umane, posso chiederle come mai stia piangendo?- .
Il
volto di Leonard si sollevò di scatto, con un sussulto
sospeso che
parve raggelare anche i suoi singhiozzi. Quella voce; quella voce
fluida, nitida, tersa come il turchese spoglio del cielo di un
deserto e che però, per pochi, poteva trasformarsi nella
carezza
rigenerante e preziosa di un vento caldo. Non era possibile che
l'avesse di nuovo sentita; non l'avrebbe più udita, da
quando ne
aveva colto il garbato, corretto ringraziamento sul ponte della nave,
prima che il loro equipaggio si infrangesse in centinaia di vite,
prima che quel timbro inconfondibile sfumasse nel brusio multiforme e
senza volto del mondo. Eppure quella cadenza aveva appena scalfito
l'aria gelida di Dicembre, modellandola in arabeschi familiari, e
danzava ancora nel freddo, e sulla sua pelle.
Bones
si voltò d'improvviso, spalancando i grandi occhi
insanguinati; e
quando incontrarono l'alta figura ritta contro le nebbie, fu come se
tutto il cosmo si mescolasse, e lo incastonasse in un' altra
geometria.
-Spock!-
gridò, il viso sconvolto da uno sbalordimento quasi
violento:-Sei...sei proprio tu?- .
Il
sopracciglio del Vulcaniano si sollevò nella sua proverbiale
espressione di sconcerto; ma dietro il tono beffardamente clinico
trasparì un sorriso lieve, l'ombra di un affetto che
intiepidì la
curva della sua bocca, e avvampò dolcemente nelle polle
severe del
suo sguardo. - Conosce molti altri mostriciattoli dal sangue verde,
Dottor McCoy?-.
Leonard
schiuse le labbra in un sorriso vacillante, e una risata
tentò di
traboccargli dalla bocca; ma sotto la percezione concreta della
figura che gli stava davanti, sotto il peso del primitivo, stordente
riconoscimento che gli attanagliava il sangue e le ossa, d'improvviso
si spezzò, infrangendosi in un turbine di secchi singhiozzi
brutali,
trasformandosi inaspettatamente in una tempesta di singulti troppo
elementare e troppo viscerale per essere pianto. Scosso da sussulti
irrefrenabili, sgraziati, furiosamente vivi si slanciò in
piedi, e
si avvinghiò al collo del Vulcaniano con il bisogno
terribile del
primo respiro di un naufrago riemerso dal mare, stringendolo con
forza selvaggia. Inspirando in rapidi strattoni frenetici, per
qualche istante poté solo percepire, come altrettante
inconfondibili
carezze, il lento, costante sollevarsi del petto premuto contro il
suo volto, il sentore sbiancato e fragrante, quasi di sabbia, di quel
corpo, tutti i dettagli che gli strappavano quei tremiti devastanti,
ebbri di conforto, ciechi e atterriti quanto quelli di un uomo ferito
a morte.
-Dannazione,
Spock, dannazione...- mugolò, mentre lunghe braccia snelle,
come
scivolando in impronte invisibili plasmate per loro, si posavano
sulla sua schiena. -Dannazione, sei qui, maledetto goblin. Sei qui.-
.
I
tratti affilati del Primo Ufficiale, fino a quel momento soffusi di
un'impalpabile preoccupazione, si incresparono ora in un vago
cipiglio di confusione :- Dottore,vi sono forse altri luoghi nei
quali dovrei trovarmi?-.
-Bé,
in qualunque posto stessi andando dopo che...-Leonard si interruppe
un istante, sforzandosi di deglutire, come se le parole gli si
fossero raggrumate dolorosamente nella gola: -...dopo che non ti ho
più visto sulla nave.- .
L'uomo
aggrottò per un momento la fronte, perplesso; quando nella
sua
spiegazione riconobbe l'inconfondibile, Vulcaniana innocenza che
tanti, e forse Spock stesso, scambiavano per algida
praticità, Bones
ebbe l'impressione che l'aria gli penetrasse nei polmoni più
facilmente: - Mi sono semplicemente recato dal Capitano per salutarlo
in modo appropriato, e riferirgli il nostro recapito.- .
Per
la seconda volta, il mondo intero sembrò fiammeggiare di
bagliori
improvvisi, e vacillare sotto la pienezza della loro luce. McCoy
sollevò lentamente il viso, con circospezione, con un
bagliore
guardingo nello sguardo, quasi temendo che la realtà
uccidesse di
nuovo la speranza che sentiva premergli nel petto: – Il-il
nostro
recapito?- .
Il
Primo Ufficiale annuì con prontezza: - Certamente. Basandomi
sulle
conclusioni raggiunte durante le nostre numerose discussioni serali,
mi era sembrato che avessimo ormai stabilito di ricercare una
sistemazione nella zona meridionale di questo Stato, che mi hai
vividamente descritto come “ il luogo più
dannatamente splendido
che abbia mai visto, e in cui mi piacerebbe proprio invecchiare
insieme alla persona che amo”.- .
Quando
terminò di parlare, nuove lacrime annebbiarono la vista di
Leonard,
squassandogli il volto; ma queste erano lacrime limpide ed impetuose,
vive come torrenti, e avvampavano di quella luce fiera e radiosa che
apparteneva visceralmente agli occhi di Bones; e scivolandogli lungo
le guance, travolsero scintillando le impronte di quelle che prima
aveva versato.
-A-allora
non te ne andrai da solo, non hai cambiato idea? Non vuoi ritornare a
vivere su Vulcano?- domandò, senza che il suo tono, seppur
bruciando
di una sincerità quasi dolorosa, perdesse la sua schietta,
familiare
fermezza.
Il
sopracciglio di Spock si inarcò un'altra volta: -Mi pare un
quesito
superfluo, considerato che attualmente...- .
Nello
sguardo di McCoy guizzò lo sfarfallio della sua celeberrima
esasperazione, e al tempo stesso, curiosamente, sembrò
risorgere
anche il coraggioso, indomito celeste della sua forza: in un brusco
slancio, il dottore gettò le mani tra le ciocche del Primo
Ufficiale, e sospinse insieme i loro volti con un'urgenza disperata
ed esultante:- Sta' zitto e baciami, orecchie a punta.- .
Il
suo bacio fu rude e generoso e ansioso e vulnerabile, ma tuttavia
risplendette di una tenerezza insospettabile e inesauribile, di un
affetto sconfinato e colmo di rispetto che fluiva prepotentemente,
irrimediabilmente nella gola e nello spirito di chi condivideva con
lui quel tocco segreto; e le sue labbra vennero insospettabilmente
accolte dall'eco di un'intimità vertiginosa, solenne e
candida come
devozione, ed ad un tempo incommensurabilmente più umana e
più
profonda.
Quando
infine si separarono il volto di Bones parve più saldo, come
se,
nonostante i suoi tratti fossero ancora nudi e accesi, spossati dalla
loro stessa intensità, i nodi che li avevano contratti si
fossero
sciolti, dissolti dall'assenso muto e assoluto che aveva ricevuto da
quella bocca severa. Raddrizzando le spalle, sollevò piano
il viso.
-Credevo
che te ne fossi andato. Credevo che alla fine avessi cambiato idea,
che avessi rinunciato a tutta questa faccenda.- mormorò,
catturando
lo sguardo del Primo Ufficiale nell' implacabile azzurro del suo; la
sua voce, soffusa della qualità chiara e preziosa, scevra di
ogni
irritazione ed ogni giudizio, che concedeva solo ai veri amici,
tremò
appena.
Le
sopracciglia di Spock si sollevarono fin a lambire la frangia, in
un'espressione quasi oltraggiata; ma un tepore nascosto, una dolcezza
segreta che indugiava negli angoli degli occhi, ad un tempo
mitigò e
addensò il significato delle sue parole: - Dovresti sapere
ormai che
le dichiarazioni di un Vulcaniano non sono molte, ma non vengono mai
tradite, Leonard- lentamente strinse le lunghe dita magre sulle sue
spalle, avvolgendolo nel calore che sprigionavano come stelle, e non
abbandonando mai il suo viso. -E se riteniamo che le nostre scelte
potrebbero condurre a circostanze estremamente auspicabili per noi e
per altri, allora ci applichiamo con duplicata intensità per
rispettarle.- .
Fu
in quel momento che il Dottor McCoy capì di non poter
più essere
toccato dal suo passato; fu quello l'attimo in cui comprese che quel
volto asciutto, quelle braccia austere e abili erano state in grado
di liberare la sua vista e il suo cuore dai brandelli scabri dei
ricordi, scrupolosamente, pazientemente. Fu in quell'istante, che
ancora una volta scelse di consegnare il suo cuore alle mani di un
altro: ma ora sapeva che erano mani troppo gentili e troppo accorte
per lasciarlo cadere nel fango.
Il
suo dono fu offerto, e gli parve che uno scintillio impalpabile,
quasi un bagliore di consenso, balenasse nello sguardo vigile
dell'uomo di fronte a lui.
-Bé,
questo sembrava quasi romantico.- ridacchiò, le cicatrici
nei suoi
occhi sembrarono quasi scomparire.
D'un
tratto, un rombo squarciò l'aria, precipitando dal cielo in
una
furiosa, livida cappa di pioggia; prima che potessero anche solo
accorgersene, pallidi scrosci si infransero sul campo deserto,
crepitando sulle lamiere opache, avvizzendo in densi fiotti lacrimosi
nel grigio svuotato e spento della stazione abbandonata.
Spock
scrutò brevemente le pesanti raffiche del temporale, con un
compito
dispetto che arcuò un lieve sorriso sulle labbra di Leonard;
dopo
aver folgorato la tempesta con un ultimo lampo di disapprovazione, il
Primo Ufficiale riportò la propria attenzione su di lui:-
Consiglierei, considerate le attuali condizioni meteorologiche, di
avviarsi senza indugi al mio veicolo, se non ci sono obiezioni.-.
Il
ghigno di Bones minacciò solo per un attimo di incrinarsi in
un
singhiozzo di commozione:- No, non ci sono obiezioni-
replicò,
mascherando il tono vacillante con un gesto debolmente stizzito
–
basta allontanarci da questo stramaledetto acquazzone prima di
trasformarci in due dannati pesci!-.
Il
contegno del Vulcaniano rimase impeccabile, ma un guizzo di
divertimento allentò impercettibilmente la sua espressione:
- Non
posso che dichiararmi d'accordo, Dottore; allora credo che sia
preferibile avviarci.- .
Il
suo interlocutore annuì con decisione, perché le
gocce lo stavano
percuotendo come minuti spilli feroci e la sua leggera divisa da
Medico non poteva molto contro il gelo umido improvvisamente
traboccato dal cielo; stringendosi i gomiti con un brivido, si tese
in avanti, pronto ad una corsa selvaggia e spiacevole attraverso la
pista nebbiosa. E allora una pressione familiare gli avvolse la
schiena, sospingendo la sua testa nell'incavo spigoloso e
insospettabilmente confortevole di una spalla, e proteggendolo dal
freddo pungente della pioggia.
McCoy
sollevò appena il mento, sorpreso; ma quando scorse il
profilo del
Primo Ufficiale, fiero e levigato contro il groviglio rabbioso delle
nubi, inconsapevole del suo gesto come di un riflesso inconscio ed
istintivo, si limitò a continuare a camminare, nascondendo
un
quieto, insopprimibile sorriso in quel rifugio di pelle tiepida che
così pochi avevano conosciuto, e che pareva quasi plasmarsi
sotto la
sua guancia per accoglierla meglio.
E
Leonard si augurò, con una speranza tanto intensa da
diventare una
certezza, che sarebbe accaduto ancora mille volte.