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Autore: Nena Hyuga    25/12/2010    4 recensioni
Salve!^^
Questa è una one-shot che ho scritto in occasione di un contest, ma a cui non ho potuto partecipare per ragioni di tempo!V.V
In questa fic ho cercato di interpretare -in maniera molto egoistica ed egocentrica- la frustrazione di Neji verso sua cugina Hinata.
Neji è un ragazzo dotato e brillante,ma è dilaniato dal rancore che prova per la giovane Hinata.
Come si risolverà la faida del clan Hyuga?
Dal momento che sono i miei due personaggi preferiti in assoluto di questo splendido anime, spero che la one-shot sia di vostro gradimento!^-^
Nena Hyuga^^
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Salve a tutti!^o^

Questa è la prima fan fiction che pubblico nel fandom di Naruto! Di solito scrivo storie sull'anime di Beyblade!^-^

La one shot che vi propongo l'ho scritta per un contest da cui ho dovuto cancellarmi a causa di mancanza di tempo! Ma la storia, già iniziata, personalmente la trovavo diversa dal mio standard e l'ho continuata ugualmente!

Ho aspettato la fine del contest per postarla a scanso di equivoci V.V

Scrivere in un fandom diverso mi è piaciuto, specialmente se ho a che fare con una shot riguardante i miei due personaggi preferiti in assoluto, Neji e Hinata!^.-

Spero vi piaccia!^o^



She wasn't like me!




C'è saggezza nell'accettare ciò che si è.


E' difficile cercare di essere ciò che non sei.

Essere ciò che sei non richiede alcuno sforzo.




Era un pomeriggio come altri. Un allenamento normale, una routine che mi disgustava per la sua noiosità e monotonia.

Alle tre in punto mi presentai al dojo principale della famiglia Hyuga ed entrai senza bisogno di farmi riconoscere dalle guardie appostate di fianco al portone principale.

Dopotutto, ero pur sempre Neji Hyuga, il successore del capofamiglia della casata cadetta.

Mi inginocchiai al mio posto, su un cuscino nocciola, e attesi l'inizio dell'allenamento o, per meglio dire, dell'esibizione di inettitudine.

Appoggiai le mani sulle cosce e aspettai che la discendente diretta della casata principale facesse il suo trionfale ingresso dimostrando per l'ennesima volta la sua inferiorità rispetto al sottoscritto.

“Scusate per il ritardo!” esclamò una ragazza dai capelli corvini, entrando trafelata nella stanza.

L'attenzione dei presenti si posò sulla giovane Hinata, una fanciulla docile, timida, impacciata.

Caratteristiche inadatte ad un leader.

La ragazza si inchinò profondamente di fronte al padre, Hiashi Hyuga, supervisore di ogni allenamento della figlia.

“Ci deve essere un motivo valido perché tu sia arrivata tardi al nostro appuntamento quotidiano!” brontolò il capo della casata principale.

Osservai attentamente i gesti schivi e imbarazzati di Hinata: si torturava le mani a tal punto da togliermi ogni dubbio.

“Ho passato la mattina a seguire l'addestramento speciale della maestra Kurenai, ma ho perso la cognizione del tempo e mi sono dimenticata dell'allenamento.” sussurrò arrossendo.

Rimasi in silenzio. Un religioso mutismo durante il quale covai le giuste parole per mettere a tacere Hinata una volta per tutte.

“Sono sicuro che Kurenai deve avervi affibbiato degli esercizi piuttosto pesanti perché tu ti sia dimenticata!” replicò l'uomo.

“E' così, padre!” rispose in un soffio.

Sogghignai divertito non appena vidi il viso di Hiashi contrarsi in una smorfia indecifrabile; nemmeno lui sapeva se credere alla figlia e finire la discussione, o tardare ancora l'inizio dell'allenamento.

“Fa che non si ripeta più, Hinata!” concluse il capofamiglia socchiudendo gli occhi e sbuffando scocciato.

“Non capiterà più, padre!” disse accennando ad un secondo inchino.

La ragazza si inginocchiò affianco a me, chiudendo gli occhi e raccogliendosi in un silenzio di riflessione.

La osservai e notai che un curioso sentimento negativo si faceva largo nel mio cuore ogni qualvolta la guardassi o la sentissi pronunciare una frase, anche la più insignificante.

Era odio?

Poteva essere plausibile. Mi sarei spiegato, finalmente, come era possibile che volessi sopprimere quella mia condizione di disagio che mi procurava la sola presenza di Hinata.

“Mi dispiace, fratello Neji!” mormorò prendendomi alla sprovvista.

“Non scusarti! So che hai passato parte del tuo tempo a pedinare Naruto! Patetico.” dissi, inarcando un sopracciglio.

La umiliai senza troppi complimenti, ma lei rimase al suo posto, tranquilla, in ginocchio di fianco a me.

Sapeva che avevo ragione e non fece nulla per impedirmi di credere il contrario.

Forse fu proprio questo a far crollare ogni piccolo barlume di speranza che aveva Hinata per salvarsi dal mio giudizio.

“La prossima volta non succederà!” ripeté come se pochi istanti prima non fossi stato presente alla sua sceneggiata.

Ci chiamarono per batterci insieme come ogni pomeriggio.

Sempre il solito allenamento e da anni con il medesimo risultato.

Era fin troppo evidente che il migliore ero assolutamente io.

In quanto a tecnica e potenza non c'erano paragoni: Hinata era troppo indietro con il programma per sperare di raggiungere il mio livello.

I suoi colpi erano indecisi, deboli e imprecisi; con lo stesso numero di attacchi e di parate la stendevo al tappeto nella metà del tempo.

Hinata ed io ci posizionammo l'uno di fronte all'altra, inchinandoci in segno di rispetto reciproco.

Ci allontanammo e rimanemmo fermi, in posizione d'attacco, fino al segnale di Hiashi.

“Combattete!” esclamò con foga il capo-clan.

Hinata scattò all'assalto con colpi incerti e vacillanti, mentre io me ne rimasi comodo a schivare i suoi inutili attacchi ed intuii il momento adatto per rispondere all'offensiva.

“Byakugan!” sbottò concentrandosi e incrementando la velocità dei colpi.

Non avevo voglia di impegnarmi, così stetti ad osservare i piccoli e miserabili progressi di Hinata, intenta in una serie di assalti sempre più incisivi.

La potenza della ragazza aumentò e riuscii a schivarla per un pelo.

Doveva essersi arrabbiata per aver aumentato la forza e la velocità dei suoi attacchi.

Ma cosa l'aveva spinta a reagire così?

“Byakugan!” dissi senza perdermi d'animo.

La visuale a 360° era utile per prevedere le mosse dell'avversario e, soprattutto, da dove sarebbero arrivati gli assalti. Ma con Hinata in quelle condizioni non era necessario impegnarsi al massimo.

“Juken!” esclamammo all'unisono, ricorrendo entrambi alla tecnica del pugno gentile.

Scartai un fendente diretto alla coscia e un altro che puntava dritto all'avambraccio. Hinata non aveva intenzioni serie di ferirmi, ma sapeva individuare i punti di fuga del chakra giusti per neutralizzare l'avversario.

Dopo un paio di tentativi andati a vuoto della giovane Hinata, decisi che era il momento di contrattaccare e debellare l'avversario.

Non c'era bisogno di dimostrare che ero il più forte dei due e nemmeno non si poteva discutere sul fatto che la mia potenza e i miei colpi erano mille volte più efficaci di quelli di Hinata.

Ma nonostante questo, Hiashi sembrava non vedermi.

O forse mi osservava, percepiva la mia voglia di mettermi in mostra davanti ai suoi occhi, e magari era proprio questo mio desiderio a fargli voltare il viso dalla parte opposta e ignorarmi.

Io. Neji Hyuga. Il principe del clan Hyuga.

Colui che doveva essere scelto dal destino e nascere nella casata principale per diventare così il leader del clan.

Colui che compì i suoi primi passi nel mondo delle arti magiche e di quelle illusorie ad un'età incredibile.

Un portento naturale per le arti marziali.

Mi disegnavano come la rivelazione del clan Hyuga. O me lo ero solo e sempre immaginato?

“Juken!”

Colpii mia cugina sul polso per deviare il suo pugno, mentre con la mano libera le assestai un fendente ammortizzato dritto in mezzo allo sterno, togliendole per un attimo il respiro.

Il momento di debolezza di Hinata fu la sua condanna e al contempo la mia vittoria; mi abbassai a sufficienza per sferrarle un calcio negli stinchi e farle perdere l'equilibrio, mandandola a gambe all'aria.

Con uno spostamento felino le fui sopra e la immobilizzai puntandole allo gola il kunai estratto dalla tasca posteriore.

I nostri respiri erano l'unica cosa udibile all'interno del dojo.

L'ansimare stremato di Hinata avvertì Hiashi che la propria figlia aveva bisogno di qualche minuto di riposo e glielo avrebbe concesso senza indugi.

“Neji, fermati!” disse il capofamiglia in tono solenne.

Mi allontanai da Hinata e la lasciai a terra, ignorando le buone maniere che mi avrebbero costretto ad inchinarmi di fronte ad uno sconfitto.

Forse, in un'altra situazione, non avrei mai avuto la sfrontatezza di umiliare il mio avversario nè di essere irrispettoso nei suoi confronti.

Ma si parlava sempre di Hinata Hyuga.

Non accettavo il fatto che fosse superiore a me solo per una questione di fato; non potevo convivere con un peso simile sulla coscienza e, soprattutto, mi ero stufato di dovermi sorbire gli allenamenti di mia cugina ogni pomeriggio.

“Fratello Neji, come mai sei qui fuori?” domandò Hinata in un tono di voce sottile e flebile.

Scossi la testa e mi resi conto di essere uscito nel giardino interno della casa.

Le sue parole suonavano come una presa in giro e mi rimbombavano nei timpani come stridii acuti e irritanti.

“Avevo bisogno di una boccata d'aria!” risposi senza esitazioni. Pacato e impassibile.

Hinata non si lasciò intimorire dai miei modi scorbutici ed austeri e si accovacciò di fianco a me, in silenzio.

Quasi non udii i suoi passi incerti farsi coraggio per avvicinarsi al più forte della casata degli Hyuga.

“Ogni giorno che passa diventi sempre più abile, Neji!” mormorò con entusiasmo.

“Elogiare le mie capacità non ti renderà la vita meno ardua durante i combattimenti!” sussurrai chiudendo gli occhi e raccogliendo gli ultimi bricioli di pazienza rimastami.

“Non era mia intenzione dissuaderti e avere la tua benevolenza in combattimento!” disse sorridente.

Finalmente ebbi il coraggio di guardarla e vidi colei che invidiavo nel più profondo dell'anima, la ragazza a cui portavo un rancore inevitabile.

E Hinata sembrava non accorgersi di nulla.

Appariva come una statua eterea, circondata di attenzioni e premure che reputavo ingiuste, e posta in un contesto talmente sbagliato da risultare nauseante.

“So che reputi tutto ciò ingiusto e sleale, fratello Neji!” sentenziò infine.

Mi sembrò di sognare quelle parole, talmente ero assorto nei miei pensieri da non darle peso.

Eppure, Hinata aveva pronunciato quella frase quasi l'avesse studiata a memoria.

“Che intendi dire?” chiesi, fingendomi sorpreso.

“Onestamente, io non desidero affatto essere la diretta discendente della casata principale degli Hyuga! Non ho le caratteristiche della leader, ma tu le possiedi, Neji! Posso solo immaginare la frustrazione che si prova ad essere nei tuoi panni!” disse tutto d'un fiato.

Sbarrai gli occhi e il mio essere pacato e inespugnabile si fece meno, smascherando la mia sorpresa.

“Che cosa dici, Hinata? Io sono il successore della casata cadetta e il mio compito è proteggerti! È e sempre sarà questo il mio ruolo!” decretai con aria solenne e compiaciuta, sperando di farla tacere e darle a bere la storia del “bravo fratello”.

La ragazza dai capelli corvini si alzò in religioso silenzio e mi sorrise.

Nonostante avesse intuito la presa in giro del sottoscritto, lei rispose con un sorriso. L'affronto più duro da sopportare.

La spontaneità e l'indole pacifica e mite di Hinata mettevano spesso a dura prova i miei nervi, ma il mio autocontrollo era altrettanto fenomenale.

“Sono stanco, sorella Hinata! Ci vediamo domani per il nostro quotidiano allenamento!” conclusi la conversazione, dandole un buffetto sulla spalla.

Dovetti passare per il dojo per tornare a casa, ma la presenza di Hiashi non mi intimorì.

Mi inchinai con arroganza e presi la via del ritorno verso casa.



Quando diventi saggio, accetti te stesso così come

sei e la completa accettazione di te stesso diventa

la completa accettazione di qualunque persona.



Era notte fonda.

La luna era alta nel cielo quasi a fungere da monito alla mia scappatina notturna per allenarmi in santa pace, distante da tutti gli incompetenti dai quali ero circondato.

Non accettavo il fatto di essere il protettore dell'erede di Hiashi Hyuga e questo pensiero fisso mi impediva spesso di prendere sonno.

Accettare ciò che il fato ha riservato per me sarebbe la via più breve e facile! Ma non otterrò mai la gloria che mi spetta se rimango nell'ombra di Hinata!”

Lanciai il kunai con foga verso un albero rinsecchito e ormai morto da tempo, storpiandone i rami acuti e stopposi.

Nella piccola radura che avevo scelto per allenarmi singolarmente, la luce lunare filtrava tra le fronde degli alberi in un gioco di riflessi e ombre spaventose e inquietanti. Il luogo perfetto per riflettere e, al contempo, rinvigorire i muscoli.

Byakugan!” esclamai concentrandomi.

Vidi gli animali affollati nelle proprie tane, impauriti di fronte ai miei continui balzi tra gli alberi; osservai con attenzione il flusso di chakra scorrere veloce in ognuno di essi e mi affascinò come anche una piccola civetta potesse contenere tanta energia.

Ad un tratto, uno sparuto gruppetto di uccelli si alzò in volo, fischiando e starnazzando spaventati da qualcosa a me totalmente ignoto.

Mi voltai verso la fonte della loro paura e alzai il kunai in posizione di difesa.

Non lasciai trasparire alcun segno della mia sorpresa; in caso di un attacco nemico, la mia distrazione poteva costarmi cara.

Grazie al Byakugan captai un flusso di chakra appartenente ad una persona fin troppo conosciuta.

Mi stupii ulteriormente nello scoprire che quella ragazza era ostinata a riallacciare i rapporti tra parenti, rischiando perfino di essere infilzata dal mio stesso pugnale.

Vieni fuori, sorella Hinata!” sbottai, leggermente irritato a causa dell'interruzione imprevista.

La piccola Hyuga si fece largo tra i cespugli, raggiungendomi nel bel mezzo della radura.

Non era mia intenzione disturbarti, fratello Neji!” mormorò affranta, intuendo di non essere la benvenuta.

La guardai attentamente e notai che sul suo viso etereo non c'era l'ombra del solito sorriso: segno evidente che aveva le più serie ragioni di interrompere il mio allenamento.

Scommettevo che la giovane leader del clan Hyuga era a conoscenza delle mie nottate trascorse a mettere a punto le mie tecniche di attacco segrete, ma ciò non mi scocciava. Anzi, tanto valeva che Hinata sapesse di persona quanto ero determinato a prendere il suo posto.

Cosa ci fai qui?” domandai.

Lo sguardo della fanciulla non si lasciò interpretare facilmente e non capii i suoi piani nemmeno quando rispose alla mia domanda con un grido di guerra.

Combattiamo, Neji!” esclamò, mantenendo un tono di voce controllato.

Che significa? Sei impazzita? Torna a casa, Hinata!” risposi con sdegno.

So quanto soffri a causa del destino e ora ti sto proponendo di prenderti la tua rivincita su di esso!” disse addolcendo il tono di voce.

Le sue parole mi spiazzarono.

Non tentai nemmeno di negare la triste verità di quell'affermazione.

Posso sapere il motivo di questa tua generosa concessione?” chiesi inclinando il capo e lasciando scivolare le braccia lungo i fianchi.

In tutta risposta, Hinata afferrò il proprio kunai e lo scagliò direttamente contro la mia gola, cercando di istigarmi al combattimento.

Il suo tentativo di invogliarmi alla lotta non fu un successo, anche se sentii un fremito irrefrenabile sotto la mia pelle il quale mi obbligò ad estrarre l'arma a mia volta e difendermi dal debole attacco.

Quel brivido carpì ogni centimetro del mio corpo fino a dissuaderlo completamente che quella era la vera ragione della mia sofferenza, era mia cugina la fonte dei miei problemi.

La razionalità mi abbandonò.

Sapevo che Hinata non aveva alcuna colpa del fatto di essere nata nella casata principale, ma era comunque un ostacolo da distruggere.

Urlai con quanto più fiato avevo in gola ed estrassi una serie di shuriken, scagliandoli addosso alla ragazza la quale li schivò rapida.

Byakugan!” esclamammo all'unisono, tornando ad avere una visuale completa del campo di battaglia.

Prendimi, Neji! Poi otterrai la libertà che tanto cerchi!” sbraitò Hinata con decisione.

La libertà? No, non era quella che cercavo.

Io desideravo solo essere al posto della giovane Hyuga per poter dimostrare il mio talento. Il mio essere il ragazzo prodigio del villaggio della Foglia.

Tecnica delle 64 chiusure!” gridai, avvicinandomi pericolosamente alla ragazza.

Concentrandomi sul mio flusso di chakra e su quello di Hinata, riuscii ad intercettare i punti di fuga sullo sterno e sul collo.

La ragazza dai capelli corvini si bloccò all'istante, reduce del mio attacco.

Si lasciò scivolare a terra come un sacco vuoto e si premette le mani sul torace, incapace di respirare.

Il mio colpo l'aveva lasciata senza fiato e le avrebbe causato problemi respiratori forse permanenti, ma sapeva fin dall'inizio a cosa sarebbe andata incontro.

Eppure..

Perché non ti sei difesa, Hinata? Spiegamelo!” sbottai, indignato dalla vigliaccheria di mia cugina. O almeno era quella la mia interpretazione del rifiuto di combattere una battaglia iniziata proprio da lei.

Hinata sorrise semplicemente.

So che è quello che desideri, fratello Neji! Il destino è stato malvagio con te!” sussurrò, tossendo varie volte per riuscire a racimolare qualche briciola di ossigeno nell'aria.

Mi avvicinai, ma non mi sbilanciai nell'aiutare la persona nelle cui vene scorreva il mio stesso sangue.

Io ho accettato il fatto che io sia diventata l'erede legittima del clan Hyuga nonostante non voglia esserlo! Ma adoro essere una ninja perché è l'unico modo per stare vicino a Naruto, anche se tu sei mio fratello!” biascicò, iniziando a tossire sprazzi di liquido scuro.

Al chiaro di luna, quel fluido denso sembrava solo inchiostro.

Hinata!” sussurrai a denti stretti, sentendo le mie gambe paralizzarsi.

Per questo non posso vederti soffrire continuamente, giorno dopo giorno, percependo il tuo rancore nei miei confronti!” continuò, socchiudendo gli occhi in una smorfia di dolore.

La sequenza di azioni di Hinata fu troppo veloce per la mia vista super-sviluppata. O era una mia impressione?

Vidi la ragazza dagli occhi vitrei afferrare l'ultimo kunai rimasto dalla tasca posteriore della cintura e lo scintillio della nera lama affilata mi fece rabbrividire.

Nemmeno quando notai che Hinata rivolgeva la punta del pugnale verso di sé, capii che le sue vere intenzioni erano sempre state chiare.

Lo faccio perché ti voglio bene, Neji! E perché tu possa comprendere che accettare sé stessi è la via verso la propria felicità!” mormorò sospirando.

Hinata impresse un'energica pressione al pugnale e si perforò l'addome come se non le costasse alcuno sforzo.

Come se il sacrificio per le persone a cui si tiene di più fosse la cosa più naturale del mondo.

Sbarrai gli occhi incredulo.

Li sangue sgorgava a fiotti dallo squarcio provocato dal kunai e sapevo che nemmeno un rapido intervento non sarebbe servito a nulla per salvare la giovane vita di Hinata; il tempo impiegato per cercare i soccorsi sarebbe stato fatale.

Mi accovacciai di fianco al corpo di mia cugina, la quale, con le ultime forze rimastele, afferrò delicatamente la mia mano e la strinse in una stretta affettuosa, calda.

E le rimasi accanto tutta la notte in un religioso e rispettoso silenzio, senza versare lacrime inutili.

Sarebbe stato un comportamento da ipocriti.




Angolo dell'autrice


Spero che la one shot vi sia piaciuta!^o^

Ho solo una cosa da precisare per non attirarmi le antipatie delle fans di Neji, di cui faccio parte personalmente!V.V

Ho reso il personaggio di Neji egocentrico, ossessionato da questa voglia di emergere e di non essere ciò che il destino ha deciso per lui, cioè nascere nella casata cadetta e diventare il “secondo”.

In realtà, so che nell'anime è sì, ossessionato dal fatto che Hinata abbia avuto più fortuna di lui, ma è altrettanto vero che dimostra un briciolo di umanità solamente dopo il combattimento contro Naruto!V.V'' quindi mi sono ispirata ad un Neji in versione “prima della ramanzina di Naruto” ^.-

Con questo ho detto tutto!O.o

Mi auguro di sentire la vostra su questa one-shot!^o^

un bacio!

Nena Hyuga ^-^


   
 
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