TRACCIA: “Una tempesta sorprende Harry e Draco
nel mezzo di qualcosa, devono ripararsi assieme, Draco minaccia, Harry si
intima di stare calmo. Quello che accade deve essere scoperto dal migliore
amico di uno dei due [Blaise Zabini/Ron Weasley]”
Solo una piccola introduzione...perdono per il ritardo, ma la scuola è diventata il mio incubo personale! Perdono anche per questa fic non proprio eccellente, ma mi è piaciuto scriverla, Arc ha dato un ottimo spunto uhuhuh! A proposito, questa fic e dedicata a lei e alla mia sorellina MrsScarlett90, che forse andrò a trovare quest’estate…ci spero tanto >.
THE
DANGER OF STORM
-Bene Potter, ora spero
avrai la compiacenza di spiegarmi perché, esattamente, ci troviamo in questa
situazione-
La voce di Draco Malfoy, di
solito bassa e strascicata, ora era arrochita dal freddo.
Il ragazzo guardò gelido
verso un cantuccio semibuio della piccola caverna in cui si erano riparati,
aspettando una risposta decente e soprattutto esplicativa.
In quel momento un refolo di
vento carico di umidità si insinuò nell’antro, facendolo rabbrividire negli
abiti fradici. Sentì la camicia incollarsi come un sudario freddo alla schiena
e non poté fare a meno di tremare ancora, abbracciandosi strettamente per cercare
di non disperdere il poco calore rimasto.
Quando si rese conto che
l’altro, quasi invisibile eppure riconoscibile dal lieve brillio degli occhiali
alla luce delle bacchette, non intendeva rispondere, sentì la rabbia montargli
dentro scaldando la sua pelle intirizzita.
Non solo quel dannato idiota
lo aveva trascinato in quel guaio, ma pretendeva anche di ignorarlo come se non
esistesse!
Si alzò e si diresse spedito
verso Potter, fermandoglisi esattamente davanti. Quasi godette nel constatare
quanto fosse gramo il suo aspetto, poi si rese conto di essere più o meno nelle
stesse condizioni e preferì non inoltrarsi in una sicura discussione. Merlino
sapeva se era l’ultima cosa che voleva, in quel momento…era sicuro di essersi
ammalato, la sua salute era sempre stata cagionevole fin dall’infanzia e
correre sotto la più potente tempesta che avesse mai visto non era esattamente
un bene per il suo fisico.
-Potter, non tollero di
essere ignorato, specialmente da te! Ti ho fatto una domanda ed esigo una
risposta…com’è possibile che io e te siamo qui, in questa caverna,
lontani da tutto e da tutti, senza poter uscire a causa di una dannatissima
tempesta?!-
Harry lo guardò con occhi
vacui, perso nei suoi pensieri. Era piuttosto buffo, i capelli inzuppati
d’acqua stillavano minuscole gocce che andavano a cadergli sul volto, spesso
imperlando le lenti dei suoi occhiali.
-Insomma Potter!-
La risposta arrivò flebile,
la voce del Bambino Sopravvissuto era quasi trasognata:
-Shh, Malfoy vuoi tacere una
buona volta? Sto tentando di ricordare una formula che mi ha mostrato Hermione
durante il primo anno, se non ricordo male lei se ne serviva per accendere un
fuoco magico che bruciava senza aver bisogno di legna-
Draco si zittì, perplesso.
Un fuoco, ma certo! Lui era
partito subito con l’autocommiserazione e la rabbia, invece di pensare
effettivamente a come scaldarsi. Ma…perché per forza un fuoco magico? Sarebbe
bastato un Incendio…ma un’ispezione più accurata della grotta umida gli rivelò
che non era possibile. I pochi ramoscelli che c’erano, sparsi sull’irregolare
suolo pietroso, erano bagnati e pressoché inservibili.
Stessa storia, se non
peggiore, per la legna della foresta.
Con la fitta pioggia che
cadeva imperterrita, sarebbero stati fortunati a trovare un singolo ago di pino
asciutto.
Potter intanto aveva preso
ad agitare la bacchetta, borbottando qualcosa. Sembrava avesse completato
l’incantesimo ma che sbagliasse comunque qualcosa perché di fuochi, magici e
non, non ve n’era neanche l’ombra.
Il biondo sbuffò,
meravigliandosi della sua incapacità a ricordarsi una semplice formula. Come
poteva essere riuscito a battere il Signore Oscuro tante volte?
Il ragazzo incominciò addirittura a chiedersi se Lord Voldemort fosse veramente
potente quanto si diceva…a guardare il suo acerrimo nemico, fradicio come un
pulcino, non sembrava affatto.
Finalmente il moro azzeccò
la giusta serie di movimenti e subito un allegro fuoco verde smeraldo divampò
dal nulla, rimanendo sospeso dal terreno per un centimetro scarso.
Draco rimase piacevolmente
colpito dal colore che le fiamme avevano preso…trattandosi di Harry Potter si
sarebbe aspettato un tripudio di rosso-oro, come ogni Grifondoro che si
rispetti. Evidentemente il piccolo Potter nascondeva più segreti di quello che
sembrava.
Harry interruppe i suoi
pensieri, rispondendo finalmente alla sua domanda:
-Non fare in modo da
addossarmi tutta la colpa, Malfoy…se tu non fossi stato tanto sconsiderato da insultare,
per la seconda volta in vita tua per di più, un Ippogrifo, non ci troveremmo
qui!-
Draco ribatté stizzito:
-Cosa?! Chi è l’idiota che,
megalomane come al suo solito, si è messo in testa di domare quell’Ippogrifo
selvatico?-
-Ah, sarei megalomane eh? Ci
sarei riuscito, se soltanto tu fossi stato zitto invece di iniziare a blaterare
come il tuo solito su quanto i serpenti fossero preferibili agli
Ippogrifi! Lo sai che sono animali estremamente orgogliosi, cosa ti sarebbe
costato tenere chiusa quella boccaccia?-
In effetti, Harry non aveva
tutti i torti. La giornata era iniziata fin troppo bene, con un annuncio di
Hagrid: avrebbe portato tutti i settimi anni nelle montagne non lontane da
Hogwarts, per far conoscere più approfonditamente agli studenti le varie
creature magiche che vi dimoravano.
La notizia era stata accolta
con gioia e in men che non si dica i ragazzi si erano preparati, più con
l’intento di divertirsi che di osservare noiosi esseri boschivi come i
Vermicoli.
Quello che non avevano
considerato era stata la, piuttosto ovvia in verità, propensione di Hagrid per
le creature selvagge e pericolose.
Il grosso professore li
aveva condotti direttamente nella foresta in cui, secondo le sue informazioni,
si trovava un branco piuttosto nutrito di Ippogrifi selvatici.
Gli studenti quindi si erano
ritrovati davanti quelle enormi bestie senza alcun preavviso e avevano
spalancato bocca e occhi dallo stupore.
Ce n’erano almeno una
ventina, accovacciati negli spiazzi erbosi e assolati, che si godevano il
calore fievole del sole l’uno accanto all’altro.
Di sicuro erano bestie magnifiche, dagli splendidi corpi possenti e le grandi
ali piumate.
Le classi si sparpagliarono
presto, gruppi di ragazzi delle quattro case si avvicinavano cauti alle
creature per vederle più da vicino nel loro habitat naturale…le ragazze quasi
impazzirono quando notarono, al fianco di una femmina dall’aria particolarmente
feroce, un cucciolo che ancora si reggeva a stento sulle zampe traballanti.
Il muso non aveva traccia
dell’asprezza degli adulti e sembrava più che mai un aquilotto, con le penne
arruffate di un bel color castagno. Anche la parte posteriore, equina, era
snella e delicata ed era interessante osservare come le minuscole piume e il
pelame setoso mutassero in scaglie a intervalli regolari.
Dal canto suo Harry era
rimasto incantato da quello che sembrava il maschio dominante, enorme e fiero.
La pelliccia era di un nero corvino, con riflessi violacei sulle penne più
sviluppate.
Gli occhi, grandi e
perennemente accigliati, parevano due lampadine di un azzurro squillante,
screziati di grigio metallo vicino alle iridi.
Aveva avanzato lentamente
verso di lui, evitando di guardarlo negli occhi ma avvertendo il suo sguardo
acuto sul corpo.
A un metro di distanza si
era fermato, prendendo fiato: ora veniva la parte difficile e pericolosa. Senza
mostrare paura si inchinò, esponendo il fragile collo al becco aguzzo
dell’animale.
Aspettò la fatale
beccata...un secondo…due secondi…poi il fruscio sommesso delle piume che
strusciavano il terreno mentre l’Ippogrifo rispondeva al suo inchino.
Si rialzò sorridendo,
specchiandosi in quegli enormi occhi fieri. Allungò la mano, pregustando il
contatto col vello corvino…ma il momento venne irrimediabilmente rovinato da
una voce che Harry conosceva fin troppo bene:
-Potter, che diamine ti sei
messo in testa? Non ti basta più fare l’eroe a scuola, devi esserlo anche
fuori?-
Draco Malfoy lo osservava,
il ghigno sul volto appuntito, dalla sua postazione sotto un grande albero
frondoso.
Harry fu lieto di notare che
non osava avvicinarsi di più, aveva ben in mente l’ultima volta che aveva
incontrato Fierobecco a quanto sembrava.
Il ragazzo però si accorse
subito del cambiamento nella creatura che aveva davanti, quasi avvertì il
rumore sommesso dei muscoli che si tendevano.
-Malfoy, smettila…- sibilò
nervoso, gli Ippogrifi erano imprevedibili…
Ma l’altro lo ignorò,
continuando a cianciare:
- Pfui, Ippogrifi…troppo
ingombranti, lunatici, estremamente irritanti! Fra quel bestione idiota e un
bel serpente non c’è paragone!-
La frecciata sul serpente
era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Era piuttosto risaputo che
fra rettili e Ippogrifi non correva buon sangue, sebbene fosse probabile che in
qualche strano modo fossero imparentati tra loro.
L’Ippogrifo dominante si era
alzato sulle zampe posteriori, spalancando minacciosamente becco e ali.
Harry era stato sbalzato più
in là, senza riportare grandi danni. Ma aveva notato distintamente il colore
abbandonare il volto già pallido di Malfoy quando l’animale aveva ruggito e
aveva galoppato verso di lui, sferzando l’aria.
Ancora qualche istante e
l’avrebbe dilaniato con le zampe artigliate.
Draco era schiacciato contro
il tronco, paralizzato.
Harry sentì le esclamazioni
dei suoi compagni, la cavalcata pesante ma veloce dell’Ippogrifo, i versi
lamentosi del resto del branco…prese la sua decisione senza nemmeno pensarci e,
estratta la bacchetta, la puntò sul dorso muscoloso della creatura.
-Stupeficium!-
Un fiotto di luce rossa si
schiantò fra le scapole dell’Ippogrifo, arrestandolo bruscamente. Non cadde
come avrebbe dovuto essere ma restò intontito per qualche tempo, dando
l’occasione a Harry di superarlo, agguantare il polso sottile di Draco e
cominciare a correre come un forsennato
verso la parte del bosco più fitta.
Malfoy non protestò, anche
se era evidente che faticava a mantenere un’andatura tanto sostenuta. Harry
notò distrattamente che era davvero leggero, quasi non gli procurava fatica
strattonarlo per cercare di allontanarsi il più possibile.
Una serie di schianti
annunciò loro che l’Ippogrifo era uscito dal suo stato di intorpidimento ed era
pronto a riprendere l’inseguimento.
Accelerarono la corsa, senza
più badare a dove si stavano dirigendo.
Avrebbero saputo solo in
seguito che Hagrid era intervenuto subito, bloccando l’animale con la sua forza
sovrumana e calmandolo a suon, incredibile ma vero, di carezze e buffetti sulla
testa.
In quel momento in ogni caso
il terrore li aveva sopraffatti e l’unica cosa a cui riuscivano a pensare era
quella di scappare, scappare, scappare fino a che non fossero crollati dalla
stanchezza.
Draco però iniziava a
rallentare, avvertiva al fianco una fitta dolorosa e sentiva i polmoni in
fiamme, come se non riuscissero più a svolgere il loro dovere.
L’altro se ne accorse e si
bloccò, sia per controllare le sue condizioni che per spronarlo ad andare
avanti.
Non ce ne fu bisogno, perché
improvvisamente grosse gocce gelide di pioggia avevano cominciato a cadere dal
cielo, inzuppandoli fino al midollo.
-Merda!- Il biondo scostò
dalla fronte una ciocca di capelli già fradicia, guardandosi intorno –Dobbiamo
trovare un luogo in cui ripararci!-
-Là, fra quei due
cespugli…non è una grotta?- Suggerì Harry, indicando una macchia scura qualche
decina di metri sulla sinistra.
Malfoy alzò le spalle e si
avviò in quella direzione, tenendosi una mano sul fianco e respirando
affannosamente.
Harry lo seguì e arrivati
vicino ai cespugli si accorsero che era effettivamente un piccolo anfratto,
seminascosto dalla vegetazione. Ma…se fosse stato abitato?
Dopotutto non avevano tempo
per pensarci e con le bacchette in mano penetrarono all’interno, trovandolo
desolatamente vuoto. Non una traccia di vita, pericolosa o meno che fosse.
Ed ora era lì che si
trovavano, stanchi e bagnati. Il fuoco però era già all’opera per asciugare i
loro vestiti e la morbida luce verde scolpiva i loro lineamenti come se fossero
di cera.
-Potter, io…credo di doverti
delle scuse- Le parole sembravano far fatica ad uscire dalla bocca di Draco ed
egli si chiese se fosse la febbre incombente o semplicemente il suo orgoglio.
Forse un cinquanta per cento di entrambi.
-Credi?…beh lasciamo
perdere, sentiamo- Harry sembrava intirizzito addirittura più di lui e con un
altro tocco di bacchetta ingrandì il fuoco…ora Draco vi distingueva anche
lingue argentate. Gli venne un sospetto, ma decise di esternarlo solo dopo che
avesse ringraziato Potter. I Malfoy potevano essere una famiglia corrotta, ma
avevano le loro regole. Suo padre non lo avrebbe mai perdonato se non si fosse
comportato da uomo prendendosi le sue responsabilità, anche se verso San
Potter.
-Io…sono stato un idiota.
Sarei morto se tu non avessi distratto quell’Ippogrifo e...insomma…grazie-
Con sua sorpresa, Harry
ridacchiò.
-Cosa ci trovi da ridere?!-
-Suvvia Draco, non essere
così permaloso! Stavo ridendo perché sentire una scusa uscire dalle tue labbra
è un evento piuttosto insolito, probabilmente lo scriveranno nella prossima
edizione di Storia di Hogwarts! Comunque non serve chiedermi scusa, ormai il
danno è fatto e non ci resta che attendere la fine del temporale. Chissà se ci
staranno cercando?-
Al biondino sembrò che il
suo nome, pronunciato da Harry, fosse molto più musicale. Aveva sempre
rinfacciato ai suoi genitori il suo nome di battesimo, ma sentendolo provenire
da quella bocca ne coglieva per la prima volta la forza intrinseca, l’orgoglio
e la maestosità.
-Di sicuro stanno cercando
te…figuriamoci, sei o no l’unica speranza contro Tu-Sai-Chi?-
-Perché non dovrebbero
cercare anche te, scusa? I tuoi compagni saranno preoccupati..-
Malfoy rise, con una traccia
di amarezza nella voce, poi sussurrò:
-Come se per loro fossi
veramente importante…solo Blaise si può definire mio amico, il resto non è che
una massa di infidi approfittatori. A volte credo proprio che le dicerie sulla
casata di Serpeverde non siano poi così sbagliate…-
Intravide Harry alzarsi e sedersi
accanto a lui, tanto che le loro spalle si sfiorarono. Lo guardò
interrogativamente ed egli rispose:
-Emh...mi sentivo piuttosto
stupido a parlare con te a distanza, se non vuoi mi sposto subito-
-N-no, figurati…così almeno
stiamo più...più al caldo-
Il moretto annuì
semplicemente, per poi dire:
-Sai, non dovresti pensare
una cosa del genere. Voglio dire, le stesse caratteristiche non possono valere
per tutti, ognuno ha il proprio carattere e le proprie abitudini, sebbene
spesso ci sia un filo conduttore, dei comportamenti simili se vogliamo. I
Serpeverde sono famosi non solo per le loro inclinazioni poco lodevoli, ma
anche per la loro furbizia e il sangue freddo…cosa che, purtroppo, i Grifondoro
non posseggono minimamente-
Draco sollevò gli occhi dal
fuoco e lo fissò intensamente. Sì, ora il suo era più di un sospetto.
-Sei sicuro di essere un
Grifondoro? Hai molti aspetti in comune con noi Serpeverde-
L’altro ragazzo sussultò e
abbassò la testa, colpevole, dando a Draco la sua risposta.
-Vorresti dire che
tu…proprio tu, saresti stato bene a Serpeverde? Come è possibile una cosa del
genere!?- Il biondo lo fissava esterrefatto, mai avrebbe pensato di aver
indovinato. Harry Potter…un Serpeverde! Pareva un paradosso.
-Sì, il Cappello Parlante mi
avrebbe mandato a Serpeverde…dopotutto parlo il Serpentese, ho una certa, emh,
attitudine a infrangere le regole e spesso faccio dei ragionamenti prettamente
verde-argento-
-E allora come mai ti sei
ritrovato a Grifondoro?-
-Perché il Cappello non ne
era del tutto sicuro e io l’ho pregato di non mandarmi nella tua Casa- A queste
parole Harry chinò ancora di più la testa, aspettando una reazione che non
tardò ad arrivare. Draco infatti parve veramente offeso:
-Cos…non ci credo, ti sei
fatto mettere a Grifondoro di proposito? Ti faceva tanto schifo Serpeverde,
eh?! San Potter non poteva permettersi di stare con la feccia della scuola!-
Harry avvertì le guance
bruciare e non credette nemmeno per un momento che si trattasse dell’effetto
del fuoco.
-Prova a pensarci, mi
avevano appena detto che Serpeverde era la casa dei Maghi Oscuri, inoltre
quando ci siamo incontrati non mi hai fatto esattamente una bella impressione!
Cosa avrei dovuto scegliere?!-
Quello se non altro chiuse
al bocca a Draco per qualche secondo.
Malfoy sospirò leggermente,
poi fece una cosa inaspettata…si appoggiò lieve ad Harry, riprendendo a parlare
in tono più sommesso:
-Immagino che la prima cosa
te l’abbia detta Ron “Donnola” Weasley…per la seconda, onestamente non saprei
cosa dirti. Ricordo che quel giorno, quando tu rifiutasti con tanta leggerezza
la mia mano, mi sentii colmo di vergogna mista a rabbia. Tu, senza nemmeno
conoscermi, avevi osato ignorarmi, proprio come stavi facendo pochi minuti fa e
come hai sempre fatto. Sembra che sia una cosa che ti venga bene, quella di
ignorarmi. Dopotutto, cosa dovrebbe importartene di me? Sono il nemico, il
Serpeverde per eccellenza, quello che risulta tanto facile odiare. Però quella
volta io…avrei solo voluto essere tuo amico. Immagina: crescere in un mondo in
cui un ragazzo della tua stessa età è leggenda, sapere a memoria il suo nome,
il suo passato…e poi, incontrarlo di persona. E vorresti avere l’onore di
diventare suo amico, l’orgoglio di sapere che per lui vali qualcosa in più
degli altri. Eppure, ho fallito. Cosa hanno la Granger e Weasley che io non ho?
Cosa vedi in loro da desiderare di averli accanto?-
Il moretto chinò la testa
verso di lui, tentando di confortarlo. Vedere questo lato di Draco Malfoy
provocava nel suo animo una tristezza infinita…ma anche una stilla di gioia.
Perché il Draco che stava venendo a galla era una persona ben diversa da ciò
che credeva…ancora una volta, aveva lasciato che le dicerie e alcuni sciocchi
pregiudizi avessero la meglio sul suo buonsenso.
-Se avessi visto ciò che mi
hai mostrato ora, probabilmente avrei accettato la tua amicizia. Ron e
Hermione, semplicemente, mi vogliono bene per quello che sono, non per quello
che la gente pensa di me…Non è facile per loro, ma stringono i denti e mi
aiutano ad andare avanti…Saresti in grado di farlo anche tu?-
Draco si scostò e lo guardò
con gli occhi semichiusi, ponderando bene la domanda.
Quali erano state le sue
sensazioni tanti anni prima, quando si era trovato di fronte quello smilzo
ragazzino dai capelli spettinati e gli occhi verdi celati dietro un paio di
occhiali da quattro soldi?
Stupore, curiosità,
determinazione a fare buona impressione.
E poi?
Rabbia, umiliazione…tristezza. Per non essere stato considerato degno. Per aver
fallito.
E ancora, in tutti quegli
anni?
Rancore, prima di tutto. Malizia. Ma anche ammirazione. La curiosità iniziale
si era fatta risentire…accompagnata da una maggiore maturità, questa volta.
Potevano davvero essere
amici? Forse sì…se non altro, ci avrebbe provato con tutte le sue forze,
riscoprendo un desiderio sopito con il passare del tempo e sepolto sotto decine
e decine di cattiverie che, se esaminate con occhio consapevole, rivelavano un
bisogno irrefrenabile di attenzione.
Era come se per sette anni
avesse urlato, attraverso le frecciatine e gli scherzi, un appello colmo di
solitudine.
Sono qui.
Ti accorgi di me?
Perché non mi guardi mai
come guardi loro?
Draco si decise, rompendo il
silenzio:
-Non lo so…ma tenterò. È
tutto quello che ti posso promettere in sincerità-
Questa risposta sembrò
appagare Harry più di un assenso indiscriminato.
Egli sorrise e gli passò un
braccio intorno alle spalle, stringendolo forte e mormorando nel suo orecchio:
-Amici, allora?-
Draco si trovò avvolto nel
suo calore, il freddo pareva un lontano ricordo…annusò l’odore di pioggia e
bosco nei capelli corvini di Harry, poi girò poco la testa e poggiò le labbra
sulle sue, staccandosi dopo un momento con le guance tinte di un rosa pallido.
Cadde il silenzio.
La mano libera i Harry corse
alla bocca, soffermandosi sulle labbra che parevano tutto a un tratto
formicolanti.
L’altra restò mollemente
adagiata sulla nuca di Draco, che serrò gli occhi nel timore di avere rovinato
ogni cosa.
Il suo era stato un gesto
impulsivo, dettato dall’istinto.
Che ci fosse di più nel suo
tentativo di amicizia verso Harry?
In ogni caso, non si era
nemmeno del tutto delineato e già aveva distrutto ogni possibile rapporto con
lui, presente o futuro.
-Queste non sono cose che si
fanno fra amici, lo sai vero?- La voce di Harry era seria, ora.
-Io…io non so cosa mi abbia
spinto a farlo. Ad un tratto, mi è sembrata la cosa giusta-
Ecco, ora l’avrebbe respinto
ancora, ancora una volta la sua mano non sarebbe stata considerata.
Invece…di nuovo la
sensazione morbida delle labbra di Harry sulla sua bocca, più insistenti di
prima.
Draco sgranò gli occhi,
sorpreso, mentre le dita dell’altro ragazzo scorrevano nei suoi capelli umidi.
Si divisero, leggermente
ansimanti.
-È sembrata totalmente
giusta anche a me, non chiedermi il motivo. Credi…che non avremmo dovuto
farlo?-
Fu il turno di Draco di
sorridere, sebbene il suo fosse più un ghigno.
-Ormai l’abbiamo fatto,
giusto Potter? Non si può tornare indietro…e ci tengo troppo a te per farlo…-
Le mani di Draco erano
poggiate sul petto di Harry, la bocca sfiorava la tenera carne del collo.
Il moro non poté evitare di
reclinarlo all’indietro, abbandonandosi alle attenzioni dell’altro.
Avvertì sulla schiena le
piccole punture delle pietre mentre si lasciava andare sul suolo, ma non vi
badò.
Si baciarono ancora,
profondamente. Harry infilò le mani sotto la camicia di Draco, accarezzando la
sua pelle.
Le cose stavano prendendo
una piega seria e nessuno dei due pareva ansioso di smettere…
Furono interrotti però da un
gran tramestio e da alcune voci che sembravano chiamarli.
Draco fece per tirarsi su,
ma non vi riuscì in tempo…e si godette senza remore l’espressione quanto mai
attonita e schifata di Ron Weasley, che li osservava dalla penombra.
-Voi…voi…VOI…- Il ragazzo pareva
essersi inceppato, mentre la voce gli diventava sempre più acuta. A Harry
ricordò il tono che assumeva quando c’erano ragni nelle vicinanze e scoppiò a
ridere, coprendosi gli occhi con la mano.
Questo sembrò sbloccare il
Grifondoro, ma quel che disse spiazzò Harry e Draco:
-Voi…brutti traditori, mi
avete fatto perdere cinque galeoni!-
E senza aggiungere altro
corse fuori, chiamando a gran voce… Zabini?
I due si guardarono
perplessi, poi Draco sbottò:
-Che gli è preso al tuo
amico? E cosa centra Blaise in tutto ciò?!-
Harry fece spallucce, non sapeva
veramente cosa rispondere. Scostò gentilmente il biondo e si rialzò,
porgendogli la mano per aiutarlo.
Il Serpeverde la accettò
volentieri, e dopo ben sette anni seppe cosa significava avere la mano di Harry
Potter stretta alla sua con intento gentile.
Harry agitò la bacchetta e
il fuoco scomparve, risucchiato nel nulla. Si accorsero solo in quel momento
della luce che filtrava dall’entrata…la tempesta era quindi finita?
Una sola occhiata fuori
dalla caverna bastò a decidere che sì, il temporale aveva finalmente cessato di
infuriare nella foresta.
Lo spettacolo degli alberi
coperti di gocce d’acqua, lucenti nel riverbero del sole, li abbagliò.
Solo dopo qualche istante
riuscirono a scorgere i loro compagni, che li guardavano con espressioni a metà
fra il sollevato e il seccato. Una nuvola di capelli crespi sfrecciò verso
Harry, che si ritrovò serrato nell’abbraccio di una Hermione sull’orlo del
pianto.
-Oh Harry, non sapevamo
dov’eri, ti abbiamo visto salvare Malfoy e poi...siete scomparsi nella foresta,
vi abbiamo cercato per ore….NON FARMI MAI PIÙ PREOCCUPARE COSÌ!!-
Scoppiò in singhiozzi, non
smettendo di abbracciarlo.
Il ragazzo si limitò ad
accarezzarle fraternamente la testa ricciuta, sussurrandole:
-Ehi Herm, su…non fare così,
non è successo nulla, io e Draco stiamo bene!-
Lei lo squadrò, tirando
ancora su col naso:
-Come sarebbe a dire tu e Draco?-
-Sarebbe a dire che ho perso
la scommessa, dannato Serpeverde!- In quel momento Ron si avvicinò, frugandosi
nelle tasche con aria scocciata.
Dietro di lui veniva Blaise,
con gli occhi blu che luccicavano e un sorriso enorme stampato in faccia.
-Blaise…quale scommessa, di
preciso?- Draco aveva incrociato le braccia, tentando di apparire imponente. La
cosa non gli riuscì molto bene, considerando gli abiti infangati e i capelli
scompigliati.
Il Serpeverde dai capelli
neri ghignò:
-Sai, quando siete scappati
via e abbiamo visto che non tornavate, io e il caro Lenticchia abbiamo pensato
che aveste trovato riparo da qualche parte…e ci è venuto in mente che lasciare
voi due da soli non è salutare. Abbiamo quindi scommesso che, in un modo o nell’altro, qualcosa sarebbe cambiato
fra voi. Mi diverte dire che il signorino qui presente ha scommesso sul fatto
che Harry sarebbe tornato da solo, con la tua testa graziosamente legata alla
cintola come trofeo…io sono stato più realista-
Draco non era sicuro di
voler sentire il resto, ma scoccò comunque un’occhiataccia a Ron, che ricambiò
sfacciatamente.
-Ho scommesso cinque galeoni
che sareste diventati amici…e da quanto mi ha raccontato Weasley, ho stravinto!
Complimenti, neo amichetti! - Terminò allegro Blaise, facendo arrossire
i due ragazzi.
Dio, quindi Ron gli aveva
detto di averli trovati in quella posizione totalmente equivoca!
-Amici? Ma è una cosa molto
bella!- Si intromise Hermione, innocentemente ignara del sarcasmo di Zabini.
-Uh…emh…sicuro!- replicò
Harry, facendo sbellicare Ron e Blaise e provocando in Draco una nuova, intensa
ondata di rossore.
Cinque sonanti galeoni
finirono nelle tasche di Blaise, che si divertì a sfottere Draco fino a che
quest’ultimo non tirò fuori la bacchetta minacciando di Cruciarlo se non avesse
smesso. Inutile dire che aveva negli occhi un’aria così assassina che il moro
obbedì senza fiatare.
In quanto a Ron, quando
Harry gli passò davanti per tornare verso il castello sentì in un mormorio
secco:
-Con te faccio i conti dopo,
scommettitore dei miei stivali…-
Il rosso ridacchiò
tranquillo, probabilmente sarebbe stato vittima della più grande battaglia a
cuscinate degli ultimi anni.
Poi vide Harry avvicinarsi a
Draco e parlargli a bassa voce…entrambi sghignazzarono e guardarono verso di
lui e Blaise con fare cospiratorio.
Deglutì, rabbrividendo. Una
battaglia a cuscinate…o forse no?
Hermione gli si affiancò,
dicendogli:
-Certo che quei due insieme
sono proprio carini! Guardali, già ridono e scherzano come se niente fosse!-
Ron non si trovò d’accordo,
ma si guardò dall’andarglielo a dire.
Invece fissò rabbioso una
nuvoletta grigia, unica superstite di quella tempesta che non solo gli aveva
fatto perdere cinque galeoni, ma lo aveva condannato a una morte sicura per
mano del suo migliore amico e del suo…brrr…nuovo ragazzo.
Eh, pensò rassegnato, il
pericolo di una tempesta non va mai, MAI sottovalutato.
FINE
Ok, se mi lasciate un
commento mi fate piacere….anche se non è un granché ed è in ritardo abnorme!
Besitos, Sanzina Malfoy =3