almeno
allunghiamo
le braccia verso una stella blu e mandiamole un bacio d'addio*
Un paio
di mani gli accarezzavano la schiena e Gokudera si beò per
alcuni attimi del
loro calore.
Il cielo
sopra di loro riluceva di stelle e le ultime luci dei negozi stavano
svanendo,
per diventare ombra tra le ombre.
Gokudera
si distanziò dal petto del suo compagno, stringendo tra le
labbra pallide un
filo di lana.
Yamamoto
rise a quella vista, le lacrime d’ilarità che
brillavano ai lati dei suoi
occhi.
Si diverte
con un niente questo
idiota,
pensò
Gokudera tra il deliziato e lo sconcertato.
Di sicuro non
ha problemi con le
barzellette.
Le
sue
mani raggiunsero il filo blu che penzolava dalle labbra, gettandolo a
terra.
Quello fece un’elegante discesa verso il basso prima di
sciogliersi nella pozza
più vicina.
“Mi
mancherai”
Le parole
di Yamamoto erano deboli e calme ma Gokudera tremò alla
verità che lesse dietro
ai suoi occhi.
“Non…non
dire stupidaggini”
Non
voleva credere a quella voce che lo spingeva verso l’oblio,
perché Gokudera non
poteva permettersi di piangere. Non l’avrebbe mai fatto.
Perché
si, sarebbe mancato immensamente anche a lui. Niente più
corse per rubare il
posto vicino al Decimo, niente più ingiurie sibilate tra i
denti, niente più
baci scambiati sotto un cielo che li proteggeva e li avrebbe sempre
protetti.
Le mani
di Gokudera trovarono posto dentro le tasche dei jeans, nascondigli
perfetti
per celare il tremolio che le stava scuotendo.
Si chiese
per quanto tempo ancora la sua patina da uomo vissuto avrebbe retto.
Gli argini
della sua compostezza si stavano per rompere.
Poi le
mani di Yamamoto si appoggiarono sulle sue spalle e Gokudera
seppellì il volto
tra le pieghe della sua felpa.
“Non ti
avrei sopportato più se fossi rimasto anche solo un altro
giorno”
Sentì il
petto di Yamamoto sobbalzare, scosso dalle risa.
“Ti
voglio bene anche io, Gokudera”
Il
ragazzo albino si allontanò ancora una volta. Yamamoto non
riuscì a vedere la
luce liquida che brillava dentro i suoi occhi.
Quando il
volto di Gokudera si rialzò la sua voce era un gracidio e il
guardiano della
pioggia sorrise ai suoi occhi arrossati.
“Che vuoi
fare? Prendere un gelato? Andare a casa? Vuoi rimanere da solo? Io
posso
andarmene sai, la mia compagnia potrebbe diventare troppo proficua per
te, la
mia mente è…”
Il suo
sospiro, assieme alle sue parole, rimasero sconosciute alle orecchie
dell’altro: la sua bocca le aveva inglobate tutte.
Le labbra
di Yamamoto erano come un balsamo per la sua disperazione, tanto
più perché il
suo orgoglio lo obbligava a far esplodere tutto dentro.
Riversò
tutta la sua ansia in quell’abbraccio, tutta la rabbia nelle
sue labbra,
arpionando con le mani la schiena dell’altro, inconsciamente
abbandonato
all’irruenza del momento.
Yamamoto
strinse tra le dita la sua schiena e un brivido di terrore
serpeggiò lungo la colonna
vertebrale.
Non ci
sarebbero più stati
contatti. Dio solo sapeva per quanto tempo.
Spinse
contro il suo corpo con la furia di una tempesta, baciandogli le
labbra,
martoriandogli la bocca con i suoi baci famelici.
Tornerai da
me, non è vero?
I
loro
corpi si fecero più audaci e l’angolo
più oscuro della strada accolse la loro
passione.
La guerra
dopotutto era questo.
Lacrime e
rabbia, eccitazione per la battaglia, ferite pulsanti e ancora aperte.
L’unica
parola che il suo cuore nascondeva era l’unica che non
avrebbe voluto sentire.
Morte.
Non
avrebbe mai voluto concedersi a lui in quel modo, urlando il suo nome
al cielo
e versando lacrime che sapevano di falsità.
Non in
quel modo, sorretto dalle sue braccia che gli cingevano la schiena a
grattare
il muro fatiscente e le gambe abbandonate oltre la schiena.
Non in
quel modo che sapeva di addio.
Gokudera
si lasciò cadere sulle spalle di Yamamoto quando i loro
corpi vibrarono
assieme.
Le
lacrime che si riversarono sulle sue mani, costrette a coprirgli il
viso, erano
amare.
Non ricordavo
nemmeno più che
sapore avessero.
Ebbe
la
fugace visione di un cielo coperto da stelle prima che Yamamoto lo
stringesse a
se, facendogli dimenticare quanto avrebbe sofferto.
“Tornerò”
Gokudera
strinse le palpebre e si morse le guance per non urlare.
Il problema
era quando.
Yamamoto
sorrise e per un momento Gokudera fu tentato di prenderlo a schiaffi.
La sua
calma era annullante.
Ma la sua
voce lo immobilizzò, rendendolo incapace di reagire.
“Te l’ho
già detto che ti amo?”
Le mani
di Gokudera andarono ad ancorarsi al volto dell’altro, il
rossore del primo
bacio a colorargli le guance.
“Solo
sottinteso”
L’ultimo
bacio scambiato sotto le stelle acquistò il sapore della
speranza.
Nient’altro
che una
lapide a ricordargli che era stato un uomo.
Le lacrime,
nascoste
e celate per anni, adesso trovano la via per uscire.
Gokudera bacia
la
nuda terra.
Non ha niente
a che
vedere con le mani calde di Yamamoto e il guardiano della tempesta
stringe i
granelli tra le dita.
Quelli
scivolano,
cadendo tra i fiori che ha appena appoggiato accanto alla foto del
ragazzo
morto per combattere.
Quel maledetto
sorriso è congelato dietro al vetro.
Quando si
alza,
Gokudera giura di
averlo visto incurvare
le labbra.
*frase tratta
da Angel Sanctuary
Angolino
nell’armadio
Ehm,
bene, salve! XD Prima di tutto questa FanFiction è nata
durante una
conversazione con Millissima – alla quale dedico questo
obbrobrio, giusto
perché è una banana e ha un’amica che
si fa di zucchine – nella quale abbiamo
parlato di tutt’altro! (codina!) Però
c’e’ una citazione presa dalla
conversazione: il “Te l’ho già detto che
ti amo?” l’ho detto io a lei xD
Ormai
dovete capirmi, la mia qualità principale è
quella di far deprimere, perciò…
Un’altra
morte per Yamamoto, per la gioia di AlexielFay <3 Che ci posso
fare se ogni
volta che mi ritrovo questi due fra le mani la cosa finisce male? xD
Gokudera
è il solito incazzoso/orgoglioso. Yama è il
Tranquillizzatore, e insieme non
possono fare altro che andare a gonfie vele!
Poi
arrivo io e rovino la loro vita ò_ò
In questa
FanFiction Yamamoto si ritrova ad essere “mandato in
battaglia”…non si sa da
chi (me), non si sa perché (perché altrimenti non
sarebbe morto), si sa solo
che tutto questo serve per far soffrire Gokudera.
Mi sento
una cacca-san!
Spero vi
sia piaciuta nella sua depressaggine <3
Tony P