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Autore: Altariah    27/12/2010    3 recensioni
Alessio, tu sei stato il mio padrone, ma dopotutto, effettivamente, nessuno è padrone di un gatto, ed io ho scoperto, che, nonostante tutto, neppure un gatto è padrone del proprio cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo è il capitolo finale attaccato all’epilogo.

Inizialmente avevo pensato ad un diverso finale, ma poi ho pensato che magari sarebbe stato ineressante apportare qualche modifica particolare per far sì che questa storia vi lasci davvero qualcosa. Anche solo una piccola cosa, qualcosa che vi farà ricordre i miei amati personaggi.

Ho tentato tanto di riflettere su questo “finale imprevisto”, e spero con tutto il cuore che sorprenda ma non deluda. Buona lettura e grazie del vostro tempo.

 

Capitolo 23: Torna indietro, Alessio 

 

 

 

Turnaround, every now and then I get a
little bit lonely and you're never coming around
Turnaround, Every now and then I get a
little bit tired of listening to the sound of my tears
Turnaround, Every now and then I get a
little bit nervous that the best of all the years have gone by
Turnaround, Every now and then I get a
little bit terrified and then I see the look in your eyes

 

È strano come la mente sorapponga immagini e situazioni reali ad altre, immaginarie. Sono due condizioni della normalità e viaggiano su rette parallele, ma nessuno aveva idea che quelle linee infinite fossero l’una così vicina all’altra. Oppure, addirittura, smettevano di essere distanti tra di loro e si univano, aggrovigliavano, creando qualcosa di nuovo per chiunque.

I sogni sono considerati prodotti della mente, irreali. Ma molti sogni in realtà, indirettamente, possono spiegare molte cose, possono far compiere una scelta che con mente lucida non riusiciresti mai a fare.

 

Turnaround, Every now and then I get a
little bit restless and I dream of something wild
Turnaround, Every now and then I get a
little bit helpless and I'm lying like a child in your arms
Turnaround, Every now and then I get a
little bit angry and I know I've got to get out and cry
Turnaround, Every now and then I get a
little bit terrified but then I see the look in your eyes
 

 

 

La strada che portava verso una luce sembrava molto attraente ma allo stesso tempo terribilmente faticosa.

E poi c’era il nero, la pece completa e totale che avvolgeva tutto.

C’era qualcosa di familiare, ma Alessio non riusciva a  capire cosa.

 

Once upon a time there was light in my life
But now there's only love in the dark
Nothing I can say
A total eclipse of the heart

 

Lui era lì, da solo, come se ancora fosse davanti alla casa di Brandani. Avrebbe potuto salire e controllare se quell’ombra fosse Mariasol, oppure ammettere a se stesso di essere stato troppo  impulsivo e idiota, abbasare la testa e tornare a casa, nel  buio e nel freddo.

Già, nella vita ci sono tante, troppe similitudini.

Nello stesso buio e freddo in cui si trovava ora, in un’acqua ghiacciata ma accogliente. Era pigro in quel momento ma non comprendeva il motivo, gli sarebbe tanto piaciuto rimanere lì, e lasciarsi cullare, mentre la corrente l’avrebbe spinto sempre più lontano da quella fonte luminosa.

Gli sarebbe servito qualcosa per decidere cosa fare.

 

And I need you now tonight
And I need you more than ever
And if you'll only hold me tight
We'll be holding on forever
And we'll only be making it right
Cause we'll never be wrong together
We can take it to the end of the line
Your love is like a shadow on me all of the time
I don't know what to do and I'm always in the dark
We're living in a powder keg and giving off sparks
I really need you tonight
Forever's gonna start tonight

 

In lontananza sembrava in effetti che qualcuno lo stesse chiamando, ma il lieve rumore dell’acqua confondeva tutto.

<< Alessio… ti- >> 

Le parole giungevano confuse e rotte.

<< Ti prego… >> 

Incrinate.

<< Ale--  >> 

Come una cantilena disperata.

<< -- gli occhi… >>

Parole tristi sussurrate tra i singhiozzi.

<< Aprili, ti prego! >>

Questo era dolore. Perché mai qualcuno avebbe dovuto chiamare il suo nome, gridando dal dolore e dalla tristezza?

Non lo capiva, non ce la faceva.

Era tutto troppo intricato e assurdo per capirlo.

Ma una cosa era certa: quella era la voce di lei.

 

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

 

 


Il suo cuore non batte, non batte. E lui non respirava.

Ma come diavolo era potuto succedere?

I paramedici cercavano di toglierla di mezzo, ma lei non riusciva a muoversi e capire. Riuscva soltanto a rimanere inginocchiata accanto ad un corpo freddo e ad osservarlo come se potesse capire cosa fosse accaduto. I brusii si intensificavano sempre di  più, e rimbombavano per tutto quello spazio riscaldato il minimo indispensabile.

<< Si sposti, signorina. >> aveva ripetuto scocciato un medico mentre si avvicinava di più ad Alessio.

Quel corpo gelido, inerme. Alessio era davvero ancora in quel corpo?

Era inutile, ogni sospiro affranto e sconfitto non portava a pensare a nulla di buono. 

Ormai una caterva di persone si era avvicinata per osservare, curiosa, quello che era accaduto. Soltanto quella ragazza che rimaneva bloccata accanto a lui, ostacolando i movimenti degli uomini accorsi per farlo respirare, la madre di lui e sua sorella provavano una sensazione terrificante.

Agghiacciante.

E quella ragazza dai capelli rossi non capiva. Era scioccata, non riusciva a muovere un muscolo. I suoi respiri erano rotti e convulsi, le lacrime uscivano terrorizzate, quasi titubanti, come se quello che stesse accadendo fosse uno  scherzo della mente.

Già, la mente umana quanto è stolta. Tenta sempre di tenere in considerazone tutte le possibilità prima di  accettare qualcosa… e questo fa soltanto soffrire troppo le persone, soprattutto quelle che non vogliono arrendersi.

La giovane si lasciò  andare del tutto sfogando il dolore sulle propie mani, stringendole così tanto da ferirsi con le sue stesse unghie. Non è successo, non è successo. Alzò lo sguardo sentendo  delle urla e intravide Caterina, con un volto rosso di rabbia e dolore, lo stesso dolore che viveva e scalpitava nel corpo di Mariasol stessa, lo stesso dolore che la madre di Alessio provava ma riusciva a trattenere, restando impassibile ad osservare suo figlio immobile, circondato da persone indaffarate a salvarlo.

C’era troppa confusione, le parole si mischiavano e si formava un rumore insopportabile.

C’era chi gridava << Respira? >>, chi chiedeva cosa fosse successo… chi piangeva o chi era soltanto curioso anziché preoccupato.

Mariasol si portò le mani al volto, tentando di tranquilizzare il respiro e di pensare coerentemente, tentare di esaminare tutti gli eventi accaduti quel pomeriggio. Alessio non voleva che lei venisse, aveva detto che si sarebbe sentito in soggezione sapendola nelle tribune a guardare la sua gara di nuoto, ma lei c’era andata lo stesso, avevano scherzato, e poi, dandogli un bacio, gli aveva augurato di fare del suo meglio chiedengogli poi di impegnarsi per non fare una brutta figura danvanti alla sua ragazza. Si erano lasciati e lui era andato a fare riscaldamento insieme ai suoi compagni di corso. Lei era salita sugli spalti insieme alla madre di Alessio e sua sorella, e avevano osservato eletrizzate tutto quello che succedeva in acqua, aspettando tese il momento in cui sotto il loro occhi sarebbe apparso Alessio e avrebbe fatto la gara sforzandosi al massimo.

Che strano gioco del Destino, allora è proprio vero. Le persone non sono fatte per amare, decisamente no. L’uomo è terribilmente debole quando ama, si lascia influenzare da certe emozioni controproducenti e lascia che i propri pensieri lo cullino e lo rassicurino in momenti di shock. Ma quella mente dannata non fa altro che inviare immagini splendide di quella persona che  ti ha lasciato un vuoto, mentre vive, ride, e ama.

Forse non c’era nessuna speranza che Alessio si risvegliasse da quel sogno crudele che chissà chi aveva provocato. Ma senza la speranza la vita non c’è.

I lineamenti di Mariasol le fecero assumere un sorriso amaro, mentre la sua bocca si muoveva, sussurrando soltanto due parole: torna indietro.

 

Proprio quando i rumori si facevano più intensi e l’agitazione della folla stava diventando incontenibile, dei flebili colpi di tosse zittirono uno ad uno tutti i  presenti. Alessio era vivo, era lì, e tossiva fuori dai polmoni tutta quella dannata acqua colma di cloro. Tentava di parlare, di domandare qualcosa, ma i suoi respiri affannosi non permettevano alla sua voce di uscire.

Mariasol alzò il viso, si asciugò le lacrime con il dorso della mano sinistra e si avvicinò cauta al ragazzo che appena la vide in viso si riscosse, come percorso da una scossa elettrica potentissima.

Tentava di  parlare ma ancora non riusciva, la gola gli doleva troppo per permettegli di pronunciare anche solo una sillaba.

Lei lo vide piangere per la prima volta, mentre scalpitava, cercando di far capire ai paramedici  di andarsene. Lui ora l’aveva ritrovata.

<< Sei tornata, Mariasol >> Le sussurrò,  sorridendo, senza neppure credere alle sue stesse parole.

<< Io non ti ho mai lasciato, Alessio. >> Gli sorrise a sua volta, piangendo di commozione e iniziando a tremare. << Eri tu che non volevi tornare da me. >>

 

 

 

 

A casa di Alessio filtrava una luce diversa dalle finestre, quando tutta la famiglia entrò. Caterina pensò a quanto sarebbe stato diverso se quella tragedia fosse finita male. Se suo fratello non si fosse mai risvegliato.

Tarallina miagolò stizzita, accorgendosi che nessuno la considerava, ma poi si avvicinò circospetta ad Alessio, che si era appena seduto sul divano insieme a Mariasol, e si acciambellò tra di loro, facendo lievi fusa. Caterina e la madre si erano accomodate con un sospiro sulle poltrone.

<< Vuoi continuare nuoto, malgrado quello che è successo oggi? >> Iniziò cauta la madre, fissando Alessio, cercando di dissimulare la paura che le percorreva indisturbata i lineamenti. Povera donna. In dieci minuti sembrava aver perso dieci anni.

<< Ma io… beh… >> tentò di formulare qualche frase concreta, ma si sentiva strano, come… se fosse appena uscito da un sogno.

Caterina intervenne, fermando quelle sue  parole disconnesse. << Ale, la scelta è tua. Lo so quanto ami nuotare, e so anche che fa parte di te come di me fa parte suonare. Se tu mi chiedessi di smettere, io ti sputerei in un occhio. >> Gli sorrise.

Il ragazzo guardò la madre, e poi la sorella. Voltò poi il viso, incrociando gli occhi di Mariasol. Si ricordava quanto fosse bella. Ora aveva soltanto dei lievi aloni scuri sotto gli occhi, ma era lei, e l’amava.

Allora tutta quella strana avventura era nata dal momento in cui lui aveva perso i sensi, in acqua? Ma ora era tutto molto più nitido, tutto combaciava alla perfezione. Mariasol era la sua ragazza da tempo.

<< Sapete, >> Alessio alzò gli occhi, interromendo quel silenzio fastidioso << mi piacerebbe raccontarvi una storia, un sogno che ho fatto. >>

 

 

 

 

 

Un'ultima cosa... i membri di quella famiglia si sarebbero accorti presto che la loro bella gatta nera non era semplicemente ingrassata.

E sul tetto del condominio, all’aurora del giorno successivo, un bellissimo gatto rosso e bianco, ascoltava dei delicatissimi miagolii osservando il panorama.

 

 

 

 

 

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Non so come dirvi grazie.

Questa storia è nata da me, e ha vissuto con voi, grazie a voi, che l’avete letta. Grazie.

 

 

Chi ha recensito,

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Spero di tornare a scrivere un nuovo originale il prima possibile. Alla prossima, un abbraccio.

 

Teresa

  
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