Una bambola Usa e Getta
C’è
una strada che tutti chiamano
‘Via Prè’, non importa che nome avesse
prima, adesso sulla bocca di tutti è
semplicemente “Via Prè, la strada delle
puttane”.
La maggior parte della
gente, per
rispettare il proprio titolo di “persona perbene”
si tiene distante da quella
via infamata, criticandola e instaurandoci un tacito divieto. Alcune
persone
però, che non son cercatori né di sesso
né di droga, ci si addentrano talvolta
con un’inusuale curiosità e vedono ciò
che la gente descrive, coi propri occhi.
Lì le
ragazze cominciano a
popolare le strade verso le dieci di sera, cariche di trucco, borsette
di
plastica e vistosi gioielli; passeggiano su tacchi troppo alti e
colorati,
fumando una sigaretta dopo l’altra. Gli spacciatori,
camminando come dei boss
nelle strade buie, le chiamano puttane e molte volte vanno da loro a
farselo
ciucciare, promettendo come ricompensa una dose o due di marijuana.
C’è
una ragazza che se ne sta seduta
con le gambe accavallate su una panchina, in attesa del proprio
cliente, che verrà,
ne è certa. Anche lei è una puttana, chi la
conosce o ne è cliente abituale, la
chiama Linda; ha cominciato a battere in Via Prè quando
aveva sedici anni, non
era né troppo giovane né troppo vecchia; ci sono
ragazze trascinate per la
strada molto prima, come Stella o Cristina. Finita la scuola scappano
lì, in
attesa della notte. Nessuno fa domande, nessuno chiede se non
c’è nessun
genitore a fermarle da quella pazzia. Non si domanda del passato in Via
Pre,
non c'è tempo e nemmeno voglia di rivangare dolorosi momenti.
Linda è
finita lì perché ha
deciso di scappare di casa, da una famiglia normale e senza particolari
regole;
fu una litigata più pesante delle altre che la fece fuggire
da quel posto.
A volte, quando suo
padre le
urlava che era una nullafacente, rivedendo in lei i fallimenti di sua
sorella,
Linda scattava e urlava che avrebbe sempre potuto far la troia per
raccattare
quattrini.
Erano parole dette con
leggerezza, con quasi disgusto, senza riflettere per un momento che ci
vuole
coraggio per intraprendere un mestiere come quello della prostituta,
che sia
obbligato o meno; non sai mai in che mani ci si potrebbe trovare, come
può
esserci il salvatore, può esserci anche il carnefice. Si
ripeteva quello, la
bella Linda, ogni volta che una macchina si accostava a lei. La
portiera si
apriva di scatto e lei si chinava per vedere il suo nuovo amante;
sorrideva, di
un sorriso stantio e usato fin troppo, lasciando intravedere da sotto
la
pelliccia i suoi seni abbondanti.
Concordato il prezzo,
saliva poi
in quell’auto, tirando stizzita a sé la pelliccia,
imitando le dame
dell'ottocento che compivano il medesimo gesto per impedire alle loro
vaporose
gonne di rimanere intrappolate nella porta.
Un ironico paragone
senza dubbio.
La macchina sfrecciava
poi via da
lì; i servizi non si fanno in Via Prè,
lì si espone soltanto la merce.
Puoi essere trovata
dal tuo
salvatore o dal tuo carnefice, si ripeteva ancora mordendosi il labbro,
da
brava sgualdrina. Poi come una bambina ubbidiente, si metteva ad
ascoltare quello
che talvolta il cliente diceva, osservando fuori dal
finestrino. Linda
fissava il fiume che costeggia la via ogni volta che
l’automobile si
allontanava dalla vetrina. E pensava se anche lei, un giorno o
l’altro, sarebbe
stata abbandonata lì, morta, come una bambola usa e getta.