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Autore: Salice    28/12/2010    7 recensioni
Solo mentre tornava a fissare verso il fondo del letto spostando le coperte, vide con la coda dell'occhio qualcosa che non avrebbe dovuto esserci: un codino biondo ed una spalla nuda spuntavano da sotto il suo piumone. Balzò fuori dal letto con espressione allarmata, cercando con gli occhi la sua spada e deciso a spaccare le ossa una volta per tutte a quel deficiente di Deidara. Quanto cavolo doveva aver bevuto la sera prima, per non ricordarsi una cosa del genere?
[Attenzione, Non è una storia Yaoi!]
sulle note di "La mia ragazza mena" degli articolo 31
Genere: Commedia, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kisame Hoshigaki, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kisaino_2.html

Questa song fic è stata scritta sulle note di "La mia ragazza mena" degli articolo 31. Potete trovare il loro video qui.
Non c'è alcuno scopo di lucro. Buon divertimento
!




Sembra acqua ma è grappa


La mia ragazza si crede un fuscello una piuma
Ma fa paura quant’è dura e forte
Ha una cintura nera con le borchie




Kisame aprì faticosamente un occhio, riparandosi dalla luce accecante che entrava dalla finestra. Era sicuramente giorno inoltrato, come confermava il brontolio del suo stomaco. Si sollevò con uno sbuffo su un gomito, e lasciò vagare lo sguardo assonnato sul resto della stanza: era nel solito caos tipico della domenica mattina, con vestiti sparsi là dove li aveva lasciati cadere quando era si era spogliato. Solo mentre tornava a fissare verso il fondo del letto spostando le coperte, vide con la coda dell'occhio qualcosa che non avrebbe dovuto esserci: un codino biondo ed una spalla nuda spuntavano da sotto il suo piumone. Balzò fuori dal letto con espressione allarmata, cercando con gli occhi la sua spada e deciso a spaccare le ossa una volta per tutte a quel deficiente di Deidara. Quanto cavolo doveva aver bevuto la sera prima, per non ricordarsi una cosa del genere? Si accorse con orrore di essere completamente nudo, e scattò in avanti, pronto a farlo a pezzi nel suo letto per lavare l'onta con il sangue, quando incespicò in qualcosa che non avrebbe dovuto essere sul pavimento: un cintura nera con borchie, decisamente femminile. Crollò sul letto con un tonfo goffo e la persona che era sotto le coperte si stiracchiò, emergendo finalmente dal piumone, e sollevando un paio di occhi azzurri circondati da ciglia scure su di lui.
– Mh? Che stai fayaaahwn... – La ragazza interruppe la frase a metà per sbadigliare, e finalmente, superato lo shock e l'orrore che aveva provato al pensiero di potersi trovare con Deidara nel letto, Kisame iniziò a ricomporre vagamente gli accadimenti della sera prima..
.



E non mi chiede la fede un castello o la luna
Lei balla tutta notte poi la mattina morde




Era tornato a casa dopo aver passato tutta la sera con gli altri, dopo aver lavorato tutti il giorno asfaltando strade, e si era buttato sul letto senza svestirsi, lavarsi e neanche sollevare le coperte. Era semplicemente crollato. Poi, alle tre di notte, qualcuno aveva preso a scampanellare con insistenza. Ci aveva messo un po' a rendersi conto di cosa stava accadendo, e si era trascinato di pessimo umore fino alla porta, augurando al malcapitato che gli si sarebbe trovato davanti di avere davvero un buon motivo per rompergli le scatole a quell'ora. Aveva spalancato la porta con la sua miglior faccia feroce, e qualcuno di biondo e sottile gli era letteralmente caduto tra le braccia.
– Bionda, che diavolo ci fai qui? –
Lei aveva sollevato la testa dal suo petto e gli aveva sorriso in maniera beota.
– Sono... Stata a ballare con Sakura e le altre... Abbi... Abbiamo bevuto un po'... – Aveva biascicato, esalandogli sul viso delle zaffate dal sentore alcolico prima di parlare di nuovo: – Non potevo tornare a casa... –
– Cretina! Vai con le tue amiche fuori e la prima cosa che fai è ubriacarti? – La strattonò di malagrazia all'interno, richiudendo in fretta la porta. Nonostante il trattamento brusco, forse a causa dell'alcool, Ino non sembrava spaventata o irritata. Semplicemente ridacchiava, seduta in mezzo al suo minuscolo ingresso. Con un sospiro, mentre si chiedeva cosa aveva fatto di male per meritarsi una ragazza così oca, si chinò su di lei per sollevarla di peso, visto che non sembrava in grado di camminare da sola.
– Come hai fatto ad arrivare fin qui? –
Tre... Tremari, la spaventosa ragazza di Shika ha chiamato un taxi. –
Kisame si lasciò sfuggire un ghigno: era un soprannome davvero azzeccato. Non che lui frequentasse quei bambinetti, no di certo, ma le volte in cui si erano civilmente incontrati in per strada o avevano deciso di fare un appuntamento a quattro, si era reso subito conto che quella biondina pericolosa quanto Ino, forse addirittura di più.
Ino si appoggiò a lui con tutto il suo peso, per poi scostarsi con un'espressione disgustata.
– Puzzi di sudore. –
Kisame sospirò di nuovo.
– Sai, io ho lavorato, non come te che non fai niente dal mattino alla sera! –
– E di sigarette, e alcool! – Rispose lei, indignata. No, in effetti non aveva solo lavorato. La squadrò bene: nonostante l'espressione vagamente stordita, le guance arrossate, i capelli insolitamente scarmigliati e gli occhi lucidi la rendevano ancora più vulnerabile tra le sue braccia. E sexy.
Se la issò al petto come se fosse una bambina, e, mentre lei gli si avvinghiava attorno al collo, si fece strada verso il bagno.
– Anche tu puzzi di alcool... Andiamo a farci una doccia. –


Si mette i miei boxer e offre
Cene precotte bibite bollenti bottiglie a cui toglie
Tappi con i denti non m’inganna mai
Non va a nanna mai mangia panna spray



Ino si era messa a sedere sul letto, arrotolandosi in un gesto infantile le coperte fin sotto le ascelle. Kisame si sforzò di non sorridere. Non bastava certo coprirsi perché lui si dimenticasse cosa c'era lì sotto. Si voltò e frugò in un cassetto, estraendo una sua vecchia canottiera del basket e gliela lanciò, colpendola sui capelli arruffati.
– Vestiti dai, che facciamo colazione –
– Ma non potevi lasciarmi dormire ancora!? Mi verranno le rughe, lo so! E mi sento già le occhiaie! – Protestò lei, lasciando penzolare le gambe nude fuori dalle coperte, tastando il pavimento alla ricerca di pantofole, probabilmente.
– Non credo proprio, per pranzo vengono qui Deidara, Itachi, Kakuzu e Zetsu. Se vuoi che ti vedano così... – La pungolò lui, dirigendosi poi con passo deciso verso l'angolo cottura nel salotto. Dopo qualche minuto (e qualche imprecazione) era apparsa Ino. I capelli erano stati pettinati frettolosamente e raccolti in una coda. Indossava la sua canottiera nera fino a metà coscia, e sotto spuntavano un paio di centimetri di stoffa azzurra.
– Dove diavolo hai preso i miei boxer? –
– Da un cassetto. Strano vero? Pensavo che tutti i tuoi vestiti fossero esplosi nella stanza, e invece... Pare che qualcosa fosse ancora al suo posto! – Lo punzecchiò lei, trascinandosi fino allo sgabello di fronte al pianale bar riadattato a tavolino.
– Senti un po', ho i miei dubbi sul fatto che camera tua sia in condizioni migliori... –
Colpita in pieno, Ino arrossì e rimase zitta per qualche istante, finché non scorse il bollitore che iniziava a fischiare sul fuoco.
– C'è qualcosa da mangiare? – si illuminò lei, sorridendo.
– Caffè. – Ghignò lui, in risposta, versando l'acqua bollente sui granellini di caffè istantaneo. Ino assunse un'espressione delusa e saltò giù dallo sgabello, andando a frugare nel frigo. Ne emerse qualche istante dopo, recuperando una tazza dal lavello e un cucchiaino pescato chissà dove.
Kisame la fissò con sguardo interrogativo finché non vide cosa aveva recuperato dal frigo: un barattolo di panna spray.
– Non dirmi che... Oh, che schifo! – Esordì lui, mentre Ino riempiva generosamente la tazza con la panna spray e ci affondava il cucchiaino con espressione di estrema soddisfazione. Quando si tolse dalla bocca il cucchiaio lo fissò con aria maliziosa e lo riempì di nuovo, spingendolo verso le sue labbra.
– Ne vuoi? –
Kisame strinse il più possibile la bocca, facendo di no con la testa e tirando indietro il collo.
– No grazie. La panna è roba dolce da bambinetti. –
Lei neanche gli rispose, ma riprese a ficcarsi in bocca grosse cucchiaiate di panna, strizzandogli l'occhio sinistro, che non era nascosto dal ciuffo biondo.
– Senti... – Cominciò lui, titubante. Lei sollevò lo sguardo dalla tazza e lo guardò con aria interrogativa. Non fece in tempo a dirle nulla comunque, perché il campanello prese a suonare a raffica, peggio di quando Ino ci si era attaccata la sera prima. Kisame si diresse verso la porta con una smorfia. Poteva essere solo una persona a suonare a quel modo: Deidara.




La mia ragazza è strana
Non dice che mi ama
Ma beve birra e fuma
Ha un tatoo sulla schiena
La mia ragazza mena




Ino si era precipitata in camera e si era chiusa dentro sbattendo la porta. Prima di aprire la porta Kisame si trovò a pensare a come erano finiti insieme¹. Non c'erano mai smancerie tra di loro, quanto piuttosto una strana complicità. I rari momenti in cui non si punzecchiavano e riuscivano a stare insieme senza parlare o fare altro erano sempre molto intensi, ma erano privi di moine. Pur essendo una ragazza molto corteggiata (e forse proprio per questo) Ino non era molto sensibile alle classiche sdolcinatezze: sarebbe stato idiota da parte di un ragazzo regalarle dei fiori, visto che i suoi genitori ne avevano un negozio. Kisame aveva sempre preferito rinunciare a quella parte stupida del rapporto tra ragazzo e ragazza, e aveva preferito rimanere sé stesso, sperando al contempo di stupirla e di essere accettato. Di certo lui non sarebbe cambiato per far piacere ad una ragazza. Incredibilmente a lei andava bene così. Non gli era ben chiaro come fosse possibile, ma Ino frequentava i suoi amici; non si lagnava se c'era qualche imprevisto violento, anzi, avendo fatto per anni arti marziali, era perfettamente in grado di rimettere chiunque al suo posto. Salvo poi mettersi a urlare se le si scheggiava lo smalto. Era strana, ma anche tosta, e a lui andava bene così.


La mia ragazza se piange non è mai per ricatto
Non cucina in cucina mi cucina nel letto
E si mette la notte gli occhiali da sole
E si mette a gridare contro il telegiornale
Il rock la sveglia con le boy-band sbadiglia
Ama il punk da skate la drum’n bass
Ma è il rap che la ripiglia




– Era ora! Mi stava crescendo il muschio sui piedi! – Sbottò Deidara, spintonandolo per entrare nell'appartamento, seguito da Zetsu che ridacchiava, rendendo il suo viso circondato dai capelli a cresta verdi ancora più inquietante. Kakuzu e Itachi entrarono subito dopo, scaricandogli senza troppe cerimonie una cassa di birra tra le braccia.
– Allora, quando comincia la partita? Sei sicuro che quel catorcio di televisore funzioni, vero? Potrebbero saltarmi i nervi, altrimenti! – Esordì Deidara, sbracciandosi.
– Deidara... – Muggì Kisame, posando la cassa di birra sul tavolino su cui aveva abbandonato la sua tazza e quella di Ino, pronto a dirgliene quattro, e nel caso anche a sfogarsi del brusco risveglio che aveva avuto credendo di trovarselo nel letto. Si era appena girato quando incrociò lo sguardo di Itachi, che era significativamente posato sulle due tazze accantonate.
– Non sei da solo. –
Al solito, Itachi non faceva domande. Lapidava con affermazioni precise. Ed esatte.
Se non si fosse guadagnato il suo rispetto anni prima, sarebbe stato facile odiarlo. Kisame indicò la camera da letto, e gli sguardi di tutti si posarono sulla porta chiusa. Anche solo un anno prima, sarebbe stato un evento sconvolgente trovare qualche ragazza a casa di Kisame. Le sue storie erano talmente brevi da non meritarsi (secondo lui) neanche di passare dallo stuoino. Da diversi mesi però, frequentava Ino, e questa non era la prima volta che lui la portava a casa sua. Gli altri lo sapevano, ovviamente, ma trovarcela dentro evidentemente era un'altra cosa. Dopo qualche istante di imbarazzato e riverente silenzio, la porta della stanza si aprì, e ne emerse Ino: aveva recuperato la microgonna (micro, sì, non mini... Mini non era abbastanza riduttivo, per quella specie di cintura, di poco più spessa del fascione di pelle nera e borchie che usava in vita) viola che indossava, le parigine sopra il ginocchio e la maglietta di un tessuto brillante e lucido. Aveva raccolto i capelli in una coda più ordinata (Kisame sapeva che da qualche parte, nei suoi cassetti, c'erano una spazzola e altre robe da donna, ma aveva preferito ignorare la questione e far finta di niente) L'insieme era un po' stazzonato, ma più decente dei suoi boxer e della canottiera. L'unica nota straordinaria erano gli enormi occhiali da sole che si era messa in faccia, e che le coprivano quasi la metà del viso.
Deidara frattanto, incapace di stare fermo, aveva abbassato le tapparelle e acceso la televisione in attesa che la partita iniziasse, e aveva preso a fare zapping.
– Che cavolo ci fai con gli occhiali da sole? – Aveva ridacchiato Zetsu, stravaccandosi sul divano, al fianco di Kakuzu, decisamente più composto, e anche un tantino funereo, così incappucciato. Ino mugugnò qualcosa privo di significato, mentre si metteva in equilibrio su un bracciolo, accanto a Itachi, il quale squadrò Kisame e scivolò leggermente di lato sul divano.
– Cos'è sta lagna? – Disse invece, indicando la televisione. L'ultima boyband del momento stava cantando una struggente canzone d'amore in un video musicale.
– E' la classifica degli ultimi successi, carina! – Le sventolò un dito sotto al naso Deidara, inconsapevole, al contrario di Kisame, che Ino avrebbe potuto benissimo decidere di staccarglielo con un morso, se avesse voluto. Fortunatamente per Kisame, nessuno sembrava in vena di sporcare il suo tappeto:
– Allora cambia, prima che mi metta a russare... E non mettere sul canale delle notizie, mi fanno solo saltare i nervi! –
Ancora una volta, Kisame sentì un brivido lungo la schiena, rendendosi conto di quanto Ino e Deidara si assomigliassero.

E scatta quando vedi che si arrabbia
scappa! quella donna sembra acqua ma è grappa
È un litro di nitro con la miccia corta
La faccina pulita e la fedina penale sporca
La mia ragazza è strana
Non dice che mi ama
Ma beve birra e fuma
Ha un tatoo sulla schiena
La mia ragazza mena



Itachi nel frattempo, aveva saggiamente provveduto a distrarre Ino:
– Stai cercando di nascondere le occhiaie da notte brava eh... –
Lei arrossì lievemente, pur sotto gli occhiali da sole, e li sollevò piano, usandoli come un cerchietto:
– Ha parlato quello che non le ha, vero? – Gli sorrise lei. Da quando Ino aveva scoperto che Itachi aveva fatto di tutto per fargli lasciare l'akatsuki, la banda di Pain, il loro rapporto era diventato molto più amichevole. Lui le sorrise appena (il che, per Itachi, era come un suonare le trombette a capodanno) scuotendo la testa:
– Io studio, non vado a ballare con le amiche... –
– Sentite un po', ma non eravamo venuti per pranzo? – Si intromise Deidara, incapace di stare zitto e fermo per più di trenta secondi consecutivi. Kisame mugolò all'improvviso, facendo per alzarsi, nonostante si fosse appena seduto, ma Ino lo spinse giù e saltellò verso il frigo dentro alle sue ciabatte troppo grandi per lei.
– Ci penso io, ragazzi! – Cinguettò lei. I cinque ragazzi si scambiarono uno sguardo apprensivo ma, dopo la stretta di spalle di Kisame, nessuno osò fiatare.
Cinque minuti dopo il “Dinggg” del forno a microonde suonò in contemporanea al fischio di inizio della partita di football. Ino portò un vassoio a ciascuno, carico di ciotole di ramen precotto. Itachi prese tra le mani la sua, senza dire niente. Kakuzu fece altrettanto, mentre Zetsu faceva una smorfia. Kisame non disse niente. Lo aveva comprato lui, quel ramen, e non si sarebbe certo lamentato. Deidara ovviamente era di altro avviso:
- Dì un po', questo ti sembra “cucinare” Ino? – Le chiese, scuotendo pericolosamente i tagliolini in brodo fumanti – Quanto hai in economia domestica? Zero? –
Come in una partita di ping pong, gli sguardi di tutti saettarono da Deidara al volto di Ino, che stava assumendo varie sfumature di rosso, sempre più intense.
– Come sarebbe a dire? Ancora grazie che ne ho preparato! Chiedere ad una ragazza delicata come me di cucinare per cinque ingrati... –
Kisame considerò un miracolo che nessuno si mettesse a ridere all'affermazione di Ino, provocandone le ire e una conseguente probabile rissa. Forse erano tutti scioccati, pensò.
– Delicata un accidenti! Non sei tu quella che ha steso un paio degli scagnozzi di Pain, quando questo idiota ha lasciato la banda? –
Ino arrossì ancora di più, cosa che Kisame riteneva impossibile, ed iniziò a preoccuparsi seriamente. Per Deidara, ovviamente.




La mia ragazza è strana
Non dice che mi ama
Però quando ho un problema
Lei è qui vicina
La mia ragazza mena
Una mia ex mi chiamava le ha incendiato la casa
Ci ho fatto la lotta ho una costola rotta
Thai-box karate judo
Colpi al fusto manate a viso nudo




Effettivamente, quello che aveva detto Deidara era la verità. Prima che si mettessero insieme per davvero, Kisame aveva acconsentito a fingere di uscire con Ino, sotto sua esplicita richiesta. Lo scopo era ingelosire Sasuke Uchiha, il fratello di Itachi, che si era fidanzato con Sakura, la migliore amica di Ino. Le cose però avevano iniziato a sfuggirgli di mano, e, proprio in quel periodo, Kisame aveva deciso di rifiutare l'anello che lo segnalava come membro della banda di Pain. Aveva scaricato Ino, sia per non metterla nei guai che per evitare di perdere il controllo, visto che la Bionda gli stava iniziando a fargli girare la testa. Avevano troppi anni di differenza ed erano troppo diversi, si era detto. Questo era quello che aveva pensato prima di vederla sbucare in vicolo in cui lui si stava picchiando con alcuni membri della banda di Pain, una specie di regalo d'addio... Definitivo, però. Era saltata in mezzo al vicolo come una furia, e ne aveva steso due prima che la raggiungessero i suoi due amichetti, il ciccione e il pigro cronico, che avevano fatto il resto. Lui non ne usciva particolarmente bene, da quella storia: prima che lei arrivasse, infatti, un teppista lo aveva colpito con un coltello al torace, e si era ripreso quanto bastava solo vedendo Ino in mezzo ai guai. Aveva afferrato un tubo di metallo e spazzato via un tizio parecchio grosso, ma poi delle fitte lancinanti al fianco lo avevano costretto a rallentare il ritmo. Senza Ino e i suoi amici, sarebbe stato fritto. Era stato quel giorno in cui aveva scoperto che lei, oltre a frequentare lo squisitamente femminile corso di Ikebana, era iscritta ad un paio di club di arti marziali. Tutto sommato, non ne era stato dispiaciuto.



Ma a lei le faccio sesso quando non mi rado e sudo
E sono cotto cotto perché a lei piaccio crudo
Quando la guardo tutto ha più senso
Il mondo sembra meno cattivo
È benzina sul fuoco
È perfetta davvero… anche se ho un occhio nero




Nonostante l'espressione palesemente feroce, Kisame si trovò a sorridere come un'ebete verso Ino, che invece fissava con sguardo truce Deidara. Era davvero insopportabile, a volte, tra le sue moine da gatta e i suoi scoppi d'ira impossibili da prevedere, ma era molto, molto carina. Era una maniaca dell'aspetto fisico, ma non si era mai fatta problemi ad andare da nessuna parte. Anzi lo aveva stupito, trovando sempre un vestito giusto per ogni posto. A volte si trovava a favoleggiare sulle dimensione del suo armadio.... Era una brava ragazza che aiutava i genitori nel negozio di fiori di famiglia, ma non gli aveva mai fatto una e una sola storia per il suo passato da teppista e rissaiolo. Si era mostrata apprensiva, di tanto in tanto, ma non gli aveva mai rinfacciato nulla, ed era stata palesemente felice di sapere che non aveva più niente a che fare con Pain e le risse del quartiere. Non sempre, almeno. Tutto sommato era stata una combinazione fortunata che si fossero conosciuti proprio mentre stava per lasciare la banda di Pain. Itachi tentava di convincerlo da mesi a lasciar perdere, ma chissà come mai, lui aveva trovato lo spunto a farlo solo dopo aver conosciuto lei. Non che lei gli causasse meno guai... Era una vera e propria bomba inesplosa, al pari di Deidara. La si doveva maneggiare con cura non perché era una ragazza, quando per il fatto che sapeva essere pericolosa. E inoltre aveva il sospetto che ferirla non gli avrebbe procurato alcun piacere, anzi, ne sarebbe stato addolorato lui per primo. Ma questa era una delle cose su cui preferiva non soffermarsi, al pari delle spazzole e i trucchi nei suoi cassetti.
Mentre per la testa gli balenava tutto questo, la disputa tra Deidara e Ino era proseguita indisturbata, e lui si trovò all'improvviso a ringraziare i riflessi sviluppati in anni e anni di risse: Ino era scattata in avanti, presumibilmente verso il collo di Deidara. Automaticamente lui si era lanciato ad afferrarla, ma non sarebbe riuscito a tenerli separati, se Itachi non si fosse buttato su Deidara, bloccandolo e al contempo togliendolo dalla traiettoria. Benedetto corso di aikido di Itachi, si trovò a pensare. Quel maledetto di Kakuzu, invece, stava scommettendo con Zetsu su chi tra i due biondini esplosivi avrebbe vinto la rissa.
Fortunatamente era riuscito ad afferrare i polsi di Ino, ma lei era dannatamente veloce e agile, e lui si era trovato un gomito in un occhio prima di poter capire come fosse successo. Il silenzio più totale era calato nella stanza, e la televisione era l'unica cosa accesa e in movimento, dimenticata da tutti. Deidara lo fissava allarmato. Itachi sembrava pronto a reagire al minimo soffio, mentre Kakuzu stava strisciando verso la porta. Zetsu stava inutilmente tentando di mimetizzarsi dietro l'unica, misera, pianta d'appartamento. Kisame mollò le mani di Ino di scatto, e lei se le porto alla bocca socchiusa, fissandolo a metà tra l'inorridito e il terrorizzato. La fissò con aria truce, poi si avvicinò a passo di carica al suo gruppetto di amici. I ragazzi filarono via dalla porta in men che non si dica, tutti silenziosi e più o meno preoccupati. L'unico vagamente sorridente sembrava Itachi. Dopo che ebbe sbattuto alle loro spalle il battente, si voltò, trovandosi Ino davanti con ancora le mani alla bocca.
– Kisame io... – Aveva iniziato lei. Lui non la lasciò finire. La afferrò per la vita, e la sbatté contro la porta. Non troppo forte, ma neanche delicatamente, bloccandola. Lei sgranò gli occhi azzurri, decisamente terrorizzata, poi lui la baciò, mentre un livido violaceo andava estendendosi sotto tutta l'arcata sopraccigliare. La tenne inchiodata alla porta per diversi minuti, fino a che non gli sembrò che stesse soffocando. Solo allora decisa di scostarsi leggermente. Lei sembrava meno spaventata, anche se un'ombra di preoccupazione le scuriva gli occhi chiari.
– Non volevo... – sussurrò lei, sfiorandogli il sopracciglio. Lui ghignò:
– Avrei preferito un occhio nero di meno, ma mi va bene essermi liberato di quelli là. –
– Ah... Quindi...? –
– Che stavamo dicendo? –
– Mi stavi baciando. –
Lei sorrise, e lui smise di pensare. Aveva decisamente di meglio di cui occuparsi.




Scusate...




Fine






1.Questa storia è un episodio speciale della mia Long Fic "Un principe molto azzurro". Non ho ritenuto indispensabile spiegare nel dettaglio gli avventimenti che hanno portato Kisame ed Ino ad uscire insieme, anche se ho lasciato qualche breve spiegazione nei pensieri di Kisame, affinchè la storia fosse godibile anche da chi non ha mai letto la storia principale. Se siete curiosi o avete dei dubbi, vi invito a leggere quella o eventualmente a conttarmi ^^






Breve sproloquio dell'Autrice: Ecco qua! Come tutto quello che riguarda questi due, è nata questa idiozia! Spero che vi sia piaciuta e di non prendere troppi pomodori marci! E' da intendersi quesya breve storia come una sorta di "seguito" di "un principe molto azzurro", giusto per farvi capire che tra i nostri due eroini ( ò_O'' ) va tutto a gonfie vele.
Ringrazio in particolar modo Elos, che, nonostante odi le song fiction, ha trovato il coraggio di betare questa storia! *-* Grazie cara!






Colgo l'occasione per presentare anche qui il KISAME Fan Club *_* fatevi avanti! X°D




Grazie a tutti quelli che passano di qui e leggono, a chi ha inserito la storia nei seguiti, nelle ricordate e nei preferiti! Grazie ^^!

   
 
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