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Autore: Nightingale    28/12/2010    6 recensioni
é la prima storia che ho scritto e riguarda principalmente me, Matt Shadows e le mie fantasie su Matt Shadows!:) Ecco uno spezzone di un capitolo più avanti:
"Ali sorrideva contenta,Brian boccheggiava,Zacky mi guardava un po’ confuso mezzo sorridendo e Jhonny con molto tatto non mi fissava proprio,mentre Matt semplicemente non si era ancora voltato a guardarmi."
Spero veramente che vi piaccia! :)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo, mi svegliai prestissimo. A letto mi annoiavo, continuavo a rigirarmi tra le coperte pensando alla sera prima, alternando la felicità per quello che era successo al panico per il non sapere esattamente che cosa fosse successo. Cioè, ne avevo un’idea ben precisa, ma non riuscivo a spiegarmi perché fosse successo. Se fosse stato solo un bacio dato così, sull’euforia del momento, lo avrei ucciso. Si, lo avrei ucciso e poi avrei occultato il cadavere. Una volta raggiunta quella conclusione, mi alzai e decisi di andare a fare colazione. Appena entrai nella stanza che fungeva da cucina-salotto, però, desiderai non essere mai scesa dal letto. Trovai Matt seduto sul divano, con solo i pantaloni del pigiama addosso, e in mano una tazza di latte, mentre leggeva una rivista. Mi bloccai sulla soglia, e lo osservai un attimo, prima che si accorgesse di me. Aveva un’espressione terribilmente tenera, a metà fra il concentrato e l’addormentato, e non potei fare a meno di sorridere a quella vista, anche se, lo ammetto, il mio sguardo fu immediatamente attirato da qualcos’altro. Per la precisione, dal fatto che non avesse una maglia addosso. Tutti i suoi sviluppatissimi muscoli e i suoi molteplici tatuaggi erano lì, a un metro da me, in bella mostra. E io avevo addosso un pigiama che mi faceva sembrare più Heidi che una bomba sexy, maledizione. Quando alzò lo sguardo e mi vide, mi sorrise con fare imbarazzato. E, posso giurarlo, Matt Shadows imbarazzato era la cosa più carina che esistesse.

<< Ehy.. Buongiorno.. >> esordì, passandosi una mano sulla testa, mettendo così ulteriormente in evidenza i suoi fottutissimi e sviluppatissimi bicipiti e tricipiti, mandandomi completamente in confusione.

<< Si, grazie e te? >> ricevetti un’occhiata perplessa in cambio.

<< Scusa..? >>

<< Non mi avevi chiesto come avevo dormito, vero? >> risposi con aria sconsolata. Ormai, tanto, la figuraccia l’avevo fatta, era inutile cercare di salvare la faccia. Mi guardò con aria divertita e scosse la testa.

<< No, Roshy.. Ti avevo solo salutato. Non sei molto sveglia a quest’ora eh? >>

<< No, decisamente.. Ma non puoi proprio evitare di chiamarmi così? >> si, poi, come se il problema fosse stato l’ora. Ma non si rendeva conto di che arma di confusione di massa erano lui e i suoi muscoli? Evidentemente no, perché insisteva nel non volersi coprire.

<< Beh , visti i risultati che ho avuto ieri sera.. >> già. Aveva avuto risultati. E io ora che cazzo gli rispondevo? Maledizione, era troppo presto per fare giochini di parole maliziosi, i miei neuroni non erano ancora del tutto collegati! Infatti, ebbe in risposta solo silenzio. Un lungo, imbarazzante silenzio. Si alzò e venne verso di me con aria preoccupata.

<< Ehy, guarda che stavo scherzando.. Era un battuta.. >>

<< No! Cioè, si lo so che scherzavi è che.. Oh, Matt, è mattina, praticamente l’alba, non riesco a trovare le parole per risponderti, richiede uno sforzo cerebrale troppo grande! >> mi guardò con aria divertita e si avvicinò. Oh no. Non di nuovo. Non ero preparata!

<< Beh, tecnicamente sono le 10, non proprio l’alba.. Comunque, per fare certe cose non serve parlare, sai? >> sussurrò mentre si chinava verso di me, prendendomi il mento fra le dita e facendomi alzare la testa verso di lui. Una parte di me voleva fermarlo e chiedergli che cosa significasse, perché lo facesse, e se fosse solo una cosa così, l’altra parte di me, quella ninfomane, voleva semplicemente che avvicinasse il più velocemente possibile le sue labbra alle mie e la facesse finita con quel giochino. Come fissai i miei occhi nei suoi, naturalmente, vinse la seconda parte. Eliminai le distanze fra noi, che erano veramente minime, quindi non dovetti fare un grosso sforzo, e lo baciai. Lui rimase per un momento fermo, probabilmente stupito da quella mia intraprendenza, ma si riprese velocemente. Mi passò le mani intorno alla vita e mi strinse a sé con fare deciso, mentre io gli passavo le mani intorno al collo. Dopo pochissimo, smise di baciarmi e si scostò leggermente, poggiando la sua fronte sulla mia e guardandomi intensamente.

<< Visto che funziona..? >> ma di cosa caspita stava parlando?!

<< Che..? >>

<< Chiamarti Roshy.. Dico, da sempre dei risultati.. è una garanzia! >> e mi sorrise. Io, quando mi sorrideva in quel modo, non capivo più niente. Poteva veramente chiedermi di aprire il finestrino, prendere la mia valigia e buttarla giù dal pullman, e io l’avrei fatto. E la valigia, era la cosa a cui tenevo di più in assoluto. Fu con quella consapevolezza, che mi scostai con decisione e lo guardai male. Non potevo lasciarmi trascinare in uno dei suoi giochini malati, fatti tanto per fare. Ci sarei rimasta solo male.

<< Matt, io sono una persona. >> mi guardò con aria perplessa.

<< Si, nulla da obiettare in proposito. >> obbiettivamente, non aveva tutti i torti. Ma non avevo voglia di scherzare. E lui continuava a guardarmi con aria molto confusa.

<< Ecco, e le persone hanno dei sentimenti, no? >> bisognava andare piano, per far entrare il concetto in fondo nel suo cervello.

<< Certo. Ma questo cosa.. >> non lo lasciai continuare.

<< Centra, credimi. Senti, tu sei una star, il nuovo Dio del metal, o come preferisci farti chiamare, fai te, giri il mondo con una band e passi da un letto all’altro, giustamente, come farebbe chiunque altro. Io, invece, no. Frequento l’università e tiro a campare, fondamentalmente. Non passo da un letto all’altro, checché tu ne dica, no, non lo faccio. E non voglio rimanerci male inutilmente. >> ero stata breve, esauriente e concisa. Forse un po’ cruda, ma non potevo certo essere stata fraintesa. Lui mi guardò con gli occhi spalancati.

<< Rosh.. Ma.. Che cazzo di idea ti sei fatta di me, scusa? >>

<< Beh, che sei un ragazzo che ama godersi la vita, e che sei pieno di cose da fare. E credimi, io capisco se hai pensato.. >> non riuscii a continuare, però, perché Matt riprese a parlare.

<< Oh, certo, e tu hai capito tutto di me, vero. Sono un puttaniere che non fa altro nella vita oltre a cantare. Ti ci sono voluti tutti e 3 i mesi che abbiamo passato in tour per capirlo, o ti eri già fatta questa illuminante idea prima, e hai pensato bene di non indagare oltre? Io non ho pensato un cazzo. Io volevo baciarti e l’ho fatto, e a te non è dispiaciuto, mi pare.. >>

<< No, non mi è dispiaciuto, e questo è il problema! Ma non ci arrivi? Mi piaci, cazzo! >> avevo già le lacrime agli occhi. Si, avevo una soglia di sopportazione molto bassa, ma, quando si trattava di lui, avevo scoperto di avere sempre una soglia di sopportazione molto bassa. Come poteva parlarmi in quel modo?

<< MA VA?! E tu hai subito pensato, quando ti ho baciato, che invece io volevo solo una scopata, giusto? Perché io non riesco mai a tenerlo nelle cazzo di mutande, vero? >>

<< SI! Perché questa è la tua vita, tu sei fatto così! >> mi guardò con aria offesa e incazzata.

<< Visto che sai già tutto, non ha senso che io stia qui a parlarti. >> e, detto ciò, mi superò bruscamente, dirigendosi verso la sua cuccetta. Io rimasi lì, in piedi, con le lacrime che scorrevano copiose sul mio viso, a chiedermi cosa fosse appena successo. Ci stavamo baciando, e poi.. Poi io avevo detto quella cazzo di frase del cazzo, e lui si era incazzato e se n’era andato. Mi sentivo maledettamente confusa. Perché si era incazzato così? Io avevo detto solo la verità.. Forse non ero stata molto gentile nel farlo, vero, ma il concetto era sempre quello. Mi asciugai le lacrime e andai in bagno per lavarmi ed eliminare le tracce del pianto.

Quando uscii, circa mezz’ora dopo, trovai Brian seduto al tavolo. Appena entrai, mi guardò con aria addormentata e mi sorrise.

<< Ciao Roshy.. ‘Giorno.. >> mi sedetti sbuffando accanto a lui.

<< Oh, ti prego, almeno tu, evita. >> inarcò un sopracciglio con aria perplessa.

<< Di fare cosa? >>

<< Di chiamarmi in quel cazzo di stupido modo! >> sbottai, in modo lievemente isterico. Lui sbarrò gli occhi.

<< EH?! Qualcuno si è svegliato male qui.. Forse centra in qualche modo quell’uomo che prima è tornato a letto pestando i piedi e borbottando cose incomprensibili? >>

<< Si.. Come al solito, del resto! Oh, Brian, lo odio! >>

<< Paroloni.. Ma che è successo, se posso sapere..? >> mi chiese con aria incuriosita. Non sapevo che fare, se raccontargli o meno di quello che era successo la notte prima e quella mattina, oppure fare finta di niente. Dovevo decidere alla svelta, però, perché Syn mi fissava con aria penetrante. Poi, improvvisamente, alzò una mano.

<< No, aspetta, forse lo so.. Centra qualcosa un bacio, per caso? O meglio, il perché ci sia stato quel bacio? >> lo fissai con aria attonita. E lui come caspita faceva a saperlo? Probabilmente mi lesse la domanda negli occhi, perché sorrise e continuò a parlare. << Già, io so. Nel caso non te ne fossi accorta, non è che prima steste esattamente sussurrando, sai? Anzi, eravate molto più vicini all’urlarvi addosso.. >>

Ma porca merda. Ora tutto il pullman sapeva ogni cosa. Era fantastico. Sbattei la testa sul tavolo.

<< Bene.. Hai anche una tua opinione a riguardo, visto che sei così informato? >>

<< Se proprio vuoi saperlo, si. Voi due siete due idioti. Due giganteschi imbecilli. E avete seri problemi di comunicazione. Dovreste provare a parlare, e no, non fare quella faccia, voi non avete parlato prima, vi siete urlati dietro, ed è diverso. Io dico parlare in modo sereno e come due persone civili. Confrontare i vostri pareri e comunicare, con atteggiamento aperto e predisposto per la comprensione delle ragioni dell’altro. Tu, almeno, potresti iniziare con l’ascoltare quello che ha da dirti, invece di trarre conclusioni affrettate e del tutto ingiustificate. >>

Quando smise di parlare, io lo guardai pietrificata. Non lo avevo mai sentito fare un discorso così lungo, sensato e razionale in vita mia. E aveva anche dannatamente ragione, cosa che mi costava enormemente ammettere, in realtà. Continuavo a fissarlo con aria ebete, incapace di proferir verbo.

<< Brian.. Ma.. perché.. perché non parli sempre così? >>

<< Ma scusa, è controproducente! Se lo facessi sempre, tu ci saresti abituata, e ora tu non avresti quell’aria sconvolta e totalmente ebete che ti dona tanto. Sei adorabile, a proposito. >> si alzò e mi sorrise. << Comunque.. Pensa un attimo a quello che ti ho detto, zucca vuota. >> Mi diede una pacca sulla testa e se ne andò in bagno. Io rimasi lì, seduta, a riflettere su quello che mi aveva appena detto, trovandolo ogni volta più intelligente della prima. Quando si svegliarono tutti gli altri e la stanza si popolò, avevo ormai raggiunto la conclusione che, al primo momento utile, sarei andata da Matt, lo avrei preso in disparte e gli avrei parlato. Avrei provato a sentire quello che aveva da dirmi stando totalmente zitta, e poi gli avrei spiegato quello che io pensavo in modo rilassato, senza fretta né attacchi di nervosismo.

La cosa, però, si rivelo essere più complicata del previsto da mettere in pratica. Se, infatti, io avevo deciso di fare la persona matura e parlargli, lui non sembrava proprio dello stesso avviso. Anzi, pareva che avesse adottato la tattica dell’ignorarmi completamente, cercando nel contempo di passare meno tempo possibile alla mia presenza. E andò avanti in questo modo per circa 2 giorni, periodo durante il quale mia sorella mi assillò per sapere cosa fosse successo e, di fronte al mio rifiuto di dirglielo, mi mise il muso, unendosi al club di “coloro che fanno finta che Roshen non esiste”. Molto piacevole. Solo Brian, Jimmy e Johnny mi salvavano, rifiutandosi di ostracizzarmi come gli altri. Zacky, ovviamente, stava dalla parte di mia sorella, neanche a dirlo, sennò avrebbe potuto mandarlo in bianco, scherzi?

Quando ero ormai arrivata a prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di legarlo al letto e costringerlo a parlarmi, ci arrivò la brutta notizia che il prossimo concerto era stato annullato per problemi con gli sponsor, e così ci trovammo con davanti a noi 5 giorni liberi. Decidemmo di fermarci per un paio di notti in una piccola cittadina, sufficientemente dispersa nel nulla da permettere ai ragazzi di girare indisturbati di notte e di giorno senza essere riconosciuti, e permettendoci così di fare qualcosa che non fosse stato girarci i pollici o guardarci negli occhi. Ognuno di noi prese una camera singola, a parte Zacky e mia sorella, ovviamente, che vedevano in quella inaspettata vacanza un anticipo di luna di miele, e che io dubitavo sinceramente avremmo visto fuori da quella stanza eccetto per i pranzi e le cene, e anche lì avevo i miei dubbi. Io, invece, vedevo in quel soggiorno un’opportunità per parlare con Matt, o almeno provarci. Appena arrivati, schizzai in camera, mi feci una doccia e mi vestii in modo da poter risvegliare un certo interesse nell’energumeno che si rifiutava anche solo di guardarmi, e, più agguerrita che mai, andai a bussare alla sua porta. Dopo una breve attesa, questa si aprì.

<< Chi.. Oh, sei tu. >> sprizzava entusiasmo da tutti i pori nel vedermi, era chiaro.

<< Mh, già.. Posso entrare? >>

<< No. Che vuoi? >> ok, dovevo essere matura. Rilassata e matura. Una persona civile.

<< Parlarti, e preferirei non farlo in corridoio.. >>

<< Oh, e da quando ti interessa sapere se ho qualcosa da dire? Non sai già tutto tu? >> chiese, alzando un sopracciglio con aria scettica. Sbuffai e lo scostai, entrando nella stanza. Lui richiuse la porta e si appoggiò al muro di fianco ad essa.

<< Allora? Che vuoi? >> era da persona matura prenderlo a calci per tutto l’hotel? No, forse no.

<< Senti, non rendermela più difficile di quanto già non lo sia, ok? Volevo chiederti scusa per l’altro giorno.. >>

<< Ok, l’hai fatto. Ora puoi andare. >> disse lui, riaprendo la porta e indicandola con fare eloquente. Misi una mano sul battente e lo richiusi violentemente. Poi lo guardai.

<< Ora tu mi parli, chiaro? E mi dici cosa c’è. >>

Lui sbuffò, fissò lo sguardo in un punto non preciso fra me e la porta del bagno e riprese a parlare.

<< C’è che tu sei convinta di sapere ogni cosa di me e non è così. >>

<< Ok, allora dimmi cosa dovrei sapere.. >>

<< Adoro il cioccolato. >> eh? Mi ero persa qualche parte del discorso, era chiaro.

<< Eh? >>

<< è così. Amo il cioccolato, soprattutto quello fondente, mi fa impazzire. Ora che sai qualcosa, puoi andare. >> ok, al diavolo la persona civile, lo avrei preso a calci finché non mi fossi stufata.

<< No, non mi basta. E comunque, anch’io amo il cioccolato. Senti.. Riguardo all’altro giorno.. >>

<< Com’è stato baciarmi? >> ok, mi ero nuovamente persa qualche parte del discorso. Che centrava? E come gli era uscita quella frase?! Era forse impazzito? Ma che domanda era? Comunque, se voleva proprio saperlo, sarei stata totalmente sincera con lui. Magari avrebbe capito che volevo veramente parlargli, e non scherzare.

<< Bello. Ed eccitante. E tu baci bene. >> “bene” era decisamente riduttivo riferito ai suoi baci. “In modo strepitoso” sarebbe stato decisamente più onesta, come definizione, ma non volevo sbilanciarmi troppo. Mi guardò, spalancando gli occhi. Evidentemente era convinto che non gli avrei risposto. Poi riprese l’uso della lingua.

<< Anche tu. >>

Silenzio. Perché era così dannatamente muto quel giorno? Mi passai una mano sulla fronte, esasperata e stanca. Alt, aveva detto “anche tu”? Cioè anch’io? Cioè per lui baciavo bene? Oh.

<< Senti Matt.. Io sono stata sincera l’altro giorno, e ti ho detto tutto quello che avevo da dirti.. Tu mi piaci, e.. >> non riuscii a terminare la frase.

<< Anche tu. >>

Silenzio. Che aveva detto? E perché mi stava fissando negli occhi con quell’aria seria?

<< Che cosa? >>

<< Anche tu mi piaci. >> eh? Mi stava prendendo in giro?

<< Ma.. Ma.. >> non sapevo cosa dire, proprio non lo sapevo.

<< Si, ho una band e passo da un letto all’altro con facilità. Si, ho successo e giro il mondo in tour. È tutto esattamente come hai detto tu l’altro giorno, davvero, ma mi piaci tu. E te l’avrei anche detto, se tu non mi avessi dato del puttaniere a caccia di una scopata senza neanche sentire cosa avevo da dire. >>

Non avevo parole. Infatti, rimasi lì in piedi a fissarlo come un’idiota per un buon 5 minuti, finché non mi ripresi.

<< Ah.. >> oddio, evidentemente non mi ero ancora totalmente ripresa. Matt mi guardò con aria divertita e prese ad avvicinarsi.

<< Rosh.. “Ah” è tutto quello che riesci a dire? Cioè, io ti dico che mi piaci e tu mi fissi come una scema e poi dici “ah”? >> era palesemente divertito dalla scena. Non faceva nulla per nasconderlo.

<< Io.. Ma davvero  ti piaccio? >> Mio Dio, stavo facendo sempre di più la figura dell’idiota! Lui si bloccò di colpo e mi guardò male.

<< Sei ancora dell’idea che il mio unico scopo sia farti entrare nelle mie mutande, per caso? Perché inizio a stufarmi di essere considerato solo un puttaniere, sappilo.. >>

<< No! No, no, non lo penso.. è solo che.. Beh, non me l’aspettavo proprio! >>  lui mi guardò con aria scettica.

<< Sai che credo tu sia l’unica di tutto il pullman che non se l’aspettava proprio? >>

<< Ah.. Fico. E nessuno mi ha avvertita? Tutti a farsi grasse risate sulle mie figuracce? >>

<< Si, mi sa proprio di si. Devi ammettere, però, che sei un soggetto parecchio comico. Anch’io avrei riso, vedendoti, se non fossi stato così coinvolto. >>

<< Molto carino da parte tua. Mi viene quasi voglia di darti il due di picche del secolo. >>

<< Ah si? Potresti? >>

<< Si, potrei. Ma ora mi preme fare una cosa. >>

<< Che cosa? >>

<< Andare a picchiare quella zoccola che si spaccia per mia sorella, e Brian. Soprattutto Brian, lui e i suoi discorsi criptici. >> e feci per aprire la porta, ma Matt scoppiò a ridere e mi attirò a sé.

<< Dai, se vuoi poi andiamo insieme a vendicare il tuo onore.. Ora però mi lasci continuare quello che stavamo facendo sul pullman prima che tu mi dessi del puttano? >> sussurrò avvicinando la sua bocca alla mia, fermandosi a neanche un centimetro.

<< Mh.. Si, penso che si possa fare.. >> e lo baciai.

 

 

***Autrice***

Eeeeccomi qui! Si, lo so, avrei dovuto aggiornare prima, ma ero stata risucchiata dal vortice natalizio e dai suoi regali. Perdonatemi! Ora però ci sono, e ho postato un capitolo un po’ più lungo del solito, cosa di cui vado moooolto fiera. Spero vi sia piaciuto, io amo Matt, lo AMO. Non so cosa scrivere, sono stanca e infreddolita, odio il freddo. E poi.. è un giorno particolare, oggi, come tutti sapete.

R.I.P. Jimmy, ci manchi.

Buon anno a tutte! <3

  
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