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Autore: Parsifal    28/12/2010    0 recensioni
Ecco un'altra della serie "Mika e Angelo".
Metti una sera in riva al lago dei due gemelli Alex e Niki.
Metti che è il compleanno di Mika e che lui stia aspettando Angelo con il "regalo" e che invece, al posto di Angelo arrivi un maniaco che lo rapisce...ecco, adesso scappo perchè se mi becca Angelo mi decapita!!!
Buona lettura a tutti e buon proseguimento di feste varie ^_-
Genere: Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte tarda ad arrivare.
Le ore scorrono lente, troppo per chi sta aspettando da una vita che arrivi questo momento.
Il ragazzino è nascosto nel folto dei cespugli e osserva, attento, il cielo che si sta colorando di viola.
Lentamente, troppo lentamente però.
Non si è mai accorto di quanto fosse terribile e beffardo il tempo.
Si prende gioco di te.
Quando tu vuoi che scorra veloce rallenta mostruosamente il passo,quando invece vuoi che vada lentamente… allora corre via lontano da te.
Si muove un po’ per cambiare posizione alla gamba intorpidita.
Dovrebbe essere già qui.
Ogni sera alle sette e mezza arriva con il suo passo lento, sensuale.
Si ferma in riva al lago, si siede sui piccoli sassi che lambiscono l’acqua e resta li, ad osservare il lago.
In silenzio.
Fino a che le stelle hanno completamente riempito il cielo.
Poi una macchina entra nel viale dell’albergo  e lui si alza velocemente e torna sui suoi passi.
Con impazienza.
Quanto sta li fermo a guardare le acque scure del lago attraverso il crepuscolo?
Eh, questo lo sa.
Li ha contati…esattamente novantasei minuti.
E’ in quel momento che questo maledetto tempo scorre veloce.
Gli sembra di essere appena arrivato che deve già lasciarlo andare, guardarlo mentre va da qualcun altro.
Qualcuno che gli fa quello che vorrebbe fargli lui.
Ha chiesto di lui al cuoco dell’albergo, uno dei proprietari.
Si è fatto passare per uno studente della scuola alberghiera li per uno stage.
Chiaramente ha dovuto falsificare la richiesta del Preside e del professore ma lui,in queste cose, è molto bravo.
Il biondo è stato un po’ reticente a dire il vero…forse un sospettino piccolo l’ha avuto lo stesso ma gli ha dato le informazioni che voleva.
Le altre le ha…diciamo recuperate, da solo.
Questa creatura splendida, che egli si è limitato ad osservare da lontano fino ad ora, è un loro caro amico, lì in convalescenza.
Una brutta bronchite trascurata.
Il dottore gli ha suggerito, o meglio ordinato, di fare una vacanza per riprendersi un po’ … montagna o mare non faceva differenza.
Egli ha scelto questo posto perché ci sono loro.
Non ha detto altro e anche questo è stato intuito da lui più che detto… perché in effetti il cuoco ha farfugliato solo qualche parola.
Ma lui è un attimo ascoltatore  e soprattutto sa leggere anche le parole tra le righe.
Adesso è il momento giusto: lo sente.
Non può aspettare oltre.
Oggi è il suo compleanno e fra poco arriverà …quell’altro.
Lo vorrà portare via per festeggiare.
Ma lui non lo permetterà.
Mai.
Si passa fra le mani la corda spessa che ha portato con se è gonfia i muscoli delle braccia.
I cinque anni che ha passato a fare rugby adesso gli serviranno, finalmente.
Appena arriva quella macchina il suo sogno biondo si alza in piedi velocemente…ma lui lo è di più.
In un attimo gli è addosso…e lo stordisce con un colpo sulla nuca.
Si accascia fra le sue braccia e lui lo può portare via senza nessuno sforzo apparente.
Come immaginava pesa poco.
Molto meno di lui.
E’ perfetto per le sue braccia.
Perfetto.
 
Angelo
Dove cazzo è andato a finire?
Ecco… lo sapevo!!!
Proprio stasera deve mettersi a fare i suoi scherzi del cavolo!!
Adesso mi sente però, appena lo becco me la paga.
Cerco attorno a me con attenzione, che ha detto Alex? Che va in riva al lago sotto il salice… deve essere là dietro,  per fortuna che c’è la luna piena stasera se no dovevo andare a prendere una pila per poter vedere qualcosa, qui le luci dell’albergo arrivano a malapena.
Non c’è!
Cazzo… e adesso dove si è cacciato?
Qui c’è qualcosa che non va!!
Lo cerco nei dintorni, in mezzo a quei maledetti cespugli che circondano il posto.
E qualcosa per terra attira la mia attenzione: un’agendina in pelle, rossa.
Se non sbaglio lui non ha nessuna agendina… e allora di chi è questa?
La porto in albergo perché qui non si riesce a leggere bene ed evidentemente la mia faccia deve essere preoccupante perché Alex e Niki si avvicinano immediatamente!
Li metto al corrente di quello che ho trovato mentre apro l’agendina.
Niente!!!
  E che speravo di trovare?
Indirizzo e numero di telefono del proprietario?
Beh…forse magari…
mentre sfoglio incazzato dal tempo che sto perdendo un nome mi ferma, gelandomi sul posto:Mika!
Questo qui ha scritto il nome e cognome di Mika e…cazzo!!!
Tutto!!
Tutto quello che poteva scoprire su di lui!!
Del perchè è qua, della sua malattia, della convalescenza.
Ogni cosa.
Ogni singola maledetta cosa.
Mi volto ed esco dalla stanza.
Senza chiedermi nulla anche i due gemelli escono con me.
In perfetto silenzio saliamo nelle nostre macchine, uno sguardo un attimo prima di chiudere le portiere.
Ci dividiamo i luoghi da controllare.
E poi la voce calma di Alex:
- Chiamaci se lo trovi, non commettere sciocchezze- .
Non gli rispondo.
Sa che non lo farò.
 
Mika
La testa…perché pulsa così?
Che accidenti mi è successo?
Devo essere scivolato da qualche parte e l’ho sbattuta,forse su un sasso…non ricordo, perché non ricordo niente?
E dove sono?
Cerco di voltare il capo per guardarmi attorno, ma immediatamente vedo le stelle.
Il collo, mi è successo qualcosa all’altezza della vertebra cervicale.
Non riesco a muovere la testa.
Inizio a pensare che non sono nella mia camera d’albergo…è successo qualcosa prima, quando mi sono alzato per andare da Angelo.
Qualcosa che mi ha fatto parecchio male direi…ma che cosa? E soprattutto…dove cazzo sono?
Lentamente apro gli occhi di nuovo e la semioscurità mi fa intravedere una stanza davanti a me.
C’è una luce fioca posata su un tavolo, sembra una luce da campeggio, di quelle che si usavano una volta, a gas.
Ci sono delle sedie…tre se conto bene.
Il resto non riesco a vederlo perché la testa non si gira assolutamente.
Senza dubbio c’è un letto visto che ci sono sdraiato sopra.
Sembra lercio in effetti.
Chiudo gli occhi di nuovo, sto scoppiando dal dolore accidenti!!!
Se trovo chi mi ha fatto una cosa del genere potrei decidere di sperimentare, per la prima volta, che cosa vuol dire letteralmente strozzare una persona.
Mi muovo con cautela, non sono legato, questo è già qualche cosa.
All’improvviso la porta si apre ed entra un…ragazzino?
E che accidenti ci fa qui?
Come ha fatto un ragazzo così giovane a farmi fuori in questo modo?
Quando si avvicina di più a me noto i muscoli delle braccia e del torace… ah beh… è notevolmente muscoloso, questo spiega un po’ di cose in effetti.
Riabbasso la testa sfinito, alzarla soltanto mi procura troppo dolore ma prima di abbassarla definitivamente noto un lampo di preoccupazione in lui.
Io non ci capisco niente, è un pazzo, un maniaco… fa parte di una banda di rapitori o cosa?
Io non sono mica un miliardario…e nemmeno un politico!!
Perché cazzo mi hanno preso allora?
Un pensiero mi gela immediatamente… l’unica cosa decente che ho è me stesso.
Merda!
Se così fosse io… a fermare il mio folle pensiero è la sua voce, una voce nasale, quasi timida… timida?
Ho detto timida?
-Scusi Signor Mika Erickson, le ho fatto male per caso? Non volevo, davvero…sono desolato!!!
Mi sa che mio fratello ha ragione quando mi dice che sono un bestione senza cervello che non sa dosare la sua forza…-
Apro gli occhi di nuovo e alzo la testa, quel tanto che il dolore mi permette, per guardarlo in viso, sta scherzando o…il suo sguardo è quello di un bimbo beccato in flagrante adulterio con il vaso di nutella?!
Oppure...
Non sta scherzando!!
Allora è pazzo.
In qualsiasi caso io sono nei guai.
Oh… mica tanti  eh…giusto ottanta circa.
Il peso di questo adolescente con i muscoli di un pugile, la forza di un lottatore…e il cervello di mio cugino di tre anni!!!!
 
Angelo
Il primo paese dove giungo è semideserto.
Sono quattro case di numero sperse attorno a una chiesa, un bar e una minuscola piazza.
Scendo lasciando la macchina nella piazza e avanzo apparentemente tranquillo verso il bar.
Se mi muovo come il mio istinto mi urla va a finire che chiamano i carabinieri nel giro di due secondi.
Meglio non insospettire nessuno, vah...
Entro nel bar e mi avvicino al banco.
Ci sono sì e no una manciata di persone, volto lo sguardo attorno…esattamente sette, non di più.
Tre giovani che di sabato sera non hanno nulla da fare che stare lì a grattarsi le palle e sbattersi a vicenda e quattro tipi seduti ad un tavolo che giocano a briscola bevendo vino rosso.
Più un vecchio che li osserva serio e attento.
Il barista parla con i giovani davanti a una TV inutilmente accesa.
Chiaramente io sono l’attrattiva del locale e in pochi attimi tutti si fermano per voltarsi verso di me.
Odio questo genere di cose, se non fosse per Mika io…il suo pensiero mi fa tirare fuori la voce per ordinare un caffé nero e inizio a pensare alla maniera migliore per chiedere qualche informazione quando gli altri decidono che sono monotono, evidentemente, perché tornano ai loro impegni e non mi calcolano più.
Iniziando a parlare a voce alta.
Bene, forse non dovrò fare nessuna domanda se mi va bene.
Mi siedo su uno di questi sgabelli terribilmente scomodi  e faccio finta di interessarmi alla partita che il canale privato sta trasmettendo in TV.
Leggo che è l’anticipo di serie A, Sampdoria - Cagliari.
Mai fregato nulla di calcio in tutta la mia vita.
Figuriamoci se dove ho passato l’infanzia c’era una TV per le partite.
Intanto però allungo le orecchie e ascolto che dicono gli altri…e tra una parola e l’altra sento che non c’è nulla di nuovo.
Un certo Toni che ha messo le corna alla moglie ed è stato beccato in flagrante, il prete che si è preso la bronchite ed è in ospedale per una sospetta polmonite, un ragazzino di quindici anni che ha tentato di fregare il motorino ad un suo coetaneo…e la casa del “puar Meni” venduta per pochi euro dal figlio matto.
Qui gli animi si scaldano.
C’è chi dice che non l’ha venduta, ma che è sempre abbandonata e che il figlio non è matto matto, solo un po’ svitato.
Il fratello più grande pensa a lui e non permetterà mai che sia venduta.
Ma uno dei ragazzi giura e spergiura su tutti quei Santi che non ho mai sentito nominare prima, che ha visto una luce accendersi la dentro.
Fioca certo…ma nell’oscurità del luogo, vicino al lago, si vedeva chiaramente.
E che di sicuro ha visto la porta aprirsi almeno due volte.
Pago il caffé e me ne vado.
Non ho bisogno di ascoltare altro.
Forse non c’entra niente con Mika, ma vale la pena di andare a vedere che succede.
Visto che non ho nulla in mano.
Ma mi fermo appena metto in moto!
Non sono mai stato da queste parti del lago, ‘sto paese non sapevo nemmeno che esistesse cazzo!!!
Dove vado???
Prendo il cellulare e chiamo uno dei gemelli, Alex.
Il suo numero me l’ha dato Mika perché non si mai…poteva servirmi.
Mi dà fastidio che abbia sempre ragione!!!
Gli spiego brevemente che cosa è successo.
Lui sta zitto, ascoltandomi attentamente.
Parla poco questo qui…forse non è da buttare via, vah.
- Va bene, non è difficile raggiungerla. Segui la strada principale fino al primo incrocio e poi svolta a destra.
In fondo ancora a destra… due chilometri circa e la vedi, è piccola, ma isolata da tutte.
L’unica sola vicino al lago.
Non ce ne sono altre da quella parte. Ci vediamo lì. Noi siamo più lontani di te. Se è in quel posto, non fare scioch…-
Chiudo prima che dica parole inutili. Io non faccio mai sciocchezze.
Chiunque sia stato a prendere Mika, se è la dentro, sparirà dalla faccia della terra.
E questa non è una sciocchezza.
Una sciocchezza è stata lasciarlo qui in convalescenza.
Anzi, una cazzata. Ed enorme per giunta.
Salgo in macchina e parto veloce, alzando polvere da questa piazza addormentata e in meno di dieci minuti sono davanti a quella specie di casa.
Lascio la macchina indietro, dove non si possa sentire che sono arrivato e continuo a piedi.
Si, i vetri sono luridi e non si vede un cazzo, ma la luce è accesa.
C’è qualcuno e questo è incredibile perché è davvero una topaia.
Quindi mi troverò a mio agio lì dentro.
…E all’improvviso sento delle voci, UNA voce, la SUA!!!
E no… troppo facile!!!
L’ho già trovato???
Dov’è il trucco?
Come faccio ad averlo già trovato??
Questo…rapitore del cazzo non vale niente!!!
Spalanco la porta e…no!!!
Questo no.
Tutto, ma questo no!!!!!!
 
Mika
Cerco di mantenere un certo contegno nonostante la testa che scoppia, ma è difficile farlo nelle mie condizioni.
Ridotto così non posso alzare un dito mentre sto tizio qua, a quanto pare, mi ha portato da solo…forse anche sulle spalle, in questa stanza di gran lusso!
Riesco a fare dell’ironia, vuol dire che non sento un gran pericolo allora.
Alzo una mano,la sinistra perché la destra mi procura fitte lancinanti nel collo, fino alla mia povera testa e mi massaggio lentamente.
Porca miseria che botta.
Sento il rigonfiamento sotto i polpastrelli e so che non posso fare granché per alleviarlo, la faccia del tizio qui davanti che sa perfino il mio nome e cognome si fa ancora più pallida.
O accidenti…allora è davvero preoccupato per me?
Nonostante il dolore la mia mente sta lavorando alacremente,
Devo approfittare di questo interesse (o che accidenti è) che prova per me per cercare di andarmene da qui.
Angelo mi starà già cercando e conoscendolo starà mettendo sottosopra tutta l’intera zona.
Basta che esca da…da…ma dove sono finito esattamente?
Il ragazzo si avvicina a me e io faccio uno sforzo notevole per non muovermi.
Accidenti, non sono un vigliacco, intendiamoci, ma questo qui ha qualcosa che mi respinge appena il suo sguardo si posa su di me:
- Ho proprio combinato un guaio, non sa quanto mi dispiace…-
Ehi, mi dà del lei! Non ci posso credere, mi dà proprio del lei, mi ha rapito, picchiato, messo qui dentro…e poi mi dà del lei:
-Tenga, metta questo qui sulla nuca. E’ ghiaccio sintetico, lo adoperavo quando giocavo a Rugby, prima dell’incidente>-
mi dà il sacchetto freddo e io non indago su quale incidente.
Non ci tengo affatto anche se ne ho una vaga idea.
Lo metto sulla nuca e in effetti provo un certo sollievo immediato.
Lui mi guarda ancora per un po’, sempre quell’aria da cane bastonato e io azzero i miei pensieri.
Non voglio nemmeno immaginare che cosa gli stia passando per la testa, se no la mia imperturbabilità se ne va a farsi benedire.
Si volta improvvisamente ed entra in una stanza, traffica un pochino ed esce con altre lampade come quella che è accesa sul tavolo.
Le mette intorno alla stanza e la luce diventa più chiara.
Poi mette sul tavolo un album da…disegno?
Omammamia… ma chi è questo tipo?
Che se ne fa con un album da disegno?
Matita, matite colorate, perfino gessetti.
Giuro…io sono una persona che ha taaaaanta fantasia, ma non riesco a capire che cazzo vuol fare questo qui!!!
Però ho la sensazione che fra poco questa mia lacuna verrà colmata.
Infatti mi guarda con attenzione e con voce gentilissima dice la frase che temevo.:
- Scusi…potrebbe per favore togliersi il pullover ed aprire la camicia?-
Eh?
Che cosa ha detto?
Per…per favore?
Se per favore posso togliermi i vestiti? E dove lo trovo uno che prima di farmi spogliare chiede con estrema gentilezza il mio permesso?
E se gli dico di no?
Ok, va bene… accetto! E non per paura, ma perché muoio dalla curiosità di vedere che cosa vuole fare!!!
Mi slaccio il pullover e lo tolgo, dopodichè apro anche la camicia, i suoi occhi si incupiscono un istante ma io non ho il tempo di rabbrividire perché con voce esitante mi chiede se posso sistemare meglio i capelli.
Si siede sulla sedia, prende una matita in mano e…
-Mi scusi ancora, so che sono sfacciato ma vede…io ho un grande desiderio: farle un ritratto.
Amo molto disegnare, dopo l’incidente ho scoperto questa vena artistica in me e ho fatto numerosi ritratti, ma nessuno dei …soggetti è bello come lei.
La prego, mi dia il permesso di ritrarla.-
Il silenzio accoglie queste parole.
Il silenzio e un ramo che batte contro il vetro della finestra.
Potrei morire qui in questo momento e avrei un solo rimpianto: non sapere se sono su Candid camera!!!!
 
Angelo
Quello che i miei occhi stanno guardando non può essere la verità.
Sono sicuro che c’è qualche cosa che non và, che ne so…tipo che sono diventato improvvisamente cieco e quello che vedo in realtà non esiste.
Frutto della mia immaginazione.
Che cazzata.
MAI, e sottolineo MAI avuto immaginazione io.
Figuriamoci.
Non so nemmeno che cosa sia.
E allora che cosa vuol dire la scena che sto osservando?
Mika si è addormentato su un lurido letto, la schiena appoggiata a dei cuscini.
Ha la camicia sbottonata, i capelli leggermente spettinati… e dorme della grossa!!!
Mi sembra quasi di sentire il suo respiro pesante.
E in una stanza piena di…di… lanternine o come cazzo si chiamano; un tizio grande, grosso e giovane sta facendo un…un…ma che ne so!!
Sta disegnando Mika insomma!
Un ritratto!
Gli sta facendo un ritratto.
Questo ha qualche rotella fuori posto!
Giusto due o tremila.
-Che cosa stai facendo?Sei impazzito?-
Mi guarda, leggermente stupito. E che credeva?! Che avessi intenzione di dargli la mano?
Mentre parlo mi avvicino a lui e lo afferro per un braccio, mandandolo a finire contro la parete.
Accidenti però, non c’è gusto a far male ad un essere del genere, è chiaro come il sole che è svitato.
Ma se penso a quello che ho passato mentre li cercavo torna la rabbia che sovrasta tutto.
Non lo ammazzo soltanto perché è chiaramente inferiore.
Per ora almeno.
Mika si sveglia al rumore del corpo di quell’altro contro il muro e mi guarda, stupito prima, felice poi.
Si alza dal letto, ma un gemito lo fa accasciare di nuovo contro quei cuscini tremendamente sporchi.
Gli ha fatto male!!!!
Adesso ho il permesso di toglierlo dal mondo!
Dopo aver vinto la tentazione di andare là e staccargli la testa vado dal MIO ragazzo e cerco di sostenerlo.
Con un piccolo lamento si appoggia a me e io posso sentire, sotto la mano, l’ematoma che gli ha fatto…’sto bastardo!
Stringo i denti con forza per resistere alla tentazione di correre da lui che nel frattempo sta cercando di alzarsi.
Mika strofina il viso contro la mia maglia e, giurerei, un sospiro di sollievo allarga il suo torace per un attimo.
Mi ripeto probabilmente, ma non dovevo lasciarlo qui a “ riprendersi”.
Guarda che bene che si è ripreso…porca puttana!!
- Amore… sei arrivato finalmente  -
La tentazione di baciarlo è fortissima, stringerlo forte e baciarlo per essere sicuro che vada tutto bene, che è di nuovo con me.
Ma io non sono il tipo che fa queste cose, così mi limito ad appoggiare la bocca sui suoi capelli e a dire qualcosa sul tempismo perfetto e cazzate del genere.
Mika sembra leggermi nel pensiero perché strofina leggermente la guancia su di me ed inspira profondamente il mio odore.
- …lo sapevo che saresti venuto>-
Tutto qui.
Con tre parole mi ha steso, letteralmente.
Alzo lo sguardo per non cedere così velocemente e lo piazzo negli occhi spaventati del tizio di fronte a noi.
Spaventati?
No dico…spaventati?
Me lo rapisce, gli fa male…e si spaventa perché l’ho scaraventato dall’altra parte della stanza?
Mika sembra leggermi nella mente perché mormora
- Lascia perdere amore, non è pericoloso, non troppo almeno. Ha qualche problema, anche se non ho capito bene quale… e il suo unico sogno è quello di farmi un ritratto. A quanto pare il fratello è molto severo con lui e non gli fa toccare pennelli ne matita e lui disegna di nascosto…-
Ma tutti lui li trova i pazzi?
- Vi ha mandato mio fratello, vero? La prego…non gli dica nulla. Se sa che stavo facendo un ritratto…-
Credo che questa frase, in effetti, gli abbia salvato la vita.
Perché mi dice che Mika ha ragione.
E’ innocuo e non voleva fargli del male, non voglio sporcarmi le mani.
Mi alzo con il mio am…hem, ragazzo tra le braccia e lui, soffocando un lamento, si lascia andare, stanco.
Devo ripetermi tra me che va bene, che non devo rompere chi lo ha ridotto così ma, onestamente, faccio tanta fatica.
E mentre gli passo vicino e lo vedo lì, che ci guarda tremando di paura, dico a voce bassa
- Non dirò nulla a tuo fratello…-
Intendiamoci, l’ho fatto solo perché mi dava sui nervi e volevo farlo stare zitto.
Tutto qui.
 
Mika
Torniamo in albergo dopo aver telefonato ad Alex e li troviamo già lì, tutti e due.
Non ascolto le spiegazioni di Angelo, la testa è tornata a farmi male.
Voglio solo farmi una doccia e andare a letto.
Per dormire stavolta.
Alex deve fermare Niki che vorrebbe andare là per portare a termine quello che Angelo non ha …terminato.
Ma alla fine ci fanno andare a riposare non senza prima avermi rassicurato che questo ragazzo, chiunque esso fosse, non farà più del male a nessuno.
Vorrei chiedere che cosa intendono dire, ma sono davvero sfinito.
E poi…mi fido di Alex, so che non fa del male a una mosca.
Eppure, quando gli passo vicino e mi guarda per un attimo negli occhi…rabbrividisco.
Domani devo parlargli.
Domani però.
Angelo mi accudisce come se fossi un bambino e se la cosa da una parte mi può infastidire dall’altra mi fa sentire amato.
Oh, io so che mi ama, me lo ha dimostrato tante volte che mi basterà per tutto il resto della mia vita.
Eppure quando me lo fa sentire così mi sembra di essere l’unico essere su tutta la terra a provare simili emozioni.
Dopo avermi fatto la doccia mi mette a letto e si stende vicino a me.
Nudo, ancora umido, meravigliosamente mio.
Ma, ligio al dovere, si impone di non toccarmi.
Si rassicura che stia meglio e mi abbraccia.
Chiude la musica e spegne la luce.
Tutto tace.
Restano soltanto i rumori dolci della notte silenziosa.
Notte amante, amica.
Notte che lenisce e che cura.
Notte che non ti tradisce.
Mai.
-Auguri amore, buon compleanno…-
Mormora Angelo con voce roca, prima di coprire la mia bocca con la sua.
E queste sono le uniche parole che volevo sentire oggi.
   
 
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