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Autore: Kimmy_90    28/12/2010    3 recensioni
"Per superare un esame non è necessario completare almeno metà test correttamente.
Anzitutto bisogna svolgerne più del 65%: è infatti strutturato di modo che non possa essere concluso interamente, sicché il tempo dato agli allievi è sempre minore, e di molto, di quello che necessiterebbe per essere completato. Svolgerne questa porzione ovviamente non implica la promozione: di questo minimo 65%, bisogna aver risposto correttamente ai due terzi delle domande. Ma c'è un'altra clausola: se si fornisce risposta a più del 90% delle domande, allora per avere successo bisogna averne fatte almeno i sei settimi giuste.
Questo, per insegnare a far solo ciò che serve, poiché è meglio fare poco e bene che molto e molto male.
E se un soggetto riesce a superare questa seconda condizione, ecco: quello è l'unico caso in cui uno studente può essere palesato migliore degli altri, poiché lo è, e di molto.
"
Itachi e Kakashi. Un mondo che è pronto al collasso – ma no, non ancora. Il tempo viaggia lento.
Loro due, i due geni, iniziano insieme un cammino che li porterà alle più estreme conseguenze: due storie simili, allievo e maestro, bambino e ragazzo. Due Custodes affatto qualunque: sia per il loro passato, che per il loro futuro.
Questa è la loro storia.
La storia di uno dei tanti inizi.
Questo è uno dei tanti passati, uno degli innumerevoli fili che portò al collasso dell'Ignis Regio.
Alla fine schiuse le labbra sottili, e si pronunciò: "Io servirò sempre la Regio.", concluse.
Ed ora il suo sguardo pareva cercare supporto a quella sua affermazione.
E' la risposta giusta, no? – chiedeva.
Kakashi sorrise lievemente.

[Prequel de "I Frutti del'Oblio"].
Genere: Guerra, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Jiraya, Kakashi Hatake, Tsunade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cristallo di sale'
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Capitolo 2




'Cosa vuoi fare da grande?'
Era una domanda.

Almeno lo sembrava.

Itachi rimase immobile dov'era, forse ancora più immobile di quanto non fosse stato sino ad allora. Teneva lo sguardo incollato su Kakashi, in un'espressione di totale perdimento: il giovane Rector si ritrovò, a disagio, con quegli occhi neri addosso – che parevano improvvisamente essersi fatti vivi.
Itachi non capiva assolutamente quella domanda.
Nessuno, al Ludus, avrebbe potuto capire a fondo quella domanda.
Ma Itachi sembrava seriamente sgomento nel non capirla, e sebbene continuasse a mantenere un volto imperturbabile, dal suo sguardo pareva gli fosse mancato il fiato ed il terreno sotto i piedi.
Kakashi storse le labbra.
Forse aveva fatto una domanda stupida.
Forse aveva fatto una mossa stupida. Va bene ch'era geniale, ma non così al di fuori dalla 'didattica classica', pensò il Rector. Si strinse nelle spalle, in un gesto di noncuranza.
"Non importa, Itachi, non serve che mi rispondi adesso." cercò di parare il colpo.
Itachi non mutava espressione. A momenti Kakashi poteva dire di sentire l'elaborare della sua testa.
"Dai, lascia stare. Se vorrai un giorno mi risponderai, non c'è fretta. Oppure puoi non rispondermi per niente."
Ma il bambino non dava segno alcuno.
Alla fine schiuse le labbra sottili, e si pronunciò: "Io servirò sempre la Regio.", concluse.
Ed ora il suo sguardo pareva cercare supporto a quella sua affermazione.
E' la risposta giusta, no? – chiedeva.
Kakashi sorrise lievemente.



***


Nei primi giorni in cui Itachi si mescolò al sesto anno, composto di ragazzini undicenni, dodicenni ed un paio di tredicenni, sembrò uno di loro. Non fosse stato per la statura, e sorvolando sul suo essere taciturno – non troppo notabile, in fin dei conti, dato che non c'era molto da parlare al poligono di tiro –, sarebbe passato per uno delle sei stelle.
Ma Itachi non aveva stelle, e questo iniziò a notarsi fin troppo presto.
Kakashi accettò la cosa con un certo disappunto, e con disappunto verso se stesso scoprì di provare disappunto.
Le mani ai fianchi, l'alba di fronte e un centinaio di ragazzini intenti a sparare, il Rector sospirò. Itachi, poco più in là, sparava con la calibro 45 assieme a tutti gli altri: era un'arma potente, la calibro 45, una pistola vissuta ed ormai perfezionata oltre ogni limite, che i Bellatores prendevano in mano appena a sedici anni, dopo anni di tirocinio con calibri minori. Ai ragazzini del Ludus, futuri Custodes e Philosophi, veniva data a undici-dodici anni, senza che mai avessero visto una pistola in vita loro: in meno di cinque giorni quei ragazzini imparavano ad usarla meglio dei Bellatores. Così era e così doveva essere.
A Itachi la calibro 45 venne data in mano a nove anni.
Itachi, in due giorni, sparava con un'agilità sconcertante ed una mira più che sorprendente.
Itachi era sproporzionato, piccolo per quell'arma, e ad ogni colpo Kakashi vedeva la fatica che faceva per trattenere il rinculo.
Itachi sudava il doppio degli altri.
E per bilanciare, senza che nessuno gliel'avesse suggerito, alternava le due mani in un esercizio di perfetta ambidestria.
Intanto, di giorni ne erano passati dieci.
Kakashi sospirò nuovamente, levando la mano di modo che i ragazzini smettessero di fare fuoco.
"Basta così. Andate a fare colazione. Itachi, vieni qui."
I ragazzini, sfiatati, obbedirono – sciamando via. Quando Itachi raggiunse Kakashi, il Rector si flesse sulle ginocchia e lo fissò negli occhi. Il bambino, ormai, si era abituato allo sguardo dell'unico occhio del ragazzo, ma ancora mal sopportava l'asimmetria quando questo lo scrutava per minuti e minuti di fila. Esattamente come stava accadendo ora.
Ad un certo punto Kakashi levò indice e medio verticali, e li mosse davanti al volto del bambino. "Segui le dita."
Itachi seguì le dita.
Il Rector sospirò per l'ennesima volta. Si sporse ancora più in avanti, aprendo per bene le palpebre di Itachi e scrutandone gli occhi: prima uno, poi l'altro.
"Bene. Andiamo a mangiare?"
Itachi annuì lievemente.
I due si incamminarono verso il refettorio.


"Questo pomeriggio andremo nella SubSphaera."
Itachi annuì da dietro la tazza di latte caldo.
Kakashi aggrottò le sopracciglia perplesso. "Sei già stato nella SubSphaera?"
Il bambino posò la tazza e si pulì le labbra per rispondere. "Solo per prendere l'Effluxum, Kakashi."
Il ragazzo incrociò le braccia al petto, guardandosi attorno. La mensa era praticamente vuota – potevano parlare liberamente, lì. Itachi lo aveva capito dopo qualche giorno, che si ostinavano ad arrivare al refettorio in ritardo per non avere gli studenti del Ludus nella sala a rischiare di origliare conversazioni che non avrebbero dovuto sentire per anni. Ma non era solo quello, in realtà: Kakashi vedeva lo sfinimento sul volto di Itachi ogni mattina, e, memore di cosa significava fare il triplo di quel 'tantissimo' che già fa uno studente del Ludus, aveva deciso che era meglio dare al bambino modo di riposare – piuttosto che rischiare di vederlo, un giorno, crollare sfinito a terra senza alcun preavviso.
A Kakashi era successo.
Aveva undici anni ed era al fronte da mesi: gli facevano fare di tutto, sfruttando ogni istante di calma per continuare ad addestrarlo. Dormiva tre ore al giorno.
Finché non crollò. Letteralmente.
Non era stata un'esperienza carina.
"Sei stanco, Itachi?" domandò il Rector, ripensando a quell'evento.
Itachi fece di no, tornando a bere il latte.
"Ti sei riposato abbastanza?"
Il bambino fece di sì.
Kakashi sprofondò nella sedia, afferrando la sua mela ed iniziando a prenderla a morsi.

"Buongiorno – !" tuonò, qualche minuto di silenzio dopo, una voce potente e femminile.
Kakashi sussultò, voltandosi sconcertato verso Tsunade, che si era appena buttata sulla sedia accanto a lui, lasciando cadere violentemente le braccia sul tavolo.
"Cos'è questa fiacca?" domandò la donna, in camice da Medicus, osservando i due.
Itachi, flemmatico, si limitò ad alzare i gomiti dalla tavola per non subire il contraccolpo, scrutando Tsunade da dietro la tazza.
"Kakashi, ti ho fatto una domanda." insistette lei.
"Non saprei bene cosa rispondere, Tsunade." si limitò a dire il ragazzo, storcendo le labbra. "Cosa ti porta qui?"
"Controllo." rispose lapidaria.
"Controlli..?"
"Sì, e Noto che non state facendo Niente."
"Stiamo facendo colazione, Tsunade." rispose il ragazzo, con lieve ovvietà.
Era piuttosto difficile per lui bilanciare il rispetto che provava per Tsunade con il suo temperamento belligerante ed esplosivo. Kakashi era convinto di stare facendo la cosa giusta, con Itachi: doveva resistere ai continui attacchi della donna, che avrebbe voluto vedere la sua creatura fiorire nel minor tempo possibile. Il Globus non aspettava altro, d'altronde.
"Sai che ora è, Kakashi?" domandò la donna, retorica.
"Siamo nella seconda ora del mattino." rispose quello, placido.
"Già." ringhiò Tsunade. "Le lezioni sono iniziate, e voi state facendo colazione."
"Non ti preoccupare, Tsunade. Adesso andiamo a fare lezione anche noi."
"Il fatto che Itachi non frequenti le lezioni collettive non significa che non debba rispettare gli orari, Kakashi – " questa volta la donna sembrava più soffiare che ringhiare: "Dieci giorni e già mi sto pentendo di avertelo affidato."
Kakashi guardò il soffitto con il suo unico occhio, per poi tornare verso la donna "Per favore, Tsunade, fidati di me."
"Fidati di me? Ma senti come parli, Rector dei miei stivali?"
Itachi notò Kakashi sembrare farsi più piccolo.
La cosa lo lasciò perplesso.
"Domando scusa, Tsunade. Però –"
"Però?" lo interruppe lei.
Il ragazzo sospirò.
"Anche se è un genio, è un essere umano. Ha bisogno dei suoi tempi, non possiamo strapazzarlo. E poi con la mensa vuota si può parlare senza dover sempre controllare che non ci siano altri allievi ad origliare."
La donna si esibì in un mph decisamente infastidito. Poi, di colpo, si sporse sul tavolo, avvicinandosi al bambino. Itachi poggiò immediatamente la tazza non appena vide quella incombere su di lui.
"Avvicinati, tu."
Itachi si sporse lievemente in avanti, con un fare piuttosto titubante. Kakashi, mentre osservava la scena con l'occhio sopravvissuto, si portò una mano alla benda scura.
"Non toccare." Lo ammonì la donna, notando il suo gesto con la coda dell'occhio. Il ragazzo fece ricadere il braccio lungo il fianco, levando nuovamente l'occhio sano al soffitto.
"Sì, Medicus." mormorò quello, trattenendo un sorrisetto divertito.
"Allora, come va? Fermo." La donna si mise ad esaminare gli occhi di Itachi, estraendo una piccola torcia dalla tasca del camice e puntandogliela addosso.
Itachi si lasciava strapazzare cercando di non dar fastidio al Medicus in visita improvvisata – ad esempio, chiudendo gli occhi quando veniva investito dalla luce della lampadina. Itachi conosceva Tsunade: gli ronzava attorno da un paio d'anni, ormai. La donna ce l'aveva principalmente con i suoi occhi, e il bambino non aveva un'idea chiara del perché.
L'unica cosa che sapeva era che vedeva molto meglio degli altri.
E tutti se n'erano accorti.
"Guarda in alto."
Itachi guardò in alto.
"Guardami negli occhi, adesso."
Itachi la guardò negli occhi.
"Bene."
Bene, pensò Itachi.
"Prima che lo porti al fronte devo fargli una visita completa."
"Va bene." rispose Kakashi
"Mi serve un giorno intero."
"Va bene."
"Inizia a portarmi un po' più di rispetto, Kakashi." sibilò, tagliente.
"Io ti rispetto, Tsunade." rispose il ragazzo, pacato.
"Sì. Certo." Con la stessa irruenza con cui era comparsa, la donna si alzò per andarsene. "Ragazzino, fai in modo che io abbia dei validi motivi per fidarmi di te, se vuoi che mi fidi." Continuò, verso il Rector "Andate a fare qualcosa di produttivo."
"Va bene, Tsunade."
Itachi scrutò il tutore, sul quale volto continuava a comparire un fantasma di sorriso. Di colpo si sentì qualcosa sulla testa, per poi realizzare che era la mano della donna intenta a scompigliargli i capelli. Prima che potesse voltarsi a guardarla, quella si era già incamminata verso l'uscita della mensa, a passi talmente lunghi che pareva stare fluttuando sul terreno, in volo.
Kakashi si alzò dalla sedia, facendo cenno al bambino di seguirlo.
"Andiamo a fare qualcosa di produttivo."


***

Andarono a fare qualcosa di produttivo.

Facevano solo cose produttive, per quello che riguardava Kakashi. Che doveva passare il tempo a prestare attenzione alle incursioni di Tsunade, intenta più che mai a sorvegliare la sua creatura da vicino.
Il salone d'addestramento della SubSphaera, la parte interrata della Sphaera, era caratterizzato dalla quasi assenza di luce. Lì Kakashi doveva far allenare Itachi assieme ai ragazzini del Secondo Ciclo – che avevano dai dodici ai quattordici anni: sparavano, combattevano, ed iniziavano a fare simulazioni di azioni sul campo. Tutto nel semibuio.
Quella era la punta della piramide sociale del Ludus, almeno per quanto riguardava gli studenti: era l'ultimo passo per diventare Custodes – a livello nominale, già lo erano: da lì, i ragazzini andavano in guerra. E lì, nella SubSphaera, vivevano i Custodes.
Quello era il loro mondo.
No, non era quello.
Il Fronte lo era.
Quello era un passaggio, dall'infanzia all'età adulta, dallo studio all'applicazione – per i Custodes, da una battaglia all'altra, per riposarsi e riprendersi prima di tornare ai confini.
Kakashi voleva bilanciare i vari allenamenti di Itachi con le lezioni teoriche ed un giusto riposo – dovendo anche addestrare, di mattina, le sei stelle al poligono di tiro.
Non era facile.
Iniziava a domandarsi se sarebbe riuscito a fare tutto.
E se sarebbe riuscito a farlo bene.
Ma lui era Kakashi.
Doveva riuscire a fare tutto, e a farlo molto bene.

Scesero nella SubSphaera quel pomeriggio: il Rector ci mise un po' a riabituare gli occhi a quella minima luce che c'era nell'enorme salone, mentre Itachi non riusciva a vedere altro che nero.
Nero.
Nero.
Nero.
"Non vedo niente, Kakashi." non si stava lamentando, si limitava a comunicare al ragazzo la sua situazione.
"Segui me."
"Va bene."
L'unica cosa che poteva vedere Itachi erano macchie azzurrine che si muovevano nella sala. E quella più vicina, Kakashi, che sembrava rilucere con più forza delle altre.
Camminarono attraverso il salone: più il tempo passava, più il bambino iniziava ad abituarsi al buio, ed alle macchie azzurrognole iniziavano a sovrapporsi le immagini di persone.
Custodes.
"Jiraiya." chiamò Kakashi.
Un uomo si avvicinò a loro. Un uomo che, più si avvicinava, più diventava grande – in tutto: statura e lucenza.
Itachi si era sempre domandato cosa fosse quella luce azzurrognola che, a comando, riusciva a vedere sprigionarsi dalle persone. Dopo aver visto gente d'ogni sorta, dai bambini più piccoli a Kakashi, aveva iniziato a farsi un'idea al riguardo.
"Salve, Kakashi." tuonò l'uomo, in una voce profonda. "Che fai qui? Problemi con le consegne che mi hai passato l'anno scorso?"
Kakashi lo guardò di traverso.
"Il bambino di Tsunade."
Jiraiya sembrò levare le sopracciglia, sconvolto. "... Cosa?"
"Itachi." Specificò, prima che il Custos che aveva di fronte iniziasse a farsi idee inadatte.
"Ah, già, quello. Mi sembrava, Tsunade non ha figli – " mormorò, più fra sé e sé che rivolto al Rector " non ha il tempo di fare figli – e anche se fosse... e comunque le avevo chiesto..." abbassò il tono di voce progressivamente, sino a tacere.  "Il bambino, Itachi." riesplose, di colpo. "Già alla SubSphaera lo portate? Tsunade mi aveva detto di averlo affidato a te."
"Sì."
"Lo portano al fronte qualche giorno prima dei miei, vero?"
Il ragazzo annuì. "Ce l'hanno già portato."
"Ma non come Custos."
Solo allora l'uomo, altissimo e con una chioma albina d'esagerata lunghezza, calò lo sguardo verso Itachi. "Mi sembra un po' fragilino." commentò infine.
"Un buon motivo per non darlo ancora in tutorato a te."
Jiraiya incrociò le braccia al petto, continuando a scrutare il bambino.
"Sei fragilino?" gli chiese.
Itachi, ch'era il più serio fra i tre, rispose atono: "No."
Per qualche strano motivo tutta quella serietà e distinzione accumulata in un nanetto del genere non suscitò alcuna ilarità nell'uomo.
"Vedremo."
"Deve allenarsi anche qui, ma io non possiedo ancora il dono dell'ubiquità." fece il Rector, metodico.
"E..?"
"E quindi non uccidermelo nelle due ore in cui non veglio su di lui. Sai quanto è importante per la Regio."
"Me lo stai scaricando?" domandò l'uomo, scocciato.
"Tu non sei un fan dei geni, vero?"
"No. Basta vedere te. Io sono venuto su molto meglio seguendo il percorso tradizionale."
"Così vuole il Globus. Prenditela con loro."
"No, me la prendo con te che me lo sbatti qua giù dopo – quanto? Un mese al poligono?"
"Dieci giorni."
"Dieci giorni? Scordatelo, te lo ammazzano."
"E' Itachi." specificò Kakashi. "Dì, perché non vai a dire direttamente a Tsunade che glielo ammazzano? Vedi poi che fine fai."
"Già... Ehi, bambino."
"Sì." Fece Itachi, sull'attenti.
Jiraiya tacque, scrutandolo attraverso la penombra della SubSphaera.
Itachi, nel mentre, aveva ascoltato. Più che ascoltato, aveva guardato: era molto più interessante. Aveva notato le chiazze azzurrine che emanavano i due oscillare ed espandersi man mano che parlavano, a seconda del tono di voce e di ciò che dicevano. E non solo: aveva notato che, se quella di Kakashi era molto luminosa, quella di Jiraiya era a dir poco poderosa.
La sua tesi era praticamente confermata: quella che vedeva era energia, chiaramente un qualcosa connesso alla persona e al suo animo. Più era luminosa, più uno era... 'forte' era un termine inadatto. Energetico era l'unica cosa adatta da dire, per quanto male suonasse.
Interessante, pensò Itachi.
"Ti rispedisco al mittente appena ne ho voglia, sappilo. Qui sotto si fanno le cose serie, non è il parco giochi di sopra."
"Sì." si limitò a rispondere il bambino.
"A te si applicano le stesse regole di quelli del secondo ciclo. Siamo chiari?"
"Sì."
"Le conosci le regole?"
"Sì."
"Gliele hai dette tu, Kakashi?"
"Sì." rispose il ragazzo. "Per non rischiare, sai com'è con te."
Jiraiya schioccò la lingua sul palato, passando lo sguardo dal Rector al bambino.
Il bambino di Tsunade.
La sua creatura. La Philosophus aveva scommesso anni di studi su di lui. Era un... prototipo...? No, di più. Era la chiave per il futuro.
Itachi doveva funzionare.
Ancora non capivano se il fatto che fosse un genio era connesso o meno al potere che Tsunade gli aveva instillato ed alla caratteristica genetica che gli permetteva di ospitarlo – quegli occhi, di cui molti pochi conoscevano il potere, e di cui comunque si sapeva molto poco: solo lui, Itachi, sapeva davvero cosa vedeva, come vedeva, cosa cambiava. E forse non aveva ancora ben chiaro che era merito di Tsunade se poteva farlo.
Itachi doveva funzionare – si ripeteva Jiraiya nella mente.
Farò funzionare Itachi, concluse.
"Ha un'arma?"
"Per ora usa la calibro 45, non ne ha provate altre."
"Intendi dargliene una? E' il tuo lavoro, dopo tutto."
Kakashi si strinse nelle spalle. "Non so."
"Non sai. Complimenti."
"Fagli usare quello che vuoi, qui giù, Jiraiya. Dobbiamo capire ancora a fondo cosa può fare – e in che modo può farlo meglio. Di sicuro, un suo punto di forza è la mira."
"La mira." ripeté Jiraiya.
I due tacquero, Itachi sempre intento, sull'attenti, a scrutarli dal basso.
"Andate via, adesso. Itachi, ti voglio qui alla prima ora del mattino, ogni giorno, finché non partirai."
"Sì."
"A meno che io non ti lanci fuori a calci."
"Sì."
"Piantala di dire ."
Itachi annuì, imperturbabile.
















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Per chi mi conosce, sa che aggiornamenti così repentini sono dovuti alla mia produzione che ha un ritmo di esponenziale decrescente X°D quindi durerà per poco.
Mi sto divertendo anche ad aprofondire Jiraiya e Tsunade, specialmente nel loro rapporto, che ne i Frutti dell'Oblio avevo solo accennato e diciamo che 'traspariva' ogni tanto, ma non era mai stato ben chiarito. Anche perchè la società che ho costruito mi fornisce un paio di spiragli carini per approfondire quali possono essere i rapporti fra adulti nella loro posizione in un mondo del genere.
*si stropiccia le mani* oh sìsì, mi divertirò molto. Io. Voi non so <.<' ma spero di sì :) magari non 'divertirvidivertirvi', ma aprezzare.. u.u'' vedremo.

@Rekichan:
^^' spero di non deluderti, davvèr >.<' fra l'altro volevo proprio presentarla come Chrismast PresentO per i miei fidi seguaci (?), ma mi sembrava pretestuoso xD poi non saprei nemmeno bene come poter segnalare meglio questa storia ai vecchi lettori oltre a metterla nella stessa serie e scriverlo nell'intro... apparte mettersi a fare spam violento, ma non mi piace molto come idea.
Bhe, buona lettura u.u' sperando sia effettivamente buona. Non ho mai scritto un prequel. Non ho mai Pensato di avere Occasione di scrivere un Prequel, dato che necessita di un se-pre-quel come condizione necessaria e non sufficiente X°D

Gente, la fisica mi sta rendendo una persona orribile. Devo iniziare a scrivere store su The Big Bang Theory. Che poi non capirebbe nessuno.
X°D

Dopo questo svarione, vi saluto del tutto.
Bhaibhai :D







   
 
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