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Autore: _Nocturne    28/12/2010    2 recensioni
Cosa puoi fare quando il tuo personaggio preferito, colui che ti ha accompagnata durante lo svolgimento di tre libri, la persona che, anche se non stavi leggendo le sue peripezie, andavi sempre a ricordare, muore? Farneticare. E prendertela col mondo intero. Quindi se anche tu hai farneticato, sei invitato/a a leggere queste poche parole che dovrebbero esprimere una sofferenza impossibile da comunicare a un ascoltatore esterno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, II guerra magica/Libri 5-7
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Salve a tutti. Questa one-shot è stata scritta in un momento di sconforto in onore dei miei tanti momenti di sconforto. Se non avete letto Harry Potter o se l' avete letto "passivamente" oppure se non avete mai provato un' emozione simile a quella che io vi presento qui, in queste poche righe, be' , sono sicura che mi considererete un' emerita cretina, ed anche una tipa un po' suonata. Di sicuro, il mio interlocutore fittizio, una persona simile a quelle sovracitate, mi considera tale, e un po' la spavento (è una ragazza, anzi, per l' esattezza un' amica, ma non mi riferisco a nessuno in generale) per l' ardore con il quale pronuncio le mie squallide parole. Che dire ... ah, ultimo avvertimento: ci sono delle parolacce qua e là, nulla di incredibilmente osceno o volgare, sapete com' è ... quando ci si surriscalda si bada poco al lessico e io certamente non sono una lady (anzi, potrei fare lo scaricatore di porto). Buon "divertimento".



“E’ morto.”   E’ morto , dissi.

“Capirai. Non è mai esistito.”

La guardai. Come … come poteva dire una cosa del genere?

Lui era lì, diamine, era lì con te!
Lo era sempre stato, quando l’ avevi scoperto due anni prima, e c’ era ancora, in quel giorno di giugno.
 
Le giornate di giugno. O quelle di dicembre. Ma soprattutto quelle di giugno. Passate a viaggiare. Viaggiare seduta su un divano, ma con gli occhi altrove, gli occhi della mente che lavorano. Lavorano per immaginare, per focalizzare, per plasmare, per includere anche te, in quel magico mondo. “Che fa Rosaria?” diceva mamma. “Che deve fare? Sta in apnea.” rispondeva papà. Apnea la chiamava. Ti estraniavi dal mondo. 
 
“E’ un pezzo di carta! E’ una macchia d’ inchiostro!”

“Sì, infatti. E’ la mia famiglia di carta.”

“Non dire così, i tuoi genitori potrebbero offendersi …”

“ Non importa. Nessuno li ha chiamati in causa. E’ morto sai. E anche in un modo stupido”

Risi leggermente, come faceva anche lui. Piansi, calde lacrime solcavano le mie guance, colorate di un rosso carminio che me le faceva sentire bollenti.

Mi guardò, con lo sguardo di qualcuno che ti giudica patetica.

“Gli porteremo una corona di fiori …”

“E’ morto , cazzo, e solo questo sai dire? Solo questo riesce a proferire il tuo stupido cervello? Dov’ eri mentre vivevo insieme a lui, dov’ eri mentre stavo male per la sua libertà che gli era stata privata per dodici lunghi anni? Dov’ eri quando , affranti, abbiamo accettato, entrambi, di vivere rinchiusi in quella casa fatiscente? Dov’ eri quando è caduto, oltre quel maledettissimo velo?”

Mi guardò sconvolta. Tentò di biascicare qualcosa.

“Che poi mi chiedo che cacchio ci faccia un fottuto velo in mezzo ad una stanza? Che cazzo è , un pezzo d’ arredamento?”

Urlavo, ero fuori di me. Non capivo nulla.

“Non ha pensato a me quando l’ ha ucciso? Non ha pensato a quante persone avrebbe fatto piangere? Cosa rappresenta questa morte? QUAL E’ IL SUO SIGNIFICATO?”

“Lo sai cosa mi ha insegnato questo libro? No, non il valore dell’ amicizia, o dell’ affetto, o , che so io … del coraggio o della lealtà! No …”
scuotevo la testa con forza mentre le lacrime scendevano a fiotti senza che io me ne accorgessi
 “ … mi ha insegnato la solitudine.”

Mi guardava, e sicuramente si domandava cosa cavolo significasse “insegnare la solitudine”.

“Ho trovato la solitudine lì dentro. E poi ho trovato IL MONDO INTERO” i miei occhi brillavano, estasiati.

“Ma il mondo intero non basta, sarai per sempre solo.
Ed ecco, quando mi era stata insegnata la solitudine, era arrivato lui, a cavallo di una risata.
Una  risata folle, malinconica, sardonica. La risata di un pazzo assetato di libertà.”

“La tua risata.”                                                  

“Già, hai detto bene. La mia risata.”


“Io esco. E non ti azzardare mai più a ripetere quella frase.”

“Quale?”

“Quella sulle persone che non esistono e che non possono morire. Sai, mia piccola amica che cos’ è una persona? Per i romani “persona” significava maschera. La persona , no, non esiste, non è ciò che c’ è importante in un essere. La persona è materia, è carne, quella che un giorno marcirà. L’ anima … dove pensi che sia l’ anima? Anzi, cosa pensi che sia l’ anima? Quella che si alza dal nostro corpo e va in Paradiso? L’ anima è ciò che c’ è di immortale di noi. L’ anima è l’ idea di noi. E allora, se è l’ idea la nostra anima e quindi tutte le idee esistono,  CHE COS’ E’ SIRIUS , NON E’ UN’ IDEA? E ALLORA LASCIAMI ANDARE, LASCIAMI PIANGERE! SIRIUS E’ MORTO.”



Diedi un calcio alla sedia, tentai di strapparmi una ciocca di capelli. Scappai via, continuai per 15 giorni.                                          Ancora continuo.


 
In questo giorno anche il cielo piange, il mio cuore è pesante, ho vomitato tutto.


 
Te ne sei andato.

*****************************
Ringrazio la persona che attualmente stimo di più, il mio prof di filosofia, per avermi fatto questo discorso sull' idea e sull' anima partendo da Platone. Naturalmente è stato rivisitato da me, non credo che il mio prof sia un appassionato di Harry Potter xD
Se vi va lasciate una recensione. Grazie a chiunque legga. :)
  
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