Una
mattina silenziosa.
Le goccioline di pioggia cadevano regolari. Le sentivo
scivolare nella grondaia.
Mi alzai dal letto, stiracchiandomi come un gatto e
infilando i piedi nelle tiepide pantofole.
Camminai nel buio verso la porta, facendo una corsa
silenziosa. Avevo sempre avuto paura di rimanere in piedi nel buio.
Aprii la porta velocemente, cosicché potessi vedere subito
la luce del sole. Quella mattina era così fievole che non mi diede fastidio
agli occhi. Entrai nella camera dei miei, non c’era nessuno. Le coperte erano
risvolte e disordinate, mentre i pigiami erano ammucchiati sulle lenzuola.
Strano. Doveva essere domenica. Camminai verso la
finestra, scostando la tenda. Mi sembrò d’essere in un altro mondo. Tutto era
soffice e bianco.
Stava nevicando.
Non era pioggia quella che avevo sentito, ma neve che si scioglieva sul tetto e
scivolava giù per il tubo.
Mi voltai, camminando verso la cucina velocemente. Anche
lì non c’era nessuno. Sulla tavola v’erano i residui della colazione: le tazze
di latte, delle macchie di marmellata scura sulla tovaglia, e il consumato tagliere
in legno con sopra il coltello.
Mi voltai e guardai in soggiorno. Sul divano non c’era nessuno.
Nemmeno da altre parti.
Per terra c’erano le vecchie pantofole in lana di papà.
La casa era silenziosa… ed ero solo.
Porsi lo sguardo al calendario: non era domenica, ma il 24
dicembre.