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Autore: mony_spacegirl    29/12/2010    3 recensioni
vecchia storia sui buoni vecchi McR, una reinterpretazione personale della loro evoluzione, forse un po' banale, ma scritta con impegno ai tempi del liceo!
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premetto che non mi ricordo di cosa parlano i capitoli perchè quando li posto faccio copia-incolla e adios amigos...quindi non mi ricordo a che punto esatto siamo della storia...grazie comunque a tutti coloro che la sopportano e leggono ancora...
un grazie speciale alla mia fedele alessiafavaron, con questi credo che non finirai con la suspance...ma te la metto io ahahah, cambierà tutto dopo questi capitoli =D
Grazie ad Acid_Queen il nano ora avrà una svolta anche lui....e sembra che le acque tornino a essere calme...ma...........
Thank you BBBlondie!!! Sto aspettando da giorni un tuo aggiornamento ma sei sparita mannaggia a te, ahahahah anyway, se non ti annoierai, siamo a metà della storia....si purtroppo è lunga, ma quella volta volevo scrivere un vero libro XD invece ne uscì questo....=)
Grazie a tuttiiiiiiiiiiiiii

Capitolo 38
 
Iniziarono a registrare, saltavano molte ore di scuola, tuttavia io continuavo la mia vita di merda, a scuola al mattino, di sera o a studiare o a “soddisfare i bisogni di Gerard” quando non stava bene.
Era diventato patetico, ogni volta che tornava dallo studio si scolava un sacco di bottiglie di superalcoolici. Nessuno riusciva a fermarlo, nemmeno Frank, che pur essendo il suo migliore amico e avendomi affiancata nella mia battaglia contro il suo male, aveva concluso una minima cosa.
Un giorno mentre loro erano in registrazione era un giorno in piena primavera, caldo, un caldo pazzesco.
Avevo rivisto Bob qualche giorno prima, ma purtroppo se n’era dovuto andare subito, gli Used dovevano ripartire per andare On The Road.
Ero nella piscina della scuola. Nuotavo lentamente pensando a come sarebbe stato morire annegato per uno che sa nuotare benissimo o che riesce a rimanere in apnea a lungo.
Stavo per virare a fondo vasca quando la cuffia mi si sfilò dalla testa. Mi alzai subito e vidi Gerard con un sorrisone accucciato accanto al trampolino.
Hey…che ci fai qui?!” ripresi la mia cuffia. “Ti va di venire con me? Vorrei portarti in un posto carino oggi, dato che non stai facendo nulla di interessante…”
Gli spruzzai un po’ d’acqua con le dita. “Come nulla di interessante??!! Haha!!! Senti questa…solo perché non sai fare una cosa non significa che sia poco interessante…”.
Si alzò in piedi e mi allargò un asciugamano, così fui costretta ad uscire. “Che palle, un giorno o l’altro tu entrerai lì dentro con me, e imparerai anche tu mio caro!”
Mi diede un bacio sorridendo, era così bello e attraente quand’era sobrio. “Dai sbrigati….ti do 15 minuti, ti aspetto qua fuori…muoviti” mi fece l’occhiolino e uscì.
Feci una doccia veloce e infilai una canottiera nera e dei pantaloncini corti. Misi tutta la roba bagnata nel borsone e uscii dall’edificio con le infradito ai piedi.
Appena lo vidi in macchina ad aspettarmi mi sorrise e ticchettò con l’indice destro sul polso sinistro per indicarmi che i 15 minuti erano passati.
Salii in macchina. “Hey…i 15 minuti sono diventati 20?!” mi diede un bacio e mise in moto la macchina. “Eddai, è solo che la doccia era così rilassante che mi sono concessa due minuti in più.
Vabbè…allora, aspetta…” tirò fuori qualcosa dal cruscotto accanto al volante, “mettiti questa…e non imbrogliare…” scoppiai a ridere nel vedere una sciarpa nera. “Tu sei completamente pazzo, vuoi farmi cucinare il cervello?? Fa un caldo pazzesco!!!” “Mettila e basta ho detto…non fare storie!!”
La misi giusto per farlo contento. “Ma dove mi porti?!” lo sentii sorridere. “Sorpresa…”. Ero dubbiosa, forse non mi fidavo totalmente di lui.
Eddai…non è che magari poi mi scarichi in mezzo a una strada deserta in preda alle zanzare e alle api?!” scoppiò lui a ridere. “Ma figurati…non lo farei mai…”
Dopo circa venti minuti di strada fermò l’auto e mi fece scendere, sempre con la sciarpa sugli occhi.
Adesso dammi la mano tesoro, fidati di me…” mi teneva stretta a lui, e forse fu una delle pochissime volte in cui mi sentivo sicura standogli accanto.
Mi fece sedere su qualcosa di morbido, e mi diede un bacio, mentre mi toglieva la sciarpa dagli occhi.
Tu sei un pazzo!!!! Ommioddioooo!!!!” si, un pazzo, eravamo in cima a una collinetta, nel grande giardino incolto di una villa abbandonata. “Ommioddio Gerard, cazzo…è bellissimo qui!” aveva sistemato delle coperte e dei cuscini sulla veranda, dove vi erano delle poltrone in vimini un po’ impolverate e rotte.
Avevo solo bisogno di stare con te amore mio, di fare qualcosa di carino per te, visto che fin’ora non lo sono mai stato…” mi fece una carezza sul viso e mi fece distendere completamente sui cuscini morbidi. “Sei un pazzo, ommioddio, è bellissimo…io non ci posso credere…” non mi stava a sentire, tanto per cambiare, e mi sussurrò all’orecchio mentre mi stringeva una mano con la sua “scusa tesoro, sono stato un pazzo, ma ora ho preso delle decisioni, dobbiamo partire per un tour presto…e non voglio che Matt continui a rovinare tutto, ho trovato un sostituto finché non troveremo un batterista nuovo fisso…perdonami…io…voglio fare l’amore con te…qui…da sobrio, da innamorato perso di una ragazza fantastica come te…io ti amo…” le sue labbra calde percorsero il mio collo, fino alle mie labbra, la sua lingua si muoveva nella mia bocca, assaporandomi fino all’anima. Gli accarezzavo il viso, giocavo con i suoi capelli, mentre ci perdevamo nella passione.
Mi sfilò la canottiera, e io gli tolsi la maglietta, baciandogli il petto liscio. Fece scorrere la sua lingua umida sul mio ventre, solleticandomi l’ombelico.
Sai da cloro in una maniera impressionante” sdrammatizzò. “Hehehe, scusa se so nuotare…”. Ma non si perse in chiacchiere inutili, si aprì il bottone dei pantaloni, e io sfilai i miei senza troppa fretta.
Mi diede un bacio, lungo, pieno di passione, con tutto il suo amore, fondendo le nostre anime, e facendo fondere i nostri corpi.
Ti amo amore…” mi disse, entrando in me, facendomi gemere di piacere, stringendolo a me con tutta la mia forza. Gli baciavo il collo, mentre qualche goccia di sudore gli scendeva dai capelli.
Ti amo anche io Gerard, ti amo tanto” riuscii a dirgli. Si muoveva su di me dolcemente, amandomi come non aveva fatto mai.
Il suo corpo si contraeva sopra il mio, la sua schiena si inarcava di tanto in tanto, finché stringendoci forte non provammo piacere entrambi, nello stesso momento.
Mi baciò di nuovo, sussurrandomi parole dolci all’orecchio.
Ci accarezzammo per un po’, finché il nostro fiato non tornò alla velocità normale.
Mi accarezzava le braccia, le mani, le dita. Guardavo il cielo blu, senza nuvole, il sole stava per mettersi il pigiama e lasciare spazio alla luna, quando si fermò a sfiorarmi il braccio. Rabbrividii per un secondo. “Che hai fatto qui?!” si era soffermato sulla cicatrice lunga circa 7 centimetri.
Volevo provare a vedere se trovavo un mondo migliore…” mi limitai a dire. “Non farlo più amore mio…” mi lasciò andare il braccio e mi accarezzò la pancia nuda delicatamente. “Scommetto che ti ha salvata Bob…” annuii. “Devo essere grato a lui allora…perché se sei qui è perché non ha mai smesso di starti vicino, e se non ti fosse stato vicino non avrei mai conosciuto una persona fantastica come te, e non avrei mai amato nessuno così alla follia…”
Ci baciammo, e rimanemmo uniti a coccolarci finché il sole non tramontò sotto i nostri occhi.
Bambina….andiamo?!” mi chiese mentre ricominciava a vestirsi. “Torneremo?!” gli chiesi infilandomi la canottiera. “Certo…se lo vuoi…”
Lo voglio…perché ti amo…” sussurrai. “Ti amo anche io Mony….” E mi diede un bacio facendomi volare, volare più su delle stelle, oltre i pianeti, oltre l’universo…..
 
Capitolo 39
 
Parcheggiò l’auto davanti alla scuola e prima di scendere tirò un lungo sospiro.
Mamma mia, siamo tornati malinconici e depressi?!” ok, forse non era la battuta migliore, ma non sapevo che altro dire. “No…è solo che…si stava meglio un po’ di tempo fa…” disse chinando la testa. “Hey…ti va di venire un po’ su con me?! Se vuoi parliamo un po’…” proposi, facendogli una carezza sul viso e rialzandoglielo.
Annuì, senza dire nulla, e scendemmo dall’auto. Aspettai che chiudesse con la chiave, mi avvicinai a lui e lo presi per mano, era forse la prima volta che lo facevo, e che lo facevo amandolo per quello che era senza la maschera dell’alcool.
La sua mano strinse la mia, calda, morbida e sicura. Mi sentivo bene, e avrei voluto tanto che quel giorno non finisse più.
Salimmo in camera mia.
Sono stato bene oggi…” mi disse mentre cercavo la chiave. “Anche io…ma…Gerard….” Alzai un attimo la testa “smettila di bere…ti supplico…fallo per me, e per tutti..e anche per i tuoi fans e per quelli che avrai dopo aver registrato questo album…”
Abbassò la testa e una volta ancora non riuscii ad ottenere una risposta, ma che cazzo…
Appena spalancai la porta della mia camera…mia…..trovai una bella confusione.
Due valigie aperte sul letto accanto al mio, un po’ di scarpe sparse e due reggiseni per terra. Pensai subito “se quel cretino di Iero viene a scoparsi le ragazze in camera mia e mi reputa sua amica..beh, gli farò capire il concetto di scarpata nei coglioni…mi ringrazierà…forse…”
Rimasi immobile sulla porta, mi scivolò solo la mano via da quella di Gerard, che disse solo “che cazzo è successo qui?!”. Improvvisamente la porta del bagno si aprì, uscì una ragazza minuta e carina e si spaventò nel vedermi lì. Era in accappatoio e teneva in mano un tubetto di dentifricio e uno spazzolino da denti.
E tu chi cazzo saresti?!” mi espressi con i miei modi molto raffinati, hem…tralasciamo. “Hem…ciao…io sono Jamia, sono la tua nuova compagna di stanza, non so se ti hanno detto che arrivavo…beh, mi spiace, se ti serve la stanza esco subito…non mi crea problemi, ne ho solo approfittato per fare una doccia, io…hem…mi dispiace!” non sapeva più cosa dire, e cercai di non rovinarmi la giornata andandole incontro. “Hem, senti, facciamo così, io finisco quello che dovevo finire col mio ragazzo…tu sistemati bene che poi ne parliamo eh?!” sorrisi proprio per non sembrare antipatica, ma appena voltai le spalle ero incazzata, o meglio, scocciata.
Chiusi la porta sbattendola e cercai di andarmene da qualche parte ma subito Gerard mi prese per un braccio e mi abbracciò, tenendomi stretta a lui poi andammo in camera sua, per fortuna Frank non c’era.
Appena chiuse la porta mi abbracciò forte. “Ma perché cazzo….uffa!!!! io stavo bene da sola!! cazzo!!!” mi sciolsi dal suo abbraccio e mi buttai sul letto a pancia sotto tirando un sacco di pugni sul cuscino.
Gerard mi si sedette accanto, accarezzandomi i capelli cercando di calmarmi. “Bambina…dai, dopotutto ti fa bene un po’ di compagnia, un’amica con cui confidarti, suvvia, dai…non fare così!”. Ma mi scocciava proprio quella situazione, non volevo assolutamente stare lì con quella, che a primo impatto mi stava già antipatica.
Mony, dai…per me vi troverete bene, dai bambina…” si chinò su di me e mi diede un bacio lieve sulle labbra facendomi calmare. Gli feci posto e si distese accanto a me.
Perché mi chiami bambina?!” chiesi, del tutto innocente. “Perché…beh, perché a volte sei così dolce, così ingenua, ti vedo piccola e spesso non protetta…non voglio essere offensivo, forse non trovo nemmeno le parole adatte per descriverti ciò che provo…però, io so solo che ti amo tanto…” mi diede un altro bacio, dolce, caldo. “Smettila di bere Gerard…mi fai stare male…” tornò a rigirarsi e a guardare il soffitto. “Mony…tu…non sai che io ho una nonna magnifica, una nonna che amo tanto…e sta male; lei mi ha dato tutto, mi ha cresciuto, mi ha introdotto alla musica, mi ha insegnato a cantare, mi ha visto fare le figure di merda e mi ha visto formare i My Chemical Romance….e non voglio perderla…”
Non lo capivo proprio. “E che cazzo ti serve bere…non è forse meglio confidarti con qualcuno, o passare tutto il tempo che puoi con lei, così perlomeno un giorno non rimpiangerai ciò che non hai fatto e che avresti tanto voluto fare…” gli accarezzai il viso, così liscio, le labbra, morbide e calde, i capelli, puliti e morbidi. “Mony…tu…la vorresti conoscere?!” con quella domanda mi lasciò spiazzata, non mi aveva mai parlato dei suoi, avevo solo visto sua madre una volta a scuola, una tipa bionda, un po’ eccentrica forse, con due labbra affogate di rossetto e gli occhi imbrattati di mascara.
Mi fece una carezza sul viso e mi prese una mano, tenendomela stretta, facendomi così intuire che teneva a me, e teneva tanto anche che io conoscessi la sua adorata nonna, di cui non avevo sentito parlare spesso fino a quel momento, tranne poche volte quando Mikey parlava di quanto li riempiva di dolciumi e dischi quando erano piccoli, l’ideale, avessi avuto io una nonna così!!!
Beh, forse…” gli risposi timidamente. “Dai Mony, ti prego…” era una supplica? Che aveva di tanto speciale quella nonna?! Era forse una fata? Una strega buona? Una regina?! Bah… “Beh, ok…se ti fa piacere, si…” mi sorrise e mi abbracciò subito forte. “Vedrai, ti piacerà la mia nonna….”. eravamo stretti su quel letto, avevo lui tra le braccia, ed era felice, come un bambino che aveva appena mangiato un gelato al cioccolato. Lo avevo accontentato. Ero felice io a vederlo felice.
Bussarono alla porta molto rumorosamente. “E che cazzo…” disse scazzato alzandosi e aprendo. “Oh, scusate io non sapevo…Mony sei vestita? Gerard posso entrare?!” Frank si beccò un colpetto sulla nuca. “Ahioo!!Gerard, c’è una telefonata per te giù in segreteria…corri…”.
Gerard si voltò a guardarmi, come per chiedermi il permesso di andare e quando gli sorrisi corse giù senza nemmeno chiudere la porta.
Così rimasi sola con Frank. “Allora piccola, come va?!” fu tutto ciò che riuscì a dire. “Bene…” gli sorrisi “Oggi sto bene, tranne un piccolo imprevisto, anzi, e avrei bisogno di un favore da te…” neanche avessi finito di parlare il nano aprì le braccia come se fosse in procinto di farsi crescere le ali e cominciare a volare. “Dimmi tutto, donna…Wonder Iero è qui..!!!” e mi violentò lo sguardo sfoggiando uno dei suoi più bei sorrisi.
Beh, hem….Iero…tu devi portarti via quella cozza che c’è in camera mia adesso, mi lasci il tempo di farmi una doccia, di finir di parlare con Gerard e poi può tornare lì, ma tu…devi capire chi è e che cazzo vuole…” a lui non sembrava neanche vero. Il suo sorriso si allargò ancora di più e corse fuori.
Mi misi a sbirciare dalla porta, volevo vedere che accadeva. Ma Iero era proprio uno scemo. Lei aprì la porta e gli sorrise, lui le parlò e lei sorrise lisciandosi i capelli intimidita. Poi tornò dentro, lui si voltò verso di me e alzò il pollice sorridendo. Dopo due secondi lei tornò fuori e uscì con Frank, così potei tornarmene in camera mia.
Entrai in camera furtivamente, stando attenta che non tornasse indietro e mi misi a sbirciare tra le sue cose. Era sempre dal New Jersey, non stava molto distante da dove eravamo noi, se il mio senso dell’orientamento era esatto. Si era trasferita da un’altra scuola dove aveva ottimi voti, ma sul foglio che trovai sopra al suo letto non c’era scritto il motivo del suo trasferimento. In ogni caso, era in classe mia, mi avrebbe chiesto gli appunti, i libri, i corsi e tutto il resto, e mi stava parecchio sulle scatole dover lavorare il doppio anche per lei. Ma la cosa che mi infastidiva di più era dover condividere la stanza con lei. Niente più libertà, niente più ragazzi che entravano senza dover bussare, niente più lasciare incustodite le mie cose… una perfetta sconosciuta e peraltro antipatica in camera con me non mi ci voleva proprio.
Se Gerard era depresso di suo, beh, potevo cominciare assieme a lui l’inizio della fine.
 
Capitolo 40
 
Lasciai tutte le sue carte e le sue cose apposto com’erano e mi spogliai, non aspettavo altro.. una bella doccia rinfrescante, rilassante, per levarmi di dosso il sudore e il sapore da cloro, e per distendere i nervi, cercare di calmarmi.
Lasciai scorrere un po’ l’acqua affinchè diventasse tiepida, e mi misi sotto, lasciai che il getto forte mi picchiasse le spalle. Alzai la testa e chiusi gli occhi, immergendomi nel rumore dell’acqua. Stavo per riaprire gli occhi, quando delle braccia mi cinsero la vita e sussultai.
Cazzo!!!!” esclamai. Ma lui non si scostò, non si lasciò impressionare dal mio scatto spaventato, voleva solo amarmi quel giorno, ed io desideravo che non finisse più. Mi voltai sempre circondata dalle sue braccia, lo baciai, assaporai il gusto di sigaretta nella sua bocca, quel sapore di fumo, che però amavo in lui. Adoravo vederlo fumare, anche se fumava troppo. Adoravo guardarlo quando se l’accendeva, la sigaretta, quando aspirava, quando espirava il fumo. E quella era solo una particolarità. In verità amavo ogni cosa in lui, tranne quando era ubriaco.
Che ci fai qui?!” gli baciai le spalle. “Voglio solo stare con te oggi, te l’ho detto, e poi…ho bisogno di te per esprimere anche la mia felicità”. Lo guardai con aria interrogativa, mi chiedevo che cacchio gli passasse per la testa a quel ragazzo.
Brian, il nostro manager, dice che dobbiamo andare in tour dopo che uscirà l’album…sono felice Mony…” mi sorrise, cercando nel mio sguardo lo stesso sentimento. “Son proprio felice…e ti amo” mi disse.
Cercò la mia bocca, con la sua, prima percorrendomi le spalle, il collo e il mento. Mi spinse addosso all’angolo della doccia e sentii il suo corpo sul mio, così caldo e forte.
La sua lingua era impegnata in un travaglio molto lungo con la mia, si accarezzavano morbide, giocavano. Mi mordicchiava le labbra, come se volesse staccarmele e rubarmele per tenerle sempre con sé.
Mi carezzò il viso mentre ci guardavamo fissi negli occhi, ci guardavamo come se non ci fossimo mai conosciuti veramente, ma come se ci conoscessimo anche da una vita.
Dormi con me stanotte amore…” mi disse socchiudendo gli occhi e posando le sue labbra sul mio mento. “E dove dormiamo insieme?! Ora non ci sono più camere libere…” e ne ero profondamente dispiaciuta. “E invece no…ti sbagli….se Frank se ne va a dormire in camera di Ray…noi abbiamo la camera libera!!” era proprio un pazzo. “Povero Iero… sempre in camera degli altri…ahahah!!” ridemmo insieme. Poi si mise a baciarmi il collo, il getto d’acqua lo colpiva dritto in testa. Finché ad un certo punto, mentre mi cingeva con le braccia ed era intento a succhiarmi il collo peggio di un vampiro sentii un rumore.
Hey, Gerard….Gerard!!! aspetta, fermati un attimo!!” misi le mani sulle sue spalle e cercai di distaccarlo un attimo. “Ma che c’è bambina?!” mi guardò un po’ infastidito.
Chiusi il getto d’acqua e sentii delle voci provenire dalla camera. “Cazzo, Gerard!! Ci sono Frank e quella lì!!” mi avvolsi nell’asciugamano e uscii dalla doccia quasi scivolando sul pavimento. “Porca putt…” sembravano le comiche, lui tutto tranquillo si avvolse lentamente l’asciugamano attorno alla vita e uscì dalla doccia. Io ero lì che correvo per il bagno, non sapevo che fare, se nascondere Gerard da qualche parte, se uscire e buttarli fuori dalla stanza.
Gerard mi passò davanti tranquillo ed entrò in camera.
Hey Gee!! Ti stai dando da fare oggi eh?!” sorrise Frank. “Cretino…sono solo cazzi miei…” e gli fece una linguaccia. Così Frank disse per far ridere la sua amichetta “Aww….ma quanto sexy sei quando fai le linguacce?! Ti inviterei proprio ad uscire Gerard!!”
La scema scoppiò a ridere e io misi la testa fuori dalla porta. “Eccola la principessa sul pisello…hem….sulla porta del bagno..” gli feci una smorfia. “Haha…Iero sei di una simpatia che mi fa venire sangue da naso…”
Gerard ridacchiò e anche la ragazzina.
Beh, a quanto pare il vampiro e la farfalla hanno da fare, Jamia, stasera che fai?!” lei gli sorrise e aprendo un po’ le braccia disse “Nulla di particolare…”. A Frank non pareva neanche vero, e partì all’attacco. “Beh, stasera nella nostra palestra fanno uno spettacolo, The Nightmare before Christmas, arrangiato e realizzato dagli studenti di questa scuola…ti va di venire con me a vederlo?!”. Lei annuì subito.
Mi venne da ridere pensando a quand’era tutto gasato per quel corso teatrale “Nano! Ma non dovevi fare tu la parte di Jack?!” risi, e lui da finto scocciato rispose “eh, si, ma la mia Sally ha deciso di andare a letto con uno dei vampiri e allora ho rifiutato la parte, non mi piace il tradimento…nono!”
Io e Gerard ci mettemmo a ridere mentre Jamia fece una faccia interrogativa. “Vieni ragazza, ti spiegherò strada facendo…” disse Frank tirandola fuori per un braccio tanto repentinamente, che lei per poco non inciampò sui suoi stessi piedi.
Mi misi a ridere ancora voltata verso la porta chiusa pensando a quei modi così bizzarri del mio Wonder Iero, poi mi voltai, stavo per andare in iperventilazione dalla scena che mi trovavo davanti agli occhi. Gerard stava sgranocchiando un biscotto, tutto spaparanzato sul mio letto, con un gomito appoggiato al cuscino e reggendo il telecomando mentre cambiava canale. Quei capelli umidi e spettinati, quel petto, non proprio da atleta, ma perfetto per me, quei suoi occhi scintillanti attaccati al televisore. Voltò lo sguardo mentre ero intenta a fissarlo. “Hey…che c’è?!” mi chiese con voce calma. “Hem…he…niente…hem…” scossi la testa e tornai alla realtà lasciando perdere il pensiero di saltargli addosso di nuovo. “Andiamo a cena?!” mi chiese, con quell’aria innocente, senza sospettare minimamente che io lo stessi ammirando con le bave alla bocca. “Certo, mi vesto…” aprii l’armadio e lo sentii scattare in piedi. “No…no no…no senti, aspetta…” lo guardai sorpresa. No cosa? Non dovevo vestirmi? Ah no? E con cosa sarei dovuta uscire?! “Aspetta, mettiti qualcosa di comodo, e vai in camera mia, io torno subito.” Mi disse. Corse in bagno, si infilò i vestiti di prima e corse via velocemente dandomi prima un bacetto veloce sulla guancia.
Riordinai un po’ il casino e per finire me ne andai in camera sua. Accesi la tv e mi misi a guardare i Simpson, i miei cartoni preferiti.
Entrò dopo circa venti minuti, con un sacchettone in mano e un sorriso stampato in faccia. “Che c’è scemo?!” sorrisi. “Vieni giù dal letto” mi disse. Si tolse le scarpe e ci sedemmo sul tappeto davanti alla tv, scartò il pacchetto e tirò fuori due cartoni di pizza, e un paio di birre. “Non dovevamo rimanere sobri per oggi?!” chiesi, un po’ timorosa. “E lo siamo, la birra con la pizza ci va a pennello, ho preso solo queste due tranquilla.” Mi diede un bacio come per rassicurarmi e ci mettemmo a mangiare davanti agli omini gialli.
Mentre mangiavo voltai lo sguardo alla finestra, la luce della luna piena mi fece rabbrividire, stava per finire la giornata, quella splendida giornata, e mi sentii davvero come una farfalla.
Pronta a morire dopo aver realizzato il suo giorno più bello, sentendosi libera di volare, senza nessuno che la catturava per ucciderla, e ora, al giungere del giorno nuovo lasciare le belle ali posarsi su una manciata di terra pronta a seppellirle per sempre, lasciando il ricordo del suo momento migliore solo a chi l’ha guardata volare e l’ha apprezzata…
  
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