Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: IreKey    29/12/2010    0 recensioni
E alla fine sarò da te e ti porterò con me. Tu ed io scapperemo dal mondo. E' una promessa...Splenderemo, lontano da qui, attraverso spazio e tempo. Sulla via che mi porta da te le stelle cadono all'orizzonte.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I mesi passarono instancabilmente e si avvicinava sempre più quel, troppo atteso, concerto, che forse l'avrebbe resa finalmente protagonista.
Aveva provato a parlare con i suoi genitori di quell'argomento, ma loro avevano sempre sviato il discorso. Allora arrivò alle maniere "pesanti" per così dire. Loro stravedevano per la nipotina, la cugina maggiore di Giada, aveva 18 anni e con lei ne aveva già parlato di questo concerto, allora, per l'ennesima volta, tirò fuori quell'argomento, con sua madre, che era seduta su una poltroncina di vimini in giardino a prendere quel poco di sole che trapelava dalle nuvole, troppo dense:
-Mamma... io voglio andare a quel concerto! Ho provato a...-
Sua madre, come era solita fare, la interruppe -Giada, finiamola con ste storie, ok? Voglio, voglio, voglio. No, nessuno ti ci porta. No, nessuno ti compra il biglietto. No, no e no-
Era riuscita a trattenere le lacrime, in qualche modo, quelle lacrime che iniziavano a scivolarle lungo le guance ogni volta che si arrabbiava, aspettò un po' prima di parlare di nuovo, non voleva che la sua voce tremasse, non voleva farle sentire che era debole.
-Mi ci porta Chiara e mi prende il biglietto come regalo di compleanno, quello che non mi avete fatto voi-
-Come? E chi l'ha deciso questo? No, signorina, tu da sola non ci vai ad un concerto- ribattè la madre, che si stava sempre più irritando.
-Mamma entra anche Chiara! Non ci vado da sola, lei viene con me!- ormai le lacrime le stavano riempiendo gli occhi, un battito di ciglia e sarebbero cadute a rigarle il viso, guardò in alto, in cerca di qualcosa, nemmeno lei sapeva davvero cosa o forse lo sapeva, fin troppo bene.
Cercava di vedere il verde denso dei suoi occhi. Cercava di scorgerli tra le nuvole.
-Non fare la finta tonta ora, se non voglio che ci vai, non ci vai e basta-
Con quella frase le lacrime iniziarono il loro piccolo corso per poi sparire oltre il suo mento, tante lacrime. Se ne voleva andare da lì, prese la borsa e uscì di casa.
Aveva solamente bisogno di camminare, di smetterla di piangnucolare, di pensare un po, di dimenticarsi del resto.
Era a due passi dal mare, si sedette sulla sabbia, alzò il viso al cielo, ancora una volta e fissava il sole che dietro la leggera foschia del cielo brillava bruciante, per sua fortuna era sola, stranamente in settembre sarebbe stata ancora piena di bagnanti che uscivano dall'acqua e riempivano la sabbia di piccole gocce di acqua, non le era mai piaciuto il mare, non tanto da passarci l'estate intera. Le piaceva andarci con le amiche, le vecchie amiche che non sentiva più da tempo. Ecco uno di quei giorni in cui si sentiva completamente sola e così parlò, un po malinconica al suo angelo: "Lo vedi? Lo vedi quanto brilla? Brilla per te, brilla per ogni gesto che fai. Brilla per ogni tuo sorriso che urla dentro me. Brilla per quegli occhi tanto dolci, che ritrovo costantemente nei miei, come piccoli pezzi di giada, scalfiti dal dolore, dalla speranza, di chi deve andare avanti a mani vuote" le vennero le lacrime agli occhi era sempre un'emozione troppo forte parlare di queste cose a voce alta. Non era una ragazza che esprimeva molto a voce le sue emozioni, non quelle più forti. Con quei due o tre ragazzi che aveva avuto tutto si era sempre basato sul rapporto fisico e non tanto sulle emozioni che nemmeno lei sentiva tanto potenti, ma a quel tempo, se andavi a letto con un ragazzo eri una figa. Si era lasciata trasportare dal fatto che così avrebbe avuto delle amiche, forse amiche vere.
Chiuse gli occhi e poco dopo sentì una voce un po lontana che la chiamava.
-Giada? Giada, Giada!-
Era sua cugina che la chiamava dalla strada, stava parcheggiando dopo averla vista lì seduta.
-Chiara, ciao- le disse mentre si stava avvicinando per sedersi al suo fianco.
-GINA- disse urlando e abbracciandola -è proprio da un sacco che non ci vediamo, eh? Allora su, perchè sei qui a deprimerti?- le chiese con quel suo solito sorriso, stupendo.
-Ho provato a parlare ancora del concerto a mia mamma, ma non c'è nulla da fare-
-Ci tieni proprio tanto, eh?- sorrise di nuovo.
-Sai, non mi è mai successo, mi sento un po ridicola, ma ogni notte mi immagino come sarebbe passare ogni momento con lui, andare in giro insieme, mano nella mano, fermarmi a guardare il suo viso ogni volta che la sua bellezza cattura la mia attenzione, accarezzarlo mentre fa quei faccini dolci e gli occhi languidi. Come sarebbero le sue labbra, sussurrare al suo petto tutte le mie promesse, avvinghiarmi al suo collo per strappargli un bacio, scherzare con lui, litigare, per poi trovare una scusa plausibile per far pace ed essere più sdolcinati di prima; come sarebbe essere abbracciata da lui ogni volta che ne sento il bisogno, sentire il suo profumo sulla mia pelle, vedere il suo sguardo puntato nei miei occhi, saldo e stabile, vedere quel sorriso e ogni volta pensare a quanto sono fortunata a poterlo guardare e ogni volta perdere il respiro e sapere che non mi abituerò mai a lui, perchè alla fine è ciò che ho semrpe sognato.
Come sarebbe dormire insieme, dormire tra le sue braccia, sentire il suo corpo a contatto con il mio, la sua pelle sfiorare la mia, sentire il suo respiro, le nostre anime unite, il battito del suo cuore, le sue mani sui miei fianchi, sentire la passione che cresce ad ogni bacio in più, affondare il mio viso nel suo collo e riepire i miei polmoni del suo profumo; come sarebbe addormentarmi al suo fianco, con le sue labbra a qualche centimetro dalle mie e svegliarmi il mattino seguente ed essere tra le sue braccia. Come sarebbe guardare un film romantico con lui, mangiare insieme, stare svegli fino a tardi nel letto, abbracciati a parlare del più e del meno, senza stancarci mai.
Come sarebbe svegliarsi tra le sue braccia, sentire il suo fiato sul collo, di quella dolcezza infinita, riempirlo di baci quando ancora non è sveglio. Come sarebbe baciare le sue labbra, ogni mattino. Come sarebbe festeggiare un compleanno con lui, fare una vacanza insieme, passare l'inverno con la sua famiglia.
Come sarebbe farlo emozionare, contagiare il suo sorriso con il mio...quelle piccole cose che non ho mai avuto. E sì mi sento ancora più ridicola ad immaginare quel solito lieto fine da film, che sfocia in un grande matrimonio. Ti giuro che non avrei mai e poi mai creduto che sarei arrivata a pensare a delle cose del genere. E magari vederlo con dei bambini...- scoppiò in una risata dolce e fragorosa, un po persa in quei pensieri -Se solo potesse stringermi la mano e darmi un'opportunità! Sai, lo seguirei, ovunque lui vada e non sarebbe un peso. Lo accetterei, in ogni suo modo di fare. E non perchè è Bill Kaulitz, il cantante dei Tokio Hotel, ma perchè è tutto ciò che ho sempre sognato -
Si girò verso la cugina dopo aver attentamente fissato ogni particolare dell'orizzonte, ogni onda e le evoluzioni che aveva, ogni movimento, ogni rumore e il viso di lei era un po sconcertato, non riusciva a capacitarsi del fatto che lei provasse tutte quelle emozioni per una persona che nemmeno conosceva.
-Che cosa c'è?- le chiese dopo un po che continuava a fissarla senza dire nulla.
-E che...non capisco, è come se lo conoscessi-
Non disse nulla, non voleva aggiungere altro.

E così finirono anche i suoi 5 anni di liceo linguistico, la sua vita era andata avanti, era andata avanti senza di lui.
Lei se lo ricordava, lo ricordava con ogni gesto della gente, lo ricordava in silenzio. Ora era fidanzata e conviveva con un ragazzo di appena 2 anni in più di lei, proprio quei 2 anni che la separavano dal suo "angelo". Lo chiamava ancora così.
Ora stava iniziando il secondo anno all'università e lavorava in un bar per poter contribuire all'affitto.
Così iniziava la solita giornata in quella metropoli, la sveglia alle 06.32 del mattino, un bacio sulle labbra, una carezza, i brividi per aver sollevato la coperta, fa scivolare la camicia da notte e così anche la biancheria per gettarsi nella doccia, sotto il getto di acqua fredda. Asciuga i capelli lunghi dai riflessi rossi, lava i denti, sorride allo specchio, una spruzzata di deodorante e tre di profumo, mascara, matita, ombretto e phard. A passo svelto torna in camera che sono le 07.03, il primo perizoma che trova e il reggiseno dello stesso colore, una camicetta e dei jeans stretti ad ammorbidire le sue belle forme. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, i bottoni della camicetta, ok cinque. Prende la borsa e mette il pc dentro alla custodia, appoggia gli occhiali sul naso e si infila la giacca, corre per le scale, sono le 07.30. Trova il suo trio al bar poco lontano da casa e si siede per la solita brioche alla vaniglia e cappuccino, ride e scherza parlando del più e del meno, sono le 08.13 ora di andare all'Uni, lì c'è il suo migliore amico ad aspettarla, non che il suo compagno di studi, la sfiora con un bacio sulla guancia, che vorrebbe fosse sempre più vicino alle sue labbra. Lei gli sorride come di routine, tutto si ferma per un po' quando sono insieme, studiano per qualche un'oretta in biblioteca. Lui ama vederla ridere, fa di tutto per cercare il suo sorriso.
Lui probabilmente non ha un'amica migliore di lei e forse è per questo che le piace così tanto.


--
Scusate per questo enorme periodo di pausa! Ora cercherò di riprendere bene la storia. Grandi cambiamenti, quelli di cui un po' tutte abbiamo bisogno.

Ire.

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: IreKey