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Autore: Emily Alexandre    29/12/2010    5 recensioni
[seconda classificata al contest "fiumi di parole" indetto da essebi]
Esme è appena stata trasformata, ma non riesce ad accettare la sua nuova natura. Sarà Carlisle a farle comprendere come non sempre si possa fare affidamento sulla ragione, ma si debba dare il giusto spazio ai sentimenti ed alle sensazioni.
"Quando l’aveva rivisto lui era lo stesso di dieci anni prima, nessun accenno del benché minimo cambiamento… era stato dopo che aveva sfiorato la sua mano e l’aveva trovata calda e morbida che si era resa conto che qualcosa invece era cambiato in lei.
Aveva senso continuare a negare?"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Esme Cullen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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 La fede comincia là dove la ragione finisce” *

 
 

"Se ammettiamo che l'essere umano possa essere governato dalla ragione, ci precludiamo la possibilità di vivere." (Tolstoj, Guerra e pace)

 

 

Sangue. Spasmodico devastante desiderio di sangue. La sua gola bruciava come mai aveva fatto prima di allora e tutto il suo corpo fremeva perché la sua voglia, il suo bisogno fosse saziato.

Non aveva senso.

A ventisei anni Esme Anne Platt Evenson non aveva visto molto del mondo, ma aveva letto tanto. Lei, che faceva la maestra, era capace di parlare di maghi e di streghe, di draghi ed altre creature, anche di vampiri all’occorrenza. Ma parlare, appunto.

Ammettere la loro reale esistenza era tutt’altro discorso… Pensare poi di essere stata trasformata in uno di loro era qualcosa di totalmente folle.

Lei non poteva, semplicemente. Nonostante il dolore atroce che aveva provato per giorni, nonostante il fuoco, nonostante i sensi ipersviluppati che aveva scoperto di possedere una volta ripresasi Esme non poteva pensare di essere una vampira.

Soffiava un leggero vento sulla montagna dove la casa del dottore era situata, ma non le dava affatto fastidio; era una notte estiva, ma lì in alto di notte la temperatura era comunque bassa. Anche in quel caso il suo raziocinio contrastava con le sue sensazioni: lei non aveva freddo.

Lei aveva solo tanta sete.

Fece scorrere lo sguardo, vedendo molto più di quanto si sarebbe potuta aspettare: la città si estendeva addormentata sotto di loro, anche se poche persone erano in giro lungo le strade illuminate. Tutto attorno si estendeva un bosco di cui percepiva ogni singolo odore, dalla corteccia degli alberi, all’erba bagnata, al profumo dei fiori. Per non parlare del fiume! Udiva tutto di quel breve corso d’acqua che si diramava sinuoso, con i gorgoglii delle piccole cascate, le onde minuscole che si infrangevano sulle rocce, i pesci che di tanto in tanto saltavano fuori. Sopra di lei la volta stellata brillava quasi all’inverosimile, ogni singola stella tremava nella volta scura, mentre la luna a metà del suo corso rischiarava il cielo attorno a sè.

Vedeva, odorava, udiva ogni singolo dettaglio.

Sapeva che qualsiasi cosa avesse toccato l’avrebbe percepita perfettamente, ne avrebbe saggiato la consistenza, i solchi, le incrinature… ciò che appariva liscio spesso liscio non era.

E per quanto assurdo tutto quello fosse, lei adorava quelle sensazioni. Adorava percepire tutto. L’unico senso di cui Esme si sarebbe privata era il gusto: il cioccolato di cui prima andava golosa non risvegliava più in lei alcuna attrattiva, la dolce polpa della frutta le era indifferente, la carne cotta quasi la disgustava. C’era solo una cosa che la sua gola e il suo corpo reclamavano insistentemente, ma era un bisogno a cui lei non voleva piegarsi.

Un movimento alle sue spalle la strappò da quei pensieri, informandola della presenza di qualcuno accanto a sè, ma non aveva bisogno di voltarsi per sapere chi fosse: ne aveva riconosciuto l’odore.

Ed era un odore piacevole, che sapeva di vaniglia e pagine antiche. Non l’aveva percepito la prima volta che l’aveva incontrato, ma probabilmente solo perché il suo olfatto non era così sensibile.

-Esme- la sua voce le arrivò argentina alle orecchie e la fece voltare. I suoi occhi dorati la guardavano preoccupati e lei non riuscì a fare a meno di ammirarne la splendida forma. –Andiamo a caccia, così potrai saziarti.-

Saziarsi. Sangue.

La donna scosse la testa violentemente, indietreggiando inorridita.

L’uomo allungò la mano verso di lei, titubante… -Esme, ti prego. Non potrai negare in eterno ciò che sei. Non potrai evitare gli specchi per sempre, non potrai sopravvivere senza nutrirti. Lascia che ti aiuti, fidati di me.-

Gli specchi. Da quando aveva visto di sfuggita la sua immagine nella superficie di un tavolo rifuggiva qualsiasi oggetto riflettente: quell’essere dalla pelle candida, dal volto perfetto, dalle labbra disegnate e con due terrificanti occhi rossi non poteva essere lei.

Il tono della voce del dottore era sincero, ma lei non sapeva cosa fare. Specchiarsi avrebbe significato ammettere l’evidenza e lei non era pronta per quello.

Come poteva ammettere di essere un vampiro quando fino a qualche giorno prima neppure credeva che potessero esistere?

Era tutto così assurdo, così sbagliato…

-Esme, vieni con me.- la mano del dottore era tesa verso di lei e quel gesto le riportò alla mente un’estate di molti anni prima.

 

Aveva sedici anni e viveva a Columbus con i suoi genitori quando, nello sciocco tentativo di salire su un albero, era scivolata e si era fratturata la gamba; immediatamente il medico del paese era stato chiamato e al suo arrivo a lei era parso quasi un angelo. Era semplicemente l’uomo più bello che avesse mai visto.
Le aveva sorriso e il suo cuore di fanciulla aveva iniziato a battere più velocemente… quando le aveva teso la mano per farla rialzare lei l’aveva presa volentieri, ma aveva sussultato al contatto gelido. Fredda e dura da parere marmo. Il dottor Cullen l’aveva medicata e dopo qualche tempo era sparito, però in lei la sensazione che ci fosse qualcosa di diverso in quell’uomo non era mai passata.

 

Ad ogni modo non si era sbagliata. Quando l’aveva rivisto lui era lo stesso di dieci anni prima, nessun accenno del benché minimo cambiamento… era stato dopo che aveva sfiorato la sua mano e l’aveva trovata calda e morbida che si era resa conto che qualcosa invece era cambiato in lei.

Aveva senso continuare a negare? Tutto ciò che voleva solo qualche giorno prima era porre fine alla sua miserabile vita, lasciare dietro di sè per sempre un marito violento ed un figlio scomparso troppo presto, ma quell’uomo, quel Cullen, in qualche strano modo pareva essere una possibilità di rivalsa. L’immagine di un futuro felice.

Tentennando posò la propria mano su quella di lui e si lasciò condurre nel grande salone della casa davanti ad un enorme specchio. E quello che vide la lasciò, come la prima volta, totalmente senza fiato: la sua pelle pareva avorio tanto era bianca, i suoi lineamenti erano più dolci ed armoniosi, i lunghi capelli castani le ricadevano morbidi sulle spalle. Era bellissima. Per la prima volta analizzò ogni centimetro del suo nuovo-vecchio corpo ed in fondo quello che vide le piacque: fu quando arrivò agli occhi che sussultò… rossi, come il sangue che desiderava ardentemente.

-Cosa mi hai fatto?- gli chiese con un filo di voce portandosi una mano sul volto.

-Stavi morendo e ti ho trasformata. Sei un vampiro ora Esme.-

-Ma perché? Perché l’hai fatto?-

-Potrei dirti tante bugie migliori della verità, ma non lo farò. Ti ho trasformata per egoismo: sono stanco di essere solo, Esme. Quando ti ho rivista ti ho riconosciuta subito e non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa avesse portato quella ragazzina felice che si arrampicava sugli alberi a cercare il suicidio.-

Esme per un attimo si rivide sedicenne seduta su quel prato sotto l’albero: si era fatta male, si, ma solo perché come sempre cercava uno spiraglio di libertà in quella vita borghese che la soffocava. –Tante cose.-

-Non ti sto chiedendo di raccontarmele, sarò qui ad ascoltarti se e quando vorrai parlarne, ma sarà una tua scelta. Tutto quello che ti chiedo è di accettare ciò che sei.-

-Cosa sono? Un mostro!-

-No, Esme, sei una creatura come tante. Io non mi nutro di sangue umano… certo, quello ha un odore molto più dolce, ma non lo farei mai. Bevo il sangue animale.-

Uno spiraglio di luce parve aprirsi nella mente della donna. –Animale! È per questo che i tuoi occhi non sono rossi?-

-Si. Tu sei una neonata, i tuoi poteri sono più forti e i tuoi occhi sono rossi, ma questo periodo passerà.-

-Quante cose non so.-

-Le comprenderai. Te le spiegherò.- la voce del dottore era dolce, allegra, persuasiva, ma lei si allontanò bruscamente tornando sul balcone, gli occhi rivolti al cielo.

-Tutto questo è assurdo.- riprese a parlare quando percepì la presenza di lui accanto a sè, senza mai abbassare gli occhi. –I vampiri non esistono. Ragionevolmente, tutto questo non è possibile.-

Lui le sorrise e le prese il viso tra le mani costringendola a guardarlo negli occhi - Se ammettiamo che l'essere umano possa essere governato dalla ragione, ci precludiamo la possibilità di vivere. I vampiri esistono Esme, noi ne siamo la prova. Non serve a nulla continuare a negare.-

-Essere umano hai detto, ma noi non lo siamo più.-

-Lo siamo stati, però, e rimaniamo molto più simili a quella specie di quanto credi: amiamo, soffriamo, gioiamo… solo che abbiamo l’eternità davanti a noi per farlo.-

-Sei un medico, dovresti credere nella scienza.-

-Ma io ci credo, Esme. Però so che la scienza non ha le risposte a tutto… non potrebbe mai ammette che io esisto, eppure eccomi qui! L’astronomia potrà forse spiegare perché Venere è così luminosa stasera- continuò alzando lo sguardo verso il cielo –ma non saprà mai dirmi perché chiunque la guardi si senta così misero, perché si emozioni davanti a tanta bellezza. Guarda questa volta celeste, Esme, guarda le stelle che brillano in cielo, guarda la città addormentata e silenziosa… vuoi forse dirmi che la scienza può spiegarmi tutto questo? Il mio cuore non batte più, ma se potesse oh! se danzerebbe davanti a questo spettacolo. La ragione sa spiegare tutto questo? No. Se guardassimo con gli occhi della ragione vedremmo dei pianeti o delle masse che generano energie. Guardando con i sentimenti sembrano luci che danzano al ritmo di una musica che solo loro conoscono. No, Esme, lascia che la ragione vinca e non vivrai mai. Sei un vampiro, la scienza non può spiegarti, la ragione non può comprenderti, ma tu esisti. Lasciati guidare dai sentimenti, lascia che io ti aiuti a scoprire questa nuova Esme ed insieme, se vorrai, potremo abbandonare i tristi ricordi di umani che ci portiamo dietro per iniziare un nuovo percorso pieno di prospettive.- aveva parlato appassionato e lei non potè fare a meno di sorridergli. Forse, dopotutto, aveva ragione. Che senso aveva negare di essere un vampiro se ogni suo senso sapeva di esserlo?

-Che tipo di animali?-

Lui la guardò sorridente e lei si ritrovò a pensare a quanto fosse bello quel sorriso: gli era stata offerta una seconda possibilità, perché buttarla via? Forse non era il futuro che aveva sempre immaginato per se, ma lei sapeva che accanto al dottore sarebbe potuta tornare ad essere felice. Razionalmente non aveva senso, ma lei lo sentiva.

-Inizierei con i conigli, che ne dici?-

Conigli. Qualsiasi cosa pur di placare quella sete; forse, dopo, sarebbe riuscita a mettere a fuoco anche un’altra sete che stava nascendo in lei… una sete che aveva troppo a lungo abbandonato fino a distruggerla del tutto.

Sete di vivere.

-Va bene dottore.- gli rispose prendendogli la mano.

-Chiamami Carlisle, ti prego.-

E gli occhi rossi di lei si illuminarono felici per la prima volta dopo tanto tempo. E non le importava che la sua pelle fosse di marmo, che il suo cuore non battesse più e che il sangue fosse la sua unica fonte di nutrimento.

Lei voleva vivere.

Con lui.

 

 *Søren Kierkegaard

 

 

Note: questa storia è stata scritta per il contest "Fiumi di parole" indetto da essebi e si è classificata seconda....in maniera totalmente sorprendente. Ancor più sconvolgente è poi che abbia vinto il premio stile ed ambientazione. Quello che dovevamo fare era scrivere una storia che si ispirasse all'immagine e alla citazione dataci.... questo è quello che è venuto fuori.

 Insomma, Elisa, grazie davvero, non so con che altre parole ringraziarti...è stato un piacere partecipare al tuo concorso!

SECONDA CLASSIFICATA

Nick: Emily Alexandre

Titolo:La fede comincia là dove la ragione finisce


Originalità:10/10 Brava, la tua idea è stata davvero molto innovativa. Non avevo mai letto simili storie, che narrano della tragica trasformazione di Esme.Un argomento molto toccante, ma al tempo stesso dalle tue parole ho percepito quella sottile fibra di speranza che anima la donna durante il risveglio nella sua nuova vita.

Stile: 18/20 Stile semplice, lineare, scorrevole ma al tempo stesso elaborato e ricco di particolari, descrizioni minuziose e anche poetiche, per certi versi. Tuttavia ho notato che alcune espressioni stonano con il resto della storia, come se la stessa fosse stata scritta in maniera un po' troppo frenetica. La fretta è una cattiva consigliera e non porta mai da nessuna parte: se forse ti fossi un po' più soffermata sulla metrica e su altri piccoli -ma rilevanti- dettagli, la tua fiction sarebbe stata assurdamente perfetta. Bravissima!

Sviluppo della trama:15/15 La trama della storia è ben sviluppata, hai analizzato appieno gli stati d'animo dei personaggi e le descrizioni degli stessi, oltre che dello sfondo d'ambientazione. Ancora complimenti!

Lessico e grammatica:18/20 Anche qui, la tua fanfic sarebbe stata perfetta se non avessi commesso degli irrilevanti errori di sintassi e di battitura.

Attinenza alla citazione:9/10 Hai saputo donare una sfaccettatura molto originale alla citazione assegnata, ed è un elemento che ho apprezzato moltissimo.

Giudizio personale:5/5 La tua storia mi ha davvero emozionata, ma su questo non avevo alcun dubbio! L'unica nota dolente sono stati i pochi errori di battitura che hai commesso, ma le sensazioni che mi hai trasmesso dimostrano la tua familiarità con le emozioni dei tuoi protagonisti e la tua passione per lo scrivere!

Totale:83 punti
Vincitrice premio stile e ambientazione: Emily Alexandre, per la descrizione accurata e a tratti poetica dei luoghi in cui si svolge la storia, per la capacità che ha di trascinarti nel pieno dell'azione, e per la maestria con cui ha saputo accostare metafore originali e brillanti alla citazione e ai protagonisti.

   
 
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