Buio.
Tanto, fin troppo.
Un’oscurità così opprimente da far tremare.
Freddo.
Intenso da dare i brividi.
Paura.
Una sensazione nuova, orribile.
Una goccia di pioggia scese lenta lungo il suo viso.
Ma non pioveva.
Era solo, smarrito, inerme.
Si odiava, ma non poteva far nulla: solo stare fermo a contemplare timoroso l’infinito.
Nel silenzio più completo, risuonarono distinti dei passi. Ma da dove venivano? Non ne aveva idea.
-Che mi sia perso di nuovo?- si chiese iniziando a perdere il controllo.
Impossibile. Non si era mai mosso da che ricordava.
Improvvisamente, una bagliore alle sue spalle.
Si girò lentamente, coprì i suoi occhi sensibili per scorgere nella luce. Vide una figura che, con passo deciso, gli veniva incontro.
Finalmente, riuscì a muoversi.
Andò nell’unica direzione che gli sembrò percorribile. Ma chi era quel tipo?
Camminava lento, guardingo.
Ma per quanto si muovesse, la figura non accennava ad avvicinarsi.
Iniziò a correre dapprima lentamente, poi sempre con maggiore intensità.
Non sembrava avvicinarsi di un passo.
Ad un tratto, l’uomo, perché senz’altro di un uomo si trattava, si fermò ed alzò le braccia, come se volesse abbracciarlo.
Immediatamente, i due si incontrarono, si strinsero.
Che strano, pensò lui.
Ma tra le braccia di quel tipo, tutto perdeva importanza.
La paura, l’angoscia, scomparve tutto.
Rimase solo il calore di quella stretta.
Alzò lo sguardo, convinto di aver indovinato. La luce gli annebbiava la vista, ma riconobbe dei selvaggi capelli biondi, delle sopracciglia a ricciolo, un viso chiaro e bellissimo.
Si sentì in pace.
-Mpf. Non riesci a starmi lontano neanche per dieci secondi, eh?- sbottò lui con fare arrogante –e comunque cosa sono queste libertà? Chi ti ha detto che potevi abbracciarmi?-.
L’altro non rispose, ma lo alzò leggermente, per portare i loro visi sulla stessa altezza.
La sua espressione, per quanto sfocata agli occhi del ragazzo, lo fece arrossire.
Le labbra dei due si avvicinarono inesorabilmente, con grande calma, tensione crescente.
Il giovane sentì il suo cuore battere sempre più forte.
Ma prima che si toccassero, lui ebbe un dubbio.
Da quando quel cuoco era più alto di lui? Aprì gli occhi di scatto, fissò il volto, ora fin troppo chiaro, del suo aggressore.
Una folta criniera bionda.
Occhi neri.
Sopracciglia a ricciolo.
Ma chi diavolo era?
Spinto dal panico, riuscì a divincolarsi dall’abbraccio letale dell’uomo.
-Ma insomma, sei proprio un monellaccio. Perché non ti lasci andare? Ti prometto che ti piacerà.
Ne sono sicuro perché, io, sono bellissimo-.
Duval lo afferrò senza pietà.
-Maledizione-.
Tentò di opporsi, ma fu inutile. Quel bestione era davvero forte.
Non ebbe il coraggio di chiudere gli occhi.
L’enorme pirata si stava avvicinando per schioccargli un pesante bacio.
No, non poteva.
Era vicinissimo.
Non voleva, che schifo.
Si stavano per toccare.
Ti prego no, che orrore.
E infine, le labbra dei due si toccarono.

Zoro si svegliò di soprassalto, coperto di sudore e ancora in preda al terrore.
-Ma che diavolo…?-