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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    30/12/2010    6 recensioni
"L’anello! L’anello era sparito!
L’anello suo e di Michiru non era più al suo posto!
Piena di rabbia, afferrò l’assistente per il colletto della tuta, fissandolo con rabbia e scuotendolo con violenza: “Dove cazzo hai messo il mio anello? Perché me lo hai tolto!?” ringhiò arrabbiata lei, aumentando la stretta; il ragazzo rantolò senza respiro, cercando di divincolarsi dalla ferrea presa della donna, “L..Lo hai buttato…” rantolò lui, cercando di liberarsi, ma era troppo forte!"
Ullalà! E che mai sarà successo alla povera Haruka?? La situazione si risolverà? Attenzione, nulla è come sembra!
Seconda fic nel campo dello yuri/shojo ai/fem-slash e primissima fic nel fandom di Sailor Moon. Adoro i personaggi di Haruka, Michiru, Setsuna e Hotaru, mi piacciono immensamente *ç* Sarà che ho preso a suo tempo una sbandata tremenda per Haruka (quando ancora era Milena ma ero troppo piccola per capire xD) ma non posso farci nulla, la adoro! Questa è una fic piccola, molto tenera e senza pretese, spero che comunque piaccia.
XXX
Shun
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Setsuna/Sidia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
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SCIENCE-FICTION DA 100 YEN

“Haruka-kun, ti sei incantata?”

La voce quasi tremante e familiare di Mikku richiamò alla realtà la pilota, che si guardò attorno con aria visibilmente sperduta… Era nel box della squadra, ma come diavolo c’era arrivata?

“Eh… No..” sussurrò lei, sfregandosi subito dopo gli occhi, doveva essere stata solo un’allucinazione, un sogno ad occhi aperti…

Doveva essersi per forza sbagliata.

“È lo stress.” Si disse lei, sorridendo appena, sollevata: “Sto bene, mi sono solo distratta un attimo e..” ma la voce gli morì in gola non appena, portata la mano al viso, ebbe notato una mancanza.

L’anello! L’anello era sparito!

L’anello suo e di Michiru non era più al suo posto!

Piena di rabbia, afferrò l’assistente per il colletto della tuta, fissandolo con rabbia e scuotendolo con violenza: “Dove cazzo hai messo il mio anello? Perché me lo hai tolto!?” ringhiò arrabbiata lei, aumentando la stretta; il ragazzo rantolò senza respiro, cercando di divincolarsi dalla ferrea presa della donna, “L..Lo hai buttato…” rantolò lui, cercando di liberarsi, ma era troppo forte!

Haruka lo lasciò e Mikku cadde a terra, tossendo come un disperato e inspirando più aria possibile: “Dopo che quella… carogna… del tuo ex… L’hai pescato con un’altra.” spiegò confusamente il ragazzo, massaggiandosi il collo indolenzito.

La ragazza sgranò gli occhi, come fulminata; febbrilmente, prese a frugarsi nelle tasche.

Le chiavi!

Non c’erano più le chiavi di casa!

Sconvolta, lasciò di corsa il box, spintonò qualcuno che stava entrando, l’aveva sicuramente gettato a terra, ma non si fermò a scusarsi né tantomeno a soccorrerlo, la sua attenzione era totalmente assorbita da altro. La giovane donna corse sotto il sole cocente d’agosto, era ancora estate! Come durante il combattimento! La bionda attraversò tutto il palazzetto e infine raggiunse il parcheggio.

Niente, anche la sua macchina era sparita, al suo solito posto c’era una moto monoposto da cross.

In quel momento, capì.

Capì come quell’attacco l’aveva danneggiata.

E la consapevolezza unita alla rabbia per non avere compreso prima quali fossero davvero le capacità di quel mostro la colpì con la forza di un pugno nello stomaco.

Quello non era il suo posto!

Lei non poteva stare lì! Quella non era la sua vita!

Nel vano tentativo di calmarsi, si poggiò al muro, inspirando profondamente e socchiudendo gli occhi, ma le immagini della battaglia la tormentavano senza tregua, si rivedeva a terra, in balia del nemico,  ravvisava Setsuna correre verso di lei con lo scettro pronto ad attaccare, i suoi occhi furono nuovamente accecati dal duplice lampo scaturito dallo scontro dei due attacchi.

Sentì il dolore della sua carne che bruciava, lambita dalle fiamme generate dall’unione dei due flussi di energia.

E pensare che situazioni del genere erano degne dei peggiori romanzi di fantascienza da cento yen* o dei filmacci di serie Z! Eppure lei c’era finita in mezzo!

E non aveva la minima idea di come uscire da un tale stato di cose.

Le mancò il coraggio, le gambe le tremavano…

Che fosse condannata a restare lì per sempre?

Vinta per un attimo dalla disperazione, cadde in ginocchio sul freddo asfalto del parcheggio coperto, stringendo i pugni sino a farsi male, le unghie perfette infisse nella carne come tanti spilli.

“Michiru…”

§§§

Da quel giorno, la scalata della gloria di Haruka Tenoh fu repentina e quasi spaventosa.

La giovane si era gettata inspiegabilmente anima e corpo nella corsa, spingendosi ben oltre i propri limiti umani, divorava chilometri su chilometri di asfalto, bruciava letteralmente le piste, infrangeva record su record, in poche gare, aveva vinto tutto ciò che poteva vincere.

Ma c’era qualcosa, qualcosa che nessuno, o quasi, aveva notato.

Il suo sguardo spento e gelido.

Da quel giorno d’estate, nessuno l’aveva più vista sorridere e nei suoi occhi si poteva vedere solo rabbia e una sorta di rassegnazione, che venivano sostituite da un fuoco inestinguibile solo durante una competizione.

Osannata dalle riviste e dai fans, corteggiata da uomini di tutte le età, lei rifiutava ogni cosa, ogni attenzione le era indifferente e a tratti anche disgustosa.

Per lei, non c’era altro che la corsa.

Solo i motori e nient’altro.

“Haruka-kun..” le chiese debolmente un giorno, al termine di una gara combattutissima, Mikku: “Perché sei cambiata così?”.

La sua risposta raggelò il sangue nelle vene al giovanissimo assistente, malgrado la temperatura esterna fosse tiepida e piacevole: “Per dimenticarmi chi sono.”.

In questo tornado di emozioni, infatti, lei non era mai riuscita a lasciarsi alle spalle ciò che aveva vissuto, il ricordo di Michiru, di Setsuna e delle compagne Sailor la tormentava senza posa, spesso si sentiva le guance bruciare per le lacrime che scorrevano senza che lei stessa se ne accorgesse, aveva perfino cominciato a mettere gli occhiali da sole per coprire il viso e gli occhi ma, pur proteggendola dagli sguardi degli altri, non erano in grado di celarla agli incubi e ai ricordi.

A casa non tornava più, nemmeno per dormire, trascorreva la notte a vagabondare in moto senza quasi mai fermarsi; della sua vita passata, non era rimasto nulla, a parte forse qualche rivista che ogni tanto trovava il coraggio di leggere, articoli su articoli sul nuovo astro nascente della musica classica giapponese, Michiru Kaioh; quegli articoli erano l’unica cosa che ancora la teneva legata al suo passato.

Si, probabilmente si faceva solo che del male a continuare a pensare a lei, ma non voleva stracciare anche quel flebile legame. Sperduta in un tempo che non era il suo, nel profondo del cuore, ancora sperava di poter tornare indietro; era testarda, Haruka, e sperava, ardentemente.

Perché non aveva tentato di avvicinare la giovane donna che occupava tutti i suoi pensieri?

Perché non aveva almeno provato?

Le risposte erano molteplici, e si ripetevano di continuo nella sua mente…

Pettegolezzi di liaison più o meno serie, e anche una sorta di paura: e se le avesse riso in faccia? Maledizione, era sempre stata una persona decisa e priva di insicurezze, ma quando si trattava di certe situazioni… tutta la sua forza d’animo spariva in un lampo.

Così aveva rinunciato, nascondendosi dietro le lenti oscure degli occhiali, celando i propri pensieri e sigillandoli nel profondo del suo cuore,  dove nessuno li avrebbe trovati.

In attesa.

§§§

Passarono così le settimane, ma la situazione non era cambiata per nulla.

Sempre bloccata in quella distorsione temporale, Haruka aspettava, aspettava continuamente, aspettava disperatamente l’occasione di ritornare a casa.

Non desiderava altro.

Voleva solo tornare a casa, baciare e abbracciare Michiru e stare con lei e Setsuna, quello non era il suo posto!

Erano questi i pensieri della giovane pilota mentre, seduta a un chiosco, mangiava ramen e beveva sakè.

Aveva scovato quel posto poco tempo prima e non erano rari i momenti di sconforto per cui vi si rifugiava, il titolare era una gentilissima persona, discreto e anche un ottimo dispensatore di consigli, non era passato giorno dal suo arrivo lì senza che Tenoh si fosse recata a fargli visita e compagnia.

Come quella sera, in cui la malinconia per la lontananza era più forte che mai.

Ma quella sera, lei ancora non se n’era accorta, tutto sarebbe stato diverso.

“Scusami, posso sedermi qui?”

A parlare, era stata una voce dolce, conosciuta e familiare.

Per poco, Haruka non si strozzò con il brodo del ramen; inghiottì faticosamente il boccone e si voltò di scatto.

L’espressione affettuosa di Michiru le inondò il cuore di tenerezza.

“S-Si, certo. Siediti pure.” tossì la bionda, scostando la propria scodella per farle spazio: “Il tuo assistente mi ha detto che potevo trovarti qui.” aggiunse la violinista, sistemando l’abito di velluto di modo da non scoprire eccessivamente le gambe, “Ci ho messo un po’ per trovare il posto, sarei arrivata prima.”.

Le sue parole emozionarono Haruka così intensamente che si sentiva quasi come una scolaretta alla sua prima cotta, le tremavano le ginocchia… Ma quando diavolo era cambiata così??

“Volevo conoscerti.. O meglio, riconoscerti.” le disse Kaioh con sguardo affettuoso, prendendole le mani; la bionda sussultò vistosamente, sentiva il viso avvampare e il cuore andare a mille, che stava succedendo?

“I-Io non capisco…” confessò con un filo di voce la pilota, senza però divincolarsi dalla presa, le era mancato troppo quel contatto; a sorpresa, la pianista si chinò su di lei, baciandola castamente sulle labbra e sfiorandogliele con la lingua: “Tu mi appartieni e non sarà un avversario qualunque a portarti via. Sappilo.” sussurrò Michiru, ravvivandosi i lunghi capelli chiari, solo in quel momento Tenoh notò un braccialetto dorato al polso della ragazza, un braccialetto che, ne era certa, non c’era mai stato.

Un braccialetto che splendeva di luce propria e che recava con sé un piccolo pendente col simbolo di Plutone.

Setsuna!

Con un ultimo, dolcissimo bacio, la violinista si alzò, facendo cenno pure alla compagna di fare altrettanto.

Le due si ritrovarono l’una di fronte all’altra, mare nell’oro, erano così vicine che potevano sentire una il respiro dell’altra.

Automaticamente, le loro braccia si mossero e si strinsero attorno ai loro corpi, le labbra si cercarono, si ritrovarono e si riunirono, questa volta con la consapevolezza di chi si ama e non si è mai dimenticato.

Tutto splendeva.

“Torniamo a casa.”.

§§§

Quando finalmente Haruka riaprì gli occhi, rivide sopra di sé il cielo blu della notte trapunto di stelle, sentì la familiare sensazione dei guanti alle mani e il piacevole peso del diadema sulla fronte.

E una voce che la chiamava.

Sollevata piano la testa, rivide le compagne inginocchiate a terra, ansanti.

Ma vive.

Scattò in piedi per correre loro incontro, ma le gambe non riuscivano a reggerla e così si ritrovò a terra, confusa e frastornata.

Solo a casa, finalmente al sicuro e tranquille sotto le coperte, le due donne poterono finalmente parlare dell’accaduto: “Sei stata colpita in pieno dall’attacco di quel mostro, Taimu-R, sei caduta. Noi siamo riuscite a eliminarlo ma tu continuavi a non svegliarti… Per fortuna, prima di dissolversi, quell’essere ci ha confessato di averti spedito in una sorta di presente parallelo, per punirti di averlo deriso delle sue capacità. Setsuna mi ha dato questo bracciale per poter attraversare incolume la barriera del tempo e recuperarti, ma non è stato facile, esistono tantissime dimensioni temporali e non mi è stato facile identificare quella giusta.”.

“E come ci sei riuscita?” chiese con una mezza risata Tenoh,  cingendole i fianchi col braccio fasciato; questa volta, fu il turno di Michiru di ridere: “Era l’unica dimensione in cui io e te non eravamo assieme, è stato quello a darmi l’imbeccata.” sghignazzò lei, rannicchiandosi contro il petto della compagna, “Usagi mi aveva parlato di un romanzetto di fantascienza che aveva letto, la trama era molto simile alla tua situazione. Diciamo che ho scommesso su quello.”.

“Uff, questa volta mi tocca anche ringraziare il coniglietto.” gemette con un sorriso divertito la bionda, allungandosi a spegnere la luce della lampada sul comodino.

“Mi sei mancata…” mormorò, prima di scivolare addormentata.

 

ANGOLO DEL LEMURE:

Aaaallora, seconda fic nel campo dello yuri/shojo ai/fem-slash e primissima fic nel fandom di Sailor Moon. Adoro i personaggi di Haruka, Michiru, Setsuna e Hotaru, mi piacciono immensamente *ç* Sarà che ho preso a suo tempo una sbandata tremenda per Haruka (quando ancora era Milena ma ero troppo piccola per capire xD) ma non posso farci nulla, la adoro!

Questa è una fic piccola, molto tenera e senza pretese, spero che comunque piaccia.

XXX

Shun

   
 
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