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Autore: TittiGranger    30/12/2010    11 recensioni
- Hermione non credi che sia il caso di parlarne… ehm… civilmente?
Lo scatto repentino con cui Hermione chiuse il dizionario gli fece comprendere che, nonostante l’impegnata ricerca di parole che aveva messo in atto, probabilmente era andato a beccare l’unico termine che non avrebbe mai dovuto pronunciare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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A voi,

A voi,

Che mi seguite sempre,

Questo è il mio augurio per un Felice Anno Nuovo.

 

 

Un passo indietro

 

Un passo indietro ed io già so
di avere torto e non ho più le parole
che muovano il sole



Ron si rigirò nel letto. Di nuovo.

Ormai si era rassegnato al pensiero di non riuscire a prendere sonno.

Temeva la notte, lo spaventava.

Era nelle ore di buio che tutto il panico, tutta l’angoscia, tutta la frustrazione che provava, riemergevano più forti e insistenti, pronti a stringergli lo stomaco in una morsa insopportabile, a riempigli i polmoni, ad occupare ogni singolo spazio nella sua testa.

Il pensiero di ciò che era accaduto, di ciò che aveva fatto tornava ogni notte a fargli visita, trasportando dietro di sé l’amaro e disgustoso sapore del senso di colpa.

- Lumos.

Bastò un piccolo movimento di bacchetta per scacciare via parte di quei mostri notturni dalla sua mente. Una piccola luce, per una piccola tregua.
Si mise a sedere sul letto, passandosi una mano tra i capelli, esasperato.

Il materasso morbido cigolò sotto il suo peso.

Quel lieve suono su sufficiente a fargli salire un brivido lungo la schiena.

Gettò uno sguardo al letto, passando un dito sulle lenzuola candide e lisce che Fleur aveva preparato per lui.

Ritirò in fretta la mano e con uno scatto si alzò in piedi, scottato, guardando il giaciglio con orripilato disgusto.

Fino a qualche settimana prima non lo aveva neanche un letto.

Ed Harry e Hermione non ce l’hanno neanche adesso…”

Di nuovo un senso di vertigine misto a panico vorticò febbrilmente nel suo petto, esplodendo all’esterno in un gesto di incontenibile rabbia.

Rabbia verso se stesso.

Rabbia per ciò che aveva fatto.

Rabbia per ciò che aveva fatto a lei.

Si morse le labbra, scagliando un pugno contro il soffice materasso della stanza degli ospiti di Villa Conchiglia. Il colpo fu forte, le reti del letto vibrarono.

Ma a parte questo nulla.

Nessun dolore, nessun indolenzimento, nulla.

Ron avrebbe preferito farsi male, almeno il dolore avrebbe distolto la sua mente da quell’immagine; persino il dolore avrebbe alleviato lo strazio che ciò che quel ricordo creava in lui.

Con un ringhio disperato afferrò il cuscino soffice, rigirandoselo tra le mani.

Neanche il cuscino aveva nulla di quei guanciali che avevano loro nella tenda… quella specie di sacchetti bitorzoluti che sembravano contenere zolle di terra piuttosto che piume.

Ron chiuse gli occhi; strinse le labbra talmente forte che, poco dopo, percepì il sapore del sangue in bocca…

Con un sospiro lanciò il cuscino dall’altra parte della stanza, senza curarsi di aver colpito una stampa dai colori chiari che oscillò lentamente, ma rimase salda al suo posto.

“Persino lei è riuscita a resistere. Persino uno stupido foglio”.

Fece qualche passo verso la finestra e svogliatamente, spostò la tendina a fiori.

Fuori si estendeva il buio in tutta la sua maestosità. Il mare era indistinguibile… una macchia nera che avvolgeva tutto il resto.

Questo era diventata la sua vita: un’ incolmabile macchia nera… e lui ogni giorno doveva combattere contro sé stesso per rimanere a galla e continuare a respirare.

Spostò lo sguardo dal mare, per evitare di sprofondare nuovamente nell’angoscia che gli attanagliava ogni pensiero, e si concentrò sul cielo.

Anche lui era scuro e nero… ma la luce delle stelle sembrava alleviarlo, dando la sensazione che, dopotutto, ci fosse una via d’uscita dall’oscurità.

C’era una stella che brillava più delle altre.

Ron si soffermò a guardarla e per un momento, un misero momento, riuscì a crogiolarsi nel pensiero che, magari, anche per lui c’era un modo per uscire da quel buio…

Una luce che lo guidasse fuori dall’oscurità.

- Aiutami - disse serio, mentre gli occhi cominciavano a prudergli - Aiutami.

Ma durò pochi secondi: in breve si ritrovò lì, in quella stanza.

Senza i suoi amici.

Senza di lei.

Lasciò ricadere la tendina, che svolazzò lentamente al suo posto.

Scoraggiato, si sedette ai piedi del letto, prendendo a giocherellare con la bacchetta ancora illuminata.

Con il fascio di luce colpì la radiolina posata accanto al comodino e senza pensarci troppo, allungò una mano per accenderla.

In un attimo, la stanzetta fu animata da voci allegre e gioviali che auguravano a tutti un fortunato e felice anno nuovo, cantando e facendo battute simpatiche.

Ron rimase sintonizzato su quella stazione per qualche minuto, accucciato sul tappeto ispido della sua stanza, ascoltando le frasi spiritose di quegli sconosciuti, senza trarne alcun piacere.

Rimase lì, adagiato su quel tappeto; l’unico movimento lo fece allungando la mano per spegnere la radio.

Non meritava di festeggiare il nuovo anno.

Non meritava di dormire su un letto

Meritava solo il buio.

 

 

Un passo avanti e il cielo è blu
e tutto il resto non pesa più
come queste tue parole che si muovono sole



Avvolta nella sua sciarpona scura, Hermione avvicinò le mani al fuoco per scaldarle.

Harry era seduto accanto a lei e teneva stretta la sua tazza di thè, catturando il tenue vapore sulle labbra.

Era il suo turno di controllo fuori dalla tenda, ma Harry aveva insisto per rimanere fuori con lei, per farle compagnia.

Hermione aveva accettato, sorridendo arrendevole: l’aveva fatto più per Harry che per sé stessa; sapeva che l’amico soffriva per la lontananza di… di lui, e che vederla così afflitta lo faceva sentire più colpevole.

Sì, perché Hermione sapeva anche questo.

Sapeva che Harry si considerava il responsabile di ciò che era accaduto; di tutte le lacrime che lei aveva versato nelle ultime settimane; del fatto che Ron se ne fosse andato.

Hermione volse lo sguardo in alto, oltre le chiome degli alberi, per evitare che altre lacrime superassero il confine. Tirò su con il naso, mentre un sospiro si trasformava in una sfumata nuvoletta bianca.

Si guardò le mani, arrossate e intorpidite dal freddo; le mise in tasca, sperando di alleviare quella sensazione spiacevole.

L’unico rumore era lo scoppiettio del fuoco ai suoi piedi, misto a quello dei suoi pensieri.

Del suo pensiero; quell’unico pensiero che da giorni aveva una sola direzione.

Una folata di vento la fece rabbrividire; Hermione non  tentò neanche di dire a Harry di tornare dentro, al caldo, perché sapeva che sarebbe stato inutile; aveva già tentato più volte.

Volse lo sguardo verso di lui: Harry era seduto poco distante da lei, completamente imbacuccato. I capelli erano più spettinati del solito e l’unica parte visibile del suo corpo, oltre agli occhi verdi, era il naso ormai arrossito dal freddo.

Provò un moto di affetto verso il suo miglior amico, che negli ultimi giorni sembrava prodigarsi in tutti i modi per redimersi da una colpa inesistente. Hermione avrebbe voluto fare qualcosa; avrebbe voluto liberarsi da quell’aurea di apatia che aveva sostituito la disperazione iniziale, avrebbe voluto trovare la forza per dire ad Harry che lui, in tutta quella storia, non aveva alcuna colpa.

L’unica colpevole era lei.

Aveva sbagliato lei.

Aveva sbagliato, perché questa volta ci aveva creduto davvero.

Percepì una lacrima sfuggire al suo controllo, ma subito la sua mano scattò a cancellarla, prima che Harry potesse vederla. Non voleva dargli ancora un dispiacere.

Ma a distrarli entrambi fu un piccolo boato, proveniente da poco lontano… entrambi, preoccupati volsero lo sguardo verso gli alberi scuri, immobili.

Harry aveva già impugnato la bacchetta di Hermione.

Ma prima che potessero preoccuparsi ulteriormente, sprazzi di luci colorate fecero capolino tra le fronde semi spoglie.

Dopo un momento di iniziale spavento, Hermione sorrise: era bello vedere che i Babbari, ignari di ciò che stava accadendo in un mondo a loro parallelo, si dedicassero ancora a cose semplici e meravigliose come i fuochi pirotecnici.

- Deve essere l’anno nuovo - osservò Harry rilassandosi, la voce attenuata dalla sciarpa che gli copriva la bocca.

- Già - rispose Hermione, continuando a guardare quei ghirigori di luce che si stagliavano in lontananza.

A Hermione piacevano tanto i fuoco d’artificio, fin da quando era bambina.

Sapeva che anche Ron li adorava; si stupiva sempre di come i Babbani fossero riusciti a creare dei “giochi” simili senza usare la magia…

Ma Ron non c’era, perché se ne era andato.

Non poteva sapere dove fosse… se stava bene.

Stavolta, Hermione lasciò le lacrime scivolargli sulle guance.

Sarebbe stato più facile fare finta di nulla che tentare di coprirle.

Tirò su con il naso, di nuovo, infilando il viso ancora di più nella sciarpa. Percepì un movimento alla sua destra, segno che Harry si stava alzando

E infatti, poco dopo, lo sentì chinarsi su di lei e lasciarle un bacio sulla fronte, un gesto che trasmetteva l’immenso affetto di un fratello.

- Non piangere - le disse, senza guardarla - E’ appena iniziato un nuovo anno. Questo è il momento di esprimere un desiderio.

Hermione scrollò le spalle, ingoiando il magone che le si era bloccato in gola - Buon anno nuovo, Harry - gli disse mentre lui, dopo averle stretto il braccio, si dirigeva verso l’interno della tenda.

Un desiderio…

Un desiderio.

Hermione corrugò la fronte, sentendo un moto di stizza e rabbia farsi strada dentro di lei.

Un desiderio.

C’erano tanti desideri utili che avrebbe potuto esprimere.

Erano nel bel mezzo di una guerra, santo cielo!

Avrebbe potuto utilizzare il suo desiderio per uno scopo più nobile, per qualcosa che fosse importante per tutti.

E invece no.

Era costretta ad utilizzarlo per un motivo tutto suo.

Osservò il fuoco che continuava a scoppiettare, l’unica luce in quell’angolo di buio, e si sentì un’egoista.

Un’egoista che stava per esprimere un desiderio che, se si fosse avverato, avrebbe fatto felice lei e solo lei.

E questa cosa la faceva… incazzare, ecco, perché ancora una volta era colpa di Ron.

Era sempre colpa di Ron.

Scosse la testa, distogliendo lo sguardo e puntandolo in alto, verso il cielo, tentando di estraniarsi per un momento da quei pensieri, da quei tormenti. Senza rendersene conto, si ritrovò a fissare una stella, una tra le tante, più bella e luminosa.

Forse, tanto valeva esprimerlo quel desiderio.

Con un po’ d’impegno, sarebbe riuscita a sopportare anche il fardello dell’egoismo.

 

 

Un passo indietro ed ora tu, tu non ridi più
e tra le mani aria stringi
e non trovi le parole
e ci riprovi ancora a muovermi il sole
Ancora un passo un altro ancora

- Dimmelo, Hermione! - sussurrò quasi Ron, al limite dell’esasperazione - Dimmi cosa devo fare, qualsiasi cosa!

Hermione, dal basso della sua postazione, continuò a non degnarlo della minima attenzione mentre, seria e concentrata, sfogliava il dizionario di rune antiche alla ricerca del significato di uno strano simbolo che aveva trovato sul libro lasciatole da Silente.

- Hermione… - tentò di nuovo Ron. Ma niente. Era la prima volta da quando era tornato, un paio di giorni prima, che tentava di parlare davvero.

Harry era fuori a cercare qualcosa di commestibile da mangiare, quindi era l’occasione migliore per implorare pietà senza sembrare patetico agli occhi di troppa gente - Hermione non credi che sia il caso di parlarne… ehm… civilmente?

Lo scatto repentino con cui Hermione chiuse il dizionario gli fece comprendere che, nonostante l’impegnata ricerca di parole che aveva messo in atto, probabilmente era andato a beccare l’unico termine che non avrebbe mai dovuto pronunciare.

- E’ strano che tu voglia parlare civilmente proprio ora, Ronald - disse ostile, continuando a non guardarlo minimamente - Ci sono stati tanti altri momenti in cui avremmo dovuto parlare civilmente - pronunciò di nuovo quell’espressione con  isterico nervosismo - ma tu te ne sei fregato altamente e… - si bloccò, alzando per la prima volta lo sguardo.

I suoi occhi incontrarono lo sguardo colpevole e mortificato di Ron.

Sentiva che avrebbe dovuto fare qualcosa, altrimenti… altrimenti avrebbe ceduto.

Velocemente, afferrò il cappotto gettato su una poltrona poco distante e fece per infilarselo, sotto lo sguardo confuso di Ron. Lo indossò alla meno peggio: si affrettò a chiudere i bottoni, incurante del collo della giacca, mezzo alzato e mezzo abbassato.

- Che stai facendo? - le disse Ron, andandole accanto, mentre si torturava le mani.

Hermione lo fulminò, ma non disse nulla.

- Esci? - insistette lui.

Lei alzò gli occhi al cielo, dandogli le spalle - Sto andando a fare il mio turno di ronda, Ron - si decise a rispondere infine, mentre si avvolgeva malamente la sciarpa attorno al collo.

Doveva uscire di lì, subito.

A quelle parole Ron parve illuminarsi - Ci… ci vado io! - disse all‘istante, guardandosi attorno nella tenda alla ricerca del suo giaccone - Tu resta qui. Fuori è… è… freddo! Ti sostituisco io.

Era già partito alla carica, schizzando da una parte all’altra per recuperare i vari pezzi, ma Hermione, dopo un secondo di piacevole sorpresa, lo bloccò con un gesto della mano - No, Ron. La mia ronda la faccio io. L’ho sempre fatto e continuerò a farla - disse con un tono che non ammetteva repliche, scostando il telo della tenda per uscire.

Con un sospiro, Ron parve espellere tutto l’entusiasmo che lo aveva risollevato fino a poco prima.

- Non vedo perché ora dovrebbe essere diverso - concluse lei uscendo, un attimo prima che la voce le si spezzasse completamente.

 

Si sedette sotto un albero, facendo attenzione per evitare la rada neve che a sprazzi colorava la radura in cui si erano fermati.

Era già buio, per cui la prima cosa che fece fu accendere un fuoco, in modo che le fiamme azzurrine le facessero compagnia.

- Per quanto hai intenzione di… di trattarlo così? - disse una voce, improvvisamente.

Hermione si morse le labbra, non avendo neanche bisogno di vedere chi fosse a parlare. Raccolse una pietrolina da terra e cominciò a rigirarsela fra le dita.

- Non so di cosa parli e non voglio neanche saperlo - si limitò a rispondere, lanciando uno sguardo tra gli alberi, per controllare che fosse tutto tranquillo.

Per fingersi indifferente.

Hermione sentì l’altro ridacchiare e un po’ della tensione si sciolse.

- Tanto lo perdonerai. Sappiamo che lo perdonerai, Herm - disse lui, sorridendo, accompagnando le parole allo scalpiccio dei suoi passi, diretti verso la tenda.

- Oh, sta’ zitto, Harry - protestò lei.

Stava combattendo una guerra con sé stessa… una guerra che avrebbe portato ad un esito che, in fondo, era già scritto.

Era scritto da sempre.

Sospirò, alzando gli occhi verso il cielo scuro.

Sorrise.

Aveva un debito con una stella.

 


Un passo indietro ed io
Un passo avanti e tu
Un passo avanti e noi, noi, noi





Salve a tutti!

Ebbene gente, questa è ufficialmente l’ultima storia del 2010.

Spero di essere riuscita a chiudere quest’anno in modo soddisfacente!!

La canzone, che probabilmente avrete riconosciuto è “Un passo indietro” dei Negramaro.

I personaggi, al solito, sono di J.K. Rowling.

 

In questa storia ho cercato di riportare i pensieri di Ron ed Hermione la notte di Capodanno, periodo durante il quale lui era a Villa Conchiglia e lei nella tenda con Harry.

Ho giocato molto sul concetto di luce- buio- stelle per riprendere il libro, considerando che Ron riesce a trovare Hermione ed Harry proprio seguendo una luce.

L’ultima parte, quella in cui i due si “ritrovano” è stata volutamente breve; questo perché mi piace essere coerente con me stessa e con le mie storie: ho già scritto del loro chiarimento vero e proprio (“Thè alla vaniglia” è la storia in questione); questo non è altro che un primo tentativo di Ron di parlare, con scarsi risultati. Non era mia intenzione riportare un vero e proprio chiarimento fra i due: sia perché di quello ho già parlato, sia perché in questo caso ho immaginato una reazione più a freddo.

Con questo credo di avervi detto tutto… Non mi resta altro che farvi i miei migliori auguri per un felice anno nuovo!

 

Che questo 2011 realizzi tutti i vostri desideri.

Love <3,

Titti

 

   
 
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