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Autore: _YeongWonhi_    30/12/2010    7 recensioni
Quando odi una persona non puoi farci niente,l’odio è un sentimento che viene pur sempre dal cuore,e a quest’ultimo non si comanda. Nessuno può farmene una colpa. E fin qui niente problemi,a parte la mia ostinazione nei confronti del mio “patrigno” ,più grande di me solo di qualche anno. I problemi si fanno vivi quando l’odio tramuta in amore,un amore impossibile,complicato. Non posso amare il presunto "fidanzato" di mia madre!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1:

 

Mia madre rientrò in casa con un sorriso stampato in faccia,rendendola più bella di quel che già era. Io,personalmente, non la sopportavo da quando avevo perso la persona per me più importante,ovvero mio padre. Era passato un anno ormai,ma mia madre sembrava già essersene dimenticata,io la odiavo per questo. Come poteva non pensare più a lui? Io ogni sera continuavo a piangere con i singhiozzi che si facevano largo nel mio petto,e lei se ne stava tranquilla in sala,facendo finta di non sentire il mio dolore. Lei aveva cominciato a pensare solo ai soldi,e stava costruendo una barriera di emozioni su di sé. Prima eravamo una cosa sola,io lei e papà. Io mi confidavo sempre con mia madre,le dicevo i miei problemi,i miei primi amori,e lei mi raccontava della sua vita,di quanto le era stato difficile accudirmi a soli 13 anni,e ricordava con le lacrime agli occhi di quanto l’avesse aiutata mio padre,anche lui giovanissimo. Mi hanno avuto presto,troppo presto,mia madre aveva 13 anni,mentre mio padre ne aveva già 16. La loro relazione non piaceva a nessuno,né dalla parte di lei,né da quella di lui. Lei era cresciuta in un ambiente non adatto all’infanzia,suo padre si ubriacava di continuo,sua madre gli urlava sempre contro,dando vita ad animate litigate. Lei era stufa,e cercò conforto nel suo ragazzo. Il giorno in cui scapparono,avvenne il mio concepimento,quasi senza che se ne rendessero conto,erano troppo distrutti dal dolore della consapevolezza di ciò che avveniva nelle loro famiglie. Quando rientrarono a casa furono insultati dai genitori di lei e la cacciarono di casa prima che io nacqui. I genitori di mio padre,nonostante non approvassero quella situazione,la accolsero in casa,sentendosi responsabili in qualche modo. La storia riguardante i miei genitori era fatta così,piena di sacrifici e dolore. Io ero la loro unica salvezza,ma a quanto pare per mia madre non era più così da quando era avvenuta la nostra disgrazia. Mio padre perse la vita in una sparatoria in banca,a causa di una rapina. Da quel momento mia mamma smise di parlarne,anzi,di parlare proprio. Mi privò delle sue attenzioni,mi privò di tutto ciò di cui avevo bisogno alla mia età. Ormai ero quasi maggiorenne e necessitavo di poco,ma quel poco non mi era concesso. Nel mio cuore sapevo che non era colpa sua,quel suo comportamento era dovuto alla perdita dell’uomo più importante della sua vita. Ma non contò tanto la causa,più che altro gli effetti. Ed io ne ero una vittima. Quella sera mi feci coraggio e provai ad instaurare un qualche tipo di conversazione,la odiavo,ma mi mancava.

-“Come mai quel sorriso?” chiesi,sinceramente curiosa.

-“Non puoi nemmeno immaginarti quello che è successo!” rispose,cosa che non mi aspettavo. Pensavo mi avrebbe ignorata,come era solito fare.

-“Posso venirne a conoscenza?” insistetti.

-“Certo! Anche perché riguarda anche te in qualche modo.” Quella notizia mi lasciò interdetta. La mia mente non era in grado di assimilare quella frase nel pieno del suo significato. Poi proseguì sfacciatamente:

-“Te ne avrei dovuto parlare già tempo fa,ma non ne ero sicura. Comunque fatto sta che ho cominciato a frequentare un ragazzo circa tre mesi fa,abbiamo deciso di andare a convivere.” Se la rivelazione di poco fa mi aveva sbalordito,questa mi rese incapace di ragionare. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che nel giro di qualche mese dalla morte di mio papà aveva già trovato qualcuno con cui rimpiazzarlo.

-“Quanti anni ha? Come si chiama? Chi è? Che fa?” tutte domande che la mia bocca sputò come un rantolo.

-“Ha 21 anni,è famoso,forse lo conosci,si chiama Tom Kaulitz.”

-“L’ho sentito dire,dovrebbe fare parte di un gruppo. Ma è troppo giovane per te!”

-“Solo nove anni di differenza!” precisò con disappunto verso la mia osservazione.

-“Lo ami? Ti piace? Perché vuoi fare questo? Mi odi così tanto?”

-“Mi piace,almeno è ricco! Sai quanti regali potrò farti? E comunque io non ti odio!” rispose sorridendo. La frase “almeno è ricco” risuonava vigorosamente nella mia mente. Non potevo sopportare una cosa del genere.

-“Pensi solo ai soldi,mi fai schifo! A me non me ne frega dei regali! Io voglio solo l’affetto! Come puoi fare questo a Jeremy?!” urlai ormai devastata nel profondo. Uno schiaffo mi arrivò preciso al centro della guancia,facendomi bruciare la parte destra del volto,in modo alquanto fastidioso.

-“Non osare rivolgerti così a me! E quanto meno a nominare tuo padre!” quando disse così mi parve di notare un briciolo di sentimento in quella donna,che non riconoscevo più come mia madre. Le voltai le spalle,come a cancellare ciò che era appena successo,inutilmente,questo momento sarebbe rimasto per sempre nella mia memoria.

-“Prepara le valige. Dopo domani ci trasferiamo da Tom.” disse in conclusione. Non volevo che i fatti si svolgessero in questo modo. Non era giusto,c’era qualcosa che girava storto.

Papà,sappi che nel mio cuore rimarrai sempre e solo tu. Sei l’unico uomo che io possa mai amare. Mi manchi,mi mancano le tue risate,i tuoi abbracci,i tuoi baci sulla fronte per darmi la buonanotte. Ti voglio bene.”

Fu l’ultima cosa che pensai,prima di gettarmi a capofitto nelle lenzuola del mio letto con le lacrime a rigarmi le guance.

   
 
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