CAPITOLO
1:
Mia
madre rientrò in
casa con un sorriso stampato in faccia,rendendola più bella
di quel che già
era. Io,personalmente, non la sopportavo da quando avevo perso la
persona per
me più importante,ovvero mio padre. Era passato un anno
ormai,ma mia madre
sembrava già essersene dimenticata,io la odiavo per questo.
Come poteva non
pensare più a lui? Io ogni sera continuavo a piangere con i
singhiozzi che si
facevano largo nel mio petto,e lei se ne stava tranquilla in
sala,facendo finta
di non sentire il mio dolore. Lei aveva cominciato a pensare solo ai
soldi,e
stava costruendo una barriera di emozioni su di sé. Prima
eravamo una cosa
sola,io lei e papà. Io mi confidavo sempre con mia madre,le
dicevo i miei
problemi,i miei primi amori,e lei mi raccontava della sua vita,di
quanto le era
stato difficile accudirmi a soli 13 anni,e ricordava con le lacrime
agli occhi
di quanto l’avesse aiutata mio padre,anche lui giovanissimo.
Mi hanno avuto
presto,troppo presto,mia madre aveva 13 anni,mentre mio padre ne aveva
già 16. La
loro relazione non piaceva a nessuno,né dalla parte di
lei,né da quella di lui.
Lei era cresciuta in un ambiente non adatto all’infanzia,suo
padre si ubriacava
di continuo,sua madre gli urlava sempre contro,dando vita ad animate
litigate. Lei
era stufa,e cercò conforto nel suo ragazzo. Il giorno in cui
scapparono,avvenne
il mio concepimento,quasi senza che se ne rendessero conto,erano troppo
distrutti dal dolore della consapevolezza di ciò che
avveniva nelle loro
famiglie. Quando rientrarono a casa furono insultati dai genitori di
lei e la
cacciarono di casa prima che io nacqui. I genitori di mio
padre,nonostante non
approvassero quella situazione,la accolsero in casa,sentendosi
responsabili in
qualche modo. La storia riguardante i miei genitori era fatta
così,piena di
sacrifici e dolore. Io ero la loro unica salvezza,ma a quanto pare per
mia madre
non era più così da quando era avvenuta la nostra
disgrazia. Mio padre perse la
vita in una sparatoria in banca,a causa di una rapina. Da quel momento
mia
mamma smise di parlarne,anzi,di parlare proprio. Mi privò
delle sue
attenzioni,mi privò di tutto ciò di cui avevo
bisogno alla mia età. Ormai ero
quasi maggiorenne e necessitavo di poco,ma quel poco non mi era
concesso. Nel mio
cuore sapevo che non era colpa sua,quel suo comportamento era dovuto
alla
perdita dell’uomo più importante della sua vita.
Ma non contò tanto la
causa,più che altro gli effetti. Ed io ne ero una vittima.
Quella sera mi feci
coraggio e provai ad instaurare un qualche tipo di conversazione,la
odiavo,ma
mi mancava.
-“Come
mai quel
sorriso?” chiesi,sinceramente curiosa.
-“Non
puoi nemmeno
immaginarti quello che è successo!” rispose,cosa
che non mi aspettavo. Pensavo mi
avrebbe ignorata,come era solito fare.
-“Posso
venirne a
conoscenza?” insistetti.
-“Certo!
Anche perché
riguarda anche te in qualche modo.” Quella notizia mi
lasciò interdetta. La mia
mente non era in grado di assimilare quella frase nel pieno del suo
significato. Poi proseguì sfacciatamente:
-“Te
ne avrei dovuto
parlare già tempo fa,ma non ne ero sicura. Comunque fatto
sta che ho cominciato
a frequentare un ragazzo circa tre mesi fa,abbiamo deciso di andare a
convivere.” Se la rivelazione di poco fa mi aveva
sbalordito,questa mi rese
incapace di ragionare. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che nel
giro di
qualche mese dalla morte di mio papà aveva già
trovato qualcuno con cui rimpiazzarlo.
-“Quanti
anni ha? Come
si chiama? Chi è? Che fa?” tutte domande che la
mia bocca sputò come un
rantolo.
-“Ha
21 anni,è
famoso,forse lo conosci,si chiama Tom Kaulitz.”
-“L’ho
sentito
dire,dovrebbe fare parte di un gruppo. Ma è troppo giovane
per te!”
-“Solo
nove anni di
differenza!” precisò con disappunto verso la mia
osservazione.
-“Lo
ami? Ti piace? Perché
vuoi fare questo? Mi odi così tanto?”
-“Mi
piace,almeno è
ricco! Sai quanti regali potrò farti? E comunque io non ti
odio!” rispose
sorridendo. La frase “almeno è ricco”
risuonava vigorosamente nella mia mente. Non
potevo sopportare una cosa del genere.
-“Pensi
solo ai
soldi,mi fai schifo! A me non me ne frega dei regali! Io voglio solo
l’affetto!
Come puoi fare questo a Jeremy?!” urlai ormai devastata nel
profondo. Uno schiaffo
mi arrivò preciso al centro della guancia,facendomi bruciare
la parte destra
del volto,in modo alquanto fastidioso.
-“Non
osare
rivolgerti così a me! E quanto meno a nominare tuo
padre!” quando disse così mi
parve di notare un briciolo di sentimento in quella donna,che non
riconoscevo
più come mia madre. Le voltai le spalle,come a cancellare
ciò che era appena
successo,inutilmente,questo momento sarebbe rimasto per sempre nella
mia
memoria.
-“Prepara
le valige. Dopo
domani ci trasferiamo da Tom.” disse in conclusione. Non
volevo che i fatti si
svolgessero in questo modo. Non era giusto,c’era qualcosa che
girava storto.
“Papà,sappi che nel mio cuore rimarrai
sempre e solo tu. Sei l’unico
uomo che io possa mai amare. Mi manchi,mi mancano le tue risate,i tuoi
abbracci,i tuoi baci sulla fronte per darmi la buonanotte. Ti voglio
bene.”
Fu
l’ultima cosa che
pensai,prima di gettarmi a capofitto nelle lenzuola del mio letto con
le
lacrime a rigarmi le guance.